Il Corriere della Sera: “Berlusconi al Colle a sorpresa”. “Colloquio su riforme e agibilità politica. Resta la freddezza”. A centro pagina: “Secessionisi veneti: 24 arresti per terrorismo e protesta della Lega”.
La Repubblica: “Berlusconi da Napolitano: ‘Chiedo tutela’”.
A centro pagina, foto del ‘tanko’ utilizzato dai Serenissimi nel 1997 per la loro azione a Piazza San Marco: “L’esercito dei secessionisti veneti con il carro armato fatto in casa”.
In prima pagina anche il richiamo all’ex premier britannico Tony Blair, che ha incontrato il nostro presidente del Consiglio durante il viaggio a Londra: “Blair: Renzi ha coraggio, giusto che la Ue cambi, l’austerità senza crescita soffoca l’economia”.
Una foto anche per Ségolène Royal, che torna come ministro dell’Ambiente in Francia e si parla di “rivincita”
La Stampa: “Berlusconi al Colle per chiedere garanzie. Ma Napolitano dice no”.
In apertura a destra, foto del tanko sequestrato dai Ros: “Blitz contro i secessionisti, ‘Eversione e terrorismo’”, “Arrestati 24 militanti, progettavano di liberare il Veneto”.
Il Fatto: “Un pregiudicato al Quirinale. Berlusconi ricatta il governo”.
A centro pagina: “Il ritorno dei Serenissimi. In manette 24 secessionisti (con Forconi) per terrorismo”.
In taglio basso: “Di Matteo assolto dal Csm. Ora vogliono scippargli il processo sulla Trattativa”.
Il Giornale: “Golpe da mona”. “La farsa dei separatisti e quella dei magistrati: 24 arresti per eversione e terrorismo. Ci sono donne, anziani e un ex deputato. Sequestrato un trattore-carroarmato”. E poi: “Colpo di scena: incontro Berlusconi-Napolitano”.
L’Unità: “Berlusconi non si rassegna”. “L’ex Cavaliere al Quirinale: illustrate le nostre posizioni su riforme e Italicum. Il Colle: l’incontro è stato chiesto da lui. Il condannato insiste sulla propria agibilità politica, ma il tema cade nel vuoto”. A centro pagina: “Clandestinità, la Camera cancella il reato”.
Il Sole 24 Ore: “Mutui, riparte il mercato. Guida alle nuove offerte”. Di spalla il quotidiano si occupa del Manifesto per l’Ue di Confindustria: “Squinzi: per le europee candidati all’altezza e patto Ue più flessibile”.
Berlusconi-Napolitano
Due giornalisti de La Repubblica tracciano un retroscena dell’incontro che ieri Berlusconi ha avuto con il capo dello Stato e che occupa le prime tre pagine del quotidiano: “Berlusconi va al Quirinale e chiede ‘tutela politica’ in cambio delle riforme, ma Napolitano dice no”, scrivono Alberto D’Argenio e Carmelo Lopapa. Scrivono peraltro che dell’incontro si è saputo solo dopo che un lancio di agenzia (Agi) ne ha dato notizia: “trascorreranno venti minuti prima che una nota ufficiale del Quirinale confermi che Napolitano ‘ha ricevuto questa sera il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che aveva chiesto di potergli illustrare le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico’”. Secondo il quotidiano Berlusconi è salito al Colle per una “mission impossible”. Tre sarebbero state le richieste: la prima è l’unica accolta, ovvero l’incontro in sé; la seconda si riferirebbe alle “garanzie” perché vengano scongiurati gli arresti domiciliari, nel momento in cui il 10 aprile il Tribunale di sorveglianza deciderà se affidarlo o meno ai servizi sociali, o che l’udienza stessa del 10 aprile possa slittare a dopo il 25 maggio, ovvero dopo la campagna elettorale delle Europee; la terza è “uno scambio”, non una richiesta, per confermare la sua disponibilità sul percorso delle riforme. Quanto alla grazia, secondo il quotidiano è probabile che Berlusconi abbia sondato ancora una volta la disponibilità del capo dello Stato, “magari come riconoscimento della conclusione del percorso riformatore”, ma, se lo ha fatto, dal Colle non possono non avergli risposto che la condizione è innanzitutto che la richiesta venga avanzata e depositata.
La Stampa: “Berlusconi al Colle. Sul tavolo riforme e la sua agibilità”. Nella pagina di fianco, il “retroscena” di Ugo Magri: “L’angoscia di Silvio. A piede libero ancora per una settimana”.
Il Fatto: “Silvio disperato, il Colle apre la porta”, “A una settimana dalla decisione del Tribunale di sorveglianza, Berlusconi va da Napolitano a chiedere la ‘pacificazione’ e spiega: ‘Il governo Renzi ora è debole, da solo non può fare le riforme’”. Secondo Il Fatto, Berlusconi avrebbe ricordato al Presidente che la legge elettorale, le riforme, la stessa vita dell’esecutivo dipendono da lui. “Se finisce ai domiciliari, come potrebbe discutere da ‘costituente’ con il primo ministro?”.
“Ho bisogno dell’agibilità politica perché sono l’unico che può garantire la tenuta di Forza Italia sulle riforme. Perché senza di me…”. Il Corriere della Sera dà conto del presunto “sfogo” di Berlusconi, “affidato ai pochissimi che l’hanno sentito dopo l’incontro col capo dello Stato”, in vista delle decisioni sulla sua libertà, il prossimo 10 aprile. L’incontro “non sarebbe andato secondo i desiderata dell’ormai ex Cavaliere”, e sarebbe stato “l’epilogo di una trattativa riservata che inizia domenica”. Sulle riforme Berlusconi non sarebbe d’accordo con le critiche di Grasso. E sarebbe disposto a dare “il disco verde sia alle riforme istituzionali che all’Italicum (oltre all’’intermediazione’ con Putin)”, in cambio di “quello che volgarmente viene chiamato ‘salvacondotto’. Ed è con questo spirito che si avventura in una partita giocata di sponda insieme a Gianni Letta e tenendo un canale aperto con Matteo Renzi”, perché “’Senza di me rischia di saltare tutto’”. Berlusconi avrebbe “paura” degli arresti domiciliari, che gli toglierebbero “agibilità politica”. E dunque “senza di me, rischia di saltare tutto’ Dove in quel tutto c’è un Sansone – Berlusconi stesso – che perde la libertà personale. E i Filistei – e cioè il governo e il Colle – che rischiano di rimetterci le riforme”.
Sul Giornale di descrive il “colpo di scena” dell’incontro tra Berlusconi e Napolitano. “Top secret il contenuto del faccia a faccia, ma si sarebbe parlato di riforme e giustizia a pochi giorni dalla decisione sui servizi sociali”.
Per tornare al Corriere, secondo il quirinalista Marzio Breda il faccia a faccia tra i due è stato “teso”, e “dominato dal tema della persecuzione delle toghe”. Di certo non ci sono state le solite note che di solito descrivono l’incontro, neppure con aggettivi come “franco”. L’incontro, scrive Breda, è “inclassificabile”. Napolitano ha concesso una “udienza che non si poteva negare” al capo dell’opposizione, “votato e rivotato da milioni di italiani”, ma la “pretesa di una grazia sembra ormai impraticabile”, anche alla luce della scelta del ricorso alla giustizia europea compiuta dai difensori per ottenere una revisione del processo.
Da segnalare su Il Foglio un articolo di Salvatore Merlo dedicato ai “più berlusconiani di Berlusconi”, i critici azzurri di Renzi, da Augusto Minzolini “che ingentilisce il ragionamento politico con fini notazioni di carattere costituzionale: ‘Vogliono fare del Senato un albergo a ore’”, a Renato Brunetta “teso e prolifico com’è, sempre in piedi sulla garitta: ‘Renzi è un ragazzotto che deve studiare’, boom. ‘Renzi ha vinto solo delle finte primarie di partito’, boom. ‘Renzi sta costruendo una legge truffa’”.
“Minzolini&Brunetta sono i sabotatori, interpretano un ruolo dotato di magica permanenza nel teatro matto di Arcore. Nulla incrina la loro remissività sacrificale: s’immedesimano in uno dei mille umori del Sovrano, di solito quello più autolesionista, riempiendo il proscenio della loro vasta, petulante eloquenza”.
Sul Corriere della Sera intervista ad Angelino Alfano: “Uniamo i moderati per sfidare la sinistra”.
Riforme, lavoro
Il Giornale dà conto della intenzione del Presidente Napolitano, che ieri – scrive Il Giornale – ha fatto sapere che non mancherà “di vigilare sul rispetto delle regole che disciplinano gli equilibri di bilancio e dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”, e che lo farà “allorché posto di fronte a provvedimenti formali approvati dalle Camere o adottati dal governo, non potendo ovviamente intervenire rispetto a indiscrezioni o a meri, generici preannunci di intenzioni”. Nei prossimi giorni incontrerà il ministro Padoan. Secondo il quotidiano milanese “è la risposta del Colle al capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, che aveva sollevato l’allarme sul taglio dell’Irpef e sulle ‘fantasiose coperture’ dei famosi ’80 euro in busta paga’ annunciati dal premier per gli stipendi più bassi”.
Intanto Renzi da oggi lavora al Def. E sul decreto lavoro “si accinge a concedere alcuni ritocchi (in verità messi in conto già dalla presentazione) e la minoranza del Pd a rivendicarli come grandi conquiste, per poi votare disciplinatamente il testo Poletti. Il ministro ieri sera ha incontrato il gruppo parlamentare per ascoltare obiezioni e proposte, ma già nei giorni scorsi si era incontrato sia con il capogruppo Roberto Speranza che con il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, e aveva chiarito con loro il possibile campo d’azione. ‘Non vogliamo stravolgere il testo del governo – assicura Damiano – ma non accettiamo neppure che sia un dogma indiscutibile. Qualche aggiustamento va introdotto’. E il governo si è lasciato i margini per farlo, a cominciare dalle otto proroghe dei contratti, che saranno ridotte”.
Da segnalare L’Unità, che dedica le pagine 2 e 3 ai temi del lavoro e dell’economia, parlando della visita di Renzi a Londra, dove ha “incontrato gli industriali per convincerli a investire in Italia”, e dei provvedimenti sul lavoro, con il dibattito parlamentare e l’incontro del ministro Poletti con i parlamentari Pd. A loro il ministro – scrive L’Unità – ha spiegato le “possibili modifiche” al decreto sul tempo determinato e l’apprendistato.
Il Sole 24 Ore riassume così il contenuto dell’incontro tra il ministro Poletti e i parlamentari Pd: “Poletti, il decreto lavoro non è ‘prendere o lasciare’, è migliorabile”. Si tratta della “possibilità di valutare elementi di modifica senza stravolgimenti. Penso che il confronto sarà possibile, sta nella possibilità politica non solo del ministro ma anche del presidente del Consiglio valutare le nuove proposte. L’obiettivo è che nessuno resti a casa”
Secessionisti
Sul Sole 24 Ore, Mariano Maugeri scrive dei “24 indipendentisti in un ristorante di Erbusco, la patria del Franciacorta”, colpiti ieri da una operazione dei Ros denominata Simile, in riferimento ad un episodio analogo, quello del tank a Venezia l’8 maggio 1997. Anche stavolta c’era una pala maeccanica trasformata in carro armato, che “poteva essere essere armato con una bocca di fuoco da 12 millimetri”. 24 arrestati e altri 26 indagati, cui è contestato il reato di finalità eversive e sovvertimento violento dell’ordine democratico”.
Si preparavano, secondo i carabinieri, ad assalti ad Equitalia e ad “emulare gli attentati ai tralicci” che “punteggiarono la stagione delle bombe in alto Adige”. Secondo le indagini sarebbe “sicuro” un collegamento tra gli arrestati e la “malavita albanese per approvvigionarsi di armi di cui però non è stata trovata traccia”. Le pistole e i fucili sequestrati erano “tutte regolarmente detenute”.
Sorpresa per l’arresto, tra gli altri, di Lucio Rocchetta, fondatore della Liga Veneta, e del leader della Life, Lucio Chiavegato.
Sul Corriere Massimo Cacciari, intervistato, definisce “pa-ci-fi-cis-si-mo” Franco Rocchetta, l’ex segretario della Liga Veneta, tra gli arrestati ieri in Veneto. “Un conto è ragionare, come ha sempre fatto lui, sul regionalismo veneto. Un altro è questo Carnevale da neurodeliri. Il mio federalismo si è spesso scontrato con i suoi furori indipendentisti, ma fatico a credere che possa aver anche solo immaginato un atto violento”.
Su La Repubblica qualche breve risposta di Umberto Bossi, sotto il titolo: “Sono stati i Servizi, la gente si incazza”. I 24 arresti “sono stati un errore, uno sbaglio. Vogliono solo fermare il movimento con un trucco”. Sull’accusa di terrorismo ed eversione: “Io ci credo poco. Dietro queste operazioni c’è quasi sempre l’intervento dei Servizi. Stanno bluffando per bloccare l’indipendentismo, ma non funzionerà”. Sull’accusa di comprare armi in Albania: “Perché dovevano comprare le armi in Albania quando si trovano anche qua?”. Su Rocchetta: “Per come lo conosco io Rocchetta non è affatto uno disposto a fare quelle cose lì”.
Su La Stampa viene intervistato Flavio Tosi, sindaco di Verona, dove domenica la Lega terrà una manifestazione. “Con una operazione giudiziara come questa si creano soltanto martiri”. Tosi dice: “Io non sono secessionista, perché la secessione è una strada impercorribile. Sono un federalista, che è diverso. Ma sono anche un liberista e trovo assurdo mandare in galera queste persone”. Sulle accuse: “Ma quali terroristi, ma quale banda armata. Conosco molte di quelle persone, alcuni mi stanno simpatici, altri un po’ meno. Ma non possono essere trattati come delinquenti”. Sulle indagini: “Ma avete sentito le intercettazioni? A me viene da ridere…” “Chiamare carro armato quella cosa lì è una offesa ai veri carri armati. A l’è un trator…”.
Su Il Giornale: “Ecco i rivoluzionari da osteria. ‘Mal che vada tagliamo il salame’. Con stralci dalle intercettazioni. Sul carro armato-trattore dice uno degli arrestati, Tiziano Lanza: “Il simbolo dell’indipendenza moderna è sempre il tanko”. Luigi Faccia: “Questo mezzo qui ci permette di essere credibili, e ripeto che noi non faremo male a nessuno. Daremo prova della nostra forza, della superiorità dottrinale”. Il tanko “ha la ruspa, dunque è in grado di abbattere qualsiasi ostacolo che si frappone durante la battaglia”.
Per tornare al Sole, si scrive che “in ballo ci sono tanti quattrini: 20 miliardi. I soldi che il Veneto pretende rimangano dentro i suoi confini. La questione è semplice e complessa allo stesso tempo. Il contesto, con l’implosione della politica, la crisi che randella, i venti anni a vuoto della seconda Repubblica, la riforma oscena del titolo V che invece di snellire il sistema di funzionamento delle autonomie ha moltiplicato per venti gli stati nello Stato di un Paese troppo piccolo, troppo frammentato e troppo indebitato per contenerli tutti quanti”. Maugeri ricorda che “se il referendum di Plebiscito.eu sarà validato dalla commissione di esperti internazionali, si potrebbe aprire una trattativa tra i vertici del movimento, la Regione e lo Stato e, perché no, l’Unione europea. Nella consultazione che si è tenuta tra il 16 e il 21 marzo in Veneto, infatti, c’erano due domande alle quali pochissimi hanno prestato attenzione. La prima: vuoi che il Veneto rimanga nell’euro e nella Nato? Il 51% ha risposto sì. ‘Una risposta sensata, realista e concreta: altrimenti, come lo ripaghiamo il debito pubblico?’ chiosa Marco Bassani, ordinario di Storia delle Dottrine politiche alla Statale di Milano e allievo prediletto di Gianfranco Miglio”.
Grillo
Il leader del Movimento 5 Stelle è intervistato da Repubblica e dice che “bisogna che la gente capisca che dobbiamo fare un culo così a tutti. Perché su una cosa non ho dubbi: o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo”. Noi dobbiamo mobilitare anche quella gente che va ai seggi solo per votare bianca o annullare il voto. Lo sapete quanti sono? Pare che siano due milioni! Ma capite che ci sono due milioni di persone che escono di casa non per votare qualcuno, ma per scegliere bianca o nulla?”. “Se riusciamo a prendere quei voti, sono due milioni di voti per il Movimento. Poi, per il resto, non prenderemo tantissimo dagli altri partiti, il due o tre per cento… ‘”
“Sembra fiducioso. Ottimista. Davvero sente un’aria simile a quella dello tsunami tour che precedette le Politiche?”
“Assolutamente sì. È come l’ultima volta, non c’è dubbio. Naturalmente il tipo di elezione è diversa, ma l’aria è quella. E lo sa perché?’. Dica. ‘Dobbiamo mandali via davvero, stavolta. E possiamo farcela. Ma bisogna che la gente capisca che lo facciamo per loro. Che è là — in Europa — che si decide tutto’.”
Grillo ribadisce di volere un “referendum sull’Euro” e risponde alle critiche del sindaco di Parma Pizzarotti: “chi è scontento non è già nel Movimento”, “è solo uno che ha bisogno di visibilità”, ma “può dire quello che vuole”, “io esprimo un parere, esprimo solo una voce”.
Francia
Del nuovo primo ministro francese Manuel Valls e del suo governo parla Il Sole 24 Ore, con un articolo di Marco Moussanet. Un ruolo chiave nel nuovo governo sarà quello del ministro dell’industria Arnaud Montebourg, all’Economia e all’Industria, “nemico della austerità Ue”, “fautore del ‘patriottismo economico’, magari con un po’ di protezionismo”, “difensore per eccellenza dell’industria francese” che ha perso il 12 per cento di valore aggiunto sul Pil, come scrive il quotidiano. La scelta di Montebourg è stata apprezzata dai sindacati. A “fargli da contrappeso” il ministro delle Finanze, che sarà Michel Sapin, “gerarchicamente collocato appena prima di Montebourg”, crede nella necessità di mantenere in ordine i conti pubblici, dovrà gestire la trattativa con la Commissione per chiedere una deroga al timing di rientro al 3 per cento del deficit. Sedici ministri, “rigoroso rispetto della parità” uomo-donna.
Sul Corriere: “Hollande vira a sinistra. Economia a Montebourg. Nel nuovo esecutivo guidato da Manuel Valls viene promosso l’esponente vicino all’ala ‘operaista’”.
Nel nuovo governo ci sarà anche Ségolène Royal, nel “ministero cruciale dell’ambiente e dell’energia”. Il Giornale: “Hollande resuscita la ex. La soap opera è senza fine”.