Un incontro ieri tra Draghi e Renzi – rivelato, con tanto di foto dell’elicottero atterrato – dal Corriere dell’Umbria; l’incontro dello stesso premier con il Presidente della Repubblica Napolitano; l’agenda economica dell’esecutivo, tra Bruxelles e polemiche agostane sull’articolo 18; la morte di un giovane fotoreporter italiano, Simone Camilli, a causa dell’espolosione di un ordigno il cui tentativo di disinnesco stava filmando. Sono questi i temi dei quotidiani di oggi.
Le aperture
Il Corriere apre con un grande titolo: “La spinta di Draghi e Napolitano”. Di spalla un intervento di Ian Bremmer: “L’incognita cinese tra Russia e Occidente”. Al centro, con foto: “Morte in prima linea di un reporter italiano”. In prima anche la fotonotizia del deragliamento del “treno dei ghiacciai con due vagoni sospesi nel vuoto” in Svizzera. La Repubblica: “Simone, il reporter italiano morto per raccontare Gaza”. E poi: “Renzi e Draghi: patto sulle riforme, vertice col Colle”. Il commento di Andrea Bonanni è titolato “I veri fantasmi di Bruxelles”. In prima anche il richiamo ad un articolo di Vittorio Zucconi dedicato alle rivolte di questi giorni nel Missouri, negli Usa: “La vergogna dell’America per il ragazzo nero ucciso dalla polizia”. In prima anche la notizia – con ampio richiamo alle pagine R2 – della “Medaglia Fields”, il “premio Nobel della matematica”, per Maryam Mirzakhani. L’articolo è firmato da Piergiorgio Odifreddi. La Stampa: “Marines già in Iraq per salvare i profughi dalla morsa dell’Isis” è il titolo grande. In apertura: “Riforme, Renzi rassicura Draghi”. Sotto: “Simone morto per raccontare Gaza”. Di spalla: “Matematica, cade il teorema del maschio”. Il Giornale: “L’immigrazione fa ricca la mafia”. In prima anche un approfondimento con questo titolo: “Ma che etica, per l’eterologa mancano i soldi”, sui costi della tecnica e il rischio che la frammentazione territoriale aumenti i costi. Il Sole 24 Ore: “Agenda riforme e Europa, Renzi da Draghi e Napolitano”. Di spalla: “Giappone in affanno, il Pil crolla del 6,8% sulla manovra fiscale”. Il Fatto quotidiano: “C’è posta per Renzi. La Ue. ‘L’Expo così non va’” Al centro, sulla morte di Simone Camilli: “Vado dove succedono le cose non mi basta vederle scritte sui libri”
Incontri
Sull’incontro Renzi-Draghi Il Sole scrive che “nelle intenzioni del premier sarebbe dovuto restare segreto”, ma la notizia poi è stata confermata dallo stesso Renzi, interpellato: “‘Ci vediamo spesso. Va tutto bene, la stampa italiana ha letto le parole di Draghi in una chiave negativa per l’Italia e quindi la mia frase sul Financial Times “non ci facciamo commissariare” è stata interpretata come una replica. Ma non è così. L’Italia osservato speciale? No, ve lo assicuro’” Insomma: Renzi “non è volato da Draghi per farsi dettare un’agenda né per prendere qualche appunto da trasferire nel suo programma d’autunno ed evitare la troika. Una sensazione che, per la verità, alcuni fanno circolare aiutati anche da un altro incontro dopo quello di Draghi: la cena di ieri con Giorgio Napolitano. Un faccia a faccia già annunciato dalla stampa da diversi giorni che si è svolto ieri a Castelporziano, durato quasi tre ore sulle prossime misure economiche e sulle riforme del lavoro e della giustizia”. l Corriere parla di “triangolazione”, che è legata alla “preoccupazione congiunta per l’economia italiana. Vista da Francoforte, o da Palazzo Chigi, la situazione dell’Italia resta comunque critica, ‘drammatica’ per molti versi e molti settori, secondo l’ammissione dello stesso premier. L’incontro con il capo dello Stato aggiunge i consigli e le valutazioni della prima istituzione del Paese”. Anche per La Stampa Napolitano “ha voluto sondare le intenzioni del governo, capire come Renzi sta progettando di muoversi tanto sulle riforme, che dal primo settembre ricominciano il loro cammino parlamentare, quanto sulle misure economiche in vista della legge di stabilità. È possibile che Napolitano abbia consigliato al premier, magari sotto forma di semplice auspicio, una linea di accorta prudenza nei confronti delle istituzioni europee, dove l’atteggiamento sbarazzino e disinvolto del premier non suscita sempre entusiasmo”.
Statuto dei lavoratori
Sull’articolo 18 da segnalare una intervist a La Repubblica di Pietro Ichino, che dice che quello cui si sta lavorando è molto più che la questione dell’articolo 18. E’ un “codice semplificato del lavoro”, che “significa riscrivere, semplificandola drasticamente, l’intera legislazione in materia”, al fine di “rendere il mercato del lavoro più fluido, e al tempo stesso rendere il nostro ordinamento del lavoro più facilmente comprensibile agli imprenditori stranieri”. Sul Corriere si legge che “nelle ultime ore sta prendendo corpo l’ipotesi di un periodo di prova lungo, da sei mesi a tre anni, in cui i neoassunti non godrebbero delle garanzie previste dall’articolo 18, le quali però entrerebbero in gioco con l’assunzione a tempo indeterminato”. Sullo stesso quotidiano un intervento di Susanna Camusso. Dice che lo Statuto dei lavoratori “continua a essere una formidabile forma di regolazione dei rapporti di lavoro in questo Paese. Stravolgerla o abbandonarla rappresenterebbe un gravissimo errore e lascerebbe senza reali tutele milioni di lavoratori. Potrebbe invece essere una strada utile e percorribile una sua messa a punto (…). L’occasione per dare modernità alle tutele del lavoro c’è: quella di un vero Jobs Act”, per allargare “agli esclusi delle salvaguardie, per rendere moderno ed europeo il mondo del lavoro”, e per “dare applicazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione. Dopo l’accordo sulla democrazia e la rappresentanza sindacale tra Cgil, Cisl e Uil e molte delle associazioni datoriali, prima fra tutte Confindustria, non c’è più alcun alibi alla non applicazione dell’articolo 39 della Costituzione”. Quanto all’articolo 46, serve avviare “percorsi di reale democrazia economica; si potrebbero varare, come in Germania, i comitati di gestione; il sindacato avrebbe conoscenza delle scelte d’impresa e sarebbe compartecipe di scelte positive per i lavoratori”.
E poi
A scrivere di Simone Camilli, il videoreporter della Ap morto ieri a Gaza, è Adriano Sofri su La Repubblica (“La striscia di sangue”, ovvero Gaza), mentre Francesca Paci ne parla su La Stampa. Su La Stampa una corrispondenza di Domenico Quirico da Erbil, nel Kurdistan iracheno, “con i cristiani in fuga”. Sul Sole a raccontare l’offesiva dei peshmerga curdi è Alberto Negri, mentre sul Corriere è Lorenzo Cremonesi.