La Repubblica: “Europa, attacco alla Merkel. Scontro con Hollande sui bilanci. Atene in piazza, un morto. A Bruxelles il vertice nella notte trova l’accordo sulle banche. A Roma l’aumento Iva salta solo se i tassi scenderanno”.
A centro pagina i problemi del pdl: “Santanché: via tutti. E nel Pdl è rivolta”.
Il Corriere della Sera: “La sfida Merkel-Hollande. Ma sulla vigilanza bancaria raggiunto un mini accordo”. “La cancelliera: la Ue intervenga sui bilanci dei Paesi. No di Francia e Italia. Scontri ad Atene”. A centro pagina le trattative sulla produttività: “Le imprese si dividono. Salta l’intesa con il governo sulla produttività”.
Il Sole 24 Ore: “Unione bancaria in due tappe. Scontro tra Francia e Germania sulla vigilanza unica, poi arriva un accordo: quadro legale per fine anno, nuova authority operativa nel 2014. Merkel: alle Ue potere di veto sui bilanci nazionali. Asse tra Monti e Hollande”.
L’Unità: “Le primarie in paradiso (fiscale)”. Il riferimento è alla raccolta di fondi di Matteo Renzi, che sarebbe sostenuta da un “finanziere che ha la società alle isole Cayman”. “Scoppia la polemica”, scrive il quotidiano.
Il Fatto quotidiano: “Se Renzi vince, D’Alema fa un partito. Di sinistra. ‘Farò la guerra al sindaco di Firenze’. Dopo l’annuncio che non si ricandida, il presidente del Copasir spiega ai suoi cosa ha in mente se Bersani perde: una forza riformista aperta a Vendola”.
Il Giornale e Libero continuano ad occuparsi di Fini, che “scarica la moglie” per il quotidiano di Sallusti. “Il leader Fli si sfoga: in famiglia comportamenti che non condivido. Ma non si dimette. E un risiko di società off shore inchioda il cognato Tulliani”.
Libero: “Il gioco d’azzardo di Fini. Le nuove carte sulla casa di Montecarlo svelano legami oscuri tra la compagna e il ‘cognato’ del presidente della Camera e un latitante con società di slot machine nei paradisi fiscali. Ma lui rifiuta di dare spiegazioni e fa il pesce in barile. ‘Nessuna novità, non lascio la poltrona’”.
Il Foglio apre con le presidenziali Usa: “Obama bravino in tv, ma perde il confronto con Romney sull’economia”. A firmare l’articolo, copyright del Wall Street Journal, è Karl Rove.
Europa
I Paesi dell’Unione europea, riuniti da ieri a Bruxelles per il Consiglio dei capi di Stato e di governo, hanno confermato, come scrive Il Sole 24 Ore, l’urgenza di terminare al più presto la procedura legislativa necessaria a dare alla zona euro una vigilanza bancaria centralizzata in mano alla Banca centrale europea: una riforma ambiziosa che comporta una delicata cessione di sovranità da parte degli Stati membri. La sorveglianza creditizia dovrebbe applicarsi a tutte le seimila banche della zona euro. Ma la Germania ha fatto una chiara differenza tra l’entrata in vigore e la messa a regime della nuova Vigilanza creditizia. In sintesi, i governi si sono messi d’accordo sull’obiettivo di mettere a punto uno schema legislativo entro la fine dell’anno, ma emerge la possibilità di uno slittamento dell’entrata a regime della vigilanza bancaria centralizzata, perché questo passaggio permetterà al meccanismo europeo di stabilità (Esm) di ricapitalizzare direttamente le banche in difficoltà. La Germania vuole esser certa che il meccanismo funzioni a perfezione prima di impegnare denaro dei contribuenti tedeschi. Facendo il suo ingresso al vertice la Cancelliera Merkel ha detto che esso non deve prendere decisioni, ma mettere le cose sulla buona strada. La messa a regime dovrebbe quindi partire dal primo gennaio 2014.
Anche La Repubblica evidenzia come le differenze si sintetizzino in un avverbio, che è una postilla: “Hopefully”; “possibilmente”. La Francia vuole il via libera alla vigilanza unica entro fine anno, in modo da permettere il salvataggio diretto degli istituti di credito spagnoli, “i tedeschi invece frenano, non hanno fretta di mettere le loro banche territoriali nel mirino europeo”. Monti, secondo il quotidiano, è con Hollande, ma stavolta non gioca in prima linea: non vuole trovarsi in mezzo ad uno scontro tra Francia e Germania. Il nostro Presidente del consiglio non vorrebbe cadere poi nel “trappolone” della Merkel, che in mattinata al Bundestag aveva parlato di uno “zar delle finanze europeo” con potere di veto sulle finanze nazionali: meglio evitare lo scontro in un summit interlocutorio, visto che la nuova governance dell’euro sarà decisa a dicembre. Di fatto però Monti, che secondo La Repubblica non sarebbe il solo, non apprezza l’idea del supercommissario, che avrebbe troppi poteri senza legittimazione democratica, difficili da spiegare anche di fronte ai parlamenti nazionali. Monti invece sarebbe favorevole all’idea di finanziare il futuro bilancio dell’eurozona con la Tobin tax. In alternativa, per finanziare il bilancio della moneta unica con una tassa europea, si ipotizza anche una carbon tax, balzello sull’inquinamento.
Dell’intervento della Merkel ieri al Bundestag parla ampiamente il Sole 24 Ore, spiegando che la Cancelliera ha dato il via ad una lunga campagna elettorale, elaborando una strategia utile a rassicurare l’opinione pubblica tedesca a 11 mesi dalle elezioni: sull’Europa “abbiamo fatto buoni progressi nel rafforzare la disciplina di bilancio grazie al fiscal compact – ha detto – ma siamo dell’avviso, e sto parlando a nome di tutto il governo, che possiamo compiere un passo in più dando all’Europa veri poteri di intervento nei bilanci nazionali”. Lunedì scorso il suo ministro delle finanze aveva proposto la nascita di un commissario ai bilanci con poteri di veto.
Il Corriere della Sera si sofferma sul no francese alla proposta tedesca di un potere di veto sui budget dei Paesi. Il discorso della Merkel è stato considerato “elettoralistico”, e racconta il quotidiano che Hollande è contrario a cedere sovranità a Bruxelles sulle politiche di bilancio nazionali. “Il tema del consiglio non è l’unione di bilancio, ma l’unione bancaria”, ha detto ieri Hollande. Il corrispondente da Bruxelles racconta: “Si scrive ‘bilanci’, si legge ‘debiti’: in tedesco schulden. Quando Angela Merkel chiede per la Ue il potere di veto sui bilanci nazionali, vuol dire questo: che Bruxelles deve legare le mani ai Paesi spreconi, cioé prevenire le loro valanghe di debiti pubblici”. In realtà quel che esige la cancelliera, il ‘diritto di ingerenza’, è già parzialmente una prerogativa della Ue. Ma la Cancelliera vuole andare oltre, ovvero non solo esame e sorveglianza dei bilanci, come è stato finora, ma anche loro ‘riscrittura collettiva’ ed eventuale bocciatura preventiva da affidare ad un supercommissario.
Ancora sul Corriere Paolo Lepri torna sulla proposta tedesca del supercommissario: sarebbe stato meglio legare questa prospettiva al rinnovamento delle istituzioni. E si chiede: è logica la presenza di questa nuova figura in una squadra rimasta troppo numerosa, che continua ad esprimere un rappresentante per ogni Paese? Non è ormai anacronistico che i leader europei non vengano eletti dai cittadini?L’unione fiscale dovrebbe essere pensata insieme alla unione politica.
Ancora secondo il Corriere della Sera, la proposta di Tobin tax inserita nella legge di stabilità – che anticipa un piano europeo in agenda per Ecofin a metà novembre – rischia di non imbrogliare nemmeno un po’ gli squali della speculazione, e di mettere invece l’ennesimo piombino tra le branchie dei pesci piccoli: lo 0,05 per cento di cui parla il testo si applicherebbe alle compravendite azionarie in capo a residenti italiani, colpendo i compratori abituali di titoli, ovvero banche e investitori istituzionali (Fondi comuni, fondi pensioni, tesorerie delle imprese) e, a cascata, gli utilizzatori dei loro servizi. I piccoli risparmiatori, con una quota di azioni in portafoglio che ogni tanto fanno un po’ di movimento e di manutenzione nel cassetto. Il bollo si abbatterebbe poi in maniera molto diretta sui piccoli trader, che comprano e vendono in proprio azioni e futures.
Grecia
Ieri in Grecia, secondo gli organizzatori, ci sono state ieri cinquantamila persone in strada, contro le misure di austerità. Il Corriere scrive che i cortei sono stati organizzati in coincidenza del vertice a Bruxelles, dove il premier conservatore Samaras spera di ottenere qualche concessione, ovvero i due anni in più per attuare i tagli da 13,5 milioni di euro imposti dalla trojka (Ue, Bce ed Fmi) in cambio di una nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi. Che gli anni da due diventino quattro per ridurre ancora stipendi e pensioni e riformare il mercato del lavoro non placa però i leader sindacali. Secondo il quotidiano i sondaggisti registrano il sorpasso della formazione di Sinistra radicale Syriza: raggiungerebbe il 30 per cento, lasciando il centrodestra di Nuova democrazia al secondo posto, mentre i socialisti del Pasok crollerebbero al 5,5 per cento. Come è noto la crisi economica continua ancora a beneficiare i neonazisti di Alba Dorata, che potrebbero diventare il terzo partito. Nello scorso giugno hanno eletto 18 deputati. Alexis Tsipras, il giovane leader di Syriza, ripete di essere pronto, se diventasse primo ministro, a cancellare l’accordo con la trojka. Scommette sul fatto che nessun leader europeo, neppure la cancelliera Merkel, corra il rischio di lasciar sprofondare il Paese. Uno studio della fondazione tedesca Bertelsmann calcola che l’uscita di Atene dalla zona euro potrebbe costare fino a 17 mila miliardi di perdite su scala mondiale da qui al 2020.
La Repubblica ha un inviato, che si sofferma sulla morte del lavoratore marittimo 65enne ieri ad Atene: un infarto in una piazza sconvolta da lacrimogeni e molotov nel corso delle manifestazioni convocate dai sindacati più importanti. Il marittimo deceduto era un vecchio militante del Pame, il sindacato vicino al Partito comunista.
Di Syriza si occupa invece Il Foglio, scrivendo che il suo leader Tsipras sogna il “modello argentina” (svalutare volontariamente la propria moneta). Le sue dichiarazioni in questo senso hanno sconcertato anche molti dei suoi fedelissimi, anche perché dopo la svalutazione il tasso di inflazione di Buenos Aires tocco l’80 per cento e il peso perse il 70 per cento del suo valore. Il quotidiano riferisce di un sondaggio pubblicato sul settimanle economico Ependytis, secondo cui il 41 per cento degli intervistati è convinto che il primo ministro conservatore Samaras sia l’uomo giusto per guidare il Paese nella tempesta. Il 30 per cento preferisce Tsipras. Secondo il quotidiano, dopo il successo elettorale, Syriza è entrata in crisi: Tsipras non riesce amettere d’accordo le 13 fazioni-gruppi-correnti che costituiscono la piattaforma: i maoisti non vanno d’accordo con l’ala sindacalista, e i trotkisti con gli stalinisti. Il risultato è che Syriza fatica a mobilitare i lavoratori, che in gran parte rimangono fedeli al vecchio partito comunista.
Anticorruzione
Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera racconta che nel giorno della approvazione in Senato delle nuove norme sulla corruzione, la Procura di Milano e la Corte dei Conti hanno firmato un protocollo di intesa per coordinare l’attività dei rispettivi uffici, per razionalizzare le risorse investigative. Sembra incredibile che sia necessario fare un atto formale per fare ciò che dovrebbe essere la norma, ma finora le comunicazioni tra i due uffici, tranne le iniziative dovute alla buona volontà dei singoli, si limitavano alla trasmissione parziali di atti in relazione a specifici provvedimenti
E’ La Repubblica il quotidiano che dà più enfasi alle critiche del Consiglio superiore della magistratura sul provvedimento sulla corruzione. Il quotidiano riassume le critiche espresse nel parere che il Consiglio voterà probabilmente lunedì. Dove si legge, tra l’altro: “Sembra opportuno porre in evidenza il grave rischio di avviare riforme di diritto sostanziale, inserite nell’attuale metodo di calcolo della prescrizione dei reati, che possono far lavorare a vuoto”.
Secondo La Repubblica il nodo è nella concussione o corruzione per induzione: oggi nel codice penale c’è una sola concussione, articolo 317, punita da 4 a 12 anni, con prescrizione dopo 15 anni. Domani ce ne saranno due: la prima concussione per costrizione sarà punita da 6 a 12 anni, con la stessa prescrizione. La seconda, quella per induzione, prevederà pene tra 3 a 8 anni. Troppo poco, secondo il Csm. Prescrizione a 10 anni, considerata anche quella troppo bassa.
Si citano quindi le parole del testo del parere: “La condotta di induzione, il nuovo articolo 319 quater, prevede una sanzione edittale sensibilmente inferiore a quella fino ad oggi applicata. Ciò oggettivamente costituisce un arretramento particolarmente significativo nell’attività di contrasto di un comportamento che oggi risulta essere la forma statisticamente più diffusa” del reato di concussione. E per il quotidiano l’enfasi è proprio sulla forma di concussione statisticamente più diffusa.
Il Sole 24 Ore: “Concussione per induzione, per il Csm pena troppo bassa”. Spiega il quotidiano che il Csm considera troppo bassa la pena di otto anni per il reato di indebita induzione rispetto a quella finora applicata, che è di 12. Le critiche si appuntano quindi sul nuovo reato di “indebita induzione” surrogato dell’attuale concussione per induzione, cambiato nella struttura e nella pena (da 12 a 8 anni, con prescrizione a 10). Il quotidiano scrive che il Csm valuta “positivamente” la decisione di una “riforma globale sistematica”, ma spiega anche che “senza un radicale ripensamento del regime della prescrizione, ogni modifica legislativa rischia di risultare vana”.
Per quel che riguarda lo spacchettamento della concussione, il Csm lo considera “di grande rilievo” ma, a quanto pare, sottolinea che nella “costrizione” viene eliminato, tra i soggetti attivi, l’incaricato di pubblico servizio. Desta poi perplessità presso il Csm la scelta di punire anche la vittima: se la pena (tre anni) non sarà un vero deterrente, è pur vero che ostacolerà le indagini nei reati di concussione per induzione perché si creerà “un nesso di solidarietà criminale tra indotto e induttore”. La Repubblica invece scrive che che i nuovi reati di traffico di influenze e corruzione tra privati vengono considerati dal Csm un utile arricchimento: ma la loro efficacia viene “condizionata dalla esiguità della pena edittale stabilita, perché la sanzione massima a tre anni preclude l’utilizzo delle intercettazioni”, ed è un freno alle misure cautelari “utili a interrompere le contiguità in cui le condotte politiche maturano”.
Il Fatto intervista Piercamillo Davigo, Pm di Mani pulite ora consigliere in Cassazione. Della lega stigmatizza il fatto che “hanno dimezzato le pene previste nel caso di concussione per induzione”. L’Ocse chiedeva da tempo all’Italia di punire il privato che paga il pubblico ufficiale, cioè il concussore, e questa legge lo prevede. Non basta? “No, perché così si aggira solo l’obbligo di punire chi dà denaro al funzionario pubblico, traendone vantaggi. Il concusso alla fine la fa franca. Viene punito, ma la pena è ridotta, e le norme favorevoli sono retroattive. Con il risultato che molti processi in Cassazione verranno annullati”. Cosa cambia per quanto riguarda il traffico di influenze, cioè quando i potenti si mettono d’accordo per darsi un aiuti illecito reciproco? “In questo caso il vero problema è che la pena edittale prevista per questo reato, cioè la reclusione a tre anni, non consente le intercettazioni telefoniche. Ma hanno aumentato i termini per la prescrizione da sette anni e mezzo a 11 per i reati di corruzione, concussione e traffico di influenze. “C’è un equivoco di fondo. Non sono i termini di prescrizione ad essere necessariamente troppo brevi, il problema è che in Italia la prescrizione comincia a decorrere non dalla scoperta del reato, ma da quando il reato è stato commesso.
E poi
Tanto La Repubblica che il Corriere riferiscono la convocazione in tribunale, ad Istanbul, del famoso pianista turco Fazil Say, ateo dichiarato, che ha dovuto difendersi dalle accuse di oltraggio alla religione islamica via Twitter. Lo scorso aprile, per esempio, l’artista ironizzava su un richiamo alla preghiera islamica durato solo 22 secondi: “Perché tanta fretta? Forse il muezzin ha un amante o un bicchiere di raki che lo aspettano?”. Altri tweet irriverenti di cui parla il Corriere hanno provocato la denuncia di alcuni internauti conservatori, che si sono rivolti al giudice. Davanti al tribunale, artisti e intellettuali a sostegno di Fazil.
Sul Corriere una intera pagina è dedicata alla denuncia di Human Right Watch che ha ricostruito il linciaggio cui è stato sottoposto il dittatore libico Gheddafi. “Siamo in grado di mettere in dubbio le dichiarazioni dell’autorità del governo transitorio rivoluzionario – scrive HRW – per cui Gheddafi sarebbe rimasto ucciso al momento del conflitto a fuoco prima della cattura”. Invece, il rapporto dell’Associazione porta prove delle esecuzioni sommarie da parte delle milizie delle opposizioni. Accusa ai ribelli libici di sevizie e torture. Sotto l’ombrello protettivo della Alleanza Atlantica.