Il Corriere della Sera: “Legge elettorale, nuova frenata”. “Il segretario Pd vede Verdini e Alfano. Trattativa difficile, in commissione 318 emendamenti. Intesa per il premio al 38 per cento, poi lo stop di Berlusconi”. Da segnalare anche una intervista a Giovanni Toti, ex direttore del Tg4 e di Studio Aperto, consigliere politico di Forza Italia: “Toti: meglio subito un governo di scopo con Renzi premier”. A centro pagina: “L’Electrolux è un caso: taglio agli stipendi per restare in Italia”. “Proteste sindacali. L’azienda: allarmismi”.
La Stampa: “Riforme, l’affondo di Renzi. Legge elettorale, trattativa con Forza Italia per alzare la soglia del premio di maggioranza. Forse tornano le candidature in più collegi”. Il quotidiano scrive che Renzi “convince la minoranza Pd a ritirare gli emendamenti non concordati”.
La Stampa apre con una intervista ad Antonio Mastrapasqua: “’Resto, non sono un mostro’. Inps, Mastrapasqua si difende. Vertice da Letta sulle dimissioni. Sulla vicenda dei rimborsi truccati interviene anche la Corte dei Conti. Da Sel alle associazioni dei consumatori: se ne deve andare”. Sulla legge elettorale, si parla di “scontro Pd-Forza Italia”. “Renzi riforme o voto. Tensioni tra i Dem, ritirati gli emendamenti. Battaglia sul 38 per cento”.
Il Giornale: “Ruby inguaia i giudici. Le autorità marocchine garantiscono: era già maggiorenne quando andò ad Arcore”. E poi: “Scajola davvero non sapeva: assolto per la casa”.
Il Sole 24 Ore: “Borse, Europa in rosso: alta tensione sulle banche. Le Popolari crollano a Milano sulle ricapitalizzazioni”. “Le crisi in Turchia e Argentina pesano sui listini: il mercato teme l’effetto contagio”. Di spalla: “Forza Italia tratta sulla soglia al 38 per cento. Renzi: riforma o si vota. Letta: intesa su legge elettorale? Io più felice”. A centro pagina: “Piano Electrolux: taglio ai salari. Riduzione del 15 per cento, stop a premi d’anzianità e festività. Impianto di Porcia (Pn) a rischio. I sindacati: proposta irricevibile. Serracchiani: governo non sia inerte”.
L’Unità: “Electrolux, sporco ricatto. Aut aut agli operai: per restare in Italia paghe dimezzate, pause ridotte, niente scatti. Sindacati in rivolta: si muova il governo. Bankitalia: crolla il reddito familiare, metà ricchezza in mano al 10 per cento”.
Legge elettorale
Il Sole 24 Ore: “Trattativa Pd-Fi sulla soglia al 38 per cento. Accordo tra i Dem su nuovo tetto e primarie. Letta: con l’intesa il più felice sonoi io”. Secondo il quotidiano Forza Italia apre sull’innalzamento al 38 per cento della soglia al di sopra della quale si conquista il premio di maggioranza, anche se nel corso della giornata di ieri Denis Verdini ha smentito aperture sull’argomento.
La Repubblica, in un retroscena, racconta della riunione di ieri sera di Renzi con i deputati, iniziata con una richiesta del segretario: “Dovete ritirare tutti gli emendamenti che avete presentato sulla legge elettorale. E mi dovete dire subito, stasera, un sì o un no. E’ chiaro che se non accettate questa richiesta salta l’accordo con Berlusconi e io non potrò tacere di chi sarà stata la responsabilità”.
Gianni Cuperlo dice: “Noi manteniamo le nostre riserve sul merito e sul metodo ma aderiamo alla richiesta del segretario di ritirare i nostri emendamenti”. Alla fine la riunione si chiude con un “ritiro tecnico” degli emendamenti, mentre Renzi proseguirà oggi la trattativa con Berlusconi e Verdini, in particolare su tre punti: aumentare la soglia al 38 per cento, ottenere le primarie per legge, lasciare al Viminale il compito di disegnae i nuovi collegi (“ci vogliono almeno due mesi”, scrive il quotidiano).
Il Giornale sintetizza così: “Renzi nella palude degli emendamentio fa ritirare quelli del Pd. Depositate oltre 300 modifiche alla legge elettorale. Il leader spinge i suoi alla retromarcia per continuare la trattativa con Forza Italia”.
Massimo Franco, nella sua “nota” sul Corriere della Sera, scrive che quelle cui stiamo assistendo sono “probabilmente le ultime schermaglie in vista di una intesa e non di una rottura” tra Pd, Ncd e Forza Italia.
Su La Stampa viene intervistato il deputato Pd Verini, che propone “primarie obbligatorie per legge” come soluzione di mediazione, un “terreno che permetterebbe di fare un passo avanti sul tema preferenze o liste bloccate”. La proposta sarebbe quella di legare i contributi pubblici ai partiti, per esempio quelli che verranno dal 2 per mille, allo svolgimento di primarie per scegliere i candidati.
Mastrapasqua, Scajola
La Repubblica offre una intervista al presidente Inps Mastrapasqua, al centro di una inchiesta giudiziaria su presunti rimborsi sanitari gonfiati. Mastrapasqua non è indagato (secondo il quotidiano entro quattro o cinque giorni si saprà se lo sarà per l’ipotesi di reato di truffa aggravata) ma il suo ruolo di direttore generale dell’ospedale Israelitico che cedeva all’Inps di cui è presidente dei “crediti inesigibili”, un presunto “giro di cartelle cliniche e fatture gonfiate” di 85 milioni di euro hanno fatto chiedere a molti le dimissioni di Mastrapasqua.
Mastrapasqua nega di aver troppi incarichi e dice di essere presidente dell’Inps, vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, sempre per patti parasociali che risalgono a prima che arrivassi io all’Inps”. Aggiunge di esser membro di sei collegi sindacali (e li elenca). Alla domanda sulla cessione di crediti inesigibili dell’Ospedale israelitico all’Inps, risponde: “Me lo dovete dimostrare che questa vicenda riguardi l’Inps”. E poi: “Tutte le fatture cedute hanno avuto una certificazione da parte delle Asl o della Regione Lazio. Tra l’altro sono cose che risalgono al 99, quando io avevo ancora i pantaloni corti. Piuttosto, dica lei quanti istituti sanitari nel Lazio hanno certificato i crediti ceduti. Lo sa? Le rispondo io: sono zero su zero. Noi abbiamo certificato il 100 per cento. Vada al Santa Lucia o al Fatebenefratelli a chiedere quante fatture hanno certificato. La risposta gliela posso anticipare io: zero”. Ma c’è l’inchiesta, ci sono i risultati dell’indagine dei Nas dei carabinieri: “I Nas fanno il loro mestiere, ma non sono la Bibbia”. Sulla richiesta di dimissioni: “Non ci ho proprio pensato. Perché dovrei farlo? Io ho il massimo rispetto per i Nas ei carabinieri, ma non le sembra un po’ eccessivo che per una informativa dei Nas uno si debba dimettere o suicidarsi? Con questo sistema si manderebbe a casa il presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica”.
Lo stesso quotidiano intervista anche Claudio Scajola, ieri assolto: “Farsi pagare la casa non fu reato. Cade l’accusa di finanziamento illecito. Prescrizione per il ‘benefattore’ Anemone”, il titolo della pagina. Il titolo dell’intervista è: “’Silvio al telefono era felice per me, ma chi mi ridà ora questi tre anni?”.
Anche La Stampa intervista l’ex ministro: “Casa al Colosseo. Assolto Scajola. ‘Non è reato’. Gli avvocati: ha subìto un danno politico enorme”. L’intervista è titolata così: “’Berlusconi o Alfano? Dipende da chi mi offre un posto in prima fila”.
Electrolux, economia
Il Sole 24 Ore scrive delle proposte del gruppo svedese Electrolux ai sindacati italiani: “Il Gruppo spinge per una riduzione del 15 per cento in tre anni con stop a premi, scatti di anzianità e festività”. I sindacati insorgono: proposta irricevibile”. Il quotidiano scrive che il vero snodo non è tanto sul costo del lavoro, ma sulla “possibile chiusura del sito di Porcia (Pordenone) che al momento non appare scongiurata neppure nella ipotesi di un accordo sulle retribuzioni”. L’intervento di taglio delle retribuzioni (12 per cento e poi un ulteriore 3 per cento) sarebbe sulla parte “premiale” della busta paga: si tratterebbe di circa 130 euro al mese, su stipendi di circa 1350. Ma la manovra non metterebbe al riparo dagli esuberi annunciati dalla multinazzionale: 182 persone a Solaro (Milano), 160 a Forlì, 331 a Susegana (Treviso).
L’Unità ricorda che oltre alla riduzione di retribuzione l’azienda ha proposto anche una riduzione di orario, che porterebbe – secondo le stime dei sindacati – ad una perdita di salario del 40 per cento circa. E aggiunge che comunque “questa decurtazione non sarebbe risolutiva per tutti gli impianti e la fabbrica di Porcia resterebbe in bilico tra la chiusura e la produzione. In questo caso sarebbe decisivo l’eventuale intervento di sostegno, cioè finanziamento e altri aiuti, dalla Regione Friuli Venezia Giulia e delle istituzioni”. Il quotidiano del Pd ammette che la crisi dell’industria dell’elettrodomestico sia forte, e che “la comparsa dei nuovo aggerriti produttori internazionali, dalla Turchia agli asiatici, abbia fiaccato la resistenza dei più grandi produttori che hanno una struttura dei costi decisamente più alta”. Le difficoltà insomma “sono forti anche in Italia, dove questa industria è stata la base dello sviluppo”.
Sul Corriere Dario di Vico ricorda la proposta lanciata proprio pochi giorni fa dalla Confindustria di Pordenone, che insieme ad un “gruppo di saggi” (Treu, Cipolletta, e due ex manager di Electrolux come Maurizio Castro e Luigi Campello). Una proposta che “interviene significativamente sulla riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto (-20 per cento) e che comporterebbe una riduzione all’incirca del 10 per cento sulle buste paga. La proposta ha incontrato a vari livelli interesse e richiede scuramente un supplemento di approfondimento. In qualche parte d’Italia, forse prematuramente, in situazioni analoghe si è cominciato a dire ‘facciamo come a Pordenone’. Nei giorni immediatamente è giunto da parte dell’Electrolux un apprezzamento ufficiale del merito della proposta dei saggi e quindi c’erano e ci sono le premesse per andare avanti con giudizio, ma anche con la voglia di innovare le relazioni industriali. Con la mossa di ieri la dirigenza italo-svedese però non solo ha fatto un passo indietro nel merito di possibili strategie, ma ha anche decretato la morte dello stabilimento di Porcia. Avremo dunque la radicalizzazione delle componenti sindacali che avevano inizialmente criticato l’ipotesi di Pordenone e avremo di conseguenza una buona dose di scioperi. A chi giova?”. Di Vico conclude con un post scriptum sulla “inadeguatezza del titolare del dicastero dello Sviluppo Economico”, Zanonato.
Lo studio sulla ricchezza delle famiglie diffuso dalla Banca d’Italia viene commentato da Nicola Cacace, su L’Unità. Cacace scrive che l’Italia è “al vertice delle classifiche mondiali per ineguale distribuzione della ricchezza”, visto che il 47 per cento della ricchezza è nelle mani di poco più di 2 milioni di famiglie, mentre ila metà del popolo, 12 milioni di famiglie, ha meno del 10 per cento della ricchezza totale e vive con redditi inferiori a 2 mila euro”. Non sono dati nuovi. Quel che appare nuovo, scrive Cacace, è che l’uguaglianza – intesa come “interesse economico di un Paese” – è fattore di sviluppo per i Paesi. Tanto è vero che i Paesi a bassa diseguaglianza (con il coefficiente di Gini inferiore a 0.3) sono quelli più in salute: Germania, Austria, Olanda e Paesi nordici in testa”.
Internazionale
Il Corriere della Sera intervista il presidente della Repubblica turca Abdullah Gul. Signor presidente, il primo ministro Erdogan, a Bruxelles, ha denunciato l’esistenza di un complotto, sostenendo che in Turchia c’è uno stato parallelo. Condivide? “All’interno della burocrazia ci sono alcuni che, pur dovendo servire lo stato, praticano una solidarietà separata”. Pensa a Fethullah Gulen? “Non parlo di persone,di opinioni, di sentimenti religiosi o di appartenenza etnica. All’interno dell’apparato statale ci deve essere pieno rispetto del diritto. Se avvengono violazioni, è giusto intervenire”. Dica la verità: quando è andato negli Usa, ha incontrato Gulen? “No, però non vorrei che continuassimo a parlare di questo argomento”. Gul conferma anche di aver ricevuto una lettera da Gulen (“ogni cittadino turco ha la possibilità di scrivermi una lettera”) e, ad una domanda su quel che accade in Turchia, dice: “So bene che vi sono cose che nuocciono alla Turchia. Per questa ragione faccio sentire la mia voce”).
Su La Repubblica un reportage di Bernardo Valli sulla Tunisia, dove “il sogno continua” dopo il via libera alla nuova Costituzione. “Molti dubitavano che questo piccolo paese potesse realizzare ciò in cui il grande Egitto falliva: eppure così è stato”.
La Stampa si occupa di Ucraina: “Intesa a Kiev. Abolita la legge anti-proteste. Dopo gli scontri a Yanukovich fa dietrofront. Amnistia per chi ha occupato edifici pubblici”.
Anche sul Corriere: “Kiev cede sulle leggi anti-protesta. Ma si rischia lo stato di emergenza”.