Il Corriere della sera: “Renzi sulle banche: chi ha truffato pagherà. Il centrodestra vuole sfiduciare il governo”.
A centro pagina: “Più soldati italiani in Iraq. In 450 difenderanno la diga di Mosul”. “Paura a Los Angeles, chiuse le scuole”. “Coalizione anti Isis di 34 Paesi guidati dall’Arabia Saudita. Vertice Kerry Putin sul dopo Assad”.
Sotto, il quotidiano offre un reportage di Lorenzo Cremonesi da Kobane, “con le soldatesse che combattono il Califfo”.
A fondo pagina: “È morto Gelli, il venerabile dei segreti d’Italia”. “Il ‘maestro’ della Loggia Massonica P2 è scomparso a Villa Wanda. Aveva 96 anni”.
Da segnalare anche in prima il richiamo di un intervento di Dacia Maraini sulla maternità surrogata.
La Repubblica: “Bankitalia e Consob, il governo prepara la nuova vigilanza”, “Piano per unificare i controlli sugli istituti di credito. Renzi: chi truffa paga. Salvini insulta: premier infame”.
A questo tema sono dedicate la rubrica “Il punto” di Stefano Folli (“La corrida dei demagoghi”) e un’analisi di Roberto Saviano (“Il presidente, il babbo e i giudici”).
Più in basso: “Cucchi, assolti gli agenti, processo-bis per i medici”.
In apertura a sinistra: “Roma in trincea contro North Stream: ‘Stop al gasdotto che vuole Berlino’”.
In grande evidenza una foto di jihadisti dell’Is a Mosul, in Iraq: “Mosul, 500 soldati italiani per salvare la diga dall’Is”.
Di spalla a destra, “Le idee”: “Non lasciamo solo ai privati la green economy”, di Mariana Mazzucato e “L’imperativo ecologico da Gaia a Francesco”, di Salvatore Settis.
A fondo pagina: “Addio Gelli, burattinaio della P2”, “È morto a 96 anni il regista della loggia dei potenti d’Italia”.
La Stampa: “Renzi e le banche, ‘Chi ha truffato ora dovrà pagare’”, “’Il padre della Boschi mandato via da questo governo’”, “All’esame della magistratura il ruolo di Consob e Bankitalia”.
Con un intervento di Alberto Mingardi su “Stato e mercato”: “La politica in cerca di scorciatoie”.
La foto in apertura è per i bus scolastici di Los Angeles, fermi al deposito: “Terrorismo, Los Angeles chiude tutte le scuole”.
E un commento di Gianni Riotta: “New York, l’altra faccia della paura” (la stessa email di minacce arrivata a Los Angeles, era stata ricevuta anche a New York, dove però le lezioni si sono tenute regolarmente).
In prima anche la morta di Licio Gelli: “Morto Gelli. La sua P2 travolse l’Italia”, “Dalla strage di Bologna al crac Ambrosiano: tutti gli scandali del venerabile”, di Gianluca Paolucci.
Su Telecom: “Bolloré vince, ha 4 posti in consiglio”, “Il nuovo socio francese blocca la conversione delle azioni di risparmio”.
Di spalla a destra: “Contro Isis e Iran nasce la coalizione saudita”, “Patto tra 34 nazioni”, di Maurizio Molinari.
Poi un reportage da Norinberga di Niccolò Zancan, che racconta “il lieto fine” della vicenda di Refat, un ragazzo siriano fuggito da Idlb quattro mesi fa: ora parla tedesco e sogna di restare: “’Il primo Natale senza bombe’”.
In prima anche un emendamento del Parlamento europeo per vietare Facebook ai minori di 16 anni: “Noi genitori e l’età giusta per Facebook”, di Massimo Russo.
Il Fatto: “Il pm che indaga su Banca Etruria è consulente del governo Renzi”, “1. Dal febbraio scorso, il magistrato Rossi (si tratta di Roberto Rossi, attualmente Procuratore facente funzioni ad Arezzo, ndr.) collabora con l’esecutivo sulla giustizia. E proprio a lui, ieri, i correntisti hanno presentato un esposto contro il padre della Boschi”, “2. La ministra: ‘Non mi farò processare’. Renzi la difende: ‘Attaccarla è un boomerang’. Ma il M5S vuole la sfiducia anche al Senato. Enrico Letta in tv: ‘Verso di lei troppe cautele’”, “3. All’inizio della crisi, Bankitalia e Consob hanno deciso di nascondere ai risparmiatori il vero rischio delle obbligazioni, per aiutare gli istituti a trovare risorse”, “4. La cordata dei soci di papà Tiziano e l’affare del Teatro di Firenze: il piano d’acquisto da Cdp per farne appartamenti extra-lusso e la promozione del manager amico”.
Più in basso: “Manovra, mance di fine stagione: bande, spiagge, squadre di calcio”, “Il solito suk”, “Una notte e un giorno. È il tempo che hanno avuto i deputati per piazzare nella ex Finanziaria le consuete ‘marchette’: si va dai 20 milioni per Mater ai 10 per il comitato Roma 2024, dai fondi per i musei ai favori alla sanità privata, dagli sgravi ai mega-yacht ai soliti forestali calabresi”.
Poi, con foto di Giuseppe Sala: “Lavori del dopo Expo: così Sala cancella i controlli antimafia”.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio è interamente dedicato al deputato Pd Andrea Romano: “L’Interruttore Romano”.
Il Giornale: “La soffiata che inguaia De Benedetti. Nelle intercettazioni l’Ingegnere anticipa la riforma del governo e ordina: comprate Popolari, subito”. E poi: “Lo strano viaggio in Honduras in cerca di oro di Boschi senior”.
E ancora: “Le metamorfosi renziane. Da rottamatori a figli di papà”.
A centro pagina: “Gli italiani tornano al fronte in Iraq. In campo 450 soldati per difendere la diga di Mosul dai jihadisti”.
A fondo pagina: “Se anche i Re Magi ora scappano da Milano. Presepi introvabili sotto la madonnina”.
Il Sole 24 ore: “Borse europee in rally sull’attesa dei tassi Usa”. “Piazza Affari balza del 3,74 per cento. In rialzo Wall Street”. “Oggi la riunione della Fed che dovrà decidere il primo aumento dopo nove anni”.
A centro pagina: “Riforma Bcc e bad bank: si accelera. Renzi: troppe piccole banche ma sistema solido. ‘Chi ha truffato pagherà’. Il governo stringe sulla semplificazione del credito cooperativo e sul nodo sofferenze”.
Anche il quotidiano di Confindustria ha la notizia della morte di Gelli in prima.
Banche, Boschi, Renzi
Ieri il presidente del Consiglio ha affrontato nel corso della trasmissione “Porta a porta” anche il tema banche e in particolare quello di Banca Etruria, di cui il padre del ministro Maria Elena Boschi è stato membro del Cda e vicepresidente fino al commissariamento del febbraio scorso.
La Stampa, pagina 2: “Renzi prova il contrattacco: ‘Chi ha truffato deve pagare’”, “Il premier: ‘Siamo noi che abbiamo mandato a casa quel cda. Il ministro ha perso migliaia di euro nel crac, come molti altri’”. Fabio Martini riferisce le parole di Renzi “sul terreno scivoloso delle responsabilità delle famiglie Boschi e Renzi, lambite dalle inchieste della magistratura”: “’Noi – ha detto il presidente del Consiglio – abbiamo mandato a casa l’intero cda in cui c’era il padre di Boschi; il cda è stato sanzionato e il padre ha pagato una sanzione. La legge è uguale per tutti’”, “Da quello che si legge dalla dichiarazione patrimoniale, anche il ministro Boschi è azionista di Banca Etruria per qualche migliaio di euro e il suo valore è stato azzerato come per tutti’”. Sulla mozione di sfiducia presentata dal M5S nei confronti del ministro Boschi (cui si è aggiunta una di Forza Italia e di Lega di sfiducia al governo), Renzi ha detto che “sarà un autogol”. Scrive Martini che “il tono arrembante di Renzi, tutto all’attacco, indirettamente conferma che queste restano giornate in salita per il governo: per la prima volta è messa in discussione la piena credibilità di un personaggio-chiave come il ministro Boschi, di fatto il numero due del governo”.
Sulla stessa pagina: “La Boschi ha fretta di parlare in Aula, ‘Basta dire che è la banca di mio papà’”, “Maria Elena difende la famiglia e aspetta la mozione di sfiducia”. Le uniche parole ufficiali pronunciate ieri alla presentazione in un libro del giornalista del Corriere Massimo Franco: “Vedremo chi ha la maggioranza. Parlerò in aula”. Ma il ministro, da chi le ha parlato, pare sia “imbufalita” e vorrebbe andare in Aula il prima possibile, per evitare di farsi logorare assieme alla sua famiglia.
La Repubblica, pagina 2: “Renzi: ‘Noi sotto attacco, chi ha truffato pagherà’. Salvini insulta: ‘Infame’”, “Enrico Letta: sulla Boschi moralità a intermittenza. E Lega e Fi annunciano una mozione di sfiducia”.
Sulla stessa pagina: “Bankitalia e Consob, allo studio del governo la riforma della vigilanza”, “L’intervento dell’esecutivo, però, non sarà immediato. Palazzo Chigi preferisce approfondire tutti i nodi”.
La Repubblica, pagina 4: “La sfida di Boschi: ‘Votiamo subito anche al Senato’”, “Ma Renzi impone il silenzio a tutto il Pd, ‘Questa cosa la devo gestire solo io’”.
E il quotidiano intervista il deputato M5S Andrea Colletti, che dice: “Quel decreto fu fatto solo per Etruria”. Dice Colletti: “La domanda è: qualora la Boschi non fosse stata al governo, l’esecutivo avrebbe fatto quel decreto? Il vero problema è che quel decreto in larga parte non riguarda le altre banche, ma Banca Etruria. Le hanno messe assieme per coprire queste”.
Pagina 3, La Stampa: “Etruria, il ruolo di Consob e Bankitalia finisce sotto la lente della magistratura”, “Nel mirino obbligazioni per 372 milioni. I risparmiatori presentano esposti. La stretta dei pm: l’ex presidente Rosi indagato per false fatturazioni”. L’articolo di Gianluca Paolucci elenca i tre tronconi dell’inchiesta: il primo contesta il reato di ostacolo alla vigilanza a carico di Giuseppe Fornasari (ex presidente), Luca Bronchi (ex Dg) e David Canestri (responsabile rischi della banca), oltre che alla banca stessa ai sensi della legge 231 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche; il secondo filone riguarda le false fatture emesse e viene contestata a Bronchi, Fornasari e al successore Rosi. Risultano indagati anche il presidente e l’ad di “Methorios Capital”, la società che ha incassato 230 mila euro per una consulenza secondo i pm inesistente, ma servita a fare arrivare denaro ad uno dei soggetti (Methorios stessa) coinvolti nell’operazione Palazzo della Fonte. Si tratta della vendita degli immobili strumentali del gruppo al consorzio Palazzo della Fonte, i cui soci sarebbero stati finanziati per 10,2 milioni dalla banca. Banca Etruria avrebbe anche fornito garanzie per il finanziamento da 49 milioni di euro concesso da un pool di 11 banche di cui Banca Etruria era capofila. Il terzo filone è quello più recente e più delicato e riguarda le operazioni compiute in conflitto d’interesse dal vecchio cda poi decaduto dopo il commissariamento. Prende spunto dalle segnalazioni di Bankitalia, che cita 185 milioni di affidamenti ai consiglieri, dei quali 18 milioni sono finiti in sofferenza.
A pagina 5, intervistato da La Stampa, il nuovo amministratore di Banca Etruria (ora Nuova Banca Etruria), Roberto Bertola, dice: “Faremo causa agli ex vertici”, “Adesso la banca è più solida ma clienti e correntisti continuano ad avere paura”.
Il Fatto, pagina 2: “Il procuratore del caso Etruria ha un incarico a Palazzo Chigi”, “Una consulenza agli Affari giuridici della Presidenza del Consiglio per il titolare delle inchieste sull’istituto di cui il padre della ministra era il numero due”. Nell’articolo, firmato da Fabrizio D’esposito, si parla di Roberto Rossi, Procuratore facente funzioni ad Arezzo. È stato nominato nel febbraio di quest’anno tra i consulenti di Palazzo Chigi e il suo incarico scade a fine anno.
Sulla stessa pagina, da Arezzo, scrivono Marco Lillo e Davide Vecchi: “Dall’esposto di Federconsumatori il nuovo fascicolo sul crac della banca”, “Quarta indagine. I risparmiatori chiedono conto dello sfascio dell’istituto”.
E a pagina 3: “Boschi, la sfiducia e il piano di Natale: ‘Li sfido subito’”, “Non vuole che la mozione contro di lei vada oltre fine anno. E al Senato il fronte delle opposizioni si spacca”.
A pagina 4: “Consob e Bankitalia salvarono le banche con i nostri risparmi”, “Dopo il crac di Lehman nessuno voleva obbligazioni bancarie, così i vigilanti decisero di nasconderne il rischio”, di Giorgio Meletti.
A pagina 5, sul Teatro comunale di Corso Italia a Firenze: “L’affare del teatro storico per i soci di papà Renzi”, “L’amico del premier in Cdp, promosso a Terna, salvò il Comune di Firenze comprando il palazzo rivenduto ai soliti amici”.
“Siamo all’apoteosi del doppiopesismo di Renzi” dice Nunzia de Girolamo, intervistata dal Corriere. Ricorda le parole di Renzi e di Boschi sul ministro Cancellieri e anche la sua uscita dal governo, quando il presidente del consiglio disse che era “una questione di stile”. “Non auguro a nessuno di passare quello che ho passato io e le sono anche umanamente vicina. Ma le dimissioni sono sacrosante”.
Sul Giornale: “Il premier difende la Boschi per salvare la sua poltrona. Da Forza Italia, Lega e Fdi una mozione di sfiducia contro l’esecutivo. Renzi a Porta a Porta: un attacco al governo ma sarà un boomerang”.
Un altro articolo su Il Giornale, a firma di Adalberto Signore, è dedicato al presidente del consiglio “garantista a giorni alterni”. Si legge che ieri Maurizio Lupi in qualità di capogruppo Ncd, con una nota firmata insieme a Renato Schifani, ha deciso di schierarsi a difesa di Renzi. “Niente di strano” mentre “colpisce l’approccio di Renzi, che su Lupi fece pressioni enormi affinché si dimettesse” mentre “oggi è il primo difensore della Boschi”.
Sul Corriere si legge che Renzi è “preoccupato per l’impatto sui consensi” che le vicende di Etruria possono avere. Si legge che “anche se davanti alle telecamere di Porta a Porta fa mostra di non essere preoccupato” con i suoi collaboratori “non nasconde di nutrire qualche timore”. Ad impensierirlo “non sono certo le mozioni” di sfiducia al ministro Boschi che anzi giocherebbero a suo favore anche per il rischio di un “effetto boomerang” per Berlusconi, perché dimostrerebbero che Forza Italia è un partito “’garantista a corrente alternata’”. Renzi è invece preoccupato dall’impatto “che questa vicenda può avere sugli italiani. ‘I risparmiatori sono molti in Italia e dobbiamo evitare che non si fidino più di noi per colpa di tutto il clamore mediatico che viene dato a questa vicenda…’”. Per questo non basta rassicurare i risparmiatori, “ci vuole ‘un intervento forte per cambiare il sistema bancario’, bisogna dimostrare che questo governo ‘al contrario dei precedenti» non intende ‘lasciare le cose come stanno’”.
Sul Sole, Rossella Bocciarelli cita una frase che il governatore di Bankitalia Visco pronunciò un ano fa riferendosi alle banche legate al loro territorio e al loro legame con le Fondazioni: “Rapporti stretti con il territorio di riferimento sono, per molte banche medie e piccole, una fonte di stabilità che si riverbera a beneficio dell’economia locale. Tuttavia, un’interpretazione forviante di questi rapporti può distorcere l’erogazione del credito, mettendo a rischio la solidità dei bilanci bancari e l’allocazione efficiente delle risorse. Casi di questo genere divengono più probabili in presenza di una recessione lunga come quella che abbiamo attraversato”. Dunque, scrive il quotidiano di Confindustria, “è essenziale porre mano in tempi rapidi a un altro pezzo di riforma del settore bancario, quello che riguarda le banche di credito cooperativo. Una priorità oggi per il Governo, da molto tempo per la Banca d’Italia. Per queste banche, come ha spiegato Via Nazionale a più riprese, occorre realizzare economie di scala, serve una dimensione operativa più grande, pena una crescente difficoltà a resistere in un mercato globale, e serve un soggetto aggregante, che faccia da ‘contenitore’. Di tutto questo si è a lungo discusso, adesso si tratta solo di dare alla discussione una veste concreta e una normativa. Possibilmente, evitando di farne un’altra occasione di polemiche da talk-show”. “Per le banche più piccole la riforma è ineludibile” il titolo dell’articolo.
Milano
Sul Corriere: “Vertice ad Arcore, spunta il nome di Parisi”. Si legge che Salvini e Meloni si sono incontrati con Berlusconi e che a Milano ci sarebbe l’ipotesi di candidare a sindaco l’ex direttore generale di Confindustria Stefano Parisi, che è stato anche direttore generale del Comune durante la sindacatura di Albertini. Ma “è tutt’altro che detto che all’interessato sia stato chiesto”, dice la fonte del quotidiano milanese. Si legge anche che i rapporti tra Lega e FI sono diversi alla luce dell’esito elettorale francese. Prima Salvini era “all’attacco”, “simbolo di quei movimenti che in molti Paesi hanno avuto un grosso impatto sugli assetti tradizionali”, mentre ora “è come dopo il Congresso di Vienna” e “la Restaurazione”, come dice Giovanni Toti.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato Umberto Ambrosoli: “Io sto con Sala, a Milano si può andare oltre il recinto del centrosinistra”. Sala “ha dimostrato di saper portare al successo” una operazione “in cui non si credeva” come Expo. Dice che gli piace Francesca Balzani ma “non mi piace si insista che solo lei garantisce continuità”.
Stessa pagina: “Balzani non convince Majorino. E prepara la sfida alle primarie”. “Dopo Pisapia, sinistra divisa. Mr Expo: voglio vincere. E Letta si schiera con lui”. Balzani ufficializzerà la sua candidatura entro domenica. Majorino non lascia mentre ieri Sala ha incontrato a porte chiuse i dirigenti del Pd cittadino ed ha ribadito che il Pd è il suo partito.
Internazionale
Il Corriere intervista il ministro degli esteri Gentiloni: “Intervento strategico. E siamo molto attivi nel negoziato siriano”. Gli viene chiesto se l’annuncio di inviare 450 soldati italiani a Mosul faccia parte dell’impegno della coalizione su cui Obama ha ringraziato anche l’Italia. Gentiloni spiega che “si tratta di un intervento di importanza strategica”, che “i lavori di manutenzione” della diga di Mosul “verranno protetti da forze italiane e da peshmerga curdi in una zona del Kurdistan iracheno molto vicina all’area controllata da Daesh”. Sul processo negoziale cui l’Italia partecipa, Gentiloni dice che la scorsa settimana “a Riad si è costituito un cartello delle opposizioni” e “ci sono le premesse” perché a gennaio inizino dei negoziati tra regime e opposizioni, con un cessate il fuoco. “Durante questo processo secondo noi dovrebbe esserci l’uscita di scena di Assad ma al tavolo negoziale non è stato ancora dichiarato”. Sulla Libia e sul rischio di correre troppo per “forzare un accordo”, evocato da Emma Bonino, dice che è un rischio che c’è “ma il tempo non è infinito”. Sicuramente però “ci saranno ostacoli infiniti” e “il primo sarà il trasferimento del nuovo governo a Tripoli”.
Sul Sole “Riad contro l’Isis annuncia un fronte di Stati musulmani. Nasce una nuova alleanza con 34 Paesi islamici”. Si cita il ministro degli esteri saudita El Jubeir che ha elencato la “crisi presidenziale in Libano”, la “guerra in Siria e in Iraq”, l’Isis, la guerra nello Yemen, “questione libica, interferenze iraniane, pirateria, energia, sistema finanziario globale” tra i problemi della situazione “complicata” del Medio Oriente. I 34 Stati vanno dal Gabon al Bangladesh, c’è anche l’Indonesia. Si legge che per i sauditi l’allontamento di Assad “non sarebbe più una precondizione” anche se “siamo ormai tutti d’accordo che a un certo punto Assad se ne debba andare” come dice il ministro.
Sul Giornale Gian Micalessin: “I sauditi lanciano la lotta all’Isis con una coalizione di inaffidabili. Tra i 34 Paesi musulmani anche Emirati Arabi e Qatar. E Kerry spinge per una intesa con Putin”. Si legge che la lista dei 34 include “staterelli” come Maldive Gibuti o Comore, “potenze nucleari” come il Pakistan “ignare a suo tempo di ospitare Bin Laden” e nazioni “dilaniate dal terrorismo” come Sudan, Somalia, Libia, Nigeria. C’è anche la Palestina.
La Repubblica, alle pagine 12 e 13: “Coalizione islamica anti-terrorismo. Mosul, gli italiani difenderanno la diga”, “L’Arabia saudita annuncia l’alleanza ma ‘non solo contro l’Is’. Renzi: 500 militari in una delle roccaforti del Califfato”. Ne scrive Arturo Zampaglione da New York, spiegando che della coalizione fanno parte tra gli altri Turchia, Egitto, Malesia, Pakistan. Ma non l’Iran né l’Iraq. Il ministro saudita della Difesa Mohammed Bin Saltan, in una conferenza stampa -che è considerata fatto insolito- ha spiegato che l’obiettivo non si limita all’Is, perché è quello di “coordinare gli sforzi contro il terrorismo” in Iraq, Libia, Siria, Egitto e Afghanistan.
Da Riad, Francesca Caferri si occupa del ministro della Difesa Mohammed Bin Saltan: “Ecco Mohammed, principe trentenne della svolta di Riad”. A poche settimane dal suo insediamento (aprile di quest’anno, ndr.) ha impresso una svolta radicale alla tradizionale politica estera del regno.
Giampiero Caladanu spiega che i nostri 450-500 militari dovranno proteggere e restaurare un diga che, nella zona di Mosul, nord Iraq, garantisce elettricità. Le riparazioni sono state affidate ad una ditta di Cesena, la Trevi: si tratta di evitare che la stessa diga non divenga una minaccia per le città a valle, ora che l’Is controlla la provincia di Ninive, Mosul. Quando gli uomini di Al Bahdadi innalzarono le bandiere nere sulla struttura di cemento, nell’agosto 2014, fu allarme al massimo livello: la diga ha la potenzialità di trasformarsi in una “bomba d’acqua”. Gli effetti dell’onda generata avrebbero potuto arrivare fino a Baghdad. Oggi a vigilare ci sono i peshmerga curdi, ma le milizie jihadiste restano nelle vicinanze.
La Stampa: “L’Italia difenderà la diga di Mosul”, “Renzi: un’azienda di Cesena la riparerà, saranno inviati 450 uomini a protezione”.
E Maurizio Molinari, a pagina 8, scrive: “Nasce la coalizione saudita. Contro l’Isis (e contro l’Iran)”, “A Riad il patto tra 34 nazioni, dal Marocco alla Malaysia: potranno intervenire nelle nazioni minacciate dai terroristi. E contrastare l’asse sciita e la Russia”.
Per tornare al Corriere, un commento sul “fragile accordo” tra Tripoli e Tobruk. “Partita a rischio”. Dove ci si chiede se la firma di un accordo prevista tra oggi e domani in Marocco avrà “maggior fortuna” degli annunci precedenti. “Il calendario ultraveloce deciso a Roma (firma oggi, ricorso all’Onu forse il già 24) ha il merito di rovesciare un tavolo ormai non più tollerabile” ma “comporta” che si sia pronti ad offrire al generale Haftar “un ruolo di compromesso accettabile”, che arrivino fondi “targati Europa, FMI e Banca Mondiale” e che l’Italia sia pronta anche a dare il suo contributo militare (“dall’addestramento delle forze libiche ad incursioni sulle coste e nei porti tenendo d’occhio il problema dei migranti il tempo delle scelte si è fatto improvvisamente vicino”).
Sul Corriere un reportage di Lorenzo Cremonesi sulla “vita a Kobane, dopo Isis” . Una delle donne responsabile delle milizie curde sul terreno, Ranghin Renas, dice: “Posso confermare che Barack Obama ha detto il vero nel suo ultimo discorso: l’Isis è in difficoltà, non solo in Iraq, ma soprattutto sul fronte siriano. Senza dubbio non è sconfitto. Gode ancora di sostegni e risorse. Però sono ormai diverse settimane che ha cessato di lanciare offensive. Per la prima volta l’Isis è costretto a difendersi, sta perdendo terreno”. Dice anche: “Ormai noi controlliamo le maggiori vie di comunicazione dalla Siria con l’Iraq e la città di Mosul. I terroristi dell’Isis sono costretti a utilizzare le piste nel deserto da Deir Ez Zor. E adesso stiamo puntando a Raqqa nella zona di Janub Raddah, le nostre avanguardie sono posizionate a soli 60 chilometri dalla capitale del Califfato. Loro si difendono minando le strade, utilizzando attentatori suicidi. Nulla a che vedere con l’impeto delle loro offensive dell’anno scorso”. Cremonesi scrive che “Rojawa (tramonto in curdo, lo stato dell’est come il Rojelat, alba, è invece la terra del Kurdistan iraniano), creata quasi tre anni fa in seguito al caos della guerra seguita alle rivolte del 2011, appare oggi come una rassicurante, ma fragilissima, isola laica nel mare del Medio Oriente”. Ai posti di blocco l’immagine di Ocalan. “Oggi siamo alleati degli americani, speriamo che anche l’Europa ci venga in aiuto, temiamo che i russi siano solo interessati a difendere la dittatura di Bashar Assad. Per noi i turchi sono pericolosi quasi quanto l’Isis. Ecco il motivo per cui consideriamo i curdi iracheni fratelli, ma non ci piace affatto il loro rapporto di stretta cooperazione con la Turchia di Erdogan” dicono nell’ufficio stampa dell’Ypg, l’esercito curdo. Cremonesi scrive anche che nei pressi di Tell Abayad molti villaggi sino a un anno fa erano a maggioranza araba. “Un autista accenna a gravi e recenti episodi di discriminazioni e deportazioni da parte delle unità curde ai danni degli arabi, non molto diversi da quelli perpetrati dai sunniti e l’Isis contro i curdi. I segni del resto sono evidenti: interi villaggi vuoti, danneggiati da bombe e cannonate. Case, scuole, fattorie abbandonate e dovunque slogan sui muri inneggianti alla lotta di liberazione curda. Denunce contro le persecuzioni anti-arabe sono giunte di recente anche da Amnesty International. Ma i militanti dello Ypg negano con forza”.
Ancora il Corriere dedica un articolo alla “maratona negoziale” tra Kerry e Putin: “Terreno comune sul futuro della Siria”.
La Stampa, pagina 20, corrispondenza da Bruxelles di Marco Zatterin: “Roma apre il fronte North Stream”, “I tedeschi raddoppiano il loro gasdotto russo, dopo che l’Ue ha bloccato le rotte a Sud”, “Renzi vuol ridiscutere le sanzioni a Mosca che gravano troppo sull’Italia. Polemici anche i Paesi del centro-Europa”.
La Repubblica, alle pagine 10 e 11: “Gas e affari con Mosca, la sfida dell’Italia alla Ue, ‘Ora serve una verifica’”, “La Germania raddoppia la pipeline dalla Russia. E Roma ferma l’automatismo delle sanzioni”. Alberto D’Argenio e Luca Pagni citano il Financial Times, secondo cui Renzi sarebbe irritato da una sorta di “doppiogiochismo” della cancelliera Merkel, che da un lato è dura sulle sanzioni alla Russia e dall’altro fa affari con Mosca.
E il “retroscena” di Andrea Bonanni da Bruxelles: “Flessibilità, migranti e Is: Renzi pronto al braccio di ferro con la Merkel”, “Il premier arriva domani a Bruxelles per l’ultimo vertice europeo dell’anno. Un incontro dove emergerà l’insofferenza verso la Commissione sempre schierata a fianco della Cancelliera”.
E poi
Tutti i giornali ricordano Licio Gelli. Sul Corriere Giuseppe Guastella ricorda che “dai documenti sequestrati emerse che Gelli, oltre che con Michele Sindona, anche lui nell’elenco della P2, aveva avuto legami con il generale e Lorenzo, il principe Valerio Borghese e con altri personaggi che erano ritenuti coinvolti nei venti anni precedenti nelle manovre sovversive di destra”. “Nato a Pistoia il 21 aprile 1919, Licio Gelli si arruolò a 18 anni nelle camicie nere di Franco in Spagna, in Italia fu prima repubblichino, poi partigiano”. Nel 1982 l’arresto, nel 1983 l’evasione dal carcere di Champ Dollon. Poi si costituì, du estradato in Italia nel 1988.
Il Sole: “I soprannomi non sono mai mancati: il ‘burattinaio’, “Belfagor’, ‘il venerabile’”.
Tra i molti ricordi di Armando Cossutta da segnalare quello di Luciana Castellina sul Manifesto (“carissimo avversario”) perché “noi ingraiani del Pci e ancora di più noi del Manifesto e poi del Pdup siamo annoverati tra gli avversari di Armando Cossutta”. E tuttavia, nonostante la radiazione “cui il gruppo di compagni che a Cossutta si ispirava diede sostanziale contributo”, è “rimasta reciproca stima”.
Su Il Giornale si ricorda “Cossutta, il comunista più amico i Cossiga” che “lo stimava”. Era filosovietico ma “non era una spia, semmai era spiato”. Dove si legge del racconto di Cossiga di un viaggio a Parigi. Cossutta va a prendere soldi per Paese Sera dall’ambasciatore sovietico in Francia. Al ritorno l’aereo ebbe un problema e ci fu un atterraggio di emergenza. Cossutta raccontò: “Riparammo a Copenhagen”. Cossiga lo corresse: era Stoccolma. “Come fai a saperlo?”. “Eravamo meno fessi di quanto tu pensavi”, rispose Cossiga.