Il Corriere della Sera, con foto di Giulio Regeni, il ricercatore 28enne ucciso al Cairo: “Torture, botte: così è morto Giulio”, “Il procuratore egiziano: è stata una lenta agonia. Renzi e Mattarella: individuare subito i colpevoli”, “L’autopsia: tagli sul viso e sul corpo, colpito alla testa. Oggi al Cairo la squadra investigativa inviata da Roma”.
E il commento di Antonio Polito, di fianco: “Tutta la verità, fino in fondo. L’Italia non ceda”.
Fiorenza Sarzanini scrive: “Il corpo ritrovato nel fosso sembra una messa in scena”.
Il quotidiano offre poi il racconto di un amico del paese di cui è originario, Fiumicello: “Il mio amico pacifista rock. Amava Spinoza e Pasolini”.
In prima l’editoriale di Franco Venturini: “L’Occidente non resti a guardare”, “Dalla Siria alla Libia”.
Luisa Pronzato ed Elena Tebano raccontano “Il Carnevale delle donne” a Colonia, dopo le violenze.
A centro pagina: “Draghi: forze globali per la bassa inflazione. E Parigi frena sulle richieste di flessibilità”. Il quotidiano pubblica il testo dell’intervento che il governatore della Bce ha pronunciato ieri alla Suerf Conference organizzata dalla Bundesbank a Francoforte.
Di fianco, l’analisi di Danilo Taino sul “monito alla politica”: “Mercati europei più integrati. La spinta della Bce”.
E Federico Fubini, sul “piano Schaeuble”: “Le mosse tedesche per la stretta su banche e bond”.
A fondo pagina un intervento di Lucia Annibali: “’Mi sfregiò con l’acido. Non l’ho visto in tv’”, “La scelta: mai sarò spettatrice di un uomo che dà spettacolo di sé e del mio dolore”.
Sul caso “affittopoli” a Roma: “Novemila abusivi (con indennizzo) nella Capitale”. Di Ernesto Menicucci e Sergio Rizzo.
Di fianco, sul razzismo allo stadio Olimpico di Roma: “L’arbitro e i cori: la Questura contraria allo stop”.
La Repubblica, con foto di Giulio Regeni: “Giulio scrisse: ‘Ho paura’”, “Il ricercatore italiano ucciso al Cairo collaborava al ‘Manifesto’. Le torture prima dell’assassinio. Era in contatto con le opposizioni al regime. La protesta di Renzi e Mattarella: vogliamo la verità”.
Con il “retroscena” di Carlo Bonini: “Gli squadroni della morte”. E l’analisi di Roberto Toscano: “Un Paese nella violenza”.
Sulla colonna a destra, l’inviata Tonia Mastrobuoni racconta “Il Carnevale blindato delle ragazze di Colonia”, “Le donne in piazza tra paura e voglia di festa dopo il Capodanno choc”.
A centro pagina: “La Ue corregge il Pil dell’Italia. Draghi: agire subito per i prezzi”, “Le stime di Bruxelles. Renzi: niente manovre”.
E “lo scenario” di Ferdinando Giugliano: “I tre messaggi di super-Mario”.
Sulla colonna a sinistra il “colloquio” di Eugenio Scalfari con la presidente della Camera: “Boldrini: l’Europa è a pezzi, rilanciamo l’utopia dei fondatori”.
A fondo pagina: “Dottor Food da 110 e lode, il cibo fa gola all’università”, copertina di R2 firmata da Paolo Griseri e Corrado Zunino.
Poi un articolo di Jenner Meletti: “La ribellione delle città assediate dai cinghiali”, “Toscana, caccia tutto l’anno”.
La Stampa, con foto di Giulio Regeni: “Giulio, polizia egiziana sotto accusa”, “Sul corpo segni di tortura. Il governo chiede un’inchiesta per scovare i responsabili”, “Il giallo del ricercatore italiano ucciso al Cairo: la sera in cui sparì fu portato in commissariato. Diceva di ‘aver paura’”.
L’editoriale è firmato da Stefano Stefanini: “Una crisi che non deve dividere”.
Più in basso: “Siria, sauditi pronti a mandare truppe di terra”.
A centro pagina: “Italia a rischio bocciatura sui conti”, “Renzi tesse una rete di alleanze europee: ‘Voglio una nuova via’”, “In maggio il giudizio Ue. Draghi ai falchi tedeschi: combatteremo la bassa inflazione”.
Sulla politica italiana: “Al Sud i guai di Pd e grillini”, di La Mattina e Maesano.
Sulla giustizia un intervento di Carlo Federico Grosso: “Giustizia, la svolta serve ad aiutare anche l’economia”.
Il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato alle parole pronunciate dal direttore di Radio Maria a proposito della senatrice Cirinnà, che dà il nome al disegno di legge sulle unioni civili. Il titolo: “RadioMoria”.
Il Manifesto, con grande foto di Giulio Regeni: “Il testimone”, “Giulio Regeni, 28 anni, ricercatore tra i più brillanti a Cambridge, trovato morto al Cairo. Troppi i punti oscuri nelle indagini, la pista più probabile è un arresto sommario da parte della polizia egiziana nel quinto anniversario di piazza Tahrir, in un Paese precipitato nell’abisso della repressione con più di 600 desaparecidos. Renzi e Mattarella al generale Al-Sisi: ‘Verità’”.
L’editoriale è firmato da Tommaso Di Francesco: “Tutta la verità”.
Il quotidiano pubblica oggi un reportage dello stesso Giulio Regeni, che aveva scritto per Il Manifesto firmando con altro nome: “In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti”.
A fondo pagina: “Chi sono i nemici di Mr Draghi?”, di Alfonso Gianni.
Sulle unioni civili: “Conflitto di attribuzione, l’arma spuntata dei senatori ultras”.
Su Roma: “’Diritto all’abitare, sgomberi e botte”.
Sul conflitto tra Ue e governo italiano: “La Commissione inflessibile: sull’Italia decisione a maggio”.
Giulio Regeni, Egitto
Sul Corriere della Sera, a pagina 2, la ricostruzione di Viviana Mazza: “Le ultime ore di Giulio al Cairo, ‘E’ stata una morte lenta’”, “La sera del 25 gennaio ha preso la metro per raggiungere gli amici. Lo hanno ritrovato con tagli sul naso e sulle orecchie, oltre a segni di coltellate e percosse. Sdegno di Mattarella: assicurare che i responsabili di un crimine così efferato siano puniti”, “Torturato. L’autopsia descritta dal procuratore Ahmed Nagi non lascia dubbi: è stato torturato”, “La salma all’ospedale italiano. I genitori vogliono riportarlo a casa, non senza la verità”.
A pagina 3 il “retroscena” di Fiorenza Sarzanini: “Perché Roma non si fida. L’ipotesi del depistaggio da parte dei servizi locali”, “Crisi diplomatica. Ieri mattina la possibilità di una crisi diplomatica appariva concreta”.
A pagina 5 Francesco Battistini racconta: “La repressione del Faraone”, “Così il regime di Al Sisi ha messo a tacere il dissenso dopo aver soffocato nel sangue i Fratelli musulmani”, “due anni dopo il golpe che rovesciò i Fratelli musulmani, sono 465 i casi provati di tortura”. Nell’articolo si parla del ruolo che hanno gli “Scorpions”, agenti che fanno parte della polizia politica egiziana. Agiscono in abiti civili e spesso operano al di sopra delle leggi. Per Gamal Eid, leader di una ong, oggi in Egitto ci sono “almeno 60mila prigionieri politici”. E la grande opera di Al Sisi non sono le trivellazioni Eni nel Mediterraneo o il raddoppio del canale di Suez, ma le carceri: “con l’ultimo decreto di gennaio –dice Eid- ha ordinato quella enorme di Giza, ma in trenta mesi ne ha già progettate sedici”.
Su La Repubblica, pagina 2: “Giulio, una mote lenta dopo botte e torture”, “Giallo sulle tre versioni”, “La polizia egiziana: incidente. Ma le altre autorità smentiscono. Renzi e Mattarella a Al Sisi: fate luce”. E le tre versioni offerte dalla procura di Giza (che parla delle bruciature di sigarette e tagli), dalla polizia del Cairo (che sostiene che Regeni sia morto per un incidente stradale non precisato) e dal ministero dell’Interno egiziano (che sostiene che sul corpo ci fossero segni di lividi e abrasioni, ma non segni di tortura). Ne scrive l’inviato Fabio Scuto.
Sandro De Riccardis, inviato al Cairo, racconta “lo studente appassionato d’Oriente che inseguiva la giustizia sociale”.
A pagina 3 l’articolo di Carlo Bonini: “L’e-mail al Manifesto: ‘Sono preoccupato’. E spunta la pista del delitto politico”, “Regeni scriveva sul quotidiano. L’ultimo messaggio: ‘Se pubblicate l’articolo usate uno pseudonimo’. Ucciso subito dopo la scomparsa. I tentativi di depistaggio”, “Improbabile che gli autori appartengano alla criminalità comune o al terrorismo islamico”, “Il venticinque si parlò dell’arresto di un giovane straniero. I sospetti su 007 e squadroni della morte”.
Vincenzo Nigro, ancora su La Repubblica e sull’Egitto di Al Sisi: “Censura, violenza e desaparecidos in nome della guerra al terrore jihadista”, “Le organizzazioni non governative e gli attivisti di piazza Tahrir raccontano il volto brutale di Al Sisi”.
Anna Lombardi intervista lo scrittore egiziano Al-Aswani, che dice: “Ormai è uno Stato di polizia”, “Ci sono più arresti politici che ai tempi di Mubarak”.
Il Manifesto offre ai lettori un reportage che in gennaio lo stesso Regeni aveva scritto, come già aveva fatto in precedenza, con uno pseudonimo: “In Egitto la seconda vita dei sindacati indipendenti”. Questo l’incipit: “Al Sisi ha ottenuto il controllo del Parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del Paese, mentre l’Egitto è in coda a tutte le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa. Eppure i sindacati indipendenti non demordono”. A pagina 2 l’articolo di Giuseppe Acconcia: “La verità per Giulio”, “Giulio Regeni è morto in un modo atroce. Troppe lacune e contraddizioni nelle indagini al Cairo. La pista dell’arresto da parte della polizia nell’anniversario di Tahrir è la più probabile”.
A pagina 3 , ancora Giuseppe Acconcia: “Egitto. Ecco il regime militare di Abdel Fattah al-Sisi che piace tanto a Renzi”, “Dopo il golpe del 2013 uno Stato di polizia”, “Molti sono i casi di espulsioni all’arrivo in aeroporto o notizie di persone direttamente prelevate da casa”.
Il ritratto di Giulio Regeni che Acconcia traccia sul quotidiano è quello di uno studente “gramsciano appassionato dei movimenti operai”: “Giulio non faceva politica in Egitto, ma ne seguiva semplicemente le dinamiche. Studiava la fase delicatissima che i movimenti operai stanno attraversando nel Paese, completamente schiacciati dalla repressione del regime e dal sindacalismo filo-governativo”.
Su La Stampa, a pagina 2, l’inviata al Cairo Francesca Paci: “Il giallo della morte di Regeni, ‘Preso e ucciso dalla polizia’”, “Secondo fonti locali il giovane era sorvegliato perché frequentava attivisti. Aveva partecipato agli scioperi a Giza. Gli amici: ormai aveva paura”.
Sulla stessa pagina un articolo di Rolla Scolari: “Nelle caserme ‘terra di nessuno’ spariscono gli oppositori politici”, “Le associazioni per i diritti umani: negli ultimi mesi 340 casi”.
Su La Repubblica, in un editoriale dal titolo “Un Paese nella violenza”, Roberto Toscano scrive delle ripetute denunce delle ong per i diritti umani (tanto internazionali e che egiziane) relative a “numerosi episodi di sequestri, da parte di forze di sicurezza, di persone che vengono torturate per esser poi in alcuni casi rinviate a giudizio, di solito con l’accusa di terrorismo, mentre in altri casi le detenzioni rimangono clandestine e gli arrestati rimangono a lungo nella condizione di ‘desaparecidos’ o vengono ritrovati morti”. Toscano evidenzia poi che il timore del caos in Egitto “ha portato un po’ tutti, americani ed europei (compresi noi italiani) a decidere che tutto sommato era meglio tornare a un passato antidemocratico e repressivo capace di garantire, con l’avvento di un regime stabile, la nostra sicurezza e i nostri interessi economici. Lo chiamano realismo, ma lo è davvero? In Egitto si reprimono nello stesso tempo i sostenitori dei Fratelli musulmani e i giovani che cercano di preservare spazi di libertà e di pluralismo. Ci si deve però chiedere quanto a lungo sarà sostenibile un potere che non è nemmeno una riedizione dell’autoritarismo di Mubarak, spesso mediato da forme di consenso e di inclusione, ma è ormai un regime di militarismo puro”.
In prima sul Corriere Antonio Polito scrive che l’Italia ha il diritto di pretendere la verità dalle autorità egiziane, “perché è legittimo il sospetto che le indagini sulla atroce fine di Giulio Regeni siano state finora inquinate dall’obiettivo di nascondere, tacere, la verità”. Quel che si è appreso sulla morte del ricercatore (la lenta agonia, le torture), appaiono a Polito “il lavoro di professionisti”. In un Paese “retto da un regime militare e con un sistema di forze di sicurezza più volte accusato di ignorare l’habeas corpus e le regole dello Stato di diritto, nel quale le organizzazioni umanitarie hanno denunciato la scomparsa misteriosa di decine, forse centinaia di desaparecidos”.
Stefano Stefanini in prima su La Stampa: “Una crisi che non deve dividere”. Dove si legge che “per l’Italia non è certo il momento di scendere a compromessi sulla pelle di un proprio giovane, ma neanche quello di diktat”. Per quel che riguarda l’Egitto, “non bastano scuse e promesse”. Ma dall’Italia l’Egitto può aspettarsi, in cambio, “che la tragedia rimanga confinata a quello che probabilmente è stata, una brutalità fuori controllo e deprecata vibratamente, senza assurgere a una rottura fra i due Paesi”.
“Tutta la verità”, chiede l’editoriale di Tommaso Di Francesco sulla prima de Il Manifesto, sottolineando che in queste ore “si rincorrono interpretazioni a dir poco incredibili, ufficiali e di alcuni giornali che, accreditando perfino la versione dei servizi segreti egiziani che naturalmente negano ogni responsabilità su un suo possibile fermo o arresto, rivolgono l’attenzione allora sul fatto criminale puro e semplice, se non addirittura alla tesi dell’incidente automobilistico”. Giulio Regeni, puntualizza Di Francesco, “è scomparso non in un giorno di ‘Vacanze sul Nilo’ ma il 25 gennaio, quinto anniversario della rivolta contro Mubarak di piazza Tahrir 2011, in un intenso clima di mobilitazione giovanile, sociale e politico non solo di memoria ma inevitabilmente contro l’attuale regime militare del golpista Al Sisi”. Regeni “non era né un violento né un nemico dell’Egitto, al contrario amava quel Paese ed era esperto di lotte sociali, in particolare del sindacato egiziano e, dottorando a Cambridge, di crisi dei modelli economici del Medio Oriente”.
Siria, Turchia, Russia, Arabia saudita
La Repubblica: “Siria, il mondo promette dieci miliardi di aiuti”, “Riad: ‘Pronti a operazioni di terra’. Gli Usa: ‘In Libia sarebbe benvenuto un ulteriore impegno dell’Italia’”.
Sulla stessa pagina, intervista all’inviato speciale Onu per la Siria Staffan De Mistura, che dice: “’Non si può negoziare e combattere’”, “Il segretario delle Nazioni Unite aveva parlato chiaro su Ginevra: o si negozia davvero o si sospende”, “Tra una settimana riunione con i Grandi a Vienna. Servono tregua e aiuti umanitari”.
Anche il Corriere intervista Staffan de Mistura: “De Mistura accusa la Russia: ‘Sta accelerando il conflitto’”, “Sfogo del mediatore Onu: a Ginevra fingono di negoziare, ora cessate il fuoco”, “se fallisse la conferenza, com’è ancora possibile, la Siria non esisterà più”.
Su La Stampa: “Sauditi pronti a inviare truppe di terra in Siria. E Mosca accusa la Turchia: prepara l’invasione”, “Tensione dopo la sospensione dei negoziati di pace a Ginevra”. Di Giordano Stabile.
Sul Manifesto ne scrive Chiara Cruciati: “’Ankara compie azioni di terra’”, “Dopo il flop di Ginevra gli Usa tornano a criticare i raid russi. E Mosca punta il dito sulla Turchia”, “Sempre più rifugiati siriani nei campi male attrezzati del Medio Oriente. Ieri conferenza Onu dei donatori”.
Su La Stampa Ugo Magri si occupa del viaggio che il presidente Mattarella inizia questo fine settimana negli Usa: “Mattarella chiederà a Obama cautela sull’intervento in Libia”, “Nel colloquio alla Casa Bianca il capo dello Stato ribadirà la nostra leadership”, “Ma il Dipartimento di Stato Usa: maggiore impegno di Roma sarebbe benvenuto”.
Don Andrea Santoro (Turchia)
Su La Repubblica un reportage di Marco Ansaldo: “Nella Trebisonda del falso Islam, dove partì la minaccia ai cristiani”, “Dieci anni fa il parroco della città turca, roccaforte dei Lupi grigi veniva ucciso da un giovane killer indottrinato da un imam radicale. L’omicidio rivelò l’inizio di una nuova stagione di sangue in Medio Oriente”, “Oggi al posto del sacerdote italiano c’è un gesuita francese: ‘Buoni i rapporti con la gente, ma con le autorità è diverso’”.
Tunisia
Sul Manifesto a pagina 16 un’intervista di Valentina Porcheddu a Hmaid Ben Aziza, rettore dell’università di Tunisia e membro del ‘Quartetto per il dialogo tunisino’ insignito del Nobel per la Pace 2015: “racconta le conquiste ottenute dal Paese con la ‘Rivoluzione dei gelsomini’, il perdurare del malcontento sociale che ha generato le ultime proteste e il rischio che la ‘lotta al terrorismo’ venga strumentalizzata”. Dice: “La politica della paura non è mai stata una soluzione”, “dalle sollevazioni di queste ultime settimane a Kasserine e in altre città come Tozeur, Gabes e Médenine emerge inoltre con prepotenza il problema della diseguaglianza fra le regioni”, “in Tunisia, su ventiquattro governatorati, quattordici hanno bisogno di un ‘piano Marshall’ di investimenti, infrastrutture e opportunità per il tempo libero
Jihadisti d’ Europa
Su La Stampa un articolo di Paolo Levi e Alessandro Alviani si occupa delle stragi di Parigi: “Lo jihadista Abaaoud disse: ‘Siamo in 90 e dappertutto qui a Parigi’”, “Parla Sonia, la donna che incastrò il regista degli attentati di Parigi, ‘Dopo gli attacchi era contento, stava per colpire un asilo nido’”.
E in basso, sulla stessa pagina: “Mistero sul blitz a Saint-Denis: ‘La polizia ha sparato sulla polizia’”, “Mediapart: nessuno dei 1500 colpi avrebbe raggiunto i terroristi”. Si parla quindi dell’assalto delle teste di cuoio al covo di Abdelhamid Abaaoud, il coordinatore delle stragi di Parigi lo scorso 18 novembre: “agenti che sparano su agenti”. Né lui, né la cugina, né il “terzo uomo” sarebbe stato raggiunto dai colpi delle forze speciali, secondo il sito Mediapart.
Usa (primarie)
Su La Stampa un’intervista di Paolo Mastrolilli al candidato democratico alle primarie Bernie Sanders: “I giovani sono con me, Hillary progressista a giorni alterni”, “Il candidato democratico: ‘I repubblicani vincono quando l’affluenza è bassa, in Iowa siamo riusciti a portare alle urne persone che non avevano mai votato”, “Wall street ha troppa influenza sulla politica. Le donazioni dei ricchi stanno rovinando la nostra democrazia. Io non le ricevo, Hillary sì”, “Non concordo con Obama su molti punti, ma ha salvato gli Usa dalla crisi economica e merita più credito di quanto non ne riceva”.
Colonia
Si è aperto ieri a Colonia il Carnevale cittadino, con la tradizionale “Weiberfastnacht”, il “giovedì grasso delle donne”, all’indomani delle violenze di Capodanno. Ne danno conto dalla cittadina tedesca Luisa Pronzato e Elena Tebano: “Il Carnevale delle donne, in strada ma più tese”. La piazza del Duomo, che fu teatro di aggressioni, “è solo un punto di passaggio semivuoto”. Sei denunce di molestie, oltre il doppio degli agenti di polizia schierati rispetto all’anno scorso.
Anche su La Repubblica: “Colonia, la rivincita delle donne, ‘Non rovineranno il nostro Carnevale’”, “Quest’anno triplicata la presenza della polizia”. Ne scrive l’inviata Tonia Mastrobuoni.
Troppi interessi economici tra stati non faranno emergere le verità. Me ne accorgo visto che svolgo attività di volontariato e anche in quel campo ci sono stati dei cambiamenti che non gradisco. La mia salute è precaria però combatterò per le cose in cui credo.