La Repubblica: “Renzi al Pd: trattiamo sulle riforme”. “Il premier: l’articolo 2 non si tocca, sul resto serve responsabilità. Unioni civili entro metà ottobre”.
Accanto, con foto: “Matrimoni, la rivoluzione di Francesco. ‘Processi gratis, li annullerà il vescovo. Sacra Rota, un solo grado di giudizio”.
A centro pagina: “Migranti, Orban si ribella alla Ue. Merkel: ne ospiteremo 500 mila”.
La Stampa: “La svolta di Francesco. Processo breve gratuito per annullare le nozze. Per i casi più chiari basterà una sola sentenza. Pinto (Sacra Rota): ‘Poveri e vescovi al centro della rifora”.
Di spalla: “‘A Berlino 500mila rifugiati l’anno’. Quote, scontro con i Paesi dell’Est”. “Merkel accelera sull’accoglienza. In Grecia isola di Lesbo al collasso per i profughi”.
A centro pagina: “Sulla riforma del Senato spunta l’ipotesi fiducia”.
Il Corriere della sera: “Renzi ai dissidenti: ‘Qui ci giochiamo la legislatura’. Dialogo con la minoranza senza Pd”.
Di spalla: “La svolta del Papa sui matrimoni: più facile scioglierli. Le pratiche saranno garantite e nella curia vicina”.
In prima, con una grande foto, il “record” della Regina Elisabetta, da 63 anni sul trono britannico. Oggi infatti supererà la regina Vittoria. “Elisabetta l’intramontabile”.
E poi “l’onda lunga dei profughi. In 4 milioni verso l’Euopa”. “Berlino: pronti ad accoglierne 500 mila l’anno”.
Il Giornale. “Caos matrimoni. L’Europa ci odina: subito quelli gay. Chi rischia il divorzio è il governo. Il Papa, dopo tre secoli di rigore, vara gli annnullamenti veloci e gratis”. “Separarsi (da laici) resterà la solita giungla di burocrazia”, scrive il quotidiano.
Sulla situazione politica: “Ncd, 15 senatori pronti a mollare Renzi. La minaccia del premier ai dissidenti Pd: metto la fiducia sulle riforme”. “La maggioranza scricchiola”.
Sulla prima de Il Giornale, ma anche di altri quotidiani, la notizia che Giovanni Scattone, condannato per l’omicidio di Marta Russo che ha espiato la sua pena: “L’omicida Scattone insegna ai ragazzi. Famiglie in rivolta”.
Il Fatto quotidiano: “I mostri del suo Senato. Schiforme: chi avremmo a Palazzo Madama se fosse già passata la nuova legge”, con foto di presidenti e consiglieri regionali come Cota, Fiorito, Formigoni, De Luca, Minetti.
“La classe politica più malfamata, quella delle Regioni, prepara la marcia su Roma”.
A centro pagina: “Grasso: ‘Basta pressioni da Renzi e dalla Boschi’. Pizzini sulla seconda carica dello Stato”.
E poi: “‘La prescrizione è su misura degli evasori: non applicatela’. Le norme della ex Cirielli voluta da Berlusconi rendono impossibile colpire chi sottrare miliardi al Fisco utilizzando le frodi sull’Iva, dicono i giudici di Lussemburgo” della Corte di giustizia europea, scrive il quotidiano diretto da Travaglio.
Il Sole 24 ore: “Pechino e Pil europeo mettono le ali alle Borse”. “Forti acquisti dei fondi statali: Shangai + 2,9 per cento. Rivista al rialzo (0,4 per cento) la crescita dell’Eurozona. Milano + 1,5 per cento, cala lo spread. Wall Street + 2,5 per cento”.
Di spalla: “La rivoluzione del Papa sulla Sacra Rota: processi brevi e gratis. Una sola sentenza e verdetto in un anno. Sarà il vescovo ad avere il ruolo di giudice”. “Riforma dopo tre secoli”.
In alto: “Germania pronta ad accogliere mezzo milione di profughi l’anno”.
A centro pagina: “Le banche italiane promosse dalla Bce. Superati gli esami Srep senza richieste aggiuntive di capitale. Chiesti ratio più alti ma gli istituti sono già in equilibrio. A Vicenza e Veneto servono gli aumenti già previsti”.
Riforme
Ieri il segretario Pd ha incontrato i senatori del suo gruppo. Maria Teresa Meli sul Corriere dà conto delle sue parole: “‘La legislatura passa per la riforma, questo deve essere chiaro a tutti’: con i collaboratori Matteo Renzi è netto. Con i senatori del Pd, però, il premier non alza i toni e non pronuncia ultimatum, perché non ce n’è bisogno: ogni parlamentare sa che la legislatura è appesa alla riforma”. Non è “né il luogo né il momento” di “asprezze” e di esasperazioni dice Renzi ma chiarisce anche che “a un certo punto bisognerà decidere e chiudere. Adesso la palla è a loro, vediamo se vogliono sfasciare tutto o no. Io i numeri ce li ho comunque”.
La Repubblica, pagina 6: “Renzi: ‘Summit del Pd per modificare il Senato. Disciplina? No, lealtà’”, ‘Ma l’articolo 2 non si tocca’. Grasso: decido in aula. Bersani: ‘Niente ordini di scuderia sulla Costituzione’”. Riferisce Tommaso Ciriaco che il premier nel corso dell’assemblea dei senatori dem ha usato “bastone e carota” sulla questione dell’articolo 2 della riforma del Senato, che riguarda l’elettività diretta: “Se si rimette in discussione l’approvazione in copia conforme dell’articolo 2 -ha detto – si rimette in discussione tutto”, “prendiamoci gli ultimi giorni per una soluzione, anche con gli altri partiti. Non vogliamo barricate, nessun ‘prendere o lasciare’”. Ed ha promesso un confronto, con un summit, ovvero una riunione tra i membri democratici delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato per concordare eventuali modifiche. Renzi ha però ricordato che “l’Ulivo voleva il Senato non elettivo. La nostra è una versione soft di ciò che per 70 anni la sinistra ha proposto: il superamento del bicameralismo paritario”. E il “retroscena” di Goffredo De Marchis sottolinea che vi sarebbe una “ipotesi della fiducia solo sulla norma-chiave”. Ma anche che nel Nuovo Centro Destra ci sarebbe una pattuglia si 10 o 15 senatori che sarebbero pronti a schierarsi contro il leader del partito Angelino Alfano votando contro la riforma costituzionale.
Su Il Giornale: “Seggi sicuri solo ai ministri Ncd. 15 senatori pronti al no in Aula. L’intesa sull’alleanza con la sinistra porterebbe solo 4 o 5 posti garantiti, dissidenti in rivolta: ‘Senza un segnale sull’Italicum saremmo in un vicolo cieco. Allora è meglio votar esubito”. Secondo il quotidiano nei giorni scorsi, durante una convention di Forza Italia, “il telefono di Maurizio Gasparri è ripetutamete squillato senza che gli esponenti Pd ottenessero alcuna apertura di fronte all’imminente voto sulle riforme in Senato”. Da giorni insomma “in ambienti renziani” ci sarebbe la ricerca di voti anche per il timore di franchi tiratori in casa Ncd, dove ci sarebbe”malumore” da parte di Schifani, Quagliariello, Lupi, Formigoni: tutti avrebbero perplessità in vista delle Amministrative 2016 per lo schieramento del partito.
Anche su La Stampa, pagina 6: “Renzi: ‘Sul Senato posso mediare’. Ma spunta l’ombra della fiducia”, “Il segretario chiede modifiche concordate: il mio non è un prendere o lasciare. La distanza resta però ampia e si affaccia l’ipotesi di un voto ‘blindato’”. Scrive Carlo Bertini che i 28 dissidenti Pd non ritirano i loro emendamenti sull’elettività. E che c’è un “pressing” anche sul presidente del Senato Grasso, che è in qualche modo “uscito allo scoperto”, chiedendo alle parti di trovare un’intesa e confermando che, sul punto sub judice, ovvero se far votare o no tutti i commi con migliaia di emendamenti all’articolo della discordia (il 2), deciderà solo quando le richieste di modifica arriveranno in aula: “invece di aspettare le decisioni, solo tecniche, del presidente -ha detto Grasso- la politica cerchi una mediazione su alcuni punti della riforma, soprattutto funzioni del Senato e sua composizione”. E per il quotidiano l’ex segretario Pd “va allo scontro”: “non c’è disciplina di partito sulla Costituzione”, ha confermato. Di fianco, l’analisi di Federico Geremicca: “L’eterna sfida tra il vecchio e il nuovo che il Pd rischia di pagare caro”, “Come per altre riforme, non è il merito ad essere in discussione”. Il quotidiano intervista poi il senatore renziano Giorgio Tonini, che dice: “Il premier ha teso la mano. Tutti riflettano su questo appello”, “Il senatore: ha offerto alcune modifiche sulle funzioni”. Tonini fa notare che “alcune funzioni che erano state assegnate al nuovo Senato sono state tolte dalla Camera proprio su input della minoranza, che ora, a Palazzo Madama, chiede di reintrodurle”.
Su La Repubblica “Il punto” di Stefano Folli: “Il dilemma di Matteo e il segnale che manca”. Folli descrive l’atteggiamento di Renzi verso la minoranza come “oscillante”: “un giorno la maltratta e la descrive come un gruppo di sopravvissuti nostalgici; un altro giorno sembra riconoscerle un ruolo nel percorso di ripresa del Paese”, ma è come se il segretario-premier non avesse in cuor suo sciolto il dilemma: “accordo, cioè compromesso, all’interno del suo partito oppure sfida in Parlamento all’ultimo voto?”. Ma uno sbocco “è indispensabile”, Renzi deve avviare una vera iniziativa, stringere un accordo alla luce del sole con il capo dell’opposizione interna (Bersani): e allo stesso tempo il premier dovrà “sentirsi rassicurato” che la revisione non implicherà che si ricominci daccapo l’iter costituzionale. Il rischio, altrimenti, è che diventino “davvero decisivi i voti di Denis Verdini”.
Il Fatto, pagina 2: “Grasso: ‘Basta pressioni, io rispetto la Costituzione’”, “Renzi conta sul ‘confronto all’americana’ con i ‘ribelli’ dem e come ultima ipotesi pensa alla fiducia”. A pagina 4 il quotidiano sottolinea che quello che produrrebbe la riforma è “Il Senato dei nominati”, quel Senato delle Regioni, che “negli ultimi anni” hanno prodotto “soprattutto scandali e arrestati” (a corredo dell’articolo, le foto di Roberto Cota, Roberto Formigoni, Vincenzo De Luca, Nicole Minetti, Franco Fiorito ecc.). A pagina 5, intervista a Massimo Villone, costituzionalista, già senatore Ds: “Renzi come Gelli, vuole uccidere la partecipazione”, “E’ davvero l’anno zero”.
Il Giornale: “Renzi prepara l’arma segreta: sulle riforme metto la fiducia. Il premier risponde a Bersani: ‘Non chiedo disciplina, discutiamo’. Ma sulla eleggibilità dei senatori non molla”.
Forza Italia
La Repubblica, pagina 9: “Forza Italia teme l’Opa di Della Valle”, “L’imprenditore anti-premier prepara per novembre una convention, in fermento il partito di Berlusconi che cala ancora nei sondaggi. Riunione dei senatori (con molte assenze): verso il no sulla riforma della Costituzione”. Scrive poi il quotidiano che il Cavaliere è “in partenza per la Russia, dove incontrerà Putin. Ma il partito è nella tempesta”.
Su Il Giornale un articolo è dedicato al “muro” alzato da FI nei confronti di Renzi sulle riforme e ai sondaggi: “quasi tuttti gli istituti – da Euromedia research a Emg passando per Swg – danno Forza Italia, Lega, Area Popolare e Fratelli d’Italia assieme in vantaggio sul Pd di Renzi. Euromedia research addirittura senza i centristi di Alfano (32,2 per cento contro il 31)”.
Il divorzio in Vaticano
La Repubblica dedica le prime tre pagine alla decisione del Papa sull’annullamento dei matrimoni. “Matrimoni annullati dal vescovo in un mese. La rivoluzione del Papa”. “Dopo tre secoli cambiano le regole: tempi più rapidi. I processi saranno gratuiti, basterà una sola sentenza”. Si spiega che il nodo dello snellimento è nello “stop alla doppia sentenza”, perché se oggi le cause durano in media tre anni e a volte fino a dieci, le nuove norme consentono una accelerazione delle decisioni. Inoltre – nei casi in cui non esistono contenziosi e dove le prove di nullità sono evidenti – “si mette in campo il processo breve”, dove il giudice è il vescovo locale, chiamato a emettere la sentenza entro trenta giorni con possibilità di appello alla Sacra Rota. Quali sono le cause di nullità evidenti? “Mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza di una relazione extraconiugale, l’occultamento doloso della sterilità o di una malattia contagiosa, o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione”.
Il quotidiano spiega che dalla riforma è venuto anche “un forte appello” alla gratuità dei processi. Ma non è un obbligo” perché sono le conferenze episcopali a decidere.
Repubblica intervista anche la ex presidente della Camera Pivetti, che venti anni fa ottenne l’annullamento dalla Sacra Rota. Lo ricorda come “un processo severo ma soprattutto misterioso”, “lungo e molto serio, durato più di tre anni”. Non ricorda quanto spese ma “indubbiamente l’avvocato fu più caro di quello civile che ho poi scelto per la separazione”.
Il Sole 24 ore: “La rivoluzione della Sacra Rota. Dopo tre secoli la prima riforma sui processi per l’annullamento dei matrimoni”. Si dà conto delle parole di Pio Vito Pinto, decano della Sacra Rota, uno dei sei prelati che per un anno hanno lavorato a questa riforma. La riforma – ha detto Pinto – entrerà in vigore l’8 dicembre ma ci sarà un periodo di “implementazione” che riguarda tutte le novità, dal ruolo dei vescovi alla gratuità delle causa che alla Rota Romana sono già il 70-80 per cento delle cause, oggi circa 3000 l’anno. “Un avvocato d’ufficio, solitamente, per ogni causa chiede 300 massimo 400 euro”, dice Pinto.
Il “commento” sul quotidiano di Confindustria è affidato all’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte: “Una trasformazione di evangelica semplicità. La riforma è ispirata a principi semplici e chiari, dottrinalmente e pastoralmente ineccepibili, fondati sulla fondamentale ‘salvezza delle anime'”.
Su La Stampa Andrea Tornielli firma un “retroscena” in cui scrive che la “riforma che snellisce e velocizza le cause di nullità matrimoniale, dando al vescovo il potere di giudicare con un processo breve ogni qual volta la richiesta sia presentata consensualmente dai coniugi o vi siano evidenze tali da non richiedere ulteriori inchieste, arriva come una bomba. Una bomba d’acqua destinata a spegnere molte micce già accese in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia”. Ricorda le discussioni di un anno fa sulla opportunità di concedere la comunione ai divorziati risposati, ricorda le tesi del cardinale Kasper alle quali si era contrapposto un volume scritto da cinque porporati, “tra i quali spiccava il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller. Ora, in vista del nuovo Sinodo, il fronte dei contrari alla proposta Kasper si è ulteriormente compattato, e un nuovo libro esce in questi giorni con le firme di undici porporati. È curioso come in pochi giorni i due principali protagonisti di questo dibattito, Kasper e Müller, abbiano parlato di ‘scisma’. Il Prefetto della fede l’ha fatto paventando il rischio di fratture nella Chiesa sul tema della morale matrimoniale. L’autore della proposta aperturista ne ha parlato invece come un dato di fatto: ‘A molti – ha detto Kasper – la dottrina della Chiesa risulta lontana dalla realtà. C’è una specie di scisma pratico’”. Tornielli ricorda che tra i contrari alla comunione ai divorziati c’erano anche cardinali come Angelo Scola, Carlo Caffarra e Camillo Ruini. Ora la “mossa di Francesco” potrebbe “sgonfiare almeno in parte la fronda interna”. Si ricorda che alla fine del Sinodo straordinario “era stato proprio il cardinale Scola a suggerire in aula, oltre all’accelerazione dei processi, anche un ruolo maggiore dei pastori diocesani, arrivando anche a proporre una procedura non giudiziale”.
Anche Massimo Franco sul Corriere ricorda il libro su “Matrimonio e famiglia” scritto da “undici cardinali”: “Più della metà dei firmatari sono europei: dagli ex presidenti della Cei e dei vescovi spagnoli, Camillo Ruini e Antonio Rouco Varela, al primate di Boemia Dominik Duka, all’arcivescovo di Utrecht, Willem Jacobus Eijk. Compare anche il nome di Joachim Meinster, arcivescovo emerito di Colonia. Ma colpisce forse di più la presenza di cardinali africani come Robert Sarah, prefetto per il Culto divino e i Sacramenti, e John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria; e di Baselios Cleemis, capo dei vescovi dell’India”. Franco ricorda che sull’altro fronte si trova “la maggior parte dell’episcopato tedesco”, con il presidente di quella conferenza espiscople, Reinhard Marx, che ha detto a febbraio scorso: “‘Non siamo una filiale di Roma. Non possiamo aspettare che un sinodo ci dica come modellare qui la cura pastorale del matrimonio e della famiglia’. Si tratta di un atteggiamento che ha fatto parlare di ‘deriva protestante’. E ha indotto altri tedeschi, come il segretario di Benedetto XVI, monsignor Georg Gaenswein, a prendere le distanze pubblicamente da quanti, a suo avviso, ‘cedono allo spirito del tempo’ o ‘cercano applausi mediatici'”. Franco cita il parere di Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior. Dice che la mossa del Papa è una “operazione a fin di bene, magari opportuna ma pericolosa. Si rischia di relativizzare il sacramento del matrimonio. Se il papa dice che per ragioni di immaturità un sacramento è nullo, si mette in discussione lo stesso sacramento. È un’ammissione di impotenza della Chiesa, che non ha saputo valutare il senso di responsabilità di chi si è sposato”. Anche Gotti Tedeschi usa la parola scisma: “L’impressione è che continuando così si finisca per alimentare uno scisma di fatto”
Immigrazione, Isis, Siria
La Stampa: “La sfida di Berlino: ‘Prendiamo ogni anno 500 mila profughi’”, “La Merkel chiede però quote vincolanti alla Ue. Juncker oggi presenta il piano sulla ripartizione”. Scrivono Tonia Mastrobuoni e Marco Zatterin che oggi il presidente della Comissione Ue Jean Claude Juncker illustrerà il piano per la ripartizione di 120 mila rifugiati che hanno diritto alla protezione internazionale (siriani ed eritrei in particolare), prelevati da Grecia, Italia e Ungheria. Nel suo primo Discorso sullo Stato dell’Unione, scrive il quotidiano, Juncker vuole dare il tono politico più alto alla sfida con cui invita a gestire la marea umana che fugge dalle guerre. Poi il pacchetto di misure volerà sul tavolo degli sherpa dei Ventotto a Bruxelles, quindi ai ministri degli Interni che si vedono lunedì: ma “è difficile un’intesa rapida, salvo miracoli”, visto che il blocco del gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia) osteggia con forza ogni ripartizione vincolante. Sulla stessa pagina: “E i detrattori di Angela ora ne fanno un modello”, “Dopo la svolta sui siriani in fuga”, “E’ riuscita a sedurre anche i cuori più diffidenti” (di Mattia Feltri). A pagina 9, un ritratto del premier ungherese firmato da Bruno Ventavoli: “Orban, il ‘cattivo’ d’Europa che tiene testa alla cancelliera”, “Il leader ungherese: ‘Finiremo il muro in una settimana’”.
Il Corriere della sera intervista l’ex ministro degli esteri britannico David Miliband. Oggi guida una organizzazione umanitaria, l’International Rescue Committee. “C’è del buono e del cattivo in quello che sta facendo la Gran Bretagna”, da una parte “Paese leader negli aiuti internazionali”, più indietro sull’accoglienza perché si accolgono 20 mila rifugiati in cinque anni mentre la Germania ne accoglie 20 mila a settimana. Un sondaggio BBC dice che il 57 per cento dei britannici non vule altre rifugiati, e due inglesi su tre dicono che la foto del bambino siriano morto non deve spingere a una politica meno razionale sull’immigrazione. “Dipende da come il sondaggio ha formulato la domanda. Nessuno sceglierebbe di essere irrazionale”, risponde Miliband. “Ma credo che alla base ci sia anche la confusione che nel Regno Unito e in altri Paesi si è creata parlando di migranti quando si tratta di rifugiati”. “Penso che il cuore del popolo britannico sia grande ma vogliono una leadership competente per gestiore le questioni”.
La Repubblica intervista Anthony Giddens, ex rettore della London School of Economics, membro della Camera dei Lord. “‘Grazia ai migranti un’Europa migliore scopriamoci solidali'”. Dice che l’esodo dei siriani “ha fatto emergere uno nuovo spirito solidale in Europa e spinto la Germania ad assumere con grande intelligenza un ruolo guida”. ma “i rischi sono gravissimi” perché la crisi “rischia di spaccare ulteriormente l’Ue. I numeri non dovrebbero indurre alla “isteria”: “Poniamo che 600 mila migranti l’anno per cinque anni entrino nella Ue: sarebbero in tutto lo 0,6 per cento della popolazione”. Il problema è che “la questione della Siria si mescola ad altre tre crisi europee: la crisi più ampia dei migranti, la crisi dell’eurozona e il conflitto in Ucraina”. Dice che “è improbabile” che si possa risolvere la situazione in Siria senza la collaborazione della Russia, ma lo scontro con la Ue sull’Ucraina rende difficile che collabori con l’Europa sulla Siria”.
Due pagine più avanti il quotidiano romano offre una intervista al professor Joshua Landis, esperto di Siria: Dice che “i russi non lasceranno che Assad se ne vada. E davvero gli Usa vogliono che i sunniti si lancino alla conquista di Damasco? “. E dunque “nessuno vuole davvero che Assad se ne vada”. Solo che prosegue il “teatro di marionette in cui tutti recitano una parte sapendo bene che è una funzione”, gli Usa mandano più soldi ai ribelli e i russi fanno lo stesso con i governativi.
Sul Corriere, Franco Venturini si occupa della “presa di distanza” italiana rispetto agli annunci di Parigi e Londra sulla Siria e ricorda che per l’Italia sono importanti oggi i negoziati sulla Libia, perché se fallissero “l’Italia si aspetta che la coalizione anti Isis già operante in Siria e in Iraq sia estesa nei modi opportuni anche alla Libia”. E si chiede: se “non bombardiamo l’Isis né in Siria né in Iraq, quanto peso avrà domani la nostra eventuale richiesta di aiuto in Libia?”. Diverso il discorso se i bombardamenti siano “destinati a cambiare alcunché”. Ricorda che nei primi due anni di conflitto, “quando era chiara a tutti la responsabilità soverchiante del regime e gli oppositori potevano in gran parte essere considerati amici o alleati, si decise di non intervenire perdendo poi progressivamente il controllo delle formazioni anti-Assad (a beneficio anche dell’Isis)”. Da allora l’Isis è cresciuto e “gli unici che l’hanno efficacemente contenuto sono stati i Peshmerga curdi e le milizie sciite patrocinate dall’Iran. A terra. Ma dall’aria i bombardamenti della coalizione guidata dagli USA, tanto in Iraq quanto in Siria per chi partecipa, non sono andati oltre un risultato di parziale contenimento”. Oggi la fine della guerra non può che passare per la diplomazia, “affiancando, d’accordo con la Russia, l’Iran post-accordo nucleare e l’Arabia Saudita, una campagna aerea molto più energica contro l’Isis e un processo politico parallelo che preveda un cambio della guardia a Damasco con l’uscita dignitosa di Assad”.
Sul Corriere anche un articolo dal titolo: “L’Iran apre a un tavolo di pace con Usa e sauditi. ‘Negoziamo per fermare i massacri in Siria’. Iniziativa del presidente Rohani. Ora si attendono le mosse di Putin, l’altro grande alleato di Assad”.
Ancora sul Corriere una pagina firmata da Guido Olimpio dedicata alla strategia Usa: “La guerra dei cieli. Distrutte 2577 trincee nemiche, uccisi molti capi dell’Isis. Ma le incursioni della coalizione non bastano per vincere”.
Sempre sul Corriere una intervista a Pierferdinando Casini, presidente della Commissione esteri del Senato. “L’Italia fa bene a sfilarsi, esibire i muscoli non serve. L’unica soluzione possibile passa da Mosca e Teheran”.
Su La Repubblica l’intervento di Angelina Jolie e Arminka Helic sul tema della crisi dei profughi: “Una risposta globale per affrontare la crisi del secolo”.
Sul Sole 24 ore: “Blitz delle forze turche in Irq. Folla di nazionalisti attacca ad Ankara la sede del partito curdo Hdp. Mentre l’Occidente alza il tiro sul Califfato. Ankara intensifica gli attacchi al Pkk”. “Il presidente turco spera di escludere il partito curdo Hdp dalle elezioni del primo novembre, dopo l’ingresso in Parlamento in giugno”.
E poi
Su La Repubblica, alle pagine delle ‘Idee’, un’intervista al priore del monastero di Bose Enzo Bianchi, in occasione dell’annuale Convegno Ecumenico Internazionale. Dice Bianchi: “Critichiamo l’Islam ma po emarginiamo ancora le donne”, “Il modello di Maria, vergine e madre, non può essere un vero riferimento. Dove si comanda restano gli uomini”. Bose parla anche dei migranti, ricordando come l’allarme di Papa Francesco due anni fa a Lampedusa sia rimasto inascoltato. E con ogni probabilità altrettanto accadrà per l’ultimo appello di Bergoglio affinché vengano accolti nelle parrocchie i rifugiati secondo Enzo Bianchi: “un mese fa – sottolinea – il vescovo di Crema ha chiesto di ospitare i rifugiati in locali adiacenti una scuola cattolica, è stato contestato dalle famiglie. La situazione italiana è una vergogna, soprattutto nelle regioni più tradizionalmente più cattoliche, il Veneto e la Lombardia”. Il rifiuto è più sociale o più confessionale? “Quello confessionale l’hanno gridato a suo tempo il cardinal Biffi e il vescovo Maggiolini, secondo cui bisognava eventualmente accogliere solo i cristiani. Ma il problema p la vera e propria fabbrica di paura dei barbari, edificata da forze politiche attente solo all’interesse locale, forze che prima di Francesco la chiesa italiana ha assecondato, anche se all’inizio sembravano assumere riti pagani, precristiani, quelli sì barbarici. Ora si proclamano cristiani ma io li chiamo cristiani del campanile”. Nel corso dell’intervista ricorda poi che “i monaci dal V secolo fecero scempio dell’arte pagana. Erano i talebani del momento”.
Sul Sole 24 ore l’editoriale è firmato da Jean Claude Trichet, ex presidente della Bce. “Le banche e la giusta ‘cultura del rischio'”. Parla delle banche e della necessitò che “prendano misure per riconquistare la fiducia dei cittadini” perché il mondo bancario è responsabile di molti “misfatti”, dalla manipolazione del tasso Libor all’aggiramento delle sanzioni economiche al riciclaggio del denaro sporco, per i quali ha pagato anche “il cittadino che paga le tasse”.
Ancora sul Sole una intervista al presidente della Camera di commercio europea a Pechino Jorg Wuttke. Dice che “le riforme per la liberalizzazione” in Cina “vanno a rilento”, che “la leadership cinese avrà bisogno di più audacia per cambiare e nonostante le mille difficoltà anche interne”. Cita le differenze di crescita tra diverse aree, dice che il Pil pro capite oggi è “ai livelli di Corea e Giappone tra gli anni 60 e 70, con grandi prospettive di crescita”, spiega che la Cina deve guardarsi dal debito, che sarebbe “al 282 per cento del Pil. Ma quello degli enti locali è terribile, probabilmente tre volte tanto quanto quello dichiarato, mentre quello corporate addirittura non si riesce a quantificare”.
Il Giornale scrive: “Silurato il censore della Meloni”, il capo dell’Ufficio anti razzismo di Palazzo Chigi che aveva censurato le parole della leader di Fratelli d’Italia sugli immigrati. “Non verrà rinnovato l’incarico al capo dell’ufficio anti razzismo di Palazzo Chigi. Scrisse alla leader FdI: ‘Modera i toni'”.
Tutti i quotidiani danno conto del voto ieri al Parlamento europeo che chiede all’Italia e ad altri otto Paesi membri dell’Unione di deliberare sui diritti delle coppie omosessuali e anche di “considerare la possibilità di offrire alle coppie gay istituzioni giuridiche come la coabitazione, le unioni di fatto registrate, il matrimonio”. Il Giornale gli dedica l’apertura e il titolo “L’Europa vuole imporci i matrimoni gay. La rivolta dei cattolici. Il Parlamento Ue bacchetta l’Italia sulle unioni omosessuali e inguaia Palazzo Chigi. Lupi (Ncd): siamo uno Stato sovrano, no alle nozze”. Il Corriere intervista la senatrice Cirinnà, autrice del disegno di legge in discussione in Parlamento, che racconta dell’ostruzionismo di “alcuni senatori” come Gasparri, Caliendo, Malan, Sacconi, Di Maggio, Di Biagio, che “non voglio dare diritti alle coppie omosessuali. Così è impossibile mediare”.