Il Corriere della sera: “Cancellieri non cade: manovra contro di me”. Sul disastro in Sardegna: “Così il federalismo sta danneggiando prevenzione e soccorsi”, di Sergio Rizzo.
A centro pagina: “A Roma l’assedio dei No Tav”, “Patto tra Letta e Hollande: avanti con la Torino-Lione”.
La Repubblica: “Ligresti, nuove ombre sulla Cancellieri”, “’La raccomandai a Berlusconi’. Il ministro: è falso. Bocciata la sfiducia”.
A centro pagina: “Guerriglia no Tav a Roma, assalto a una sede del Pd”.
E “Sardegna, sindaci in rivolta: ‘Troppi allarmi, siamo soli’”.
La Stampa: “Cancellieri, fiducia tra i veleni. Epifani: l’Esecutivo è più debole. Il Guardasigilli: ferita difficile da rimarginare”. “Ligresti: chiesi aiuto al Cavaliere per favorirla”. “Renzi: dal 9 dicembre cambia l’agenda del governo”. A centro pagina: “La denuncia del vescovo ai funerali” in Sardegna: “’I morti di Olbia sono anche colpa nostra’”.
L’Unità: “Cancellieri resta, il dubbio anche”. “Respinta la mozione di sfiducia. Il ministro: mai mentito. Tensione Pd. Epifani: governo indebolito. Renzi attacca: Letta ha sbagliato. Spuntano i verbali di Ligresti: la raccomandai a Berlusconi. ‘Falso’”. A centro pagina gli scontri di ieri durante le manifestazioni no tav. “Scontri a Roma, assalto al Pd”.
Il Fatto quotidiano: “La Cancellieri non finisce mai. Ligresti: ‘Così la raccomandai’”.
Il Giornale: “Letta ci ordina di prestargli i soldi”, “Per coprire l’Imu”, “Aumentano gli acconti fiscali a carico di imprese, professionisti, banche e assicurazioni”.
Sul caso Cancellieri: “La prima sconfitta di Renzi: Cancellieri salva, Pd a pezzi. E ora spuntano nuovi verbali”.
Il Sole 24 Ore: “Stop alla seconda rata Imu ma è stangata sugli acconti. Maxi aumenti su banche e assicurazioni. Restano i nodi ‘agricoli’ e fondi ai Comuni. Cambia la Tasi: i sindaci fisseranno le detrazioni”. A centro pagina: “Bankitalia, scatta il piano quote. Oggi in Consiglio il decreto: atteso un gettito per 1,2 miliardi. Tetto agli stipendi. Per le partecipazioni oltre il 5 per cento è previsto l’obbbligo di vendita”.
Cancellieri, governo, Pd
Il Corriere della Sera racconta “il ‘sistema’ Ligresti” in un articolo dedicato a quello che emergerebbe dai verbali della inchiesta del Pm di Milano Luigi Orsi per corruzione a carico di Salvatore Ligresti e (anche per calunnia) di Giancarlo Giannini, ex presidente dell’Isvap.
“Ligresti, hanno raccontato lo stesso ex patron di Fonsai e la figlia Jonella, si sarebbe ‘fatto latore’ presso Berlusconi ‘del desiderio dell’allora Prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione’. ‘Qui c’è un accadimento che non ha limite – ha replicato ieri la Cancellieri – definendo ‘surreale’ la richiesta di raccomandazione. In una nota ha spiegato di essere stata a Parma due volte come Commissario straordinario: tra febbraio e marzo 1994 e poi nel novembre 2011, ‘incarico interrotto per la nomina a ministro all’interno del governo Monti’. Se un intervento c’è davvero stato è anche possibile che Ligresti abbia confuso date e circostanze’”.
La Repubblica dedica al caso Cancellieri e alle sue ripercussioni in casa Pd le prime sette pagine. A pagina 2: “’L’ho raccomandata a Berlusconi’. Ecco le rivelazioni di Ligresti. Cancellieri di nuovo nella bufera”. “La Camera la salva, poi escono i verbali della inchiesta Fonsai”. Poi più avanti: “La Cancellieri si sente sotto assedio” e nell’articolo si riferiscono i commenti dal suo staff sulle rivelazioni filtrate a proposito di Ligresti: “Incredibile tempismo: una fiducia chiusa alle 14 55 e il nuovo verbale che spunta alle 15.08. E voi andate dicendo che non è un complotto?”. Poi si attribuiscono queste parole al ministro stesso: “Sono balle, non è vero niente. Sicuramente Salvatore Ligresti ha un animo cattivo contro la mia famiglia, vuol far male a me, ma soprattutto a mio figlio”.
Il Fatto scrive che proprio mentre la Cancellieri tirava un sospiro di sollievo (dopo la bocciatura della mozione 5 Stelle, che ha avuto 154 sì e 405 voti contrari) le agenzie diffondevano alcuni atti dell’indagine su Fonsai del Pm milanese Orsi, che sono stati depositati alle parti il 13 novembre scorso. Poi si ricostruiscono le dichiarazioni di Salvatore Ligresti risalenti al 15 dicembre 2012 riguardanti tanto la Cancellieri che Giancarlo Giannini (in scadenza dalla presidenza Isvap) che il figlio di Lamberto Cardia, ex presidente Consob. Secondo Il Fatto un personaggio chiave della indagine Fonsai è poi Fulvio Gismondi, tecnico e consulente di Fonsai: nell’aprile del 2012 si presenta alla Procura di Milano e chiede di incontrare il Pm Luigi Orsi. Nei suoi interrogatori racconta di aver fatto le pulci ai bilanci Unipol, candidata a salvare Fonsai, trovandoli ben meno floridi di quanto apparissero nelle carte ufficiali. Malgrado questo non tarda a capire che la fusione si doveva fare ad ogni costo perché così volevano tutti: Mediobanca, Isvap, Consob.
La Stampa spiega che Ligresti negli interrogatori ha detto di essere intervenuto su Berlusconi perché Giannini diventasse presidente dell’Antritrust: emerge dalle carte depositate nel filone della inchiesta milanese su Fonsai che vede indagato per corruzione Giancarlo Giannini, che, secondo l’accusa, per almeno otto anni evitò accuratamente di vigilare sulla gestione allegra del colosso assicurativo dei Ligresti, salvo scatenarsi nell’ultimo anno, il 2011, con una serie di ispezioni che avrebbero avuto il senso di fare pressione su Ligresti stesso in vista della fusione con Unipol.
Anche sul Sole 24 Ore si fa riferimento alle dichiarazioni di Gismondi: “L’Isvap favorì la fusione tra Fonsai e Unipol”. Sul figlio della Cancellieri Peluso, ex direttore generale di Fonsai, Gismondi, in quell’aprile 2012, dice: “Peluso casualmente mi ha detto che si è dimesso perché non intendeva trovarsi nella posizione di direttore generale di Fondiaria nel momento in cui i concambi smettessero di essere delle mere opinioni”, “mi ha spiegato che il suo timore di essere coinvolto in un illecito nasce dalla irregolarità che lui ravvisa nel procedimento di definizione dei concambi”.
Torniamo a La Repubblica, che continua a focalizzare l’attenzione sulla insistenza con cui Renzi ed i suoi hanno chiesto le dimissioni della Cancellieri: “Renzi rompe la tregua con Letta, ‘dal 9 cambia l’agenda di governo’”. Il 9 è il giorno dopo le primarie Pd. Il quotidiano scrive che l’ex rottamatore teme che il caso Cancellieri possa trasformare in un flop le primarie. Scrive ancora La Repubblica: “Il futuro segretario all’attacco: ‘Da leader Pd avrei dato indicazione di votare la sfiducia. E’ un errore lasciare il ministro al suo posto’”. Più avanti, intervista a Graziano del Rio, ministro degli affari regionali, e sostenitore della prima ora di Renzi. Il quotidiano sottolinea che sul caso Cancellieri Del Rio si è smarcato, convinto della buona fede del Ministro, ma evidenzia nei titoli queste sue parole: “Matteo interpreta il malessere Pd e con fatti nuovi il caso si riapre”, “bene la fiducia, però capisco chi voleva le dimissioni”. Nell’intervista dice: “A oggi ritengo che dopo il voto alla Camera né per il Pd né per il Paese sia il caso di discuterne ancora a lungo”, “Matteo ha interpretato un malessere diffuso su tutta questa storia. Pur considerando io estranea il ministro Cancellieri alle accuse di favoritismo, sono favorevole che c’è un imbarazzo in molte persone su come si sono svolti i fatti”. La domanda seguente: “Ma il Pd può ingoiare ogni rospo pur di tenere in vita il governo Letta?”. “Il Pd – risponde Del Rio – deve ragionare sulle cose, sulle riforme, sulle azioni concrete di questo esecutivo”.
Il Corriere della Sera, con Massimo Franco, scrive che la fiducia non cancella il vero obiettivo di Renzi, che è il Quirinale: più ci si avvicina alle primarie dell’8 dicembre più il sindaco aumenta la pressione su Palazzo Chigi, e la vera sfida è a colui che Renzi ritiene il vero regista delle larghe intese, ovvero il capo dello Stato, ostacolo istituzionale allo scioglimento anticipato delle Camere. Il tentativo di Renzi – scrive ancora Franco – è di incrinare l’asse che ha unito in questi anni la sinistra a Napolitano. Si tratta di sconfiggere l’equilibrio di sistema creato dal Quirinale.
Marcello Sorgi su La Stampa scrive che il salvataggio della Cancellieri è stato pagato a carissimo prezzo, ma non è servito a ridare stabilità al governo Letta. E “l’idea che con la nascita di una destra di governo, alternativa a quella populista e berlusconiana che si accinge a passare all’opposizione, la maggioranza sarebbe diventata subito più omogenea e più forte, al momento è ancora lontana dalla realtà. Le due destre infatti marciano divise per colpire unite. E soprattutto quella di governo, il nuovo Centrodestra, che avrebbe dovuto incassare il salvataggio della Cancellieri come una propria vittoria, sembra in primo luogo preoccupato di non apparire subalterno al premier e al suo partito. Di qui attacchi simmetrici a Renzi, trattato da avversario, non come possibile alleato dei prossimi mesi. E additato, per propri interessi congressuali, come vero responsabile della messa in stato d’accusa della Guardasigilli. Il Giornale evidenzia come quella di ieri sia stata la prima sconfitta di Renzi, visto che i suoi uomini hanno votato compatti per la fiducia al ministro Cancellieri. Alessandro Sallusti, il direttore, scrive: “Ormai è chiaro. Chiunque vinca le primarie del Pd non potrà essere che un burattino nelle mani di Napolitano”. Alle pagine interne: “Pd, la tregua è già finita. I renziani non ci stanno: Letta ostaggio del Colle”.
Pdl, legge di stabilità, spending review
Libero dà conto della versione data dal Cavaliere l’altra sera a Villa Gernetto, durante un incontro con imprenditori, professionisti e ragazzi intenzionati a lanciarsi in politica, sulla scissione del Pdl: “E’ stata una idea mia”, avrebbe detto, ribaltando la lettura fatta finora. Pare che tutto nasca, come spiega il quotidiano, da una registrazione via smartphone pubblicata su internet, scovata dal quotidiano Europa. Il Giornale, raccontando “le mosse del Cavaliere”, scrive che avanza l’ipotesi che diventi capogruppo. Avrebbe risposto anche alle accuse sull’estremismo di Forza Italia così: “Il movimento non è né dei Falchi né delle Colombe, Forza Italia sono io e basta”. La Repubblica: “Decadenza, Forza Italia in piazza, Berlusconi farà l’arringa in Aula, ‘ma prima lo strappo con il governo’. ‘Votiamo no alla manovra’. L’ipotesi capogruppo”.
Su Libero: “Legge di stabilità, Forza Italia verso l’opposizione”, “cresce la voglia di sganciarsi sul voto di fiducia, prima della decadenza, che potrebbe slittare”.
La Repubblica scrive che cammina al rallentatore l’iter della legge di Stabilità in Senato, mentre arriva “un provvedimento choc” sotto forma di emendamento governativo, per la costruzione di nuovi stadi: ospiteranno supermercati e cinema, ma chi li costruisce potrà anche avere, nel giro di 14-15 mesi, licenze per edificare nelle vicinanze nuovi quartieri ed edifici. Sui nodi principali della legge di stabilità, casa e cuneo fiscale, si attende ancora una decisione di governo e maggioranza, e il relatore Pd Santini non ha escluso che il voto in Aula slitti da venerdì alla prossima settimana. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via alla sterilizzazione della seconda rata Imu in scadenza a dicembre. I circa 2 miliardi necessari per la copertura sarebbero stati trovati con un aumento dell’acconto Irap e Ires di banche, assicurazione e intermediari finanziari, ma non è escluso un rincaro delle accise sulla benzina.
Sul Sole 24 Ore: “Imu, cancellata con i maxi-acconti”, “oggi il decreto che abolisce la seconda rata. Caccia alle risorse. Si cercano 900 milioni”. E il Consiglio dei ministri dovrà prendere anche una decisione finale sui 347 milioni da reperire per abolire l’Imu sui terreni agricoli.
Sul Sole 24 Ore attenzione anche per le dichiarazioni del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli: “Cottarelli: i risparmi di spesa per il taglio del cuneo fiscale”. Lo stesso Cottarelli viene intervistato da La Stampa e La Repubblica. La Stampa sintetizza così il suo pensiero: “In Italia troppe auto blu, dai risparmi tagli alle tasse”. Cottarelli spiega che ci sono gruppi di lavoro all’interno dei ministeri: in tutto sono 25, di cui otto “orizzontali” sui grandi capitoli di spesa (beni, immobili, organizzazione), 13 nei ministeri (1 per Palazzo Chigi e 3 per gli enti locali). “Ogni gruppo avrà un mandato. Ci saranno persone di quel ministero, e persone che sceglierò tra gli esperti che si sono messi a disposizione a titolo gratuito”. Cottarelli non ha l’auto blu e spiega: “Al Tesoro inglese l’auto blu è una, quella del ministro”. Nella intervista a La Repubblica risponde alle accuse già lanciate dal ministro della sanità Lorenzin, secondo cui non c’è nessun bisogno di Cottarelli. L’interessato risponde così: “Mi fa piacere avere l’occasione per chiarire. Dice il ministro che non abbiamo bisogno di tagli lineari perché abbiamo già il patto per la salute, e se le regioni sapranno attuarlo miglioreremo sia le prestazioni che i conti. Benissimo, tutto il nostro appoggio. Intanto di tagli lineari non si parla più. Poi nella sanità, come in tutti i settori, noi contribuiremo con idee, esperienze, standard internazionali alle riforme che sapranno varare i diretti interessati”. Spiega ancora Cottarelli: “Se avremo un forte supporto politico potremo arrivare senza problemi ai due punti di Pil, per abbattere soprattutto il cuneo fiscale e solo in minima parte per ridurre deficit e debito, perché poi questi caleranno grazie al buon funzionamento della macchina statale”.
Il Sole 24 Ore scrive che Cottarelli ha invitato anche i cittadini ad avere un ruolo attivo, esercitando “una pressione sulle strutture inefficienti”, facendo leva su una sorta di “pagella” sul servizio fornito. “A livello locale uno strumento per migliorare l’efficienza è la trasparenza: noi pubblicheremo più indicatori di efficienza che consentano al cittadino di individuare i centri di spesa meno efficienti”.
Internazionale
Su La Stampa si dà conto della intesa, che pare pronta, sulla questione del nucleare iraniano: “Via venti miliardi di sanzioni per lo stop al nucleare”. Il testo di partenza prevederebbe tre elementi: l’Iran congela la produzione di uranio arricchito al 20 per cento. Non attiva nuove centrifughe per l’uranio al 3,5 per cento. Accetta un più rigido sistema di ispezioni internazionali nei propri siti nucleari.
Il Corriere della Sera intervista Hooshang Amirahmadi, studioso irano-americano e candidato respinto alle presidenziali iraniane nel 2013. Spiega che l’Iran “cerca di dimostrare di essere seria sulla promessa di mantenere il programma a un livello minimo, per scopi civili e non per la Bomba. Ma l’amministrazione Obama non si fida”. E a chi non si fida, soprattutto nel fronte dei conservatori Usa, risponde che “la vera questione di fondo è che non riconoscono il diritto all’Iran di arricchire l’uranio sul suo territorio e vogliono vedere l’intero programma smantellato. Io non creso che l’Iran sarà pronto a farlo. E’ una questione di orgoglio nazionale e anche economica: miliardi sono stati investiti”.
E proprio ieri, alla vigilia della ripresa del negoziato a Ginevra, il leader Supremo Khameney, come riferisce L’Unità, ha ribadito che Teheran “non arretrerà di un centimetro” sui diritti al nucleare. Poi, parlando di Israele, ha ripreso la vecchia retorica degli ayatollah: “il regime sionista è destinato a crollare”. Il quotidiano spiega che Khameney si rivolgeva ai 50mila miliziani islamici (bassidji) riuniti a Teheran. E dà conto anche dell’atteggiamento di Obama: prudente, anche perché ha chiesto ai senatori Usa di non imporre nuove sanzioni per lasciare il tempo alla diplomazia di lavorare, ha detto che nella trattativa l’Iran “fermerebbe il suo programma nucleare” e “ridurrebbe alcuni degli elementi che altrimenti le permetterebbero di avvicinarsi a quello che noi definiamo ‘breakout capacity'”, ossia la capacità di produrre la bomba atomica.
L’Unità è anche l’unico quotidiano a ricordare che oggi in Afghanistan si riunisce la “Loya jirga”, grande assemblea dei leader tribali e rappresentanti politici, per esaminare il Trattato bilaterale sulla sicurezza con gli Usa, all’indomani del ritiro dal Paese previsto per il 2014. Ahmid Karazai, il presidente che tra pochi mesi lascerà l’incarico, chiede una lettera di scuse per gli errori compiuti in Afghanistan dagli Usa. Susan Rice, consigliere per la sicurezza di Obama, ha assicurato in un’intervista alla Cnn che la lettera non ci sarà. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato, invece, in un colloquio con il New York Times, ritiene possibile che venga redatta una dichiarazione di scuse per le vittime civili provocate dagli interventi militari.
E poi
Su La Repubblica si racconta che domenica prossima in Svizzera i cittadini si esprimeranno con un referendum su un quesito riguardante gli stipendi dei manager. Se diranno di sì, in ogni impresa del Paese nessuno potrà guadagnare in un mese più di quanto il meno pagato dei dipendenti guadagni in un anno (“’Dodici volte la paga dell’operaio’, ecco il tetto ai soldi per i manager. La Svizzera vota la regola Olivetti”). Sulla stessa pagina si racconto lo “storico voto” della Chiesa d’Inghilterra che, con 378 voti a favore e 8 contrari, ha detto sì all’episcopato femminile. Il premier britannico conservatore Cameron ha deciso di nominare al più presto le prime donne vescovo alla Camera dei Lord.
Alle pagine R2 de La Repubblica, segnaliamo un reportage di Adriano Sofri dai campi profughi in Kurdistan, tra i 250 mila cacciati dalla Siria (“I dannati della guerra”). Alle stesse pagine si racconta anche della ipotesi di distruggere le armi chimiche siriane in mare. Un’opzione choc dovuta al fatto che nessun Paese si offre per l’eliminazione dell’arsenale di Assad.