– La nuova Commissione europea, l’economia in mano ai “falchi”.
– Addio di Montezemolo alla Ferrari. Liquidazione da 27 milioni.
– Il Pd lacerato dalle vicende emiliane, tra primarie e inchieste.
– Tangenti Eni, Descalzi e Scaroni indagati a Milano.
– Obama parla al Paese, alleanza contro l’Isis e altri 475 soldati americani in Iraq.
Le aperture
Il Corriere della Sera: “Eni, Descalzi sotto inchiesta. Milano: oltre all’amministratore delegato del gruppo coinvolti anche Scaroni e Bisignani. I Pm: mega tangente in Nigeria. Londra sequestra 190 milioni”.
In alto: “Ferrari, l’addio di Montezemolo. Una liquidazione da 27 milioni. L’ad di Fiat Chrysler nuovo presidente: l’azienda resterà italiana”.
A centro pagina, con foto: “La guida dell’Europa al partito del rigore. Presentata la Commissione”.
A fondo pagina, in riferimento al discorso di questa notte del Presidente Usa: “Parla Obama: bombardamenti anche sulla Siria per sradicare l’Isis”.
La Repubblica: “Sanità, via ai tagli. Ecco il piano italiano per la crescita Ue”, “Scure di Renzi sui ministri: ‘Parte l’operazione terrore’”, “Caso Emilia, il Pd difende Bonaccini indagato”.
A centro pagina: “Montezemolo, addio da 27 milioni”, “Marchionne presidente: la Ferrari non diventerà americana”.
A centro pagina anche la foto del Tribute in light, il fascio luminoso che evoca le Torri Gemelle. E il racconto dell’architetto di Ground Zero Daniel Libeskind, che illustra il suo progetto.
La colonna a destra ospita un intervento del premier britannico Cameron: “Una preghiera per la Scozia. Restiamo uniti, saremo più forti”.
La Stampa ha in apertura un’intervista al presidente uscente della Commissione Ue: “Barroso boccia l’Italia, ‘Un Paese in ritardo, ma l’Ue aiuterà Renzi”, “Bruxelles, al via il nuovo esecutivo con 9 donne. Juncker affida l’economia alle mani dei falchi”.
Sotto la testata: “Marchionne al vertice della Ferrari: ‘L’azienda era e resterà italiana’”, “Montezemolo lascia dopo 23 anni”.
A centro pagina, le torri di luce a Ground zero: “Anche per Obama un 11/9 di guerra”.
E il caso Emilia Romagna: “Emilia, il Pd nel caos. Fra i jolly tre ministri”.
Il Sole 24 Ore: “Ferrari targata Marchionne. Dopo 23 anni Montezemolo lascia la guida. Buonuscita di 27 milioni. Si apre una fase nuova: nessuna integrazione in vista con Fca. Il ceo di Fiat Chrysler sarò presidente. ‘Il Cavallino resterà italiano’. Il titolo Fiat sale a Piazza Affari (+1,8 per cento).
Di spalla: “Al via il nuovo governo europeo. I conti Ue a Moscovici ‘sotto tutela’”. “Sette vice nella squadra di Juncker. A Mogherini anche il Commercio”.
Il Fatto: “Renzi mette le mani sul Csm. E Napolitano sulla Consulta”, “Patto tra B e premier. Il sottosegretario Legnini (Pd) vicepresidente dell’autogoverno dei giudici e due vecchi politici alla Corte: Bruno (amico di Previti) e Violante (amico del Colle). Per quest’ultimo, però, nella notte nuovo stop”.
A centro pagina, le indagini in Emilia Romagna che hanno coinvolto i due candidati Pd: “L’indagato Bonaccini resiste. I pm: peculato di 4 mila euro”.
In taglio basso: “Montezemolo, un licenziamento da 27 milioni”.
Il Giornale: “Centrodestra, ultima chiamata”. “La strategia del Cav”. “Berlusconi a Ncd: noi alternativi a Renzi, ricostruiamo subito l’area dei moderati”. E poi, sulle inchieste emiliane: “Spese pazze, in Emilia il Pd rosso di vergogna”.
In evidenza a centro pagina: “Montezemolo se ne va con 27 milioni. Addio alla Ferrari con buonuscita”. “Il delfino dell’Avvocato sempre caduto in piedi” è il titolo di uno dei commenti. L’editoriale, firmato da Vittorio Feltri, è dedicato all’Isis e ai pericoli in Italia, a partire da recenti dichiarazioni del ministro Alfano: “Se l’Isis fa paura è ora di chiudere le frontiere”.
Commissione Juncker
Sul Sole 24 Ore ampio spazio per le analisi sul nuovo governo dell’Unione Europea presieduto da Jean-Claude Junker, a partire dalle “poltrone economiche che contano nella Commissione” e dal “ruolo dell’Italia con l’Alto rappresentante per la politica estera”. Si sottolinea come i “top job”, ovvero gli affari economici e i servizi finanziari, vanno a francesi e britannici, “ma i portafogli sono stati smembrati rispetto al passato e dovranno rispondere ai vicepresidenti che avranno poteri di controllo sulle altre direzioni”. Il quotidiano offre anche una mappa del nuovo esecutivo.
“I portafogli economici ‘sorvegliati’ dai falchi”, titola La Stampa dando conto del varo della squadra della nuova Commissione Ue a guida Juncker: la Francia festeggia perché voleva il posto di Commissario dell’Economia e lo ha ottenuto per il socialista Moscovici, che però viene “blindato” dall’alto – scrive il quotidiano – dai due popolari attenti alle riforme, il finlandese Katainen e il lettone Dombrovskis. “Juncker, sempre in buona sintonia con Berlino, non ha potuto dire no al presidente Hollande, così ha inventato i due vice che fanno filtro”.
La Repubblica: “La svolta Juncker, un socialista come vice nel governo Ue”. Si tratta del socialista olandese Frans Timmermans. Sarà di fatto il numero due dell’esecutivo, con accesso a tutti i dossier: “un ruolo che finora non esisteva”, sottolinea il quotidiano. Ma in quanto vicepresidente, “potrebbe potenzialmente togliere spazio” a Federica Mogherini, il nostro ministro degli Esteri ora nominata Alto rappresentante della politica estera Ue e vicepresidente: perché Timmermans diventa di fatto l’interlocutore dei socialisti in seno al collegio, relegando la vicepresidente italiana al terzo posto nella gerarchia della Commissione.
Su La Stampa: “La rivoluzione di Lady Mogherini. Più Unione e meno peso ai governi”. Il quotidiano scrive che Mogherini intende ricoprire il ruolo di vicepresidente “mettendosi nel cuore della Commissione, nell’ambito della quale intende sfruttare tutte le prerogative”.
Il Fatto: “Lobbisti, falchi dell’austerità e gaffeur: la squadra di Juncker”, “All’Economia Moscovici, ma sarà sotto la tutela del rigido Katainen”. Il gaffeur è lo spagnolo Canete, popolare di centrodestra, che ha ottenuto il portafoglio Clima ed energia (“affrontare un dibattito con una donna è complicato perché dimostrare superiorità intellettuale potrebbe essere interpretato come un comportamento sessista”, pare abbia detto). Il Fatto contesta anche la nomina di Tibor Navracsis alla Cultura, l’Istruzione e la Cittadinanza: viene dall’Ungheria, il Paese meno indicato a definire la cultura europea, visto che da anni è allo scontro con Bruxelles sui diritti fondamentali. Il lobbista è Hopkin Hill, britannico, conservatore di seconda fila ma fidatissimo del premier Cameron. Tra i clienti della sua società di consulenza ci sono aziende molto interessate alle decisioni della Commissione come Hsbc, la più grande banca del mondo. Si occuperà di regolazione finanziaria e della tutela del mercato unico.
La Stampa intervista il presidente uscente della Commissione Ue Barroso: dice che “L’Italia è un grande Paese, ma in ritardo su tutti gli indicatori”, “Per uscire dalla crisi dee attuare fino in fondo le riforme che ha annunciato”, “Renzi ne ha varate di ambiziose e lavora con impegno. Avrà tutto il nostro supporto. In passato non è stato così”, “la flessibilità è prevista dalle regole”, “dobbiamo analizzare il bilancio che il governo italiano presenterà in ottobre nel contesto complessivo. Perché l’Ue possa dare più tempo è importante tenere conto degli sforzi dei Paesi, delle riforme effettive, della situazione economica”.
Adriana Cerretelli scrive in prima pagina del quotidiano di Confindustria di un “abile gioco di specchi” nelle scelte del Presidente Juncker, e scrive che a francesi ed inglesi (che hanno il Commissario ai servizi finanziari) Juncker ha distribuito “regali avvelenati”. La nuova Commissione infatti “si muoverà per squadre, sette, modellati sulle grandi priorità del programma quinquennale”, e a gestire i dossier su euro e dialogo sociale e su crescita, lavoro, investimenti e competitività saranno i commissari Dombrovskis e Katainen. Entrambi “vantano una solida reputazione di falchi del rigore”, e a loro due dovranno “sempre far capo” Moscovici e Hill per qualsiasi iniziativa intendessero prendere. Scrive più avanti la Cerretelli che con i socialisti “in posti meno influenti o sotto tutela”, “tutto lascia pensare che i prossimi cinque anni non vedranno svolte epocali nelle politiche attuali di riforme e rigore né massicci investimenti europei”, con “buona pace del piano Juncker da 300 miliardi in tre anni”.
Il Giornale: “Juncker punisce subito Italia e Francia. E la Mogherini perde il posto di vicario”. Secondo il quotidiano la Mogherini ha “perso il ruolo di vicepresidente vicario della commissione”, che le “sarebbe spettato di diritto”, perché su quella poltrona “Juncker ha preferito l’olandese Timmermans”. Quanto alla Francia, “in nome della flessibilità Parigi si era battuta per avere il dicastero degli affari economici”, che ha ottenuto con Moscovici, ma “è stata una vittoria di Pirro”, perché Moscovici “avrà ‘sopra’, da un punto di vista gerarchico, un vice-presidente nella persona di Jyrki Katainen, considerato “un falco filo-tedesco, contrario ad ogni intervento che possa introdurre principi di una maggiore flessibilità di bilancio a favore della crescita”.
Sul Corriere: “Sotto il segno della Cancelliera”, nel senso che la nuova Commissione sembra “un organismo filotedesco e di centrodestra”. “Tutto può essere”, ma “se c’è una parola che difficilmente comparirà sulle agende di questa Commissione europea sarà ‘deroga’”.
Le due pagine dedicate al tema offrono anche un ritratto del “falco finlandese Katainen”, che “avrà il veto sull’economia”, e che spesso ha “aperto la strada a Merkel nei vertici a Bruxelles”.
Montezemolo
La Repubblica intervista tanto Sergio Marchionne che Luca Cordero di Montezemolo. Il primo ribadisce che non ci sarà nessuna “americanizzazione” della Ferrari: “non abbiamo nessuna intenzione di snaturare la Ferrari, di integrarla nel gruppo o addirittura, come ho letto, di ‘americanizzarla’”, “con Luca sempre amici, c’era la necessità di un passaggio generazionale”. Montezemolo: “È finito un ciclo di anni meravigliosi. La guida Alitalia? Una possibilità”, “Costruiremo una vettura per gli Usa: dieci esemplari che costeranno 2 milioni di euro ognuno”.
Il Fatto: “L’ultimo Gp di Montezemolo tra vendette e ‘cazzate’” (riferimento alla americanizzazione e alle ‘cazzate’ dei giornalisti che, ha detto Montezemolo, gli mancheranno), “Si congeda dalla Ferrari in conferenza stampa con il suo carnefice Marchionne. E sui giornalisti i due rivali hanno la stessa opinione”. La pagina seguente: “La presa di Maranello per dare benzina a Fca”, ovvero Fiat Chrysler, e “Il nuovo presidente assicura l’italianità del Cavallino ma non esclude la quotazione. E c’è chi sogna un polo del made in Italy intorno all’auto”.
La Stampa dedica a Ferrari le prime quattro pagine. Un’analisi di Francesco Manacorda sottolinea che “vincere in pista” è “un passo necessario per la corsa Usa” e che la mossa del Ceo “non muta la strategia di Fca in vista dello sbarco a Wall Street di metà ottobre”. Un “retroscena” a pagina 2: “Nell’anno più difficile il Cavallino ha cambiato tutti gli uomini chiave”. Alle pagine seguenti, “il mito di Maranello”, “Da Lauda ad Alonso, storia della Ferrari targata Montezemolo” di Vittorio Sabadin.
“Montezemolo via con 27 milioni. E sulla Ferrarti sale Marchionne”, scrive Il Giornale. “Fanno finta di volersi bene: in conferenza stampa scambio battute ironiche e pacche sulle spalle. Per l’ex presidente già pronta la poltrona in Alitalia”. Un “retroscena” parla anche di una “mossa studiata”.
Il Sole 24 Ore: “Verso la sfida Alitalia”. Ieri Montezemolo ha detto che la presidenza di Alitalia a questo punto “è una possibilità”, mentre oggi arriverà in Italia James Hogan, ad di Etihad, che probabilmente non incontrerà Montezemolo.
Sul Sole una vignetta che mostra un cavallino rampante che disarciona il suo fantino. Il quotidiano di Condindustria spiega che i 27 milioni di euro per Montezemolo , in parte, saranno pagabili in 20 anni (13,7 milioni) mentre 13,2 li avrà entro il 31 gennaio 2015. Oltre a questo avrà alcuni benefit (servizi “legati alla sicurezza” ma anche sconti su prodotti del gruppo.
Nella conferenza stampa Marchionne ha ribadito che il marchio resterà italiano, anche se il neopresidente – scrive Il Sole – potrebbe ritoccare il limite alla produzione di auto (7000) fissato da Montezemolo. “Qualche aggiustamento fisiologico rispetto a quella soglia” è possibile, “complici i mercati raggiunti e le lunghe liste d’attesa” dei compratori miliardari di Ferrari. Non vi è alcuna intenzione di “integrare Ferrari nel sistema Fiat Chrysler”, scrive ancora il quotidiano citando Marchionne. Ieri Il Sole evocava la possibilità della creazione di una società a parte da Fiat, con Ferrari ed altri marchi importanti dell’Italia (si citava Armani), e le auto di Alfa Romeo e Maserati. “Tale ipotesi è stata smentita ieri da Marchionne”, che ha lasciato aperto “solo uno spiraglio” quando ha detto che sarà il Cda ad occuparsene.
Su Europa si parla proprio di Alfa Romeo, “altro marchio iconico della Fiat, uscito da quel mercato nel 1995”. Secondo il quotidiano Marchionne non intenderebbe integrari “del tutto” i marchi “anche se questo è il sospetto di qualche analisti, osservando che la Maserati Ghibli già monta un motore Ferrari”. Ferrari rimarrà italiana, ma Alfa “ha perso da molto tempo la sua autenticità, fin dalla sua integrazione in Fiat. Contemporaneamente conserva intatto il suo mito in America, legato in particolare alla Duetto e al film che la rese celebre, Il laureato. Marchionne è convinto che quel mito si possa rinverdire, al punto da immaginare strepitosi volumi di vendita in Canada e Usa, qualcosa come 150.000 vetture all’anno a partire dal 2018″.
Pd, Emilia, magistratura
Sul Corriere: “Emilia, Bonaccini non si ritira. Contestate spese per 4 mila euro. Il candidato renziano porta gli scontrini in Procura e ‘scommette’ sulla possibilità di uscire dalla inchiesta”.
Sullo stesso quotidiano una intervista a Matteo Richetti, l’altro candidato renziano che si è ritirato. “L’indagine non c’entra. Io sollecitato da Roma. Ma non dal premier”.
Il Giornale: “Il premier e i suoi boys provano sulla loro pelle la giustizia a orologeria. Il ciclone giudiziari osui renziani è arrivato mentre è scontro con le toghe sulla riforma. E i commenti dei democrat cambiano verso: Europa: ‘Regione governata dalle Procure'”. Dove si dà conto del commento del quotidiano Europa di ieri, dove si scriveva di magistrati “dichiaratamente sul piede di guerra contro il governo non per questioni di alta politica bensì a difesa di livelli di stipendio e durata delle ferie'”.
Su Il Foglio, si scrive dell’ “inaspettato” ingresso del Pd nell'”isola dei perseguitati”: “I più ingenui direbbero semplicemente che la sinistra è diventata garantista, che un po’ è vero. Ma i sofisticati e i meno banalotti direbbero invece che a sinistra sta succedendo una cosa che non era mai successa prima. Sostiene Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, renziano di ferro: ‘Se metti insieme il casotto emiliano, con queste indagini che non mi sembrano proprio impeccabili, e alcuni punti della riforma della giustizia, vedi per esempio il dossier sulla responsabilità civile dei giudici, il punto è che il nostro partito per la prima volta sta facendo i conti con una dura realtà: dover spiegare agli elettori che qualche volta anche i magistrati possono sbagliare'”.
Su Europa, Stefano Menichini scrive dello “scontro verbale” tra Renzi e i magistrati e dice che il premier “fa il rompighiaccio, comunica con la solita efficacia l’insofferenza generalizzata nel paese nei confronti delle resistenze corporative” mentre “Andrea Orlando tiene i contatti, media, cerca di ricomporre le fratture”. I magistrati non si sono opposti quando il governo annunciava le riforme “che toccano i nervi scoperti dell’opinione pubblica o le attese di tanti cittadini”, dal falso in bilancio alla prescrizione al reato di “autoriciclaggio”, ma quando è arrivato il provvedimento sullo smaltimento dell’arretrato, “con dentro la famosa riduzione delle ferie”, è “esplosa la protesta”. Dal canto suo il governo ha “un lato debole” nell’aver dovuto fare il grosso della riforma della giustizia “in ben sei disegni di legge”, con il peso degli alleati come l’Ncd. A Renzi dunque converrebbe essere “cogli alleati di governo altrettanto energico di com’è con l’Anm”.
Stefano Folli, sul Sole 24 Ore, firma il suo “punto” quotidiano occupandosi della “posta in gioco a Bologna”, perché lì il Pd “si gioca gran parte della sua credibilità”, ed è in gioco soprattutto la “filosofia politica del premier (il ‘renzismo’)”. L’Emilia ha bisogno di Renzi e Renzi ha bisogno dell’Emilia. E anche se “lo scandalo che ha tagliato le gambe ai due candidati principali non è gravissimo sui numeri”, “lo è sotto il profilo morale”. Folli scrive che Renzi “prima maniera”, non ancora segretario e premier, probabilmente “sarebbe stato impietoso”, mentre il Renzi di Palazzo Chigi “cerca di guadagnare tempo”. Ma le regole interne sulle primarie impongono “adesso” di decidere, e “non ci sarebbe tempo e spazio per introdurre altri candidati decisi da Roma”, come Poletti o Delrio. Per Renzi dunque “è la scelta più ardua”, con il rischio di “rinnegare un po’ se stesso” mandando avanti “un esponente della vecchia guardia come garante” smontando così “il meccanismo di selezione dal basso” che lo ha portato dove è.
Sul Corriere, Massimo Franco si occupa dei “no scontati” arrivati da Bersani o da Prodi a candidarsi in Emilia, ma anche dei “pareri contrari alle primarie” che spuntano dal Pd, comequello del governatore toscano Rossi, e aggiunge che “sarebbe paradossale” se le primarie per scegliere il candidato in Emilia Romagna fossero disdette.
Tagli, Consulta, Csm
La Repubblica a pagina 2 si occupa della manovra e scrive che “Renzi striglia i ministri sui tagli”, che “colpiranno anche la Sanità”. E “c’è un piano per ridurre l’Irap”. È stata chiesta “una lista a ogni dicastero per arrivare a 20 miliardi, senza toccare il welfare”. E “stop agli sprechi negli acquisti delle Asl”. Quanto alla Tasi, “si prepara una semplificazione”. Il presidente del Consiglio avrebbe deciso di imboccare la strada della “operazione terrore”: “la spending review – scrive in un “retroscena” il quotidiano – rischia di trasformarsi in un incubo per i ministri. Perché da ieri è scattata quella che tra Palazzo Chigi e via XX settembre, sede del Ministero dell’Economia, hanno chiamato ‘operazione terrore’. Vuol dire che i tagli di spesa o li faranno i singoli ministeri rispettando i target indicati (in media un risparmio del 3 per cento), oppure ci penserà la squadra dei tecnici che affianca Matteo Renzi d’intesa con quelli di Pier Carlo Padoan. Una morsa che si sta stringendo soprattutto sui dicasteri di spesa, Sanità in testa”. La pagina seguente illustra invece quello che potrebbe essere il piano del ministro dell’Economia, da presentare al vertice dei ministri dell’Economia e Finanze domani a Milano: “Mini-bond europei per salvare le imprese”.
La Stampa: “Renzi: dai ministri una lista scritta di tagli”, “Il premier chiede un piano dettagliato e vede la Lorenzin (ministro della Sanità, ndr.): costi standard nella Sanità per ridurre l’Irap”. E alla pagina seguente, per quel che riguarda il settore giustizia, il ministro competente: “Orlando: sacrifici anche per i giudici”, “Il ministro vede l’Anm: ‘Confronto, ma nessun dietrofront’. Salta all’intesa su Csm e Consulta”.
E sulla stessa pagina si dà conto dell’ennesima fumata nera per i giudici costituzionali, ieri in Parlamento. Sulla mancata elezione per la Corte costituzionale: “Violante in bilico. La ‘sua’ maggioranza gli volta le spalle” e “I mal di pancia forzisti su Catricalà: ‘Piace solo a Silvio e Mediaset’”.
Il Fatto, a pagina 2: “Renzi commissaria il Csm”, “Per la prima volta come vicepresidente dell’organo di autogoverno dei magistrati è scelto un membro del governo: Legnini. Passano solo due piddini, si rivota oggi”. In basso, sulla stessa pagina: “La tela di Verdini per affossare Catricalà”.
Eni, tangenti
Sul Corriere, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella danno la notizia della inchiesta della Procura di Milano per l’ipotesi di reato di “corruzione internazionale” di politici e burocrati nigeriani da parte di Eni, che avrebbe versato una tangente per l’acquisto di una concessione petrolifera nel 2011. Il quotidiano dà la notizia a partire da una richiesta arrivata alla Soutwark Crown Court di Londra, che ha accolto la domanda di sequestrare in via preventiva ad un intermediario nigeriano, Emeka Obi, due depositi anglo-svizzeri di quasi 200 milioni di dollari, un quinto del prezzo di 1 miliardo e 90 milioni che l’Eni (con Scaroni ad e Descalzi capo della divisione Oil) pagò al governo nigeriano per rilevare la concessione in questione.
Il sequestro della corte di Londra – scrive il Corriere – sembra confermare che davvero possa esserci stata corruzione di pubblici ufficiali nigeriani, con il pagamento di una tangente del 19 per cento sul prezzo. Eni fino ad ora ha parlato di “totale correttezza”, ed ha sempre affermato di non aver usato intermediari e di non aver pagato nessuno se non lo Stato nigeriano.
Isis
Sul Corriere, Massimo Gaggi scrive che nel discorso alla Nazione pronunciato poche ore fa Obama ha “avvertito che d’ora in poi gli Usa saranno all’offensiva per sradicare il califfato sorto a cavallo tra Siria e Iraq”, non più solo con attacchi aerei ma con una “sistematica campagna di bombardamenti non solo in Iraq ma anche in Siria per ‘degradare e alla fine distruggere l’Isis'”. Obama ha sottolineato anche che gli aspetti diplomatici contano quanto quelli militari, e non a caso ieri il segretario di Stato Kerry ha iniziato una missione – da Baghdad – proprio per “costruire una coalizione di almeno dieci Paesi. Tra quelli occidentali c’è anche l’Italia, ma serve anchne il sostegno dei Paesi arabi a maggioranza sunnita. E dunque oggi Kerry farà tappa in Arabia Saudita, dove si terrà un summit di leader di ministri degli esteri di molti Paesi del Medio Oriente. Nel corso della missione Kerry cercherà di portare nella coalizione anche gli Emirati Arabi e il Qatar, Paese quest’ultimo che “ha avuto comportamenti ambigui”, scrive il Corriere.
Importante anche il contributo della Turchia, “interessata a sbarazzarsi dell’Isis ma anche spaventata dalla possibilità che il conflitto finisce per rafforzare i ribelli curdi del PKK”. E in Turchia Kerry andrà subito dopo.
La Repubblica: “Obama: ‘Più raid contro i jihadisti. Colpiremo anche in Siria’. Mosca protesta”, “Il presidente parla alla nazione per ricordare l’11 settembre. Kerry inizia il tour in Medio Oriente. La Francia partecipa alle operazioni”.E il quotidiano intervista il capo dell’Intelligence italiana, Giampiero Massolo, direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis), che dice: “E’ una guerra, l’Italia c’è e questo ci mette a rischio”.
Il Sole 24 Ore: “Obama: ‘Sarà una guerra lunga’. Nell’anniversario dell’11 settembre il presidente annuncia l’alleanza contro l’Isil. Il discorso alla Nazione: Non ci sarà l’invio di truppe di terra. Secondo il Pentagono le operazioni potrebbero durare tre anni”. Il quotidiano scrive che l’annuncio del Presidente non ha sorpreso: Obama può contare sull’appoggio del Congresso, e un sondaggi odi ieri conferma che la maggioranza dell’opinione pubblica Usa è schierata al suo fianco, soprattutto dopo la feroce decapitazione dei due ostaggi americani. Secondo il sondaggio addirittura il 71 per cento della popolazione è favorevole ad azioni militari in Iraq, e il 61 ad attacchi aerei in Siria, mentre un anno fa l’ipotesi di bombardare il regime di Assad per l’uso di armi chimiche aveva l’appoggio di appena il 30 per cento della popolazione.
Ucraina
Il Giornale: “Merkel scatenata contro Putin, pretende subito altre sanzioni. La tregua tra Mosca e Kiev regge ma la Cancelliera insiste sul pugno duro verso la Russia. Intanto il blocco dell’export è già costato all’Italia 100 milioni”.
Il Sole 24 Ore: “Sanzioni, ancora un rinvio”. “Poroshenko: le forze russe si stanno ritirando. Putin attacca la Nato. Secondo il presidente russo l’Alleanza sfrutta la situazione ‘per resuscitare’ Gazprom riduce i flussi di gas alla Polonia”. Il quotidiano spiega che le rassicurazioni di Porohenko “potrebbero non bastare a togliere il dito dal grilletto”, e che l’Ue questa mattina chiuderà il dibattito – a livello di ambasciatori – sulle modalità di entrata in vigore delle nuove sanzioni, decise ma non ancora pubblicate. Le sanzioni incidono sulla energia e sui servizi specializzati, e dovrebbero essere seguite subito dopo da sanzioni Usa.
E poi
Da segnalare sul Sole 24 Ore il testo dell’incipit del libro di Bettino Craxi ‘Io parlo e continuerò a parlare’, pubblicato da Mondadori. Il libro, curato da Andrea Spiri, contineiene scritti dall’esilio tunisino del leadr socialisti, e “presentano una cronaca quasi quotidiano delle vicende di Tangentopoli”.
Sul Corriere Antonio Carioti recensisce un intervento sulla rivista del Mulino del demografo Massimo Livi Bacci. “La vera bomba demografica è il dislivello tra Nord e Sud”. Nell’Africa subsahariana la fecondità a di 5,4 figli per donna, e anche se scendesse alla metà nei prossimi 35 anni la popolazione di quella parte del mondo raddoppierebbe rispetto ad oggi.