Caso Ruby: B. assolto anche in Cassazione

Il Corriere della Sera: “Via libera alla riforma della Costituzione. In Forza Italia contestata la linea del leader”.
Al tema è dedicato l’editoriale di Michele Ainis: “Il potere senza contrappesi”.
A centro pagina, il caso Ruby: “Berlusconi ancora assolto”, “Conferma in Cassazione. L’ex premier: mi sono tolto un macigno dal cuore”, “Dopo 9 ore di camera di consiglio prosciolto dalle accuse di concussione e prostituzione minorile”.
Sulla Lega: “Lega, Salvini ha deciso: Tosi è fuori”.
In prima il selfie dei campioni dello sport morti in un incidente all’elicottero su cui viaggiavano in Argentina, per un reality show: “Il selfie dei campioni prima della tragedia”.
A fondo pagina: “Il salario minimo, l’ipotesi di 7 euro l’ora”, “Nei decreti del Jobs Act la soglia base che varrà per i lavoratori senza contratto nazionale”.
Nella colonna a destra, Massimo Gaggi si occupa della lettera aperta che 47 senatori Usa hanno inviato alle autorità di Teheran per contrastare i negoziati sul nucleare: “Lettera a Teheran. Lo sgambetto dei repubblicani al presidente”.

La Repubblica, con ogni evidenza, non è riuscita a registrare in tempo la notizia dell’assoluzione in Cassazione per Silvio Berlusconi, che è stata diffusa intorno alle 23.45 di ieri notte.
Il titolo di apertura: “Sì alla riforma, divisi Pd e Fi”, “Via libera all’abolizione del Senato. Il dissenso dei ribelli di Forza Italia, scontro Verdini-Brunetta. Non votano dieci deputati dem. Bersani avverte il premier: cambia l’Italicum o questo è l’ultimo sì”.
In prima una foto per il sindaco leghista di Verona: “Salvini liquida Tosi. ‘Stop alle beghe, sei fuori dalla Lega’. Il sindaco attacca: ‘Tu come Caino’”.
Nella colonna a destra, un commento di Christian Salmon: “Dall’archeo fascismo al nuovo fascismo”, “L’operazione Carroccio-Le Pen come marketing politico dell’estrema destra europea”.
A centro pagina: “La strage dei campioni, Francia sotto shock”, “Argentina, si scontrano 2 elicotteri del reality: tra le 10 vittime la rivale della Pellegrini”.
Sul caso Ruby i titoli rinviano ad una “maratona della Cassazione per il verdetto su Berlusconi”, con il “racconto” di Piero Colaprico: “Il pg: come un film di Mel Brooks”.
A fondo pagina: “Is, il video del boia bambino che uccide agente del Mossad”.

La Stampa: “Ruby, assoluzione per Berlusconi”, “la Cassazione conferma la sentenza di appello. Respinto il ricorso del Procuratore. L’avvocato Coppi: spazzata via ogni polemica”, “Salvini caccia Tosi dalla Lega. La replica del sindaco: un Caino vestito da Abele”.
Sulle modifiche alla Costituzione ieri: “Riforma del Senato, secondo sì. Adesso il testo torna al Senato”, “Partiti divisi o sull’Aventino: M5S si chiama fuori. Nel Pd sarà l’ultima occasione per i dissidenti”.
L’editoriale in prima è firmato da Federico Geremicca: “La confusione del fronte anti-premier”.
A centro pagina, con foto della veglia a Nizza per la nuotatrice Camille Muffat: “Reality tragico, la Francia piange i suoi campioni”.
Nella colonna a destra: “Isis sfida Israele. Bimbo uccide ‘una spia del Mossad”, “L’orrore in un video”.
A fondo pagina: “La multa? Costa meno del permesso per evitarla”, “Il paradossale caso dell’autorizzazione a entrare nella Ztl di Roma per un trasloco”. Di Mattia Feltri.
In prima anche l’inizio di un intervento di Giancarlo Caselli: “Caselli: fermato dagli squadristi della democrazia”, “L’ex procuratore e le minacce di un collettivo universitario”.

Il Giornale: “Il bunga bunga era una bufala”, “Berlusconi assolto definitivamente. La vergogna della Boccassini che ha rovinato un uomo e il Paese”, “Riforme, Forza Italia vota la fiducia al Cavaliere contro i diktat di Renzi”.
Il quotidiano intervista il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta, che dice: “Senza di noi Matteo non governa. Il Nazareno? Non sono un tiranno”.
A centro pagina, la “resa dei conti nel Carroccio”: “Lega, divisione compiuta: ‘Tosi è fuori’”, “Salvini: ‘Prendo atto della sua decadenza’. L’ira del sindaco: ‘Matteo come Caino’”.
Anche qui, la riproduzione del selfie delle vittime in Argentina: “Non si può morire di reality show”.
In prima anche un commento di Vittorio Feltri: “Il Papa santifica la passione: ‘L’amore è fisico’”.

Il Fatto Quotidiano: “Ecco i 357 che distruggono la Costituzione”. Seguono i nomi dei deputati che hanno votato sì alla riforma ieri alla Camera dei Deputati.
A centro pagina, con fotomontaggio di Berlusconi e Ruby: “B. assolto in Cassazione perché il reato non c’è più”, “L’avvocato Coppi: ‘Prostituzione ad Arcore’. Ma i giudici non riconoscono la concussione (grazie alla Severino che ha cambiato la norma) e la consapevolezza da parte del Caimano della minore età della ragazza”.
Sul “Carroccio a pezzi”: “Salvini caccia Tosi”, “Il sindaco di Verona aveva lanciato l’ultimatum: ‘Via il commissario in Veneto’. E ora replica: ‘Mi candido, sei come Caino’”.
A fondo pagina: “La lobby del cemento copre l’Appia antica”, “Il Comune di Roma regala 400 mila metri cubi ai soliti costruttori. Una tangenziale e 32 palazzi sorgeranno sopra una necropoli”.

Il Manifesto, con foto dell’Aula del Senato: “Carta perde”, “La Camera demolisce il Senato e 47 articoli della Costituzione. Con 357 sì, 125 no e 7 astenuti i deputati approvano la controriforma del governo Renzi. Berlusconi costringe i suoi a votare il frutto del Patto del Nazareno. Le minoranze Pd votano turandosi il naso. I grillini disertano l’aula”.
“Una Costituzione di minoranza” è il titolo del commento firmato da Massimo Villone.
A centro pagina: “L’industria piange, niente ripresa ‘made in Renzi’”, “Produzione giù”.
“Servirebbe proprio un Eisenhower”, scrive Giovanni Dosi.
Il quotidiano intervista Carla Cantone, segretaria della Spi-Cgil, che dice: “La legge Fornero va cambiata: è emergenza democratica”.
In taglio basso, con foto del premier greco: “Trattativa continua”, “La strategia di Tsipras e la troika Ue”, di Dimitri Deliolanes.
E un’analisi Marco Bascetta: “I media tedeschi contro Atene. Per Der Spiegel Tsipras, che va contro la normalità capitalista, è un caso di pazzia”.

 

Riforma costituzionale

La Repubblica, pagina 2: “Via libera al nuovo Senato. Bersani: ‘È l’ultimo sì se non cambia l’Italicum’. Fi vota no, ma è rivolta”, “Camera, ok da 357. Pd, Fassina e altri 9 non votano. Berlusconi: noi uniti. Dissentono in 17: un errore”. La rubrica “il punto” di Stefano Folli: “Le mosse sterili della minoranza e la trincea finale in casa Renzi”, “Il capo delo governo divide l’opposizione interna e la porta dalla sua”.
Il “retroscena” di Francesco Bei e Giovanna Casadio: “La tattica del premier: regionali al 31 maggio, Silvio mollerà la Lega”.
E Carmelo Lopapa, ancora su La Repubblica, descrive “il partito di Berlusconi diviso in tre”: “Azzurri allo sbando, Brunetta a rischio, alla Camera la fronda è maggioranza”.

Sul Corriere, pagina 3, “il racconto” di Fabrizio Roncone: “Tra blandizie e richiami. La lunga notte di Berlusconi con i ribelli”. Si dà conto della resistenza dei verdiniani e si scrive che il capogruppo Renato Brunetta è “nel mirino” e c’è chi già fa il nome di Elio Vito come possibile successore.

Due pagine su Il Giornale: “Forza Italia vota compatta il ‘no’ al Renzi dittatore. Ma nasce una nuova corrente”, “Tutti gli azzurri tranne Rotondi si schierano contro il ddl Boschi. Però 17 deputati scrivono al Cavaliere: ‘Non siamo d’accordo’”. Alla pagina seguente: “La soddisfazione di Berlusconi: ‘Ora opposizione a 360 gradi’”, “Dopo la prova d’unità del partito in Aula, il leader azzurro si congratula con i deputati forzisti. E rilancia: ‘Si apre una nuova era di centralità per il nostro movimento politico’”.

A pagina 6 del Corriere, la “nota” di Massimo Franco: “Il premier vince facilitato dalle divisioni degli avversari”, “il sì scontato della Camera sposta la resa dei conti al Senato a dopo le regionali, che possono cambiare la posizione di Foza Italia” (“se dopo le Regionali il centrodestra e Berlusconi riusciranno a contenere la diaspora, per il governo il Senato potrebbe diventare una trappola”).
A pagina 5 del Corriere: “Renzi festeggia. La minoranza Pd lo avverte”, “’Un Paese più semplice e più giusto’. Ma Bersani avverte: se la legge elettorale non cambia non la votiamo. Il segretario presenta ai suoi parlamentari il ddl per riformare la Rai sul modello Spa: serve un capo azienda”. Il “retroscena” è firmato da Maria Teresa Meli: “I conti del leader sull’Italicum: ‘Passeremo comunque. Fi? È destinata ad esplodere”. Il riferimento è per l’appunto alla legge elettorale, su cui la minoranza Pd ha annunciato battaglia, preannunciando che voterà contro: “Eppure a Palazzo Chigi, numeri alla mano, sono convinti che se anche i dissidenti dovessero essere veramente tutti quelli che adesso fanno fuoco e fiamme, cioè una cinquantina, la riforma elettorale passerebbe ugualmente, con una maggioranza che può oscillare dai 330 ai 350 voti”.

“Bersani minaccia il premier. Ma la minoranza Pd è divisa”, scrive su Il Giornale Laura Cesaretti.

La Stampa, pagina 2, l’articolo è di Mattia Feltri: “Nel palazzo delle contraddizioni. Renzi incassa la riforma del Senato”, “La minoranza Pd non la voleva ma la vota. Forza Italia la voleva ma non la vota. Ora il testo torna a Palazzo Madama per la terza delle quattro letture previste”.
A fondo pagina il retroscena di Fabio Martini: “Il premier sogna l’autosufficienza. E per la minoranza è l’ultimo sì”.

Il Fatto: “Renzi archivia la Carta e conta nel mini-Nazareno”, “Passa a Montecitorio la seconda lettura della riforma del Senato. Il governo ora confida nell’asse Romani-Verdini a Palazzo Madama”.
Un articolo di Fabrizio D’Esposito a pagina 3: “Gli oppositori di domani dicono ancora sì’”, “I democratici promettono grande battaglia, ma dalla prossima volta. I forzisti vorrebbero votare le loro ‘riforme’, ma poi non lo fanno”.

Berlusconi-Ruby

Sul Corriere, a pagina 8, Giovanni Bianconi firma il pezzo sulla sentenza della Cassazione: “Per Berlusconi assoluzione definitiva”. La Corte si è pronunciata dopo 9 ore di camera di consiglio. Bianconi ha seguito l’udienza e la racconta, dando conto della requisitoria del procuratore generale Scardaccione (“Le Br, i bravi di Manzoni, i processi di mafia. Quel duello accusa-difesa a colpi di citazioni”, “Il pm evoca ‘la geometrica potenza’ delle pressioni sulla Questura attribuite al leader di Fi”). La procura generale aveva chiesto la condanna, chiedendo che fosse annullata la sentenza di assoluzione pronunciata in appello. Invocava quindi il ripristino della condanna comminata a Berlusconi in primo grado ed una nuova pronuncia da parte della Corte d’appello. “Per l’accusa -scrive Bianconi- era dimostrato che la telefonata dell’allora presidente del Consiglio al capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni avesse costretto quest’ultimo a consegnare Karima ‘Ruby’ el Mahroug alla consigliere regionale Nicole Minetti. ‘Ci fu abuso costrittivo’, ha sostenuto il pubblico ministero, che provocò ‘una seria di corruzioni a catena’”. Il Procuratore generale Eduardo Scardaccione ha definito la vicenda della nipote di Mubarak “degna di un film di Mel Brooks” e ha aggiunto che “il mondo intero ci ha riso dietro”.
Alla pagina seguente: “L’esultanza ad Arcore: ‘Mi sono tolto un macigno dal cuore’”. E un’analisi di Luigi Ferrarella: “Gli indizi e il ‘falso’ mito della pistola fumante”, “L’udienza fiume segnala che un processo è cosa diversa dalle aspettative politico-sociali”.

Su La Stampa, Paolo Colonnello scrive che l’estenuante maratona dei giudici testimonia una difficile unanimità su una vicenda che, non a caso, all’indomani del deposito delle motivazioni di proscioglimento in appello, indusse alle dimissioni il presidente della sezione che le firmò, Enrico Tranfa. “Eppure, alla fine, ha prevalso ‘la linea Coppi’”, l’avvocato difensore del leader di Fi: Berlusconi, nonostante l’irrituale telefonata alla questura di Milano e la balla colossale con cui si intervenne per affidare a Nicole Minetti la nipote di Mubarak, non commise alcuna concussione per costrizione. In Cassazione hanno retto anche le motivazioni che vogliono Berlusconi inconsapevole della minore età di Ruby: per i giudici, Berlusconi lo apprese la sera stessa in cui intervenne in Questura: “è vero che lo fece -sottolinea Colonnello- per garantirsi il silenzio della giovane su quanto avveniva durante i festini a luci rosse di Arcore – questo come il sistema prostitutivo vigente nella villa sono considerati ‘fatti storici’ acclarati- ma ciò non dimostra una sua pregressa consapevolezza”.

“Il bunga bunga non è mai esistito. La Corte di Cassazione ha scritto la parola fine a una delle vicende giudiziarie più infami della storia della Repubblica”, scrive invece nell’editoriale in prima il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. “Pretendiamo le scuse dello Stato”, sottolinea Sallusti. Alla pagina seguente, l’analisi di Luca Fazzo: “Cinque anni senza una prova. Così finisce il teorema di fango”.

Il Fatto sottolinea che la difesa di Berlusconi, in qualche modo “inguaia” Giampi Tarantini nel processo di Bari sulle escort. L’avvocato Franco Coppi, infatti, ieri ha detto, nel corso della sua arringa in Cassazione: “che ad Arcore avvenissero fatti di prostituzione non lo contestiamo nemmeno noi difensori”.

E poi

Sul Corriere, a pagina 14: “Iran, la destra Usa boicotta Obama”, “la rabbia della Casa Bianca per la lettera dei senatori repubblicani a Teheran”. 47 senatori repubblicani hanno diffuso una lettera aperta ai leader iraniani che, secondo Massimo Gaggi, trasuda disprezzo nei confronti di Obama e nella quale di sostiene che, in termini giuridici, il presidente non ha il potere di siglare accordi internazionali senza il consenso del Parlamento. Durissima la reazione del vicepresidente Joe Biden, che ha definito il comportamento dei senatori “al di sotto della dignità di un’istituzione, il Senato, per il quale ho un profondo rispetto. Ma nei 36 anni che ho passato in quell’aula non ho mai visto niente di simile”. Biden ha poi citato una serie di accordi internazionali raggiunti senza il voto del Congresso, a partire dal riconoscimento della Cina da parte dell’amministrazione Nixon. Duro anche il commento di Hillary Clinton: “delle due l’una: o i repubblicani volevano aiutare gli ayatollah nella trattativa Usa-Iran sul nucleare o volevano minare la posizione del commander-in-chief degli Stati Uniti. In tutti e due i casi l’episodio è di una gravità inaudita”.

Alle pagine dell’inserto R2 cultura de La Repubblica, un articolo di Valerio Magrelli: “Ma cosa ha fatto di male ai fanatici jihadisti il poeta che ispirò Dante?”, “Tutti i busti di Abu’l Ala al-Ma’arri, filologo e letterato, vengono distrutti. Era considerato il Lucrezio d’Oriente e da razionalista contestò il primato delle religioni”. I jihadisti dell’organizzazione Jabhat al-Nusra stanno decapitando infatti le statue del poeta siriano, vissuto tra il 973 e il 1057.
Su La Repubblica un intervento di Marek Halter: “Musulmani, ebrei e cristiani insieme contro l’Is”: il teso è tratto da “Riconciliatevi! Ebrei cristiani musulmani”, dito da Marsilio.

Su Il Manifesto la recensione del libro di Zlavoj Zizek “Islam e modernità”, edito da Ponte alle Grazie. Zizek, scrive benedetto Vecchi, collega il fondamentalismo islamico alla crisi dei processi di integrazione sociale: ma non è una opposizione alla società del capitale, bensì una componente di una globalizzazione in crisi, è un tentativo di condizionare la globalizzazione senza mai metterla in discussione.

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