Il bazooka di Draghi

Il Corriere della Sera: “Bce ottimista sulla ripresa”. “La Banca centrale alza le previsioni di crescita per i Paesi dell’eurozona”. “La spinta di Draghi: da lunedì 60 miliardi di euro al mese per acquistare titoli di Stato”.
In alto: “Renzi e la linea del dialogo con Putin”. “‘Italia e Russia possono collaborare'”.
In evidenza anche: “Emma Bonino: ‘Iran alleato nella lotta al terrorismo’”.
A centro pagina il maltempo: “Alberi abbattuti, tir rovesciati nel centro-nord”. “Vento a 150 orari; paura, tre vittime”.
A centro pagina: “Berlusconi, intercettazioni e polemiche”. “Il processo di Bari”.
A fondo pagina: “Pisapia, la tentazione di non ricandidarsi”. “I dubbi del sindaco nei colloqui con i vertici del Pd”. “E si apre la partita delle primarie”.

La Repubblica: “Draghi: via al piano, la ripresa c’è”, “Lunedì partono gli acquisti Bce: ’60 miliardi al mese fino a quando l’inflazione non sarà al 2%’. Scontro con la Grecia. Avvertimento a Tsipras: ‘Non possiamo finanziare gli Stati membri’”.
“Il punto”, la rubrica di Stefano Folli, si dedica al viaggio del presidente del Consiglio a Mosca, richiamato in prima con una foto di Renzi con il presidente russo Putin: “Che cosa cerca Renzi al Cremlino”.
A centro pagina, foto per il maltempo: “Strage di pini, cadono anche i cipressi di Carducci”.
Nella colonna a destra, lo speciale 8 marzo alle pagine R2: “Luiperlei, gli uomini in campo per l’8 marzo”, “Un hashtag per una svolta: il nuovo femminismo chiama anche i maschi”.
A fondo pagina, il richiamo all’intervista del quotidiano al benzinaio Graziano Stacchio, che reagì ad un rapinatore: “Ho ucciso, non sparate in mio nome”.
A fondo pagina anche il processo Tarantini: “E Berlusconi disse: ho a cena 2 bambine, una giornalista e una brasiliana”, “Escort, le telefonate con Tarantini”.

La Stampa: “Ripresa, parte il piano di Draghi. Da lunedì 60 miliardi al mese”, “Riviste al rialzo le stime del Pil, in lieve crescita l’economia europea”.
In prima il richiamo a due interviste. La prima con la presidente della Camera: “Boldrini: ‘Difendere l’Aula è il mio dovere”, “La presidente della Camera replica al capo del governo che la contesta di uscire ‘dal perimetro istituzionale’”. E al ministro della Giustizia: “Orlando: ‘È Fi che frena la legge sulla corruzione”, “Il ministro della Giustizia accusa gli azzurri per l’ostruzionismo. E sui reati ambientali: mai più un caso come quello di Eternit”.
A centro pagina, la foto di una donna olandese, in barella davanti ad un quadro di Rembrandt: “L’ambulanza dei Desideri” l’ha accontentata perché, essendo una malata terminale, ha espresso il suo ultimo desiderio, ovvero poter guardare i quadri esposti al Rijksumseum di Amsterdam.
A sinistra: “Renzi-Putin, rotto il ghiaccio. Su Ucraina e Libia più vicini”.

Il Sole 24 Ore: “Bce, lunedì è il ‘Qe day'”. “Eurotower lancia il Quantitative easing: dal 9 marzo 60 miliardi al mese fino al 2016 in acquisti di titoli di Stato ed Abs europei”. “Draghi: il Pil Ue migliora ma servono le riforme”. “Mercati in rialzo, cade l’euro”.
In alto: “Renzi: Russia decisiva sulla Libia. Ora lavorare per la crisi ucraina”. “La missione italiana al Cremlino”.
A centro pagina: “Ei towers difende l’Opa Rai Way”. “L’audizione dei vertici del gestore delle torri Mediaset non produce sviluppi sulle prossime mosse”. “Per la società è ‘prematuro parlare di modifiche all’offerta’”.
Di spalla il quotidiano offre una “inchiesta”: “Così la manifattura resta decisiva per tornare a crescere”.
E poi, ancora in prima: “Caso escort, spuntano le telefonate di Berlusconi a Tarantini”.
In evidenza anche notizie dalla Cina, dove “rallenta la crescita”, al 7 per cento. “Il premier Li: più riforme”.

Il Giornale: “Delirio laicista. La sinistra che tifa per l’Isis: ‘Illegali le benedizioni di Pasqua’”. “A Bologna undici docenti hanno fatto ricorso al Tar contro l’acqua santa nelle aule”, di Camillo Langone.
Il titolo di apertura: “Renzi indica i nemici: Boldrini, Landini e un pezzo del Pd”. “Il premier esce allo scoperto”.
A centro pagina le conseguenze del maltempo: “Forte e la sua pineta colpite la cuore”. “Tromba d’aria fa due morti, abbatte alberi secolari e distrugge le case”.
Alessandro Sallusti si occupa nell’editoriale delle “intercettazioni censurate del premier Berlusconi”.

Il Fatto: “Papi e le sue ‘bambine’. ‘Portami la giornalista’”, “Le intercettazioni tra il Caimano e il procacciatore di ragazze Tarantini, depositate dai pm di Bari, rievocano la stagione delle ‘cene eleganti’. Volgarità su Rosy Bindi, gaffe su Merkel e Obama, allusioni su Del Noce e Carlo Rossella”.
A centro pagina: “Gli affari di Totti grazie a Odevaine”, “Il libro di Marco Lillo e Lirio Abbate svela la storia di due palazzi intestati a società del capitano giallorosso. Il primo è affittato da 6 anni al Comune grazie ai buoni uffici di una commissione di gara presieduta dall’allora collaboratore di Veltroni, coinvolto in Mafia Capitale. Il secondo ospita i servizi segreti”.
Su “Stato-mafia”: “’Nel covo di Riina un papello con nomi da pelle d’oca’. Novità sul blitz del ’93: il Ros avrebbe finto di dimenticarsene, ma in realtà entrò e trovò l’archivio del boss”.
In prima anche “le inchieste del Fatto”: “Flop Expo: i lavori non saranno finiti per l’inaugurazione”, “La pulizia dell’area sarà completata solo due mesi dopo l’inizio dell’evento, molti padiglioni ancora incompleti”.

Renzi

Su Il Fatto: “Renzi liquida Boldrini e Landini”, “La colpa è di averlo criticato: ‘Vogliono guidare l’opposizione’. Anche la terza carica dello Stato ora è avversaria”. E il quotidiano intervista lo stesso segretario Fiom Landini: “Matteo ci attacca? Esegue gli ordini di Confindustria”.

La Stampa, pagina 8: “Renzi attacca la Boldrini: è uscita dal suo perimetro istituzionale”, “E sulla Rai il premier accelera anche se rinuncia al decreto. Pd e M5S cercano un’intesa”. Si riferiscono quindi le parole di Renzi in risposta alla Boldrini: “Valutazioni di merito se fare o no un decreto non spettano al presidente di un ramo del Parlamento”. E il quotidiano intervista la stessa presidente della Camera Laura Boldrini: “Difendere l’aula è mio dovere”, “È il contrario di quello che dice il Presidente del Consiglio. Noi non facciamo voli pindarici, il Parlamento è il cuore della democrazia”.

Su La Repubblica, un’intera pagina è dedicata alla Boldrini: “Boldrini vuole il vocabolario al femminile”, “lettera ai deputati: ‘Se è donna, si dice ministra, sindaca e assessora, deve cambiare il linguaggio’. Carfagna: ‘Altre le priorità’. Insulti sessisti sul web. Ma la Crusca dà ragione alla presidente della Camera”. E un’analisi di Filippo Ceccarelli: “Dai moniti sul Jobs Act al conflitto col premier, il nuovo protagonismo della presidente Laura”, “Dopo la polemica anti Renzi sull’uomo solo al comando, la scelta di un profilo che vorrebbe unire l’alto e il basso della politica”.

Su Il Giornale si parla di un possibile “rimpasto” di governo, perché ci sarebbero “almeno quattro o cinque ministri che non rispettano gli schemi, che non lo soddisfano, che manderebbe negli spogliatoi. Non può, non è il momento. Ma arriverà”. Si citano ampi stralci della intervista del premier a L’Espresso in edicola oggi, dalle critiche a Bersani a quelle a Landini e Boldrini. E poi si cita Dagospia, secondo il quale “ci sarebbero almeno tre bocciati e due rimandati nell’esecutivo. Pollice verso per Maurizio Lupi che paga l’insofferenza del premier per l’Ncd, il pasticcio dello Sblocca Italia e le sue mire sulla poltrona di sindaco di Milano. Per Stefania Giannini, pasticciona che ha rischiato di far respingere il decreto sulla riforma della scuola dal presidente Mattarella (uno che è stato ministro dell’Istruzione, poi) per avervi inserito misure non urgenti. E per Roberta Pinotti, capace di inimicarsi le forze dell’ordine in toto da ministro della Difesa. E sotto osservazione ci sarebbero anche Andrea Orlando, che non piace sulla gestione della riforma della giustizia, e Marianna Madia, a cui non viene perdonato lo scivolone sulle consulenze al ministero ad amici e professionisti con curricula inadeguati”.

Angelo Panebianco sul Corriere – a proposito del dibattito nel centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali – scrive che “le alleanze sono importanti ma è patologico che soltanto di questo si parli”, e che questo “svela il vuoto di idee da cui quella parte del centrodestra è afflitto e mostra, più in generale, uno schieramento di destra che, sul piano nazionale almeno, potrebbe essere destinato a non toccar palla per un tempo assai lungo (cinque anni? dieci? di più?)”. Secondo Panebianco “chiedersi oggi se ci sarà o no una alleanza che comprenda i pro-euro di Alfano e gli anti-euro di Salvini, il liberoscambismo di Forza Italia (o di certi suoi settori) e il protezionismo economico duro e puro della Lega, i filo-americani e i filo-russi, significa ragionare nei termini antichi”, prima di Renzi, che ha “cambiato le carte in tavola” soprattutto “dicendo cosa avrebbe fatto o voluto fare, anche in barba ai maggiorenti del suo partito”, ed ha “avuto successo”.
Su La Repubblica, intervista al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, M5S: “Il dialogo sarebbe possibile ma il premier se ne frega del reddito di cittadinanza”, “L’anticorruzione è stata ritoccata al ribasso. Parliamo se la ritoccano al rialzo”, “Niente riforme, non prendiamo in giro i cittadini con distrazioni di massa”.
Secondo Lina Palmerini, sul Sole 24 Ore, “c’è più di un segnale che fa pensare come i veri alleati di Renzi siano più all’estero che in Parlamento. Il debutto del Qe e la crisi greca ancora sotto osservazione, spingono Bruxelles, Berlino e Francoforte a “puntellare” il Governo italiano per evitare nuova instabilità sull’euro-zona”. Dal direttivo Bce di Nicosia di ieri si citano le parole di Draghi che in qualche modo riguardano anche l’Italia: “‘Resta cruciale attuare rapidamente e in maniera decisa e credibile riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita ma anche per migliorare i redditi e incoraggiare le imprese a investire'”. Insomma: “se nel Parlamento italiano il Governo Renzi rischia a giorni alterni, in Europa è quello che beneficia di una maggiore ‘blindatura’”.

Renzi e Putin

La Repubblica: “Jet, elicotteri e satelliti. Renzi parla d’affari con Putin: ‘Noi, partner privilegiati’”, “I rapporti economici tra elicotteri tra Italia e Russia al centro dei colloqui: ‘Insieme contro il terrorismo’”, “Vertice di tre ore al Cremlino dopo l’incontro con oltre cento imprenditori riuniti nell’Ambasciata: ‘Nei prossimi mesi sarà fondamentale lavorare insieme’. E Vladimir annuncia un fondo congiunto di investimenti da un miliardo di dollari”. “Il profilo internazionale che Renzi cerca a Mosca” è il titolo dell’analisi di Stefano Folli (“per il momento la svolta internazionale di Renzi serve a marcare la distanza fra il premier che si occupa di grandi temi, della pace e della guerra, e la povertà del dibattito interno. Ai fini elettorali questa distinzione fa tutta la differenza” e, secondo Folli, “la Lega di Salvini continua migliora nei sondaggi, ma sta arrivando al suo limite massimo”).

Su La Stampa: “Il suggerimento di Renzi a Putin: ‘Modello Alto Adige per l’Ucraina’”, “Il premier dopo tre ore di colloqui: ‘Le sanzioni contro la Russia un problema per tutti’. E sulla Libia cerca di convincere Mosca ad accettare una missione navale dell’Onu”. Alla pagina seguente, l’analisi di Anna Zafesova: “Meno vendite e prezzi in discesa, per lo Zar il gas è un’arma spuntata”, “L’export verso l’Ue giù del 13,8% e si fanno avanti i concorrenti. La crisi dei consumi interni però penalizza le aziende europee”. Sulla stessa pagina, un’intervista all’analista russo Fiodor Lukyanov: “’L’Italia ha spezzato l’isolamento. Ma la vera partita è a Bruxelles”, “Roma può ammorbidire la Merkel”.

Su Il Fatto: “’Le sanzioni? Un problema’. Renzi fa l’amico di Putin”, “Tre ore di colloqui, dieci minuti di conferenza stampa senza domande. Sintonia di facciata: Mosca promette tanti affari e una mano sulla Libia”. Alla pagina seguente: “’Molti sorrisi per nulla’,, lo scetticismo russo”, “Il giornalista Utkin dà i voti alla missione del presidente del Consiglio: ‘Ha cercato di accontentare tutti, resta da vedere cosa farò di concreto’”.

Sulla visita di Renzi a Mosca il Corriere scrive che “il premier marca gli interessi di Roma. Ma la direzione diverge dagli alleati”. Si legge che i media russi hanno scritto che il premier italiano “rompe l’isolamento internazionale di Vladimir Putin”. Secondo il quotidiano Renzi avrebbe letto i dati sulle esportazioni verso la Russia: quelle americane sono salite del 12 per cento, anche grazie ad una commessa importante di aerei civili; quelle tedesche e italiane “sono scese di una percentuale pressoché identica”. La notizia fa “storcere il naso” a Palazzo Chigi, scrive il quotidiano. Per questo ieri l’impressione è che se Obama e anche Merkel parlano di prolungamento delle sanzioni economiche nei confronti di Mosca, “Renzi appare andare in direzione opposta, adottando un taglio più pragmatico”.
Lo stesso quotidiano interpella un imprenditore italiano in Russia, uno dei cinque che ha preso la parola durante l’incontro che Renzi ha avuto con loro. Si tratta di Aimone di Savoia, figlio di Amedeo d’Aosta, capo della Pirelli Russia, che giudica con favore la missione del premier.

Sul Messaggero intervista al Presidente di Confindustria Russia, Ernesto Ferlenghi: “Paesi come la Turchia e paradossalmente gli Usa stanno consolidando le loro posizioni”, e questo fenomeno “rischia di diventare irreversibile quando l’embargo terminerà”.

Sul Sole si legge che il vertice è stato un “successo per Putin”, perché ha rotto “l’isolamento della comunità interazionale”.

Bce

La Stampa, pagina 2: “Da lunedì parte il bazooka di Draghi, 60 miliardi al mese per la ripresa”, “Al via il piano da 1.100 miliardi per l’acquisto di titoli. Riviste al rialzo le stime del Pil. Il numero uno della Bce: già visibili gli effetti positivi delle decisioni di Francoforte”. Scrive Tonia Mastrobuoni che durante il consiglio direttivo della Bce è stata affrontata anche la questione Grecia ed è confermato che l’istituto di Francoforte “ha deciso di ridurre al minimo i canali di finanziamento ad Atene, in questi quattro mesi di limbo negoziale che dovrebbero condurre ad un nuovo piano di aiuti della vecchia trojka (Bce, Ue, Fmi). L’unica boccata di ossigeno restano i fondi emergenziali per le banche Ela, aumentati di mezzo miliardo, a 68,8 miliardi. Non senza una punta di polemica verso i loquacissimi Tsipras e Varoufakis, Draghi ha messo in guardia che anche quelli saranno garantiti finché le banche greche saranno solvibili. E la solvibilità è messa a dura prova da errori di comunicazione: ‘Mette a rischio e distrugge i collaterali’, ha detto. Già ufficialmente escluso, invece, che la Grecia entri nel quantitative easing o che le banche greche siano riammesse ai rifinanziamenti usando come collaterale i bond governativi valutati ‘spazzatura’ dalle agenzie di rating. E’ un’eccezione garantita solo ai Paesi sotto programma: Atene non lo è, al momento. Ma Draghi ha ricordato che negli ultimi due mesi i prestiti della Bce ad Atene sono raddoppiati a 100 miliardi, l’equivalente del 68% del Pil : ‘L’ultima cosa che si possa dire è che la Bce non abbia aiutato la Grecia’”.

Su La Repubblica, Federico Fubini firma in prima un’analisi dal titolo: “Francoforte e i trucchi di Atene”: “Se qualcuno ha diritto a depositare il brevetto della ripresa che si prepara in Europa, questi è Mario Draghi”. Ieri il presidente Bce ha però pronunciato, sulla questione Grecia, “poche battute che tradiscono nervosismo”, “non capita spesso che Draghi critichi in pubblico un ministro dell’area euro. Ieri l’ha fatto e il bersaglio delle sue parole, mai nominato, era evidente a tutti: Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze greco, l’ultima rockstar della crisi dell’euro. ‘Se c’è una comunicazione che crea volatilità nel mercato -ha osservato Draghi, pesando ogni parola- ciò mina la solvibilità del sistema bancario greco’. Il riferimento va al profluvio di Varoufakis, il solo ministro al mondo impegnato di continuo a sostenere che il proprio Paese è in uno stato irrimediabile di insolvenza”.
Ancora su La Repubblica, a pagina 2: “Draghi: ‘Acquisti bond da lunedì, così la Bce aiuterà la ripresa. Il governo greco rischia l’autogol’”. E alla pagina seguente un’intervista a Guntram Wolff, direttore dell’Istituto Bruegel di Bruxelles: “Il solo annuncio è stato benefico, un capolavoro convincere Berlino”. Pagina 4, “l’inchiesta”: “Caffé al bar, vacanze in hotel e auto nuova, primi segnali della ripresa italiana”, “dalle tendenze rilevate da Conad e Coop ai cambiamenti nelle abitudini di consumo. Prima che nelle statistiche, le possibilità di rilancio economico emergono dalla vita di tutti i giorni”.

Sul Sole 24 Ore Alessandro Merli racconta che inizierà lunedì il piano della Bce per acqusitare 60 miliardi di euro in titoli di Stato ogni mese, “per rafforzare la ripresa economica dell’eurozona finalmente in atto e far risalire l’inflazione, oggi in territorio negativo, verso il 2%”. Il piano è previsto fino al settembre 2016. La conferenza stampa che si è tenuta a Nicosia “è stata pervasa da un senso di ottimismo, per la prima volta da molto tempo a questa parte, sulle prospettive dell’economia dell’eurozona”. Per ora però – e per “diversi mesi”, l’inflazione rimarrà a livello e inizierà a risalire solo alla fine del 2015. Saranno acqusitati anche titoli a rendimento negativo, come quelli tedeschi, “fino al livello del tasso sui depositi delle banche presso la Bce, che rappresenta la soglia minima dei tassi ufficiali ed è oggi a -0,20%”.

Sul Messaggero viene intervistato Daniel Gros: “Draghi ha svolto bene il suo lavoro, ora gli Stati devono fare le riforme”. Il direttore del centro studi sulla politica europea spiega che il Qe “può poco o niente” sulla ripresa dell’Eurozona, e che ad avere un reale effetto sono le “politiche di riforma nei vari Stati, Per esempio un bel passo in avanti è stato fatto in Italia con la riforma del mercato del lavoro”

Internazionale

Su La Repubblica da segnalare un reportage da Teheran di Vanna Vannuccini: “Tra la gente di Teheran che sogna l’intesa nucleare: ‘Vogliamo finalmente essere un Paese normale’”, “’E’ l’occasione per ripartire da zero’, dicono gli studenti. Ma c’è anche chi vuole il fallimento dei negoziati: gli ultraconservatori, i pasdaran, chi ha lucrato sulle sanzioni. E quelli che temono che un’intesa cambi i giochi in vista della scelta del successore di Khamenei”.

Il Corriere intervista Emma Bonino: “Bonino e il sì all’Iran. ‘È un alleato per evitare la guerra di religione'”. Spiega che sul nucleare e la necessità di un accordo ha “sempre avuto una posizione di apertura ‘prudente’ e verificabile, non di apertura ‘in bianco’”. “L’Iran è importante politicamente e strategicamente”, è “leader riconosciuto del mondo sciita”, un mondo “meno problematico” di quello sunnita. Spiega che i colloqui che riprenderanno il 15 marzo a Ginevra sono decisivi, e che il punto di frizione è sulla timeline dello smantellamento delle sanzioni contro l’Iran, che Teheran vorrebbe “molto rapido” e “l’idea che l’Iran debba” invece “attendere anni appare a dir poco problematica”. Proprio sulla timeline della riduzione del programma nucleare iraniano verteva il discorso di Netanyahu a Washington, ricorda Bonino. Di Netanyahu dice che non la convincono “i toni apocalittici” del premier, ma ricorda che “per convinzione e lunga storia”, con Marco Pannella, è amica del popolo ebraico e sostiene non il principio “due popoli due Stati” ma “due popoli due democrazie”, con l’ingresso di Israele e Palestina nella Ue. Bonino dice che è stato sbagliato da parte dell’Italia non essere parte dei negoziati con l’Iran. “Fu una scelta inspiegabile che non solo ha elevato la Germania a partner strategico ma ci ha del tutto marginalizzati”. Bonino parla anche dei colloqui marocchini tra le fazioni libiche. “C’è da augurarsi che il processo vada a buon fine, altrimenti si va alla guerra civile totale”.
A proposito di Libia, sullo stesso quotidiano l’inviato a Rabat Giuseppe Sarcina: “Inviati e sale separate, ma le fazioni libiche provano a negoziare”. “Riunione a Rabat. Ma la possibilità di formare un governo di unità nazionale appesa a un filo”. Obiettivi dell’inviato Onu Leon: costruire un governo di unità nazionale, disarmare bande e gruppuscoli, completare, entro una data certa, una nuova Costituzione”.

Tarantini-Berlusconi

La Stampa: “Le telefonate di Berlusconi: ‘Ho due bambine piccole’”, “Processo Tarantini, a Bari depositate le intercettazioni con l’ex premier.. ‘Ho il colpo della strega’, ‘Presidente, le mando io un angelo per curarla’”.

Su Il Fatto, due intere pagine dedicate alle trascrizioni delle telefonate tra Berlusconi e Giampi Tarantini: “B: ‘Ho due bambine a cena’”, “Valanga di telefonate con Tarantini: è il settembre 2008. Berlusconi è premier: ‘E’ tanto che non le vedo: una napoletana simpatica, molto dolce e un’altra di 21 anni, brasiliana”.
Due pagine anche su La Repubblica: “’Avrò a cena due bambine’ tra Berlusconi e Tarantini le telefonate sulle escort”, “Centinaia di conversazioni depositate al processo di Bari. L’allora premier: ‘Folle accusarmi di andare con minorenni’”. Alla pagina seguente: “’Vogliono condizionare la Cassazione’. L’allarme dell’ex Cavaliere per i nuovi sviluppo dell’inchiesta barese: ‘Quella roba è fango’”. E’ Carmelo Lopapa ad occuparsene, sottolineando, tra l’altro, la “paura” sul Ruby1”: “rischio il rinvio in appello per l’accusa di prostituzione minorile”.
Il Fatto: “Ultimo giorno a Cesano, ma ora l’incubo è il Ruby 3”, “Da domenica, scontata la pena, l’ex Cavaliere è un uomo libero. Il capo di Forza Italia non avrà più i vincoli di luogo e di orario di questi mesi, non dovrà restare ad Arcore”.

E poi

Da segnalare su Il Giornale una intervista a Davide Serra, del fondo Algebris definito “leopoldino”, e “vicino al Giglio magico” di Matteo Renzi. Serra parla della “partnership strategica” ma “puramente di affari” tra Algebris e Banca Mediolanum. “Investiamo in titoli finanziari e sarebbe stupido non farlo su una società come Mediolanum che, al di là della validità del management e della rete di family banker, assicura ai soci un rendimento molto elevato”

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