La Repubblica: “Bersani: Monti non andrà al Colle”, “Berlusconi, scontro con Santoro: l’Italia ancora in mano ai comunisti disumani”.
In taglio basso: “Draghi: la ripresa solo alla fine del 2013”.
La Stampa apre con le parole del capo dello Stato: “’Non farò altri senatori a vita’”, “Colloqui con Napolitano: sono a fine mandato, non c’è la serenità necessaria”.
Sul “duello tv: “Berlusconi-Santoro, finale con scintille”.
In taglio basso, le parole del presidente dell’Eurogruppo: “Juncker: salario minimo in tutti i Paesi europei”.
Corriere della Sera: “Berlusconi in tv: costretti a votare l’Imu. Poi scontro con Santoro su Travaglio”.
A centro pagina: “La rivincita di Bot e spread” “I titoli annuali sotto l’1% e la differenza con in Bund tedeschi tocca quota 256”, “Draghi: Segnali di fiducia, ma l’economia è ancora debole”.
Il Sole 24 Ore: “BoT, rendimenti a 0,864%, interessi ai minimi dal 2010”, “Spread a quota 260. Piazza Affari la migliore d’Europa (+0,72%”.
In taglio basso: “Draghi: più fiducia, ma economia debole”, “Barroso, crisi finita, ora la crescita. Juncker: salario minimo in Europa”.
L’Unità: “Lavoro, emergenza d’Europa”. Sullo “show del Cavaliere”: “Berlusconi da Santoro: la crisi colpa della luna”. A centro pagina: “Bersani: niente Imu fino a 500 euro”.
Il Giornale, sul “duello televisivo”: “Sgominato il clan Santoro”, “Berlusconi vince: sorride, risponde, mette in crisi la trasmissione che doveva attaccarlo. Travaglio & C. si sgretolano”, “Anche Bersani scopre che l’Imu va abolita. Ma vuole la patrimoniale”.
Libero parla di “corrida in tv” e titola: “Silvio ‘mata’ Santoro”.
Il Fatto: “Berlusconi diffama Travaglio e scatena la rissa”.A centro pagina: “Il falco Juncker svolta a sinistra”.
Travaglio-Berlusconi
“Caro Travaglio, io sono il suo core business, lei ha fatto i soldi con i libri su di me”: è con queste parole di Berlusconi che la trasmissione “Servizio Pubblico” condotta da Michele Santoro, si è trasformata, nell’ultima mezz’ora, in una mezza rissa. Insomma, come scrive La Repubblica, c’è stata la “lite su Travaglio”. A fine trasmissione il Cavaliere si è seduto sulla sedia del giornalista (dopo averla spolverata) ed ha tirato fuori una “lettera” allo stesso indirizzata. La “gag” è ampiamente descritta da Il Giornale, che racconta come Berlusconi abbia letto il casellario di condanne civili nei confronti dell’editorialista del Fatto. Si trattava delle condanne per diffamazione.
Napolitano
La Stampa offre ai lettori un colloquio del direttore Mario Calabresi con il presidente della Repubblica, incentrata sulla questione dei senatori a vita. Napolitano si definisce “un convinto sostenitore di questo istituto” e spiega di averlo sempre difeso da attacchi e polemiche: “ma in questa fase, a così breve distanza dalla conclusione del mio mandato, non intendo utilizzare questa facoltà e ritengo invece più opportuno trasmettere al mio successore ogni valutazione e decisione”. Dopo la scomparsa di Rita Levi Montalcini e Sergio Pinifarina, sono rimasti solo tre senatori a vita e Napolitano ricorda che possono essere “cinque in tutto”, respingendo le interpretazioni secondo cui ogni Presidente avrebbe la possibilità di indicarne cinque. La Stampa, spiegando quindi che la sua ultima nomina è stata quella di Mario Monti, sottolinea le preoccupazioni di Napolitano legate ad eventuali nomine nel clima pre-elettorale: essendo proprio quello relativo al Senato l’esito che appare più incerto, poiché è su Palazzo Madama che si gioca la battaglia tra gli schieramenti per condizionare la formazione della prossima maggioranza di governo, il Presidente intende evitare ogni polemica, per indicazioni che potrebbero esser lette come determinanti solo tra poche settimane.
Un ampio retroscena del Corriere della Sera è così titolato: “Partita al Senato, cresce l’incertezza”. Dove si spiega che se il Pdl vincesse in Lombardia, Veneto e Sicilia, impedirebbe al Pd di avere la maggioranza. Le attenzioni dei tre schieramenti sono concentrate su Palazzo Madama, e per questo molti capipartito si apprestano a traslocare dopo molti anni da Montecitorio, commissionando sondaggi a ripetizione sulle regioni in bilico. Ed i sondaggi, a quanto pare, sono discordi.
Elezioni
“Bersani si gioca la carta Imu e allontana Monti dal Quirinale”, titola Il Fatto spiegando che “per restare in fuga” il segretario Pd “si è venduto in tv” l’esenzione dall’Imu “per chi oggi paga 400-500 euro” (parole di Bersani), da finanziare con un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari, a partire da quelli che hanno “un milione e mezzo di valore catastale, che significa valori di mercato superiori ai tre milioni” (ancora parole del segretario Pd). “Non bastasse, il progetto di Bersani prevede una diminuzione dell’aliquota Irpef più bassa (quella del 23%) e ‘una relativa correzione di quella più alta, ma non sul modello francese’. Programma fiscale che funziona, ammette lo stesso segretario, ‘solo se facciamo emergere ricchezza’ (cioè, senza un’imprevista ondata di fedeltà fiscale, al copertura è un po’ ballerina)”. Ma aldilà della campagna elettorale, il Pd -scrive Il Fatto- sta anche pensando parecchio al dopo-voto e “la casella del Quirinale è ballerina, visto che Monti non pare più un’opzione”. E si riferiscono le parole di Bersani: ‘Lo vedo meno probabile’ dato che lo stesso Monti ha detto che non gli interessa, ha spiegato.
“In Lombardia è caccia ai voti di Cl”, scrive Il Fatto, secondo cui il governatore Formigoni sta tentando di “ricompattare” il movimento”, che “perde pezzi”, tra montiani e filo-Ambrosoli: “perché rassegnarsi all’idea di lasciare il Pirellone senza neanche tentare di salvare parte dell’impero del Celeste?” (dove il Pirellone è la sede della Regione e ‘Celeste è il soprannome del governatore stesso, ndr.), “a cominciare dalla cassaforte che custodisce i tesoro della Regione Lombardia: la sanità”. Il Corriere della Sera: “Formigoni ancora non decide, ma tratta con il Pdl per un seggio”. Mario Monti ieri ha detto di non aver “accettato” un apparentamento con una eventuale lista di Roberto Formigoni al Senato. E lo stesso Formigoni ha smentito di averlo chiesto. Il Corriere se ne occupa ampiamente, anche con un commento in cui si descrive “l’ambigua retromarcia del Celeste”. Scrive Pierluigi Battista: “Con il declino e l’appannamento della leadership di Berlusconi, Formigoni si stava impegnando, malgrado le traversie che gli stavano avvelenando la vita come Presidente della Lombardia, alla costruzione di un possibile dopo-Berlusconi per il centrodestra. La fronda stava diventando molto consistente, e anche le oscillazioni del mondo circostante a CL in direzione Monti testimoniavano di questa irrequietezza. Oggi questa irrequietezza va rinfoderata”. Sono quindi state dimenticate le parole infuocate contro Maroni (alcuni mesi fa Formigoni diceva che gli elettori del Pdl “Maroni non lo voteranno mai”), così come dimenticate sono le dichiarazioni di entusiasmo per la candidatura di Gabriele Albertini.
Europa
Il Presidente uscente dell’eurogruppo Jean Claude Juncker, in una seduta della commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo, ha proposto l’introduzione di un “salario minimo” in tutti i Paesi dell’euro, altrimenti – ha detto – “si rischia di perdere la credibilità e il sostegno dei lavoratori”. Per questo Il Fatto titola: “Il falco Juncker svolta a sinistra”. E scrive: “Dopo 40 anni di onorata militanza democristiana, anzi ‘popolare’” (intesa come PPE, ndr) Juncker rivela “una vena marxista”, lasciando “a bocca aperta” gli eurodeputati della Commissione. Anche per La Repubblica: “Juncker porta Marx nel Parlamento Ue”. Ha infatti citato Marx alla fine di un discorso di avvertimento ai governi europei, che ha invitato ad una autocritica poiché devono – ha detto – “smettere di sottovalutare l’enorme tragedia della disoccupazione, che ci sta schiacciando”. L’Europa deve promuovere strumenti di tutela, “in particolare il salario minimo garantito in ciascun Paese dell’eurozona, altrimenti perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia per dirla con Marx”, “vorrei che in Europa si facessero sopportare le conseguenze della crisi ai più forti. E’ questa la solidarietà. Anche se i ricchi sono meno numerosi devono contribuire”, “non accetto che i miliardari non paghino”.
Se ne occupa ampiamente L’Unità, che dedica alla questione le pagine 2 e 3. E parlando di Juncker scrive: “Una vita da democristiano e un addio alla presidenza dell’eurogruppo nel nome di Marx”. Le sue parole vengono commentate da due personalità che hanno preannunciato la loro candidatura nella lista Pd: Guglielmo Epifani e Giampaolo Galli. Entrambi puntano l’attenzione sulla centralità rappresentanta dal lavoro nell’intervento di Juncker, chiedendosi – come è il caso di Epifani – se l’Europa e l’Italia abbiano fatto abbastanza per correggere errori fatti e sbagli nelle strategie adottate (anche in riferimento al governo tedesco). Tuttavia il quotidiano affianca a questi resoconti e commenti un articolo sulle perplessità degli stessi sindacati sull’ipotesi del salario minimo garantito. Il primo problema è quello di intendersi su cosa significhi: un ammortizzatore sociale universale o un salario da elargire come diritto soggettivo slegato dalla condizione lavorativa e di reddito dell’individuo? In entrambi i casi, Cgil-Cisl e Uil bocciano la proposta. Giorgio Santini, segretario generale aggiunto, che si candiderà con il Pd, ad esempio, dice: “Più che usare le poche risorse disponibili per il salario minimo, serve usarle per far trovare lavoro a chi non ce l’ha, con politiche attive e formazione”. Favorevole invece il professor Marcello Messori, così come Giorgio Airaudo (che sarà candidato con Sel). Infine, contrario Carlo Dell’Aringa (anche lui neocandidato Pd) secondo cui in Paesi come il nostro, in cui la contrattazione collettiva è forte, non sarebbe la soluzione più adatta.
Si occupano ampiamente di relazioni transatlantiche il Corriere della Sera e La Repubblica, dando conto delle preoccupazioni negli Usa per la perdita di un alleato importante come il Regno Unit, guidato da un primo ministro “sempre più spinto verso un referendum” sui rapprti con l’Ue (Corriere). “”’Se lasciate l’Ue finito il legame speciale’”, titola il Corriere riassumendo le considerazioni del sottosegretario agli Esteri Usa Philip Gordon, che ha tenuto qualche giorno fa una conferenza stampa a Londra., nell’ambasciata Usa. E La Repubblica dà conto del “pressing sul governo inglese” di Washington, che ammonisce sui rischi di isolamento cui la Gran Bretagna andrebbe incontro e sui danni alle relazioni trai due Paesi: “E’ nostro interesse che il Regno Unito resti nella Ue”, dice Gordon.
Internazionale
Tre militanti del PKK curdo sono state uccise a Parigi con un colpo in testa, esploso da una pistola con silenziatore. I quotidiani se ne occupano ampiamente e, tanto secondo il Corriere della Sera che secondo La Repubblica, gli omicidi vanno ricondotti ad un tentativo di fermare il negoziato di pace in corso tra Ankara e il leader del PKK Ocalan. La Repubblica: “Dai falchi di Ankara o della guerriglia un colpo alla trattativa con Ocalan”. E si intervista l’avvocato dello stesso Ocalan, che ricorda come siano i Lupi grigi i più contrari al dialogo. Anche il Corriere ripercorre le possibili piste: faida interna, i “duri” turchi o forze esterne (il Pkk ha degli alleati tattici, poiché vi sono Paesi che si sono alternati nel sostenerlo, come l’Iraq e la Siria, in chiave antiturca, al pari dell’Iran).
Restiamo al Corriere per segnalare una pagina sulla manifestazione che in Francia, domenica, vedrà sfilare, secondo le previsioni, mezzo milione di persone contro la legge voluta dal Presidente Hollande sulle nozze gay. Al centro della contesa c’è però soprattutto la questione adozioni per le coppie omosessuali.
Il Foglio scrive che il movimento che si è dato appuntamento nelle piazze parigine è lontanissimo “dai sospetti di truce omofobia e di confessionalismo punitivo che molto farebbe comodo ai loro spiazzati avversari”. E descrive alcuni dei personaggi protagonisti della mobilitazione: Frigide Barjot (pseudonimo per Virginie Merle), cinquantenne, cattolica rabelaisiana, umorista e cronista mondana, amica dei gay e pronta a dare battaglia al minimo accenno di slogan omofobici. O Xavier Bongibault, ventunenne ateo e omosessuale.
E poi
Alle pagine R2 Cultura de La Repubblica i lettori troveranno una ampia sintesi del dialogo tra due tra i più noti intellettuali e riformisti musulmani contemporanei: Tariq Ramadan e Abdullahi An-Na’Im si sono infatti confrontati sulla rivista Reset.it. Sul futuro delle Costituzioni arabe e sul ruolo della sharia.