Le aperture
Corriere della Sera: “Conti, gelo tedesco sull’Italia”. Editoriale di Danilo Taino: “La credibilità del paese”. A fondo pagina: “Floris dalla a La7 con un supercontratto”. “Il Salone dell’auto nella Milano dell’Expo”.
La Repubblica: “La Bundesbank attacca Renzi: ‘Ci dice cosa fare’”, “Weidmann: fare più debiti non aiuta la crescita”, “Draghi: mille miliardi le famiglie e le imprese”.
In taglio basso: “Patto premier-Berlusconi, Fi si ribella”, “Faccia a faccia sulle riforme, l’ex Cavaliere vuole discutere anche di giustizia”.
La grande foto a centro pagina è per il conduttore di Ballarò: Terremoto Rai, Floris se ne va. La 7 offre il doppio dei soldi”.
Di spalla a destra, firmato da Bernardo Valli: “Il sogno del Califfato che sfida l’Occidente”, “Un mito senza radici storiche, così la jihad fa propaganda alla sua avanzata in Iraq”.
La Stampa: “Conti Ue, attacco tedesco a Renzi”, “La Bundesbank: ora ci spiega lui cosa fare. La replica: non ci fate paura”, “Riforme, Berlusconi s’accorda col premier, ma Forza Italia lo contesta”.
A centro pagina, foto di scontri a Shuafat, sobborgo arabo di Gerusalemme: “Guerriglia per il corpo del ragazzo ucciso”, “Israele non restituisce la salma di Mohammed, ammazzato per vendetta: scontri a Gerusalemme Est”.
Il Fatto: “Supermazzetta nigeriana. Eni indagata: corruzione”, “Il colosso sotto inchiesta per l’acquisto da un miliardo di dollari della concessione del più grande giacimento del Paese africano. Il pm milanese De Pasquale chiama in causa l’uomo d’affari Di Nardo che avrebbe agito da intermediario. Nel mirino il ruolo dell’allora presidente Scaroni e del faccendiere Bisignani”.
A centro pagina: “Floris, addio alla Rai che offre 1,8 milioni. Trasloca a La 7 che gliene darà 4”.
A centro pagina anche il caso Boffo: “Feltri-Sallusti, botte da orbi al ‘Giornale’ sul caso Boffo”, “L’ombra di Bertone”.
In taglio basso: “Renzi-B., il patto della ghigliottina contro i cittadini”, “Nell’ennesimo vertice a Palazzo Chigi, presenti anche Letta e Verdini, il Caimano si lega al premier su Senato e Italicum nonostante i mal di pancia di Brunetta&c. Giro di vite sulle leggi popolari (da 50 a 250 mila firme) e sull’opposizione in Parlamento (strozzati il dibattito e gli emendamenti)”.
Il Giornale: “Floris non Ballarò più”. Taglio alto: “Berlusconi vede Renzi ‘Avanti tutta sulle riforme’ Tensione in Forza Italia”. Editoriale di Alessandro Sallusti: “Se il premier si fuma altri 20 (nostri) centesimi”.
Il Sole 24 Ore: – “Draghi: mille miliardi per i crediti”. Editoriale di Alessandro Plateroti: “Ora il mercato guarda solo a Francoforte”. A centro pagina: “Rigore, Bundesbank attacca Renzi”. In basso: “La Germania sceglie il salario minimo da 8,5 euro”.
Renzi e Weidmann
Su La Stampa Tonia Mastrobuoni sottolinea che il presidente della Bundesbank Weidmann ha ribadito ieri la sua posizione, ma citando questa volta esplicitamente il presidente del Consiglio italiano: “Il premier italiano Matteo Renzi dice che la fotografia dell’Europa è il volto della noia e ci vuole dire cosa dobbiamo fare”, “le riforme non devono essere solo annunciate, ma anche realizzate”. Dall’entourage di Weidmann, scrive la Mastrobuoni, è trapelata ieri la preoccupazione che la linea di Renzi miri esplicitamente ad intaccare le regole sul deficit stabilite da Maastricht e a introdurre allo stesso tempo forme di mutualizzazione del debito (come del resto suggerito lunedì scorso dal sottosegretario Graziano Delrio in un’intervista al Corriere della Sera). E se la Bundesbank fa il suo mestiere, ovvero quello di “falco”, la politica tedesca è già da tempo su una linea più dialogante: da Merkel al suo responsabile delle Finanze Schäuble. Quest’ultimo ieri ha ribadito: “non ho bisogno di riflettere sulla flessibilità dei Trattati”, ma “un’interpretazione troppo generosa di questo spazio di manovra, minerebbe la credibilità del Patto”. In sostanza, scrive Mastrobuoni, è anche un “gioco delle parti” che ricomincia in Germania, come ai tempi della fase più drammatica della crisi dell’euro. E tornando al duro contrasto al Parlamento europeo tra Matteo Renzi e il presidente del gruppo Ppe Manfred Weber, esponente della Csu, Mastrobuoni sottolinea che quest’ultimo ha approfittato del palcoscenico europeo facendo il suo “show rigorista”: si tratta di un modo per frenare l’emorragia di voti che ha colpito la Csu alle recenti elezioni europee, dove hanno perso moltissimi voti a favore della destra anti euro Afd.
La Repubblica: “La Bundesbank a Renzi: ‘Non ci dia lezioni, meno parole, più fatti’”, “Wiedmann: l’Italia avvii le riforme, riduca il debito e non usi i tassi bassi per finanziare altre spese”. E il “retroscena” di Alberto D’Argenio: “L’ira di Palazzo Chigi: ‘Non ci fanno paura, l’Europa non è loro’”. Dove si legge che la convinzione di Renzi è che né Wiedmann, né Weber, né Schauble rappresentino la linea della Germania. Ma intanto il governo prepara le “contromisure” per farsi valere in Europa, attraverso gli uomini di peso del Pd all’Europarlamento: il 15 luglio il popolare Juncker dovrà infatti ottenere dal Parlamento a Strasburgo la fiducia come presidente della Commissione. E ieri Simona Bonafé, capodelegazione del Pd a Strasburgo, ha dichiarato che il neo-presidente in pectore Juncker “ci dovrà dare delle spiegazioni, ci dovrà dire come intende applicare la flessibilità già concordata”. Insomma, il Pd minaccia di far saltare il patto con il Ppe. La Repubblica evidenzia anche quella che considera la “copertura” del presidente della Repubblica, che ieri, ricevendo i commissari europei ha ricordato come l’Italia “negli ultimi anni” abbia “fatto molto”, sottolineando che “l’aggiustamento della finanza pubblica che c’è stato in Italia negli ultimi anni può sfidare qualsiasi termine di paragone”.
Anche Il Corriere si sofferma su Napolitano: ” Il capo dello Stato ha difeso i passi avanti dal nostro Paese e rivendicato i nostri obiettivi: ‘Dobbiamo riuscire a combinare la coerenza dei nostri impegni per il risanamento della finanza pubblica con l’obiettivo diventato ormai imperioso del rilancio della crescita e dell’occupazione’. (…) Il capo dello Stato ha difeso le politiche economiche dei governi italiani degli ‘ultimi anni’: ‘Bisogna dire che abbiamo fatto molto: l’aggiustamento della finanza pubblica che c’è stato in Italia negli ultimi anni può sfidare qualsiasi termine di paragone’. Una rivendicazione che non ha mancato di sottolineare che ‘abbiamo esigenze ancora serissime da soddisfare nel nostro Paese, ma mi pare di essere sempre stato molto netto nel riaffermare questo impegno, questo dovere, per l’Italia ancora prima che per l’Europa’. Napolitano ha riconosciuto che l’Italia deve ancora fare degli sforzi per ‘una ulteriore esplicazione dei nostri impegni finanziari, per la riduzione del nostro stock di debito pubblico’, ma ha rimarcato come il governo in carica ‘è stato molto netto nel riaffermare questo impegno’.
Riforme
Le pagine 2 e 3 de La Repubblica focalizzano l’attenzione sulla situazione in Forza Italia dopo l’incontro di ieri tra il presidente del Consiglio Renzi e Silvio Berlusconi sulle riforme: “Patto tra Renzi e Berlusconi, ma Forza Italia si spacca, ‘Senato eletto o salta tutto’”, “L’ex Cavaliere chiede un ruolo anche sulla riforma della giustizia. Grillo: Italicum incostituzionale. Lunedì incontro Pd-M5S”. Il quotidiano scrive che durante la riunione dei parlamentari azzurri che si è tenuta ieri pomeriggio dopo l’incontro di Palazzo Chigi “la discussione è stata molto accesa” e che “deputati e senatori si sono spaccati e la fronda, invece di rientrare, si è allargata. Un gruppo di senatori, guidati da Augusto Minzolini, continua a chiedere che i senatori vengano eletti e non designati”. Il “retroscena”: “Verdini sotto accusa e lui sbotta: ‘Siamo un partito senza carisma’”.
Anche su La Stampa, ma a pagina 5: “Psicodramma in Forza Italia. E Verdini finisce accerchiato”, “Rivolta del partito contro l’accordo. Brunetta: sospendere tutto, finché non decidiamo”. Secondo La Stampa sono quattro i punti chiave per un patto di sistema tra Pd e Forza Italia: Senato, Italicum, giustizia e una “rassicurazione” su Mediaset. Per quel che riguarda la giustizia ci si riferisce ad una possibile norma sulla responsabilità civile dei magistrati che non preveda la rivalsa da parte del cittadino sul singolo magistrato, ma che allarghi le maglie per perseguire la “colpa grave” del magistrato stesso. Per quel che riguarda Mediaset, Berlusconi avrebbe cercato rassicurazioni sul recepimento di qualche direttiva europea sul tetto della pubblicità che potrebbe quindi aver effetti sulle sue aziende.
Il Fatto scrive che la maggioranza ha concesso una lunga pausa sui temi giudiziari: non se ne parlerà prima del prossimo settembre. Prima dell’estate invece, l’accordo prevede che si arrivi all’approvazione dell’Italicum. Berlusconi, reduce dall’incontro, avrebbe detto ai suoi: “la soglia sarà al 40 per cento e non ci saranno le preferenze, potete stare tranquilli”. E si ricorda che Fi non vuole le preferenze, invocate invece dai senatori della minoranza Pd, che annunciano battaglia per introdurle.
Su La Repubblica: “Bersani in trincea: ‘No ai nominati’”, “Nel Pd parte la battaglia contro la blindatura dell’Italicum. Cuperlo: le liste bloccate sono irricevibili. Un nutrito drappello di senatori pronto a disobbedire: il Senato non elettivo passa se si apre alle preferenze”. E sul tema delle preferenze a Palazzo Madama potrebbe costruirsi un asse tra minoranza Pd, M5S e Nuovo centrodestra.
Su La Stampa si racconta che ieri pomeriggio per poco si è sfiorato un incontro a Montecitorio tra Beppe Grillo e Berlusconi. La reazione di Grillo alla riunione Renzi-Berlusconi e alla conferma del cosiddetto Patto del Nazareno viene descritta così nei titoli: “Grillo rabbioso, ma poi apre”, “’Italicum fatto da gente losca, ma spero che il nuovo incontro con Renzi vada bene”. Ci sarà infatti lunedì prossimo un incontro con la delegazione del M5S. Quanto alla “apertura” di Grillo, si spiega in queste parole: “con le preferenze e con un premio di maggioranza più basso potrebbe esserci un accordo2. Da vagliare poi attraverso la Rete, aggiunge Grillo.
Del M5S parla anche Roberto Dalimonte sul Sole: “il modello di riforma elettorale proposto ora dal M5S non è lontano da uno dei tre modelli indicati da Renzi.
Ma a gennaio è stata fatta una scelta diversa che ieri è stata confermata. Ricominciare da capo non ha senso. Per la riforma elettorale si andrà avanti con l’Italicum. Ed è bene che sia così. La proposta del M5S non è campata per aria ma, oltre ad essere arrivata tardi, ha dei limiti che la rendono meno preferibile dell’Italicum”.
Israele
La Stampa, la corrispondenza da Gerusalemme di Maurizio Molinari: “Guerriglia per il corpo di Mohamed”, “Israele trattiene la salma del ragazzo ucciso. E il suo quartiere diventa un campo di battaglia. Oggi i funerali”.Ieri al calar della sera il corpo non era ancora arrivato e fonti della famiglia del ragazzo palestinese ucciso parlavano di una “trattativa con Israele” spiegando che era stata offerta la salma a condizione di fare il funerale alle 2 del mattino. Il quotidiano Haaretz scriveva invece che i genitori volevano le esequie nella moschea di al Aqsa, sulla Spianata delle Moschee, ma mai nessuno ha avuto tale permesso. L’impressione diffusa tra gli abitanti del quartiere del ragazzo è che il braccio di ferro sul rilascio della salma nasca dal tentativo della autorità israeliane di limitare l’impatto di un funerale destinato a trasformarsi in protesta di massa. Sullo stesso quotidiano, Giordano Stabile intervista il leader del Partito di Iniziativa popolare Mustapha Barghouti, che dice: “Comincia la Terza Intifada, siamo con le spalle al muro”. Lei ha detto che il responsabile della tragica morte dei tre ragazzi israeliani è il premier Netanyahu, non è troppo? Barghouti risponde: “Chi li ha mandati a vivere in insediamenti illegali, in territorio occupato? Chi li ha esposti al pericolo? Io sono contro la violenza. L’ho sempre condannata. Credo che la Terza Intifada sarà un grande movimento di resistenza non violenta, come in Sudafrica.”