Il Corriere della Sera: “Migranti, la sfida del Brennero”, “Vienna progetta una barriera alta 4 metri. Renzi: violate tutte le regole”, “L’emergenza. I dati del Viminale: i profughi che arrivano dall’Austria sono più di quelli che escono”.
A centro pagina: “‘Prescrizione più lunga nei processi per tangenti'”, “Accordo sul testo, l’annuncio del ministro Orlando”.
Sull’inchiesta che vede coinvolto il presidente del Pd campano Stefano Graziano un articolo di Fiorenza Sarzanini: “Il presidente campano pd e i voti nelle aree dei clan”.
Di spalla a destra: “Se l’Italia torna disunita per colpa della Sanità”, “Al Sud si vive di meno”, scrive Goffredo Buccini.
Sul “centrodestra diviso” l’editoriale di Antonio Politco: “Moderati, le inutili illusioni”.
La grande foto in prima rinvia alla situazione in Venezuela: “Il Venezuela vara la settimana di 2 giorni”, “Crisi energetica. Statali al lavoro lunedì e martedì”.
A fondo pagina: “I poliziotto cinesi nelle nostre Chinatown”, “Nelle pattuglie di Milano e Roma per vincere la diffidenza delle comunità straniere”.
Sulla visita del presidente della Bundesbank a Roma: “La strana giornata di Weidmnn”, “Incontro con Visco”. Ne scrive Federico Fubini.
A fondo pagina, su Giovanni Bazoli: “‘I miei 34 anni da banchiere'”. Di Sergio Bocconi.
La Repubblica: “‘Prescrizione lunga’. Sì della maggioranza. Critiche dei giudici”, “Corruzione, c’è l’intesa. Anm: serve riforma organica. Campania, ecco gli incontri tra il presidente pd e il boss”.
L’editoriale di Roberto Saviano: “La politica della resa”.
In prima anche un’analisi di Gianluca Di Feo: “Carrai, le nomine e quella anomalia”.
Poi la lettera della presidente della Camera Laura Boldrini: Codici di condotta e lobby. Anche le istituzioni vogliono più trasparenza”.
Di spalla a destra, con foto delle forze dell’ordine al Brennero: “La sfida di Vienna: ‘Controlli in Italia’. Ma il governo dice no: ricorso alla Ue”.
E di fianco “Il racconto” di Guido Crainz: “Il tradimento del profugo Enea”.
In prima anche il richiamo all’intervista alla commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager: “‘Il fondo Atlante buon modello, più responsabilità per le banche'”.
In basso, dalle pagine R/2 la copertina: “La mappa delle parole nascosta nel cervello”, di Stefano Bartezzaghi ed Elena Dusi.
Infine, intervista a Laura Ferrari, sopravvissuta all’incidente sul pullman Erasmus in Spagna: “‘IO, viva grazie a Elise, sul bus dell’Erasmus'”.
La Stampa: “Brennero, lo schiaffo di Vienna”, “L’Austria: pronti a schierare l’esercito. Renzi: violano sfacciatamente le regole”, “Ieri l’annuncio: a giugno una rete metallica lunga 370 metri alla frontiera, forse controlli già sul territorio italiano”.
Con il reportage di Niccolò Zancan dal Brennero: “La nuova porta chiusa dell’Europa”.
L’editoriale è firmato da Stefano Stefanini: “Il coraggio di sfidare il populismo”.
Sulla Libia, un articolo di Rolla Scolari: “A Bengasi brucia in piazza il tricolore”.
Di spalla a destra: “Prescrizione, ora il premier accelera e sfida Alfano”, “Dopo il caso Napoli”.
A sinistra anche un’analisi di Giovanni Andornino: “Perché la Cina ha tanta fame di Made in Italy”.
A centro pagina una foto d’epoca: 4 aprile 1928, varo della nave scuola Cristoforo Colombo nei cantieri navali di Castellammare. Correda un articolo di Guido Guerzoni: “La memoria degli italiani in rete, per tutti”, “Milioni di scatti e migliaia di ore di video nell’Atlante degli archivi fotografici digitalizzati”.
A fondo pagina il “Buongiorno” di Massimo Gramellini riprende nel titolo le parole che l’avvocato del terrorista di Parigi Abdelslam ha utilizzato per difendere il suo assistito: “Un posacenere vuoto”.
Il Fatto: “Prescrizione, la legge truffa”, “L’accordicchio. Il governo fa filtrare un’intesa tra Od e Ncd sui tempi dei processi”, “Inutile sulla corruzione e inesistente sugli altri reati di Tangentopoli”.
Ne scrive l’ex magistrato Bruno Tinti: “Un obiettivo: l’impunità per chi ruba e traffica”.
Più in basso, sull’inchiesta in Campania: “Il presidente Pd all’imprenditore di Gomorra: ‘Grazie per i voti'”, “Gli incontri tra Graziano e Zagaria a ridosso delle Regionali”, “Appalti&Casalesi: il n. 1 del partito locale ‘riferimento’ dei clan. Il vuoto di potere lasciato dai cosentiniani. E la società Lande, pigliatutto dalla ‘cricca’ a Potenza”.
Di fianco, con foto del ministero del Tesoro: “Il Tesoro sotto indagine per il buco da 3,8 miliardi”, “Corte dei Conti. derivato targato Draghi”, “L’accusa dei magistrati contabili sull’accordo del ’94 che ‘favorì la banca’ e garantì l’ingresso nell’euro. Lo firmò il dirigente Paolillo, poi morto. Paura al ministero”.
Sotto la testata, con foto di Berlusconi: “B. ricattato: ‘Dovrei tornare in tribunale e parlare di Noemi…'”, “L’ex dirigente Rai. Le lettere di Ciarnò e l’affare degli appalti tv”. Di fianco, sul Brennero: “L’Austria ci ‘invade’: controlli sui migranti oltre la frontiera”, “Renzi e l’Ue: ‘Il governo di Vienna viola le regole'”.
Al tema corruzione e politica, e soprattutto alla selezione dei candidati e agli “incandidabili” che dovrebbero essere esclusi dalle competizioni dai partiti stessi è dedicato l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Io so che tu sai che io so”.
Libero: “Il sistema marcio delle coop”, “Tra affari e politica”, “Un libro scoperchia i segreti dell’apparato che regge la sinistra: fatturati da holding ma con licenza di evadere, mazzette, speculazioni, risparmiatori traditi, lavoratori trattati come schiavi. Tutto grazie al ‘partitone rosso'”. Il libro in questione è “Coop connection” di Antonio Amorosi, come spiega nel suo editoriale il direttore Maurizio Belpietro.
Ancora nei titoli di apertura le inchieste giudiziarie in Campania: “Pd-Gomorra, una pista porta al Viminale. La Corte dei Conti condanna il ministro Giannini”.
La caricatura di Benny ritrae un Renzi cacciato a pedate da soldati austriaci: “Vienna vuol mettere gli scarponi in Italia”, “Non solo blocco del Brennero: soldati in Alto Adige”.
A centro pagina: “Sorella musulmana in lista col Pd a Milano”, “Sumaya e i rapporti con l’organizzazione politica islamica”, “E dai 730 altri guai per Sala: si è ‘scordato’ pure 759mila euro in azioni di una società pugliese”.
Di spalla a destra un commento di Giampaolo Pansa sugli “ignoranti di Ferrara”: “Assieme ai miei libri i trinariciuti bruciano anche Franceschini” (il riferimento è al libro di Pansa “La Grande bugia” che conteneva la testimonianza del ministro Dario Franceschini).
Più in basso: “Candidati a nostre spese”, “La Boldrini ammette: deputati in missione senza alcun controllo”. Di Franco Bechis.
L’Austria, l’Italia e il Brennero
Da La Stampa, a pagina 2, il reportage di Niccolò Zancan dal Brennero. Dà conto della conferenza stampa del comandante della polizia tirolese Helmut Tomach, che ha spiegato: “Dipenderà dall’Italia, Noi pianteremo i pali della recinzione in ogni caso”, “diciamo che il nostro è un piano preventivo: dipende dalle risposte che avremo”. Manderanno -scrive Zancan- 250 agenti a presidiare il confine del Brennero, “mentre i militari saranno impiegati nelle seconde file, pronti eventualmente a intervenire”, ha spiegato Tomach. Tutte le vie saranno presidiate: quella ferroviaria, la statale e l’autostrada. La vecchia dogana, ora occupata da un outlet, verrà riconvertita alla sua funzione originaria. In corrispondenza del confine, compariranno dei container per l’identificazione dei migranti. In tutta la zona ci sarà l’obbligo di viaggiare a 30 chilometri all’ora. E dipende dall’Italia se l’Austria attuerà altre due misure: la prima è la costruzione completa della barriera lunga 370 metri ed alta quattro. Verrà completata se l’Italia non dovesse concedere agli austriaci la possibilità di controllare i treni già a Fortezza, all’imbocco della Val Pusteria, a 35 chilometri dal confine. Altrimenti oltre alla barriera istituiranno anche una fermata obbligatoria a Steinach: per controllare ogni singolo vagone. L’Austria vuole anche una “zona cuscinetto” a Bolzano: insomma -spiega Zancan- vuole fare i controlli in Italia, in anticipo sulla frontiera, evidentemente non fidandosi. E questa è la linea più volte annunciata da Norbert Hofer, il candidato dell’estrema destra che ha vinto il primo turno delle presidenziali. Che aveva detto: “Dobbiamo fermare l’ondata dei migranti. Dobbiamo mettere in sicurezza i confini nazionali”. Ma quale ondata? chiede Zancan. Dal primo gennaio del 2016 ad oggi sono passati in tutto per il Brennero 5084 migranti, ovvero meno di 44 al giorno, in media. Tuttavia, come dice il portavoce della polizia Manfred Dummer, “l’invasione potrebbe esserci in estate, e noi vogliamo essere pronti”.
Sul Corriere, pagina 2, articolo di Andrea Galli: “Vienna alza una rete al Brennero e chiede di fare controlli già in Italia”, “Renzi: è contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro'”.
Su La Repubblica, a pagina 10: “Vienna: ‘Pronti i soldati, controlli anche in Italia’. Roma: ‘Inaccettabili'”, “Brennero: barriere a maggio. Renzi: ‘E’ contro le regole della Ue’. Il Viminale: ‘Profughi seguono rotta inversa’”. Ne scrivono Paolo Berizzi e Leonardo Bizzaro. E a pagina 11 il reportage di Paolo Berizzi dal Brennero: “Tra svincoli e container fino al parcheggio che si trasformerà in ‘Kontrollpunkt'”, “Aree di identificazione e molte cautele: ‘Non è un muro, niente filo spinato’. Eppure già si contano i danni per il commercio”.
Sul Corriere un “retroscena” di Fiorenza Sarzanini: “Ma l’Austria ‘esporta’ più migranti di quanti ne arrivano nel nostro Paese”. Si legge che c’è un dato che il governo italiano sta facendo pesare nei colloqui con i rappresentanti Ue e riguarda gli arrivi nel nostro Paese attraverso il valico del Brennero, ma anche i passaggi dal Tarvisio: e dimostra che in realtà il problema sono i flussi in entrata, più che quelli in uscita. Perché nel 2015 sono state 3.143 le persone che hanno varcato il confine, mentre nei primi quattro mesi del 2016, vale a dire da quando è iniziata la campagna di Vienna, sono 2.051. E dunque siamo già oltre il 65 per cento rispetto al totale degli ingressi di un anno fa. Nella maggior parte si tratta di pachistani e afghani, vale a dire nazionalità che non hanno il diritto automatico a vedersi riconosciuto lo status di rifugiati. Oggi pomeriggio il ministro Alfano incontrerà il neoministro dell’Interno austriaco Wolfgang Sobotka.
Su La Stampa un articolo di Alessandro Alviani spiega anche che ieri la Camera dei deputati austriaca ha approvato una riforma che riguarda il diritto d’asilo e che contempla un giro di vite anti-rifugiati: in caso di arrivo in massa di migranti, il governo, d’accordo con la commissione Affari generali della Camera, potrà dichiarare lo stato d’emergenza. Significa concretamente che la chance di ottenere asilo sarà minima: le richieste d’asilo potranno essere infatti rifiutate direttamente alle frontiere e i migranti respinti subito nei Paesi confinanti dai quali sono arrivati. Il testo introduce poi il cosiddetto “asilo a tempo”: per tutte le domande presentate dopo lo scorso 15 novembre il diritto d’asilo potrà essere riconosciuto solo per tre anni. Una volta l’anno le autorità verificheranno le condizioni di sicurezza nei Paesi di origine: se dovessero essere migliorate, il migrante perderà lo status di rifugiato: se immutate, lo status verrà prorogato a tempo indeterminato. Verranno resi più difficili, inoltre, i ricongiungimenti familiari: solo dopo tre anni, solo se rispettano determinati requisiti economici.
Su La Stampa il “retroscena” di Amedeo La Mattina: “Ora Renzi si aspetta sanzioni dall’Europa contro Vienna. ‘Nessuna ritorsione unilaterale'”, “Contatti con Juncker per sollecitare una linea dura della Commissione. ‘E’ in gioco il futuro dell’Unione'”. Il ministro degli Esteri Gentiloni è convinto che non verrà innalzata alcuna barriera perché il codice sulle frontiere di Schengen prevede il ripristino temporaneo del controllo alle frontiere interne solo in circostanze eccezionali, legate a carenze gravi e persistenti nel controllo alle frontiere esterne. E queste carenze, secondo il governo italiano, “non sussistono”.
Pd, Campania, inchieste, giustizia
Su La Stampa: “Il presidente del Pd campano parlava da mesi con l’uomo dei clan”, “telefoni e pc di Graziano allo studio degli investigatori per rispondere a una domanda: sapeva che l’imprenditore Zagaria era vicino ai Casalesi?”. Ne scrive Guido Ruotolo, spiegando che al centro del nuovo filone delle indagini ci sono i rapporti tra Stefano Graziano e l’imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria, ritenuto ufficiale di collegamento tra l apolitica locale e il clan dei Casalesi fazione Zagaria. I carabinieri hanno segnalato alla Procura antimafia che i rapporti tra Alessandro Zagaria e Stefano Graziano sono continuati nel tempo. Non solo sono iniziati prima della elezione del Consiglio regionale della Campania (il 31 maggio 2015), ma sono proseguiti anche in questi mesi. Gli investigatori hanno anche verificato il numero delle preferenze ottenute dal candidato Graziano, registrando dei picchi anomali nei comuni del clan Zagaria.
Sulla stessa pagina, intervista all’ex presidente della Regione Campania Antonio Bassolino: “Bassolino: il partito in queste terre è ormai in balìa di forze esterne alla politica”, “‘Renzi sarebbe già dovuto intervenire, per non far marcire tutto'”, “Il partito qui è fatto di correnti e sottocorrenti, che lo espongono a infiltrazioni e pressioni di ogni tipo, anche criminali”, “Tesseramento in mano a forze organizzate, possono entrare nelle istituzioni persone molto pericolose. Matteo non si circondi solo di yesmen”.
Anche La Repubblica intervista Bassolino: “‘Partito a rischio legalità, basta con le conventicole. Renzi deve intervenire'”. Sulla stessa pagina l’articolo di Giovanna Casadio: “Pd in trincea: liste vistate dai prefetti”, “L’inchiesta in Campania sta scuotendo i dem. 5Stelle all’attacco: ‘I cittadini liberino l’Italia da quel partito’. L’Antimafia vota la relazione Bindi: gli enti locali primo varco delle mafie, nessuna forza politica è immune”.
Su Il Fatto: “‘Il capo del Pd campano ringraziò per i voti del clan'”, “Due incontri tra Graziano e l’imprenditore arrestato per camorra, sms e telefonate dopo le Regionali. A Casapesenna fece il pieno di preferenze”. In basso, un articolo sulla società Lande, che è stata chiamata in causa dall’inchiesta per i lavori a Santa Maria Capua Vetere (il cui exsindaco è stato arrestato): “I pm: quella società è dei boss’. Franceschini continuava a difenderla”. La Lande spa, spiega il quotidiano, compare in molte indagini che riguardano i lavori pubblici (dal G8 della Maddalena ai restauri di Pompei, da Villa Adriana a Tivoli al Mattatoio di Roma, per citarne alcuni).
A pagina 3: “Come il fido Lotti riempie i vuoti lasciati da Gava e Cosentino”, “La provincia di Caserta, terra di scandali elettorali e laboratorio per il travaso di consensi da Forza Italia a Renzi”. Di Fabrizio D’Esposito.
Sul Corriere della Sera l’articolo di Fiorenza Sarzanini: “Graziano e il boom di voti nell’area dei Casalesi”, “Il presidente campano del Pd indagato per favori alla camorra raddoppiò i consensi in alcune zone. Meno di un mese fa gli ultimi contatti con l’affiliato dei clan. I pm: ne conosceva lo spessore criminale”, “Le parole dei pentiti sul ruolo di Alessandro Zagaria: aveva il sostegno del boss Michele” (Zagaria, ndr.). E Monica Guerzoni traccia il ritratto del personaggio Stefano Graziano: “Dalla Dc al Nazareno. Quel ‘bravo ragazzo’ che aveva amici in tutte le correnti”.
A pagina 9 il “retroscena” di Marco Galluzzo: “Scambi di accuse tra i dem. Renzi chiede liste pulite”, “L’impegno del premier sul Sud. Bindi: nessun partito immune”.
Su La Repubblica: “Campania, tutti gli incontri tra Graziano e il camorrista, altri politici nel mirino dei pm”, “Il presidente del Pd intercettato e filmato prima e dopo le elezioni. ‘Nelle zone controllate dai clan ha raddoppiato le preferenze'”. L’articolo è firmato da Dario del Porto e Conchita Sannino.
E Fabio Tonacci, a pagina 7: “Il carabiniere infiltrato fermato quando scoprì i rapporti dei casalesi anche con la sinistra”, “Venti anni fa il primo tentativo di usare agenti sotto copertura, bloccato dopo le polemiche. Ma l’ipotesi torna nella proposta al governo della commissione Gratteri, ora rilanciata da Davigo”.
Su La Repubblica le pagine 2 e 3 sono dedicate allo “scontro” dopo le polemiche dei gionri scorsi nate soprattutto a seguito delle dichiarazioni del neopresidente dell’Anm Piercamilllo Davigo. A pagina 2: “Giustizia, arriva la prescrizione lunga anche per i corrotti”, “Pressing di Renzi e Orlando per il sì subito al nuovo testo. Dubbi Ncd. Anm: meglio una riforma organica”, “Davigo smorza i toni dopo la giunta dell’Associazione (che si è tenuta ieri pomeriggio, ndr.): ‘Pronti al dialogo'”. A pagina 3: “Tre anni in più per chiudere i processi contro il malaffare, tempi sospesi dopo il 1° grado”, “L’intervento punta a ridurre il numero di giudizi decaduti e quindi di reati impuniti a causa dei tempi troppo stretti. In dieci anni ne sono stati prescritti un milione e mezzo”. A firmare entrambi agli articoli è Liana Milella.
Sul Corriere, a pagina 11: “Prescrizione più lunga, il governo riparte”, “Intesa vicina tra Pd e Ncd per rilanciare il disegno di legge fermo in Senato. Orlando: ‘Sono ottimista’”. Ne scrive Dino Martirano. E sulla riunione della giunta Anm di ieri un articolo di Giovanni Bianconi: “L’Anm unita (e compatta su Davigo): ‘Sì al dialogo, ma nessuno ci insulti'”, “Il sindacato delle toghe: gestione collegiale, doveroso intervenire su temi politici”.
Su Il Fatto: “Prescrizione, al premier basta una slide”, “Comanda Ncd. La trattativa nel governo va avanti, ma l’accordo ancora non c’è. Matteo vuole il compromesso, qualunque esso sia”. Sulla giunta Anm: “Anm, fiducia a Davigo: ‘Non ha nulla si cui scusarsi'”.
Su La Stampa il “retroscena” di Carlo Bertini e Francesco Grignetti: “Renzi e la sindrome da ex Dc: ‘Accelerare sulla prescrizione'”, “L’Anm chiede di più: dopo il rinvio a giudizio stop al conteggio. Scontro tra dem e alfaniani sulla riforma, ma Orlando ‘ottimista’”.
Usa (primarie)
Su La Stampa Paolo Mastrolilli si occupa delle primarie sia sul fronte repubblicano che di quello dei democratici. Pagina 10: “La sfida di Trump: ‘I giorni dell’Isis sono ormai contati'”, “Il magnate a un passo dalla nomination illustra la politica estera: gli alleati paghino la loro difesa”.
Sul fronte democratico: “Diritti e lavoro per le donne. L’America liberal di Hillary”, “La Clinton sarà la prima candidata a correre per la Casa Bianca. Dopo aver staccato Sanders, dovrà appropriarsi della sua agenda”. Da una parte, scrive Mastrolilli, i voti raccolti da Sanders la costringeranno a fare concessioni a sinistra; dall’altra, però, lei ha sostenuto di essere la candidata migliore perché ha programmi più realistici e realizzabili. Di sicuro punterà sulla difesa della salute delle donne, riproduttiva e non solo, la maternità pagata, la parità retributiva con gli uomini, il lavoro più aperto alle donne. Poi ci sono altri punti cavalcati da Sanders, come la disuguaglianza economica, la sanità e l’università gratuite per tutti, i controlli e la frammentazione delle grandi banche, la carbon tax, su cui Hillary dovrà cercare punti di equilibrio per conquistare l’elettorato progressista, senza perdere quello moderato.
Sul Corriere della Sera la corrispondenza da New York di Giuseppe Sarcina: “La dottrina di Trump per il mondo: ‘Stufi di difendere gli alleati'”, “E Ted Cruz annuncia che l’ex manager Carly Fiorina sarà la sua vice”. Spiega Sarcina che ieri il frontrunner dei Repubblicani si è presentato in un grande albergo di Washington per tenere un discorso sulle relazioni internazionali. Quaranta minuti studiati nei dettagli, con uno schema per punti segnati su lavagne digitali non visibili dal pubblico televisivo. Trump ha passato in rassegna i termini ormai classici: la debolezza dell’America, la “fallimentare” politica di Obama e Hillary Clinton, ma anche il “più grave errore della storia recente” commesso dal presidente Bush, quando decise di attaccare l’Iraq. Sui Paesi europei che fanno parte della Nato ha detto che “devono pagare la quota che gli spetta per condividere le spese della difesa comune”. Su Cina e Russia: “con questi Paesi abbiamo interessi comuni, ma dobbiamo negoziare con i cinesi per riequilibrare il nostro deficit. Con i russi possiamo trovare un’intesa contro l’Isis”.
Su La Repubblica: “Trump: ‘Partita chiusa, con me finirà il caos’. Sanders battuto da Hillary: ‘Ma non mi ritiro'”, “Il tycoon vince in 5 Stati e parla ‘da presidente’ di politica estera. La ex fisrt lady tende la mano a Bernie: ‘Molte cose ci uniscono'”. Ne scrive Francesca Caferri. Alla pagina seguente un’analisi di Vittorio Zucconi: “Un ispanico o una donna, per la Clinton il dilemma del vice. E The Donald pensa alla Palin”, “I progressisti tifano per la Warren che piace ai giovani. Il repubblicano può calmare il partito scegliendo uno dell’establishment o tentare l’azzardo”.
Turchia
Marta Ottaviani su La Stampa descrive il “caos politico” del Paese: al centro dell’ultima polemica sono finite le parole dello speaker del Parlamento, Ismail Kaharman, secondo il quale il concetto di laicità sarebbe da eliminare nella nuova Costituzione, sulla quale l’assemblea lavora da anni. Il primo a lanciarsi contro questa ipotesi è stato il presidente Erdogan: “Ismail Kaharman -ha detto- ha espresso una sua opinione personale”. Ed ha aggiunto che un atteggiamento laico consiste nell’uguale distanza da tutte le confessioni religiose.