– La giustizia divide la maggioranza, Renzi annuncia che vuole tagliare le ferie ai giudici.
– Due renziani candidati in Emilia Romagna.
– Il Jihad in occidente e lo Stato Islamico.
Le aperture
Il Corriere della Sera: “La giustizia torna a dividere. Tensione nella maggioranza sulla riforma. Forza Italia attacca su intercettazioni e prescrizioni. Renzi vuole tagliare le ferie: tribunali chiusi solo 20 giorni”.
A centro pagina la Francia: “Il premier Valls e la crisi: ‘La Francia vive da 40 anni sopra le proprie possibilità'”.
Di spalla le inchieste italiane sul terrorismo: “Milano e Venezia indagano sui reclutatori jihadisti. Uno partì con il figlio piccolo”. In prima anche un richiamo ad una corrispondenza di Lorenzo Cremonesi: “Gli estremisti islamici arruolano in Siria anche bambini di 10 anni”.
La Repubblica: “Giustizia, ecco la riforma, ma sulle intercettazioni è scontro nel governo”, “Ncd divide la maggioranza, Berlusconi in trincea”, “Schaeuble frena la Bce: Draghi è stato frainteso”.
Una foto a centro pagina raffigura un ragazzino tra soldati dell’Isis: “Denuncia Onu: bambini tra i soldati dell’Is”. E il richiamo ad una intervista del quotidiano: “Il reclutatore della jihad: ‘Così arruolo gli italiani’”. È Bilal Bosnc, che oggi agisce in Bosnia ma, scrive il quotidiano, fino a qualche mese fa era in giro per le moschee d’Italia.
In taglio basso: “Migranti, scatta l’operazione Europa”, “La Ue lancia Frontex plus. Niente più aiuti in acque internazionali”.
La Stampa: “Cantieri e scuola, ecco il piano”, “’Sblocca-Italia’ fino a 3 miliardi. Ma sulla giustizia non c’è intesa”.
Sotto la testata: “Migranti, Mare Nostrum addio, a novembre missione europea, ‘Insieme nel Mediterraneo’”, “’Operazione condivisa con altri Paesi’”.
E “il caso”: “L’allarme dell’Onu: l’Isis cerca anche bambini di dieci anni”, “Jihad, indagine dei Ros in Veneto su presunti reclutatori: cercavano terroristi da arruolare in Siria”.
Sull’economia: “La Germania: Draghi morbido? No, è stato male interpretato”, “Ma intanto il Btp supera anche i titoli americani. Fiducia dei consumatori: finito l’effetto 80 euro”.
A centro pagina, il Festival del cinema di Venezia, con una foto dell’attore Edward Norton sul red carpet per l’inaugurazione: “A Venezia il lato nascosto di Hollywood”, “’Birdman’ di Inarritu apre il Festival del cinema. Standing ovation per Napolitano”.
Il Fatto: “Renzi scarica i suoi ministri. Economia e giustizia a pezzi”, “Alla vigilia del Cdm il premier fa tutto da solo su scuola e lavoro, sfiduciando Giannini e Poletti. Orlando licenzia la riforma del civile, mentre sul penale non c’è accordo con Alfano: Palazzo Chigi dovrà scegliere se cercare voti da FI o da M5S. Intanto Padoan avverte: ‘Non c’è un soldo’”.
A centro pagina, sul “buco delle partecipate”: “In rosso anche il cimitero di Cesano Boscone”.
In taglio basso: “Ultime da Grillo. Vaffa ai cronisti tra virgolette”.
Il Giornale: “I taglialingue. I musulmani chiedono, l’Ordine dei giornalisti esegue: Magdi Allam come la Fallaci, a processo per le idee espresse su Il Giornale. Vietato criticare l’Islam”. Magdi Allam (“censurato”) firma un indignato commento: “Vergogna, fate il gioco di chi mi vuole morto”. E poi: “La Jihad arriva in Veneto: cinque indagati per terrorismo”.
Di spalla: “Altro che aiuti: su Mare Nostrum l’Europa ci prende in giro”.
A centro pagina: “Nel governo è caos sulla giustizia. Pd e Ncd litigano sulle intercettazioni. Oggi al via solo la responsabilità civile delle toghe”.
Cronache del Garantista: “Anneghiamoli tutti! Mare Nostrum addio. È ufficiale: fine della missione umanitaria. Arriva ‘Frontex plus’, una forza militare di respingimento”.
Europa quotidiano: “Nessuna passeggiata, sulla giustizia si litiga. Ncd si mette di traverso”. “Renzi e Orlando cercano una mediazione. Il premier: ‘Meno ferie per i tribunali. E riusciremo a dimezzare le cause civili”.
Il Sole 24 Ore: “Privatizzazioni, Padoan dà il via al piano Eni-Enel”. “Vertice all’Economia: in due tranche da ottobre sarà collocato il 5 per cento agli investitori istituzionali”. E poi: “Renzi prepara il Cdm, nodo risorse per le assunzioni della scuola”.
A centro pagina una intervista a Graziano Delrio: “Spendere i fondi Ue vale l’1,5 per cento del Pil per il Sud”. Da segnalare anche una intervista a Giuliano Pisapia, a proposito della bocciatura al Tar della delibera che ha permesso a Palazzo Marino di aumentare le entrate dagli affitti e di trovare sponsor per i restauri della Galleria: “Pisapia: ‘Non si può vivere di codicilli'”.
In evidenza anche le vicende Telecom, e la “maxiofferta per la brasiliana Gvt”. “Spunta Oi” (compagnia brasiliana, ndr) per l’acquisto di Tim Brasil.
Giustizia
“Giustizia, non si scioglie il nodo prescrizione”, titola La Stampa evidenziando le dichiarazioni del ministro Orlando, secondo cui ci sono “differenze anche sulle priorità”: “distanze tra alleati che avanzano da un lato, Patto del Nazareno che si raffredda dall’altro”, scrive il quotidiano sottolineando come tali cose capitino “quando si maneggia l’esplosiva miscela della riforma della giustizia. Ovviamente penale. Non è un caso che gli ultimi tweet del premier Matteo Renzi in materia, si concentrino esclusivamente su quella civile. ‘Il nostro obiettivo è dimezzare entro #millegiorni l’arretrato del civile e garantire processo civile in primo grado in un anno, anziché tre come oggi’”, ha promesso via Twitter. Le divergenze con gli alleati del Ncd restano su intercettazioni e prescrizione. Il Ncd avanza la richiesta di una riforma “complessiva”. In basso, un retroscena di Ugo Magri descrive “gli alfaniani sulle barricate”: dicono che “questa riforma sbilanciata” li dà “in pasto a Berlusconi”.
“Senza l’appoggio di B. la giustizia si impantana”, titola Il Fatto che, raccogliendo voci di fonti governative, scrive che nel Consiglio dei ministri di venerdì verrà approvato solo il decreto sulla giustizia civile, e per il resto, tutto sarà rinviato ad ottobre o forse anche oltre.
Il Giornale: “I dubbi di Berlusconi: sul processo penale troppi favori alle toghe. Ex premier perplesso, ma attende il testo definitivo. Oggi il vertice ad Arcore con i big di Forza Italia”. La riforma prospettata – secondo l’ex Cav – sarebbe “un disastro”, perchè “non si tocca nessuno dei punti chiave, su tutti i fronti: dalla prescrizione alla custodia cautelare, passando per la limitazione dei ricorsi in Cassazione e arrivando alla troppo blanda responsabilità civile indiretta per i magistrati. Senza considerare la mancata stretta sulle intercettazione i ritocchi sul falso in bilancio”.
La Repubblica: “Riforma della giustizia, la maggioranza si divide sul nodo intercettazioni”, “Il Ncd critica anche il nuovo regime della prescrizione. Il no di Forza Italia: opposizione dura ai ‘manettari’”. Il quotidiano intervista il sottosegretario alla Giustizia ed esponente del Ncd Enrico Costa: “Il tavolo non salterà, ma questo progetto è poco garantista”. È vero che non volete la riforma della prescrizione? “I processi non devono andare in fumo per prescrizione, ma i tempi non possono essere troppo dilatati”. Spiega Il Fatto che nel testo scritto al ministero della Giustizia si prevede di congelare la prescrizione al momento della sentenza di primo grado, a meno che le Corti d’Appello non vadano avanti con il processo per due anni: Ncd chiede che a quel punto scatti il bonus e il reato venga dichiarato estinto comunque.
Anche sul fronte intercettazioni, restano le divisioni: “Sì alla stretta sugli ascolti dei non indagati”, scrive La Repubblica riassumendo i contenuti del testo messo a punto al ministero della Giustizia. All’articolo 8: “È fatto divieto di trascrizione, anche sommaria, del contenuto delle conversazioni casualmente intercettate, salvo il potere del pm di disporre diversamente, al fine di verificare l’esistenza di notizie di reato”. Ma la questione si intreccia con le indagini relative alla corruzione, perché le intercettazioni potranno seguire le regole più ampie della mafia e non quelle ordinarie, scrive il quotidiano spiegando che indizi “sufficienti” permetterebbero al pm di agire senza il giudice delle indagini preliminari.
Sul Corriere un articolo sulla “maggioranza divisa sulle intercettazioni” spiega con le parole del Pd Lumia la situazione: “‘Le intercettazioni, nella riforma della giustizia, il Pd non le vuole'”. Gli alfaniani rispondono “praticamente in coro” che se c’è la prescrizione devono esserci anche le intercettazioni”. Il Ministro Orlando media: “Non è che il Pd non vuole le intercettazioni alla riforma della giustizia”, ma “questo intervento non arriverà nel Consiglio dei ministri di venerdì”. Orlando ammette che nella maggioranza ci sono divergenze sulle priorità, il suo vice Costa (Ncd) sottolinea la “necessità di approfondimenti”.
Su Europa si scrive che “i toni” degli esponenti Ncd “sono distensivi”, e spiega che nelle misure che il governo prenderà domani “non arriverà la riforma delle intercettazioni” né la riforma elettorale del Csm e la separazione delle funzioni di nomina delle toghe da quella disciplinare, e neppure la delega sulla revisione della geografia giudiziaria”. Invece dovrebbe esserci “la riforma della prescrizione”, “prevedendo il congelamento dei termini per non più di due anni dopo il deposito della sentenza di primo grado, e una successiva sospensione per non più di un anno dopo la sentenza di appello”.
Sul Sole da segnalare una dichiarazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “Pur rispettando le valutazioni dei giudici, credo sia urgente e necessario rendere più celere l’iter amministrativo per eliminare i ‘codicilli’ che spesso bloccano i lavori”. Si parla della “battaglia sulla Galleria”, i lavori di restauro sponsorizzati da Prada e Versace e fermati dal Tar. Il quotidiano dedica la pagina agli “interventi bloccati dai cavilli”, dal Colosseo a Roma al Battistero di Firenze.
Governo, economia
Su Il Sole 24 Ore viene intervistato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio: “Se riuscissimo a spendere tutti i 20 miliardi che ci restano di fondi Ue 2007-2013 entro fine 2015 l’impatto sul Pil del Sud sarebbe di un punto e mezzo. Potremmo così ridurre il gap con il Pil del Nord che qualche segno di ripresa l’ha dato. Sarebbe una risposta a quella caduta del 50 per cento degli investimenti nel Mezzogiorno negli ultimi cinque anni di cui parla lo Svimez”, dice. Delrio riassume i rilievi che l’Ue ha fatto all’Italia, a proposito di programmazione e gestione dei fondi comunitari: “La prima debolezza è nella nostra capacità amministrativa”, e su questa – dice – il governo sta per far partire l’Agenzia per la coesione, che dovrebbe occuparsi dei programmi di finanziamento per i prossimi sette anni. “La seconda è la mancanza di piani settoriali di azione strategica”, che ci mancano in “tanti settori”, e il terzo è la frammentazione dei progetti, “rispetto ai quali” invece “occorre concentrarci su pochi obiettivi misurabili e di sistema”. Un obiettivo strategico? “Lo sviluppo del porto di Gioia Tauro o la riqualificazione di Bagnoli. Non posso pensare di spendere in un anno, ma devo sapere che voglio spendere con certezza, secondo un cronoprogramma che ci siamo dati”.
La Repubblica intervista il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, che dice: “Gli imprenditori siano responsabili, basta licenziamenti, il lavoro va salvato”, “Le aziende con i bilanci in ordine devono fare il possibile”, “Non è con un taglio delle tasse che si permette alle imprese di assumere il giorno dopo”, “È stato giusto puntare sugli 80 euro, ma ci vorrà del tempo prima che generino effetti sui consumi”.
Al bonus 80 euro è dedicata una intera pagina de La Stampa, che riferisce come “la fiducia dei consumatori” sia arretrata ai livelli di marzo: “Le famiglie non ritrovano la voglia di spendere e il livello cala per il terzo mese consecutivo, come ha certificato l’Istat”. Insomma, come scrive il quotidiano, è stato “annullato l’effetto-ottimismo degli 80 euro di Renzi”. Il “dossier” del quotidiano spiega come sono stati spesi quegli 80 euro: il 60% per i consumi (quelli quotidiani per il 38%, un 20% per spese mediche, un 4% per conti e spese arretrate), mentre un complessivo 40% è andato in risparmi (28% per integrare i risparmi, 9% per integrare i risparmi per acquisti rilevanti, un 4% non è servito a nulla). A leggere i dati è l’osservatorio di Findomestic, che ha elaborato a sua volta dati Ipsos. Riassume La Stampa nel titolo del dossier: “80 euro. Per le rate o dal dentista. Ma il bonus non arriva nei negozi”, “Gli economisti: la misura ha arginato il calo dei consumi, ma spendere resta un tabù. E molti hanno preferito risparmiare: temono che gli sgravi non vengano confermati”.
Politica, governo
Un retroscena del Corriere approfondisce “le mosse” del premier, a partire dai suoi cinquettii. Renzi “sorvola” sulle polemiche, parla della giustizia civile, annuncia che vuole dimezzare entro mille giorni l’arretrato, e annuncia che vuole ridurre le ferie dei tribunali: “Oggi la giustizia si ferma dal primo agosto al quindici settembre. Noi proponiamo il dimezzamento della chiusura estiva dei tribunali: solo 20 giorni”. Nel retroscena si parla anche dell’incontro che Renzi ha avuto ieri pomeriggio con Maurizio Landini. Un incontro “molto concreto su questioni sfuggenti”, e anche dalla “valenza simbolica”, nel senso che “Renzi e Landini parlano lo stesso linguaggio quando sostengono che ‘il sindacato deve cambiare’, con evidente riferimento alla organizzazione guidata da Susanna Camusso.
Da segnalare i titoli de La Stampa sulle “strategie” e le “manovre” del governo: “Renzi alza il tiro e prova il rischia-tutto”, “Dalla riforma della scuola a quella della giustizia, il premier forza i tempi. Con lo spettro delle elezioni a primavera”.
Sul Sole: “Renzi riparte da riforme e Ue. Cdm fra tensioni e nodo risorse. Governo, già aperta la corsa per la successione agli esteri”.
“Le battute non bastano” è il titolo dell’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Ernesto Galli della Loggia, dedicato alla “forza” e alla “debolezza” del premier. Forza intatta, pochi traguardi raggiunti per ora, e “due punti deboli”: il “tono di ottimismo e di fiducia” che caratterizza regolarmente i suoi interventi, “punteggiati spesso di battute”, e la “comunicazione spezzettata e tendenzialmente alluvionale tipica del tweet”.
Pd, sfida in Emilia
Il Fatto ha un richiamo in prima alle sfida, che avverrà probabilmente attraverso le primarie, per la presidenza della Regione Emilia Romagna: “Renziani contro: Richetti e Bonaccini rovinano la Festa”, “Nel primo giorno della kermesse del Pd a Bologna, il Matteo modenese (Richetti, ndr.) annuncia su Facebook la sfida fratricida che il partito voleva evitare: ‘Mi candido in Emilia’”.
La Repubblica dedica a questo tema due intere pagine: “Bonaccini-Richetti, in Emilia il primo derby tra due big renziani”, “Getta la spugna Manca, gradito ai bersaniani. Serracchiani: ora basta con i personalismi”. E il quotidiano offre le due interviste a confronto. Richetti: “Macché Balcani, la sfida fa bene. Per chi tifa Renzi? Non si schiererà”. E Bonaccini: “Io unisco di più, non è un handicap se mi sosterrà la vecchia guardia”.
Il Corriere: “Due renziani contro per il dopo Errani: le primarie d’Emilia diventano un caso”. Si ricorda che con i due, in lizza ci sono anche “tre outsider: l’economista ed ex assessore Patrizio Bianchi, l’ex sindaco di Forlì Balzani e Palma Costi”.
Su Europa: “Il metodo Renzi che sta dietro il derby Bonaccini-Richetti”. Si scrive che il premier ha tentato di “trovare una soluzione per la querelle” nella regione, dopo la proposta da parte dell’ex governatore del candidato Daniele Manca, “renziano della seconda ora”, per il quale il premier si era speso ad Imola. Ma Renzi non era convintissimo, anche per lo “scarso appeal elettorale di Manca (verificato anche con un apposito sondaggio) soprattutto se confrontato con quello di Richetti e Bonaccini. Ieri i due si sono presentati da Renzi per chiedergli di risolvere la questione, e “si sono sentiti rispondere: ‘io non offro niente a nessuno in cambio di un ritiro. Se volete scontrarvi fatelo. E in bocca al lupo”. “Metodo Renzi, appunto”.
Alla vicenda è dedicato anche l’editoriale firmato dal direttore Menichini, che spiega che sarà in Emilia “che assisteremo alla prima conta interna del Pd 2.0”.
Jihad
La Repubblica intervista Bilal Bosnic, “a suo modo” un “cacciatore di teste dell’Isis”: la sua missione – scrive il quotidiano – è chiamare i giovani alla jihad. Oggi lo fa dalla Bosnia, ma fino a qualche mese fa era in giro per le moschee d’Italia a incontrare le comunità islamiche. Il suo nome compare nell’inchiesta della Procura di Venezia sull’imbianchino bosniaco Ismar Mesinovich di 37 anni, partito dall’Italia con il figlio di due anni per combattere contro il regime di Assad in Siria e morto il 6 gennaio scorso ad Aleppo. Bosnic ha avuto contatti con lui. Cosa ha fatto durante i suoi viaggi in Italia, gli chiedono Giuliano Foschini e Fanio Tonacci. “Ho visitato centri islamici, ho predicato, ho parlato alla nostra umma. Sono stato in Italia in più occasioni, fino a qualche mese fa. A Bergamo, a Cremona, ma anche a Roma. Per noi siete un Paese molto importante”. Lei è accusato di aver svolto attività di reclutamento. È vero? “Io non ho commesso alcun reato. Ma è dovere di ogni buon islamico essere coinvolto in qualche modo nella jihad”. In che modo? “Combattendo, aiutando, dando assistenza ognuno secondo le proprie possibilità. Finanziandoci anche”. In questo momento ci sono italiani che combattono con l’Isis? “Sì, tra i nostri soldati ci sono alcuni con la cittadinanza italiana”. “Lo Stato islamico – spiega Bosnic – è necessario per i musulmani. È l’unico paese al mondo dove si può imporre la sharia”. Ha visto la decapitazione del giornalista Usa Foley? “Foley era una spia”, “uccidere in alcuni casi è giustificato”. E poi: “Oggi l’Occidente e gli sciiti stanno lavorando insieme contro l’Islam” e per combattere non usano soltanto le armi, ma anche la propaganda. Per esempio “nessuno ha mai parlato del terrore contro i musulmani. Quello che ha fatto Bin Laden non è nulla rispetto a quello che l’America ha fatto al nostro popolo”.
Il Fatto intervista il politologo francese ed esperto del mondo arabo Gilles Kepel: “L’intervento americano non risolverà il problema, ma permetterà di limitare la progressione dell’Isis”, dice. Dell’Isis dice che “è il successore di Al Qaeda, che ha cambiato il suo business model. Non è più un sistema piramidale, ovvero non c’è un solo capo: ogni miliziano si assume delle responsabilità. Cosa ancora più preoccupante, la sua azione è più diffusa e l’Europa è il primo obiettivo”. E spiega ancora Kepel: “L’Europa è il vero obiettivo di questo Stato islamico. Al Zarqawi è all’origine di questo movimento. Nel suo libro ‘Appello alla resistenza islamica globale’ chiedeva la formazione di una rete di individui che agissero nei Paesi d’origine per colpire centri ebraici, oppure caserme o militari occidentali. In Francia gli esempi sono numerosi, come a Tolosa, dove Mohamed Merah – giovane franco-algerino – ha ammazzato crudelmente sette persone di confessione ebraica nel marzo 2012”.
Ancora da La Repubblica segnaliamo un’intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi, Marco Minniti, che dice: “Nel cuore dell’Europa, migliaia di combattenti pronti ad entrare in azione”, “provengono anche dai Balcani, sono liberi di circolare. Con loro dovremo fare i conti per dieci anni”.
Due pagine de La Stampa sono dedicate al Medio Oriente e alla “sfida islamista”. Con il riferimento all’allarme lanciato dall’Onu, secondo cui l’Isis recluta bambini-kamikaze. Il rapporto sulla Siria dell’Onu parla per quel che riguarda l’Isis anche di esecuzioni pubbliche, amputazioni, frustate, false crocifissioni. E accusa anche il regime di Assad di aver adoperato in più occasioni le armi chimiche contro i civili. “Le esecuzioni nei luoghi pubblici sono divenute un uso ricorrente il venerdì nei territori controllati dall’Isis”, si legge nel rapporto.
Da La Repubblica segnaliamo il racconto che Adriano Sofri offre ai lettori dalla piana intorno a Mosul, “preda della resistibile avanzata” dell’Isis: “A Lalish, la lezione degli esuli yazidi: ‘Le pietre si riparano, le vite perdute no”, “la piana attorno a Mosul fu il regno di Ninive e ogni angolo è carico di storia”.
Il dossier de La Stampa punta l’attenzione sul “risiko delle alleanze tra nemici”: “il conflitto siriano e l’avanzata di Al Baghdadi in Iraq hanno ridisegnato la geografia del potere, creato legami e interessi comuni tra Paesi rivali: quali sono oggi i principali attori sulla scena?”. Ne scrive Maurizio Molinari: Iran (“influente ovunque, grazie al ruolo delle tribù sciite”), Egitto e Arabia saudita (“un patto di ferro per contenere i ‘ribelli’ sunniti”), Turchia (“dai curdi a Hamas”, il “sultano Erdogan gioca su più tavoli”), Israele (“l’asse con Al Sisi per indebolire Teheran e jihadisti”), Qatar (“Doha, lo sponsor delle rivolte arabe dialoga con gli Usa”).
Mare nostrum
Su Il Giornale: “Altro che sostegno: l’Europa ci raggira su Mare Nostrum. A Bruxelles l’ennesima beffa al vertice Alfano-Malmstrom. L’Ue resta indifferente: non abbiamo risorse. Ma il Viminale si dice soddisfatto”. Scrive il quotidiano che Frontex Plus “resta per ora un flatus vocis”, nel senso che “non sappiamo se saremo in grado di trovare i mezzi”, come ha detto ieri la Commissaria, e dunque “nessuno dei nostri partner europei” è pronto a “inviare navi per raccogliere naufraghi nel Mediterraneo”.
Sulle Cronache del Garantista: “Mare Nostrum addio, ma non subito”. Il quotidiano scrive che “si passa da una operazione di tipo umanitario come quella svolta dalla nostra Marina a una missione di tipo militare quale è Frontex”. “Anche se nessuno parla esplicitamente di ritorno ai respingimenti, la sostanza potrebbe essere proprio questa”.
Francia
Sul Corriere si racconta dell’intervento applaudito del premier francese Valls davanti agli industriali della “Confindustria” francese (Medef). “La Francia ha vissuto per 40 anni al di sopra dei propri mezzi”, e “io amo le imprese, io amo le imprese”. “Smettiamola di opporre sistematicamente Stato e imprese, capi d’azienda e dipendenti, organizzazioni sindacali e padronali. Il nostro Paese è sfiancato da queste pose. La Francia ha bisogno delle sue imprese perché sono loro che, innovando, rischiando i capitali dei loro azionisti, mobilitando i loro uomini, rispondendo alle attese dei clienti, creano valore e generano la ricchezza che deve andare a vantaggio di tutti”. “Niente che non sia stato detto già vent’anni fa da Tony Blair alla Gran Bretagna”, scrive il quotidiano, “ma dalla sala arrivano applausi fragorosi e quai increduli”.
Il commento del capo della organizzazione, Pierre Gattaz, è: “Ci sarà un prima e un dopo 27 agosto”. Nessuno poteva immaginare che la presenza del Premier all’assemblea, prevista da settimane, fosse proprio la sua prima uscita da capo del nuovo governo, ma “la coincidenza era troppo significativa perchè Valls si lasciasse scappare l’opportunità di pronunciare un discorso storico”.
Su Valls e il suo nuovo governo viene intervistato Jacques Attali: “Un colpo alla ambiguità di Parigi verso la Ue. La svolta ci farà bene”. “Rispetto alle pose protezionistiche di Montebourg, il ministero dell’Economia affidato ad Emmanuel Macron indica che il governo vuole mantenere gli impegni presi a livello europeo”, dice Attali.
Sul Sole si dà spazio alla notizia della inchiesta per Christine Lagarde, ex ministro dell’Economia, oggi direttore del FMI: “Indagata dalla magistratura per negligenza nell’arbitrato vinto da Bernard Tapie nel 2008”. “Accuse infondate, non mi dimetto”, dice lei. Avrebbe, secondo l’accusa, favorito l’imprenditore nel suo contenzioso con il Crédit Lyonnais.
E poi
Sulle elezioni presidenziali in Brasile, previste tra poco più di un mese, un approfondimento del Sole 24 Ore, dedicato al “ciclone Silva”, ovvero la outsider Marina Silva, “candidata ecologista”, che – secondo un recente sondaggio – batterebbe Dilma Roussef al ballottaggio.
Su Il Giornale: “Il Brasile si innamora dell’ex analfabeta candidata per lutto”. La Silva non era candidata alla Presidenza, ed era indicata come vice dal candidato socialista Eduardo Campos, morto in un incidente aereo. “E ora nei sondaggi è davanti a sorpresa”, scrive il quotidiano.
Da segnalare sul Corriere la notizia che Agusta ha deciso di patteggiare l’accusa di aver erogato tangenti in India: “Busto Arsizio: il caso della commesso dei dodici elicotteri, la strategia per non vedersi bloccati e contratti pubblici. Corruzione: Agusta patteggia 8 milioni. Tangenti in India, accordo tra le società di Finmeccanica e la Procura”.