Fiducia sul decreto lavoro

Il Corriere della Sera: “Acquisti e viaggi, i dati al Fisco. Scatta oggi lo ‘spesometro’, controlli sopra i 3600 euro. Renzi: cambi alla Pubblica Amministrazione”. E poi: “Decreto Irpef, i ‘costi nascosti’ per imprese e famiglie”. In prima anche un richiamo all’iter del decreto sul lavoro: “Lite sul testo, verso il voto di fiducia”. A centro pagina: “Nuovi sbarchi, l’Italia non ha più risorse”. “Mare Nostrum: appello all’Europa: servono 9 milioni al mese. Lega e Forza Italia per bloccare la missione”.

 

Il Giornale: Paghiamo gli sbarchi 300 mila euro al giorno. I contribuenti costretti dal governo a sostenere l’invasione dei clandestini. Alfano sta con Boldrini & C.”.

A centro pagina, con foto: “Berlusconi ha deciso: torna in piazza. Due manifestazioni a Roma e Milano per sostenere la campagna elettorale”. L’editoriale, firmato da Vittorio Feltri, è dedicato al decreto sul lavoro: “Di sinistra e anti-impresa, la nuova legge sul lavoro aumenterà i disoccupati”.

 

La Repubblica: “Ecco il piano segreto per tagliare gli F35, via metà degli aerei”, “Il governo ha deciso, ne saranno acquistati solo 45”, “Dl lavoro in aula, Ncd attacca. Renzi: metto la fiducia”, “Pronti gli sconti fiscali per le mamme lavoratrici”.

A centro pagina, stralci di un intervento del ministro dell’Economia: “Padoan: così deve cambiare la Ue”. Si tratta di estratti da un libro in uscita, scritti prima che diventasse ministro.

A centro pagina, con foto: “Gli uomini verdi di Putin alla ‘conquista’ di Kiev”.

In taglio basso: “Casa Bianca, corsa delle donne, una ‘pasionaria’ sfida la Clinton”.

 

La Stampa: “Test-lavoro per Renzi. Sfida sulla flessibilità”, “Troppa per la sinistra Pd, troppo poca per Alfano. Il premier: avanti come un treno. L’ipotesi fiducia”.

In evidenza, la foto del vincitore della maratona di Boston, ad un anno dalla strage: “L’America vince i suoi fantasmi”. È Meb Keflezighi, nato in Eritrea 38 anni fa, immigrato in Italia e oggi cittadino Usa.

 

Il Fatto: “Un milione di famiglie povere. Renzi, a queste chi ci pensa?”.

A centro pagina: “Bologna, il caso Moro e le stragi: le verità di Carlos ‘lo sciacallo’”.

 

Il Sole 24 Ore: “Padoan apre il fronte della Cig. Il ministro: risorse da trovare nei prossimi mesi ma no a manovre aggiuntive. ‘Sui tagli di spesa proposte ampie, poi Renzi ha fatto scelte selettive’”. Di spalla: “Il decreto lavoro da oggi in Aula. Maggioranza divisa. Il governo orientato a chiedere la fiducia”.

 

L’Unità: “Camera, la battaglia del lavoro. Arriva in Aula il decreto Poletti modificato in ‘commissione. Tensione Pd-Ncd, opposizione all’attacco”. E poi: “I dati drammatici dell’Istat: oltre un milione di famiglie vive senza salario, 56 per cento in più in due anni”.

 

Decreto lavoro, economia

Il governo oggi dovrebbe porre la questione di fiducia sul decreto sul lavoro, uscito emendato dall’esame in Commissione. Scrive L’Unità che “il testo, emendato dal Pd in commissione per accontentare la minoranza del partito, così com’è non piace per niente al Nuovo Centrodestra, che in commissione non ha votato, e fa storcere il naso a Scelta Civica, che in commissione si è astenuta. Dal canto suo la minoranza del Pd ha avvertito che se il governo intende mettere la fiducia sul testo dovrà farlo su quello uscito dalla commissione. Si prepara quindi un braccio di ferro tra le forze in campo”, anche perché il Ncd, per bocca dell’ex ministro del Lavoro Sacconi, ribadisce: “’la Commissione lavoro della Camera ha ridotto del 50% la spinta propulsiva alla maggiore occupazione del decreto lavoro, è interesse del governo ripristinare le semplificazioni in materia di apprendistato, rimuovendo i vincoli che lo inibiscono. Così come è necessario ridimensionare la sanzione nel caso di contratti a termine superiori al tetto del 20% degli occupati”.

La Stampa parla di “braccio di ferro” tra Pd e Nuovo Centrodestra” sul decreto lavoro per lo “scontro sulla flessibilità: troppa per la sinistra dei democratici, agli alfaniani non basta”. Anche il quotidiano torinese riferisce le parole del presidente dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi, che insiste perché il testo ritorni alla sua formulazione originaria, prima delle modifiche introdotte dalla Commissione Lavoro della Camera: quest’ultima “ha ridotto del 50% la spinta propulsiva alla maggiore occupazione del decreto lavoro”, secondo Sacconi che aggiunge “è interesse del governo ripristinare le semplificazioni in materia di apprendistato, rimuovendo i vincoli che lo inibiscono”. Allo stesso modo, per Sacconi è necessario ridimensionare la sanzione nel caso di contratti a termine superiori al 20% degli occupati. Ma il presidente della Commissione Lavoro, il Pd Cesare Damiano, ha ribadito ieri che se il governo intende porre la fiducia sul testo per farlo approvare in tempi rapidi, dovrà farlo sul testo uscito dalla Commissione. La Repubblica: “Lavoro, Ncd all’attacco: ‘Tornare al testo iniziale’. La maggioranza rischia”. E si ricostruisce, in un dettagliato “retroscena” di Roberto Mania, “quel nodo dell’apprendistato e la scelta di mettere la fiducia”. Dove si legge che il ministro del Lavoro Poletti difende il testo emendato grazie al Pd in Commissione, mentre “Alfano contratta il sì in cambio di nuovi ritocchi al Senato, dove i suoi voti sono determinanti”: il Nuovo Centrodestra, insomma, voterà la fiducia alla Camera a patto che al Senato, dove i suoi voti sono più “pesanti”, vengano introdotti cambiamenti. Poi si tornerà a Montecitorio, per il terzo voto definitivo.

Vittorio Feltri, su Il Giornale, scrive che “il provvedimento probabilmente passerà, ma chissà con quanta fatica e, forse, con troppi cambiamenti rispetto al testo originario”, ma in ogni caso “il nodo è un altro: per creare posti di lavoro non è sufficiente modificare le norme da imporre agli imprenditori, ma serve incentivare la produzione, e quindi i consumi e le esportazioni”. Serve insomma “trasformare l’Italia da Paese inospitale a Paese ospitale per l’industria, il commercio, l’artigianato”.

 

La Repubblica offre ai lettori le anticipazioni di un libro che arriverà a breve in libreria firmato dall’attuale ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ma scritto prima di assumere la guida di questo dicastero. Il quotidiano ne sintetizza così i contenuti: “Meno austerity e patto Nord-Sud, così guideremo il semestre Ue”. Il quotidiano lo legge come un’illustrazione delle linee guida della politica europea italiana, in vista dell’assunzione della presidenza semestrale e cita così un passo del libro: “’La Germania è il Paese più forte ma non è la vera potenza egemone, non può imporre le sue soluzioni’”.

 

Riforme

La Repubblica intervista il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che ricorda: “Il Senato non eletto fu proposto dall’Ulivo”. Invita quindi il senatore Pd Vannino Chiti a ritirare il suo disegno di legge, alternativo al testo proposto dal governo: “Avevo 15 anni quando l’Ulivo mise, nelle sue tesi, l’idea di un Senato non elettivo, sul modello tedesco. Nessuno gridò allo scandalo. Da ministro delle Riforme, Chiti confessò in Parlamento di preferire l’ipotesi di un Senato non eletto ma indicò come alternativa la soluzione tedesca. Non vedo come possa appellarsi ad un caso di coscienza. Se non aveva dubbi allora, non può averli oggi”.

Dice la Boschi: “Del resto, il testo prevede l’abolizione delle province e il voto sulla legge Delrio dimostra che c’è consenso unanime, l’abolizione del Cnel e tutti siamo d’accordo che non ha funzionato, la revisione del titolo V è largamente condivisa e noi abbiamo attinto al lavoro dei saggi”. Il ministro spiega che il governo lavora per far approvare la riforma entro il 25 maggio e annuncia che il prossimo 5 maggio si terrà un seminario del Pd per approfondire il tema riforme. Inviterete anche i professori Zagrebelsky e Rodotà? “Certo. Sarebbe bello se venissero”.

 

Segreti

La Stampa scrive che il governo ha intenzione di desecretare gli atti finora coperti e relativi a stragi come quelle di piazza Fontana, del treno Italicus e della stazione di Bologna. Su La Repubblica: “Documenti, archivi e segreti di Stato, le strade per sapere la verità sulle stragi”, “Dopo l’annuncio di Renzi, quel che serve è l’inventario di tutte le carte riservate”, di Benedetta Tobagi. Su La Stampa il “caso” viene analizzato da Maurizio Molinari, che spiega come il sistema negli Usa funzioni “perché l’archiviazione è fatta con trasparenza”. Ogni documento governativo viene archiviato in modo che quelli destinati alla declassificazione vengano gestiti da appositi “Foia office” situati all’interno di ogni ministero, che sono poi gli sportelli cui i cittadini possono rivolgersi per chiedere l’accesso in base al “Freedom of Information Act”, legge promulgata dal presidente Johnson nel 1966.

 

Il Fatto intervista il terrorista Carlos, condannato all’ergastolo e mente dell’assalto all’Opec nel ’75 a Vienna, ritenuto “il grande vecchio” di trame ed attentati, detenuto in Francia. Parla del delitto Moro: “Via Fani? Br infiltrate dal Mossad”, “Penso che siano stati quelli del Mossad, gente infiltrata nelle Brigate Rosse, perché non è nell’interesse delle Br uccidere così dei poliziotti. E in questo modo gli americani si sono sbarazzati di Moro e dei patrioti che controllavano il segreto militare”.

 

Sul Corriere (“Le illusioni del segreto di stato”) Pierluigi Battista scrive tra l’altro che “non ci sono burocrati neghittosi che vogliono nascondere la verità seppellita in chissà quanti documenti segreti”, né “politici che in questi decenni hanno scientemente ostacolato la ricerca della verità sulle stragi”.

 

 

Berlusconi

Il Corriere della Sera: “Berlusconi entro aprile ai servizi sociali. Da lì il via alla campagna”. Il ragionamento dell’ex premier è che “se Renzi fa il Berlusconi, io devo fare qualcos’altro”, e dunque “si mostrerà tra gli anziani di Cesano Boscone”, una “strategia dell’uomo normale”, del “miliardario che accetta di buon grado di aiutare gli anziani”. E poi Berlusconi penserebbe anche ad andare in tv: da Vespa, forse da Santoro (che però chiude la sua trasmissione il 1 maggio) o forse nella trasmissione che ne prenderà il posto: interviste di giovani a big della politica, condotte da Giulia Innocenzi.

Anche Il Giornale, come il Corriere, mostra il “selfie” diffuso ieri dalla esponente di FI Licia Ronzulli, insieme a Berlusconi e Francesca Pascale. L’articolo in prima pagina è titolato: “Berlusconi ha deciso, torna in piazza”. Dove si racconta che ieri è stato un giorno di lavoro per l’ex premier, che ad Arcore ha riunito per più di 4 ore anche Toti, Bergamini, Antonio Palmieri, Roberto Gasparotti. “Dalle parti di Arcore si danno per certe” manifestazioni a Roma e a Milano, le due città in cui il leader azzurro “può giocarsi più facilmente la sua ‘agibilità’”.

 

M5S

Sul Corriere (“Casaleggio scomunica Pizzarottti”) si dà conto della intervista di Gian Roberto Casaleggio al Fatto Quotidiano: “’Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore, o lo chiudo o vado a casa’”, ha detto il “guru del MoVimento”. “’ Se tu prendi un impegno con me e non lo rispetti, io non ti voglio più vedere. Finito. Non è un discorso politico. In quello noi abbiamo delle regole: se all’interno dei gruppi ci sono posizioni diverse, si decide a maggioranza e quella decisa è la posizione del gruppo. Ma se mentre il gruppo sta discutendo, chi è in minoranza esce e dichiara ai giornali: qui non c’è democrazia e io voto come mi pare, allora così non va’”.

La replica del sindaco, via Facebook: “Penso che non sia semplice far capire che cosa vuol dire amministrare una città. Una città che aveva 870 milioni di debito che, in meno di due anni, è stato ridotto di quasi la metà. Amministrare non è solo proporre la propria idea di politica: è attuare quell’idea. Un’idea che deve essere il più possibile compatibile con la realtà. Amministrare vuol dire rappresentare tutti i cittadini, essere l’istituzione di chi ti ha votato e di chi non ti ha votato, vuol dire non essere il sindaco di una parte, ma essere il sindaco di tutti”, e “’calarsi nella politica reale’”.

 

Immigrazione, Europa

Il Corriere: “Finiti i soldi dei soccorsi ai barconi dei migranti. Mare Nostrum costa 9 milioni al mese. Appello all’Europa, ma la Lega chiede lo stop. Nuovi sbarchi, l’Italia non ha più risorse”. Il quotidiano spiega che dall’inizio dell’anno sono già arrivati metà dei migranti arrivati l’anno scorso: esattamente 21.728 persone. E le risorse per l’operazione “Mare nostrum” sono finite.

Lo stesso quotidiano intervista il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: “Accogliamoli nelle caserme”.

Il Giornale: “Il centrodestra furioso. ‘Buttati 300 mila euro al giorno’. Lega e Forza Italia contro Mare Nostrum, la Carfagna frena”. La parlamentare azzurra, scrive il quotidiano, è andata “controcorrente” affermando che “sospendere Mare Nostrum sarebbe un errore”.

Lo stesso quotidiano si occupa di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, un “inutile carrozzone” che – dice il ministro della Difesa Pinotti – “’stanzia complessivamente 7 milioni e noi, solo in un mese ne spendiamo 9 per Mare Nostrum’. I 7 milioni citati dalla Pinotti sono in verità qualcosa di più. Frontex, dopo la tragedia di Lampedusa, destinò un trasferimento di 4,8 milioni per le operazioni da gennaio ad aprile a cui s’aggiunsero poi altri 7,4 milioni.
Tra i 12 milioni e rotti messi sul tavolo dall’Europa e i 54 spesi dall’Italia negli ultimi 6 mesi per garantire una missione da 300mila euro al giorno ballano però 42 milioni pagati di tasca nostra. Un disavanzo spropositato se si considera che l’Italia, terzo contribuente europeo, già paga ampie fette dei fondi di Frontex. La sproporzione tra il dare e l’avere diventa più devastante se si considera l’irrilevante ruolo politico riservatoci a livello europeo”

 

La Repubblica intervista Daniel Cohn-Bendit, detto “Dany il rosso”, “capo storico del ’68 e decano dei Verdi”, che ha deciso di non ricandidarsi alle elezioni Europee. È stato eurodeputato fin dal 1994. Ha deciso di lasciare la politica: “Vado in pensione ma Van Rompuy è il sonnifero dell’Europa”, “Sì, lascio la politica :bisogna rinnovare. Certo non si ferma il populismo seguendo l’esempio dei vertici della Ue”, “Gli euroscettici sono 20 elettori su 80. Se non ci faremo bloccare dai giochetti finiranno nell’angolo”.

 

Internazionale

Il Sole 24 Ore: “Centinaia di civili sono stati massacrati nella città di Bentiu, in Sud Sudan, dai miliziani dell’ex vice presidente Riek Mashar, ora leader dei ribelli che combattono contro le autorità di Giuba. A denunciare la strage, avvenuta a metà aprile dopo che le forze anti-governative avevano conquistato il controllo dell’importante località petrolifera, sono le Nazioni Unite. In particolare oltre 200 persone sono state massacrate in una moschea e decine di diverse chiese”. La missione Onu in Sudan ha confermato la strage: “’I ribelli sono andati in una serie di luoghi dove si erano rifugiati i civili e hanno ucciso centinaia di persone in base alla loro etnia’, ‘sono stati massacrati più di 200 civili e oltre 400 sono rimasti feriti’”. Fino ad oggi un milione di persone in Sud Sudan ha dovuto lasciare la propria casa.

 

Su La Repubblica si racconta “il caso” Birmingham: “Birmingham, la sharia a scuola”, “Maschi e femmine separati, non musulmani discriminati, bando a lezioni di educazione sessuale e alla musica. Venticinque istituti messi sotto inchiesta dal ministero dell’Istruzione britannico. L’accusa: fomentare le idee radicali”. Birmignham, seconda città del Regno Unito, 1 milione e centomila abitanti, è la prima come crogiuolo multietnico, scrive il quotidiano: il 46 per cento della popolazione locale non è di origine europea, più di un quarto dei cittadini sono immigrati asiatici, compresa la più folta comunità pakistana d’Inghilterra. Una “Little Karachi” dove già in passato le forze antiterrorismo sono intervenute, chiudendo ad esempio una libreria sospettata di legami con Al Qaeda dopo gli attentati di Londra nel 2005. Ora sono iniziate le ispezioni nelle scuole per capire se la sharia abbia sostituito la legge del Regno Unito, come spiega il corrispondente Enrico Franceschini. Sulla stessa pagina segnaliamo invece le notizie sulla “bufera” che si è abbattuta sul primo ministro conservatore Cameron: con una lettera pubblicata dal Daily Telegraph, 55 scrittori, premi Nobel per la scienza, filosofi e intellettuali, contestano le affermazioni ripetute di Cameron, secondo cui “la Gran Bretagna è un Paese cristiano ed orgogliosa di esserlo”. Lo accusano quindi di voler dividere il Paese sulla questione della fede. Tra i firmatari, Ken Follet, Philip Pullman, A. C. Grayling e numerosi premi Nobel per la scienza. Spiegano peraltro che l’ultimo censimento dà conto del fatto che coloro che si considerano cristiani sono calati dal 72 al 59 per cento della popolazione.

 

E poi

Su La Stampa le anticipazioni di “La lunga notte dell’euro”, libro di Alessandro Barbera e Stefano Feltri, i cui contenuti vengono così sintetizzati dal quotidiano: “Così Monti rifiutò il commissariamento dell’Italia in crisi”, “Nel dicembre 2011 Usa e Germania fecero pressioni: volevano che Roma accettasse l’aiuto esterno del Fmi”, “Anche il finanziere George Soros provò a convincere l’ex premier a dire sì”.

 

Sul Corriere si parla dello “spesometro”, lo strumento del Fisco per controllare la congruità tra i consumi degli italiani e i loro redditi: “Attenti a gioielli, automobili, accessori di lusso e mobili. Tra qualche giorno il Fisco saprà se l’anno scorso avete comprato qualche articolo di lusso, e se la cosa non sarà congrua con quanto dichiarate ve ne chiederà spiegazioni”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *