Il Corriere della Sera: “Scontro nel Pd, Renzi anticipa il congresso. Boschi alla sinistra: siete come CasaPound”.
A centro pagina, l’inchiesta sul caso Banca Etruria: “‘Così Etruria truffò i clienti'”, “I pm: l’ordine di dare bond a rischio anche ai piccoli. Vegas difende la Consob”, “Secondo l’accusa ci fu una ‘cabina di regia’ per collocare le obbligazioni subordinate”.
L’editoriale di Daniele Manca: “Risparmio: la tutela debole”.
Sergio Romano dà conto del saggio dell’ex presidente Giorgio Napolitano “Europa, politica e passione”: “Napolitano: all’Europa occorre un chiarimento”.
In prima, con foto di Vanessa Mele, la cui madre fu uccisa dal marito: “Diseredare gli uomini che uccidono le mogli”. Una proposta di legge verrà presentata domani alla Camera dei Deputati.
Di fianco, il caso Grecia: “Negli ospedali che sono rimasti senza bisturi”. Ne scrive Federico Fubini.
A fondo pagina: “Le confessioni dei furbetti del cartellino”, “Foggia, parlano gli impiegati arretsati: se non timbri per gli altri, ti tolgono il saluto”. Di Fabrizio Caccia.
Infine, sulle dimissioni in Austria del cancelliere Faymann: “Austria, l’addio del cancelliere”, di Maria Serena Natale. E sulle parole pronunciate dal premier britannico Cameron ieri: “E Cameron evoca anche Srebrenica”, “Contro la Brexit”. Ne scrive da Londra Fabio Cavalera.
La Repubblica: “Referendum, caos Pd. Boschi: ‘Chi vota no fa come CasaPound'”, “La minoranza attacca: pensate a Verdini e alle indagini. Renzi: prima la consultazione, poi congresso anticipato”.
Al tema è dedicata la rubrica “il punto” di Stefano Folli: “A chi tocca spegnere le fiamme”.
Di fianco: “Il giudice Gratteri: non sono mafioso grazie ai genitori”.
Sulle polemiche tra magistrati e politici un intervento di Giancarlo De Cataldo: “I magistrati, la libertà e l’opportunismo”.
In prima una foto di Roberto Saviano, che scrive: “Gomorra 10 anni dopo, così la mia vita è cambiata”.
A centro pagina: “L’Austria va a destra, via il Cancelliere. Cameron: con la Brexit rischio guerra”.
Poi l’inchiesta Banca Etruria: “Etruria, la circolare che accusa i vertici: ‘Vendete a tutti'”.
Sulla colonna a destra un intervento dell’ex direttore Ezio Mauro: “Golpe, l’ultima tentazione del potere”, “La democrazia ha vinto. Ma lo Stato di diritto resta un nemico per le destre”.
La Stampa: “Brexit, l’allarme di Cameron: ‘Pace a rischio'”, “Austria, il Cancelliere si dimette. La Polonia: da noi niente profughi”.
L’editoriale di Marta Dassù: “Ue, la sfida per il nucleo ristretto”.
In grande evidenza una foto a corredo del reportage di Domenico Quirico dal Ciad: “In Ciad la nuova trincea dei taleban d’Africa”, “Gli islamisti di Boko Haram hanno sconfinato, l’esercito svuota i villaggi: chi resta sarà ucciso”.
Sulla politica estera italiana: “Fronte Sud, l’Italia alla prova”, di Stefano Stefanini.
A centro pagina: “Etruria, la cabina di regia della truffa”, “La Finanza in Banca: ci fu un ordine dall’alto per piazzare i bond. E la Consob si autoassolve”.
Sulla direzione del Pd di ieri: “L’ira di Boschi contro la sinistra: ‘Da voi arrivano soltanto accuse”.
Sul tema magistratura e politica un intervento di Vladimiro Zagrebelsky: “I magistrati e l’opportunità del silenzio”.
Il Fatto, con fotomontaggio del capo dello Stato Mattarella e del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini accanto al presidente dell’Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo imbavagliato: “Imbavagliano pure Davigo”, “Grandi manovre. Ieri vertice Mattarella-Legnini (Csm), oggi incontro con l’Anm”, “Nel mirino non solo i giudici del No, ma anche il capo del sindacato togato”.
“I magistrati hanno diritto a schierarsi”, scrive Antonio Esposito in un intervento.
Sotto la testata: “Libro e Moschetto: la Carta renziana in un testo scolastico”. E di fianco: “Scandali, indennità e manuale Cencelli: le ‘cricche’ dei porti”, “Non solo Gemelli. Poteri e cordate. E il piano Delrio arranca”.
Sul caso Livorno: “Il sindaco Nogarin, la società dei rifiuti e il ‘reato futuro'”, di Giorgio Meletti.
A centro pagina, con foto del presidente turco Erdogan, il quotidiano pubblica il reportage del quotidiano Cumhuriyet che è costato 5 anni di carcere al direttore Can Dundar e al giornalista Erdem Gul: “Turchia, ecco l’articolo proibito costato la condanna al cronista”, “Il quotidiano d’opposizione aveva rivelato il traffico di armamenti verso la Siria e le pressioni dei Servizi segreti su magistrati e poliziotti che avevano bloccato i carichi nascosti sotto aiuti umanitari”.
Il Giornale apre con lo scandalo Banca Etruria: “In banca un ufficio per truffare i clienti”, “La Finanza trova le prove: i vertici avevano ordinato di piazzare i bond ‘tossici'”, “Vegas: regole più chiare per investire allo sportello”.
In apertura a sinistra: “Guai democratici”, “Caso Lodi, spunta la società che fa tremare Guerini. E Renzi si scopre garantista”
Alle tensioni tra politica e giustizia è dedicato l’editoriale del direttore Alessandro Sallusti: “Mille giorni e tutto tace (peggio, si parla d’altro)”.
In prima anche, da Piacenza: “Prima rivolta in carcere nel nome del Califfato”.
A fondo pagina: “Se Cameron evoca la terza guerra mondiale in Europa”, “Lo spauracchio contro la Brexit”. Di Giuseppe De Bellis.
Politica italiana, Pd, Renzi e Boschi
Sul Corriere: “Renzi al Pd: referendum, poi il congresso. In direzione lo scontro Boschi-Cuperlo”, “La ministra ribadisce: chi vota no fa come CasaPound. Il deputato: nel partito bullismo anagrafico”. Ne scrive Alessandro Trocino. Mentre sulla stessa pagina Monica Guerzoni scrive che Bersani ha deciso di disertare la riunione della direzione per andare a Bologna, dove ieri veniva presentata da Enrico Letta e Romano Prodi il nuovo numero della rivista Arel su Beniamino Andreatta: “Ma Bersani ‘diserta’ e va da Letta e Prodi. La battuta: noi reduci”.
La Repubblica: “Pd, lite Boschi-Cuperlo. ‘Il No sta con CasaPound’. ‘Ma anche con i partigiani'”, “Renzi offre il congresso anticipato alla minoranza. ‘Ma ora 5 mesi di tregua’. E De Magistris: avrà paura”. Scrive Giovanna Casadio che “nel referendum d’ottobre il governo e il Pd si giocano il tutto per tutto. Perciò Renzi cerca di motivare le truppe e di calmare le acque. In cambio della tregua offre di anticipare il congresso del partito: previsto per il novembre del 2017, potrebbe tenersi a partire dal novembre 2016. Una mossa a sorpresa. Sul congresso anticipato la minoranza ha tanto insistito ma non si aspettava l’annuncio”. E sulla stessa pagina, in un’intervista, il leader della minoranza interna Roberto Speranza si dice “pronto a scendere in campo per la segreteria”, “io voglio costruire un’alternativa a Renzi, dentro il Pd. I tempi sono maturi. Non si torna indietro”.
A pagina 7 il “retroscena” di Goffredo de Marchis sul ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “La mossa a sorpresa della ministra: ‘Bloccare i comitati anti-riforme'”, “La titolare dei Rapporti con il Parlamento pronta a non far emergere tra i dem un fronte contro la sua legge. Il contrattacco della minoranza: ‘Vuole solo metterci in un ghetto'”.
Il Fatto: “Renzi con l’elmetto manda i dem alla guerra per il sì”, “Il segretario Pd annuncia il referendum per il 15 ottobre. Poi concederà il congresso anticipato. Tra minacce alla minoranza e sfottò ai costituzionalisti: ‘Archeologi'”.
La Stampa: “Boschi all’attacco degli oppositori Pd”, “Cuperlo la chiama in causa per la frase su CasaPound, lei per la prima volta prende la parola: ‘Da qui al 2018 ci sarà mai una direzione in cui la minoranza non accusa la maggioranza?'”.
In basso, intervista di Francesco Maesano a Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale: “Onida: il combinato con l’Italicum aumenta di fatto i poteri del premier”, “‘Noi archeologi? Frasi che si commentano da sé. Non è vero che nel nostro sistema il premier sia debole'”, “I difetti non dipendono solo dal bicameralismo, le leggi escono da Palazzo Chigi scritte male”.
Sul Corriere Virginia Piccolillo scrive che sul referendum costituzionale di ottobre crescono, secondo i sondaggisti, i no: “‘Effetto trivelle’. Nei sondaggi crescono i no alla consultazione”. Sarebbero aumentati i contrari. Secondo Roberto Weber, di Swg, “mentre all’inizio i sì erano superiori di 8-10 punti, in questo mese c’è stato il sorpasso dei no”.Conferma Ixé che i sì sarebbero al 48% e i no al 52%. Secondo Paolo Matale finora era informato sul referendum di più chi voleva votare sì: dopo il referendum sulle trivelle la situazione è cambiata di 10-12 punti di differenza.
Su Il Giornale ne scrive Laura Cesaretti: “Il piano del segretario: referendum e congresso”, “Boschi: chi vota ‘No’ alla riforma è come CasaPound. Cuperlo esige una smentita ma il ministro insiste: è un dato oggettivo”. Cesaretti sintetizza la road map illustrata dal segretario Pd ieri in direzione: cinque mesi di “mobilitazione straordinaria” verso il referendum sulla Costituzione, con un “Pd per strada in modalità banchetto permanente”. E con una “moratoria dell’insulto” e della guerriglia interna. Poi liberi tutto: dopo il referendum si aprirà la battaglia congressuale, e chi la vincerà porterà il partito alle elezioni del 2018. E’ chiaro che il premier (che se la ride dei sondaggi, secondo cui mesi fa ‘M5S avrebbero vinto in 106 Comuni, poi alla fine hanno vinto in 17, in tre il sindaco è già a casa e in metà hanno problemi con la giustizia’) vuole utilizzare la campagna referendaria come volano per le complicate Amministrative di giugno, per bypassare le difficoltà che sul territorio fanno arrancare molti candidati. E che è deciso ad investire tutto sulla scadenza di ottobre, convinto che la sua riforma, che ‘taglia i costi della politica e il numero dei parlamentari’ e abolisce il dannato bicameralismo perfetto, abbia tutte le carte in regola per passare con un ‘Sì’ massiccio dei cittadini. Ottenuto il quale, nel Pd non ci sarebbe più partita, Renzi vincerebbe in carrozza il congresso e farebbe piazza pulita della fronda interna nelle liste elettorali”.
Bolzano
Sul Corriere: “Bolzano di fronte al boom di CasaPound”, “Sfiorato il 7%. L’Svp: isolare i neofascisti. Al ballottaggio i candidati di Pd e centrodestra. M5S al 12%”. Al ballottaggio il 22 maggio andranno il centrosinistra con Renzo Caramaschi (22,3%) e Mario Tagnin (centrodestra più Lega). Marco Angelucci scrive che il voto di domenica ha letteralmente spazzato via la sinistra: né Rifondazione comunista, né Sinistra italiana riescono ad entrare in consiglio comunale. I verdi invece superano il 6%. M5S è la terza forza, con il 12%. CasaPound è il quinto partito: la sua presenza si è fatta sempre più massiccia, con l’organizzazione di azioni di pulizia nei parchi, fiaccolate contro i centri profughi e rumorose contestazioni in consiglio comunale al grido di “prendiamo i politici a calci nel sedere”.
Sul Fatto: “Con i migranti al Brennero CasaPound sfonda a Bolzano”, “Tre consiglieri in Comune per i fascisti del Terzo millennio”: nel 2015, ricorda Giorgio Render, che ne scrive da Bolzano, CasaPound era al 2,4%.
Su La Repubblica l’inviato Paolo Berizzi: “Un ultrà dell’hockey trascina CasaPound, triplo di voti a Bolzano con l’alt agli stranieri”. L’ultrà dell’hockey in questione è Andrea Bonazza, il candidato più votato di tutto il centrodestra, con 861 preferenze. E’ il coordinatore di CasaPound in Trentino Alto Adige. Ed è stato riconfermato consigliere comunale. Nel quartiere popolare di Don Bosco Casapound ha superato il 10%.
Brexit, Cameron, Ue, Austria
Su La Stampa, a pagina 2: “Cameron, guerra contro la Brexit: ‘Mette a rischio la pace in Europa’”, “Cresce il fronte euroscettico, il premier evoca lo spettro di un conflitto nel Continente. Johnson: quel che dice non è serio. Oltre un italiano su due vorrebbe un voto sulla Ue”. A meno di un mese e mezzo dal referendum sulla Brexit del 23 giugno, scrive Alberto Simoni, il premier ha alzato i toni ed ha agitato lo spettro della guerra in Europa: “Possiamo essere sicuri -ha detto- che la pace e la stabilità siano garantite senza dubbio? Vale la pena correre questo rischio?”. La replica dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson, conservatore e volto della campagna pro Brexit: “Non è serio parlare di guerra”. Poi Simoni riferisce dell’effetto emulazione causato da Brexit: un sondaggio Ipsos Mori dice che il 58% degli italiani e il 55% dei francesi vorrebbe un referendum per decidere del loro destino in seno all’Ue. Il 48% degli italiani vorrebbe addirittura che il Paese salutasse l’Ue.
Sul Corriere: “Se Cameron evoca Srebrenica per mettere in guardia dalla Brexit: ‘La pace in Europa è a rischio'”. Ieri, scrive Fabio Cavalera da Londra, Cameron, che qualche mese fa sembrava possibilista, ha delineato scenari apocalittici per l’eventuale addio all’Europa ed ha abbracciato con forza la causa europeista, avvertendo di due possibili conseguenze della Brexit: la “disintegrazione” del Regno Unito, con la Scozia impegnata in una nuova consultazione indipendentista dato che Edinburgo intende restare nella Ue e non accetterebbe di uscirne; e la minaccia alla sicurezza e ai confini da parte di “una Russia nuovamente belligerante”, da parte dell’Isis, da parte dei trafficanti di esseri umani, Cameron è arrivato ad evocare le guerre balcaniche e “il genocidio di Srebrenica”.
La Repubblica, pagina 2: “Cameron: ‘No a Brexit, l’Ue rischia la guerra’. Austria, via il cancelliere sconfitto dalla destra”, “L’allarme del premier nella Festa dell’Europa. Faymann si dimette dopo il caso Brennero”, scrive Enrico Franceschini. Da Vienna il reportage di Tonia Mastrobuoni: “Neonazisti al posto degli operai, così Vienna ‘la rossa’ diventa la capitale dell’estremismo”, “L’immagine della città felice e in testa alle classifiche del benessere si scontra con una realtà fatta di diffidenza e convivenza difficile”, “L’integrazione non funziona: e interi quartieri passano al partito di Strache”, “In molte zone vivono solo immigrati: le donne senza velo sono insultate anche dai bambini”.
Sul Corriere: “Austria, si dimette il cancelliere. Travolto da migranti e ultradestra”, “Via il socialdemocratico Fayman, il sindaco di Vienna favorito per sostituirlo”. tra 12 giorni ci sarà il secondo turno delle elezioni presidenziali ed è favorito il candidato dei populisti dell’Fpo Hofer.
Su La Stampa: “Terremoto politico in Austria. Il cancelliere costretto alle dimissioni”, “L’avanzata dei populisti mette in crisi Faymann”.
Grecia, austerity
Sul Corriere a pagina 2: “L’Europa apre sul debito greco. Primo sì alla linea morbida”, “L’Eurogruppo verso un accordo al prossimo vertice del 24 maggio. Dijsselbloem: intervento in tre tempi. Ma resta il no tedesco sul taglio nominale. Padoan: fiducioso sul via libera di Bruxelles alla legge di stabilità”. Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, scrive Ivo Caizzi, si è detto fiducioso su una soluzione in maggio della questione del debito greco.
A pagina 3 un reportage di Federico Fubini da Atene: “Negli ospedali di Atene che sono rimasti senza bisturi”. Racconta la situazione dell’ospedale nazionale di Nicea un neurochirugo, Panagiotis Papanikolau: da anni non è più stato sostituito il personale in pensione, una malata di tumore al cervello ha dovuto aspettare tre mesi per curarsi, per tenere aperti i 15 letti di terapia intensiva servirebbero almeno 20 infermieri e 10 medici, ma oggi l’ospedale ne ha rispettivamente 10 e 3.
Su La Stampa: “Accordo a metà con Atene. L’Eurogruppo sposta la decisione al 24 maggio”, “In arrivo oltre 5 miliardi di aiuti finanziari”. Ne scrive Marco Zatterin da Bruxelles.
Su La Repubblica: “Grecia, sì al prestito entro fine mese”, “Intesa tra i ministri delle Finanze della zona euro su cinque miliardi di aiuti. Il 24 maggio riunione sul debito”, “Compromesso tra i veti della Germania e quelli dell’Fmi”, “L’accordo sarà perfezionato dagli sherpa dei governi nelle prossime settimane”. In realtà, scrive Andrea Bonanni da Bruxelles, per avere il via libera definitivo deve ancora arrivare la conferma che tutte le misure previste nel Memorandum di intesa con Atene siano soddisfatte. Tra queste figura anche l’adozione di “clausole di salvaguardia” che dovrebbero scattare automaticamente qualora il governo greco non riuscisse a raggiungere un avanzo primario del 3,5 per cento del Pil.
Su La Stampa Paolo Mastrolilli riferisce dei suggerimenti contenute in un rapporto del Fondo monetario internazionale: “Il Fondo monetario contro l’austerità di Berlino: ‘Servono più investimenti'”, “il rapporto dell’Fmi sottolinea il calo dei consumi interni”
Banche, Banca Etruria, Consob
Sul Corriere si occupa dello scandalo di Banca Etruria Fiorenza Sarzanini: “‘Vendete questi bond. A tutti i clienti'”, “Trovata la circolare della direzione generale. Indagati e perquisiti dalla Finanza due dirigenti”. Scrive Sarzanini che la prova è stata trovata nelle email inviate dalla direzione generale ai responsabili di numerose filiali: i vertici di Banca Etruria ordinarono di vendere obbligazioni subordinate anche ai piccoli risparmiatori e non solo, come avrebbero dovuto, ai clienti ‘istituzionali’. Nel 2013, prima che si decidesse l’emissione, sarebbe stata creata una vera e propria ‘cabina di regia’ per fornire indicazioni utili al rafforzamento patrimoniale della banca che era già in grande difficoltà.
Su La Repubblica ne scrive Fabio Tonacci: “La cabina di regia di Etruria: ‘Vendete titoli rischiosi a tutti'”, “Perquisizioni della procura di Arezzo. Ecco la circolare che ordinava di cedere obbligazioni ‘al pubblico indistinto’. La relazione del liquidatore: ‘Dal cda favori a quattro grandi clienti'”. Ci si riferisce nel documento a quattro società che insieme hanno accumulato un debito con la banca Etruria di un centinaio di milioni di euro. Una è la Privilege Yard spa, una ventina di milioni di affido mai rientrato perché fallita. Nel cda si sono avvicendati Mauro Masi, ex Dg Rai e con diversi incarichi a Palazzo Chigi sotto i governi Berlusconi e Prodi, e professionisti del calibro di Tommaso Di Tanno, Alessandro Perrone e Serafino Gatti. Ci sono tre testimoni, scrive ancora Tonacci, che hanno raccontato agli investigatori le telefonate e le conversazioni avute con due alti funzionari della direzione centrale della banca che ieri hanno subito una perquisizione: gli indagati avrebbero fatto pressione per piazzare i titoli anche modificando i profili di rischio w facendo passare persone di bassa istruzione come professionisti o laureati. E le obbligazioni subordinate per titoli sicuri come i Bot. I testimoni parlano di una “direttiva arrivata dai vertici”.
Su La Stampa: “Banca Etruria, una ‘cabina di regia’ per vendere i bond ai risparmiatori”, “Arezzo, blitz della Gurdia di Finanza nella sede dell’istituto: indagati due manager. L’ipotesi: ‘incentivi’ per spingere i direttori di filiale a far comprare titoli a rischio”. E sulla stessa pagina un “retroscena” di Gianluca Paolucci: “Le obbligazioni allo sportello e la distrazione dei controllori”, “L’emissione del 2013 dell’istituto aretino rendeva meno dei Btp. E’ finita alle famiglie sotto gli occhi di Bankitalia e Consob”.
Su Il Fatto: “In Etruria una ‘regia’ per piazzare i bond a clienti ignari”, “Perquisita la sede. L’imput quando papà Boschi sedeva nel cda: ‘Venduti come promozioni a persone inconsapevoli dei rischi'”. L’articolo è firmato da Antonio Massari e Davide Vecchi.
Su La Repubblica, a proposito della relazione annuale tenuta ieri dal presidente della Consob Giuseppe Vegas: “Consob si autoassolve sui bond andati in fumo: ‘Ma ora prospetti chiari'”, “Vegas: ‘Sui titoli delle quattro banche in crisi i rischi erano indicati’. Arrivano le schede-prodotto”.
Su La Stampa: “Vegas assolve Consob sulle banche fallite: ‘La vigilanza funziona’”, “Il presidente dell’Authority boccia i prospetti informativi: ‘Troppo lunghi per poter essere capiti dagli investitori'”.
Su Il Fatto: “Banche fallite, Vegas si assolve”, “Il presidente della Consob difende l’operato dell’autorità di Borsa sulle obbligazioni vendute ai risparmiatori dei quattro istituti salvati a novembre e azzerati:’Conoscevano i rischi'”.
Il caso Regeni
La Repubblica: “Regeni, consegnati tabulati all’Italia”, “Rientrati gli investigatori, oggi il vertice con il procuratore Pignatone. Nelle nuove carte anche i verbali tenuti segreti. Chieste le immagini dell’arresto. Gentiloni: ‘Collaborazione positiva, aspetto le valutazioni dei pm'”.
E sulla stessa pagina Francesca Caferri racconta “la storia”: “I graffiti sui muri del Cairo: ‘Giulio era nostro fratello, nessuno deve dimenticarlo'”, “Alcuni artisti egiziani hanno disegnato il volto del ricercatore. Che sarà riprodotto nel mondo”. Fra loro c’è uno dei più importanti writers egiziani, El Teneen, che ha vergato in rosso su un ritratto di Regeni la frase: “Giulio era uno di noi ed è stato ucciso come veniamo uccisi noi”.
Su Il Fatto: “Il Cairo, inchiesta a un punto morto”, “Gli inquirenti di Roma tornano a mani (quasi) vuote”. Ci sono tabulati telefonici e verbali di testimonianze tra i documenti, tutti in lingua araba, consegnati dagli inquirenti egiziani al funzionario dello Sco (polizia) e l’ufficiale del Ros (carabinieri) che lo scorso fine settimana sono volati al Cairo per fare il punto sull’omicidio Regeni. I due investigatori italiani incontreranno domani il pm Colaiocco che indaga sul caso, per aggiornarlo.
Sul Corriere l’intervento di Khaleb Diab, giornalista e scrittore egiziano, che ora vive a Gerusalemme: “‘Vi racconto come i servizi segreti possono aver ucciso Giulio Regeni'”, “La sua morte dovrebbe temperare gli entusiasmi per il regime”, “il mio interrogatorio di otto ore sarebbe finito ben peggio se fossi stato un normale egiziano”.
E poi
Sul Corriere, intervista all’imam di Bordeaux Tareq Oubrou, di Stefano Montefiori: “L’imam nel mirino dell’Isis: ‘Mi batto per salvare i giovani dall’estremismo’”. E’ tra i dodici leader islamici da uccidere, secondo quanto annunciato dallo Stato islamico negli ultimi numeri delle riviste Dabiq (in inglese) e Dar al-Islam (in francese).