Berlusconi apre sul Quirinale

La Repubblica apre con un’intervista a Berlusconi: “Berlusconi e il Colle: ‘Non metterò veti a un candidato Pd’”, “Parla il leader di Forza Italia: un presidente garante”, “Intervista ad Alfano: non decide il partito del premier”.
In prima anche un richiamo all’intervista del presidente della Regione Lazio Zingaretti: “’Le Regioni sono troppe, un piano per accorparle’”, “’Iniziamo a tagliare i centri di spesa’”.
La foto a centro pagina raffigura un poliziotto statunitense che depone fiori nel luogo in cui sono stati uccisi due agenti: “La rabbia dei poliziotti d’America: de Blasio, ci sparano per colpa tua”.
La copertina dell’inserto R2 richiamata nella colonna a destra: “Cuba cerca un’altra utopia senza Fidel”, di Bernardo Valli.
La “storia” raccontata a fondo pagina: “Il Papa apre le porte dei conventi, adesso ospitano 15mila profughi”. Di Paolo Rodari.

Il Corriere della sera: “New York, rivolta degli agenti”. “Poliziotti uccisi, proteste contro il sindaco De Blasio: è anche colpa sua”. “Tensioni razziali. Obama: delitti senza giustificazioni. Florida: un’altra vittima in uniforme”.
A centro pagina una foto di un bambino per mano ad un miliziano armato: “‘Quel piccolo tra i soldati è il mio bambino rapito’. La mamma: portato via dal Veneto in Siria”.
L’editoriale è firmato da Sabino Cassese: “Quirinale, analisi di un ruolo”.
Sulla politica interna: “Renzi critica i giudici. Cantone: ora fare di più contro la corruzione”. “Il premier: ‘Sul Colle niente veti, maggioranza ampia’”.
In prima anche un articolo di Dario di Vico sulla legge di Stabilità:”Una stangata sulle partite Iva. La delusione dopo la manovra”.
A fondo pagina: “Così il prefetto scelse la coop di Buzzi”. “Mafia capitale, la lettera scritta nel giorno dell’incontro con il capo della ’29 giugno'”.

La Stampa: “Lavoro, con il bonus assumere costa meno. Ecco i nuovi contratti”, “Risparmio del 30% sul tempo indeterminato. Obiettivo del governo: 800 mila nuovi posti”.

In taglio basso: “Stabilità al traguardo. Renzi, adesso i diritti”, “Nel 2015 unioni gay e ius soli”.
Nella grande foto in prima, poliziotti Usa salutano il passaggio di un corteo con i corpi degli agenti uccisi: “New York, morire per una divisa”, “Due agenti uccisi ‘per vendetta’ da un nero. Contestato De Blasio”.

Il Fatto: “’Così si rapina una banca’”, “Era il luogotenente della banda Cavallero. Oggi, dopo trent’anni di carcere, Sante Notarnicola racconta con tutti i dettagli come si preparavano i colpi e cosa si prova quando con la pistola in mano rischi la tua vita e distruggi quella degli altri per svuotare una cassaforte”.
Sulla legge di stabilità: “Mance e favori, le sorprese nella legge di Stabilità”, “La Finanziaria arriva alla Camera. E si scopre cosa hanno votato davvero i senatori nella notte”.
Sul presidente del Consiglio, “Annunci di Natale”: “Renzi come B: sempre più tv e attacchi ai giudici”, “Da Rai3 lancia l’ennesimo sito di governo per controllare quanto spende lo Stato”.
In taglio basso, “l’inchiesta”: “Quanti mangiano sulla pappa dei bimbi neonati”, “Medici e industrie, il grande business del latte in polvere”.
E il richiamo a due pagine dedicate al movimento spagnolo “Podemos”, con un articolo di Salvatore Cannavò e un intervento di Pippo Civati.

Quirinale

A pagina 2 de La Repubblica, un’intervista di Claudio Tito a Silvio Berlusconi incentrata sulla successione a Napolitano, così sintetizzata nei titoli: “Berlusconi apre a Renzi e non esclude il candidato Pd: ‘L’importante che sia garante, non importa se è di sinistra’”, “’Votando insieme per la riforma della Costituzione è giusto scegliere insieme anche il capo dello Stato’”. Dice Berlusconi: “Guardi, nei giorni scorsi mi hanno anche attribuito l’indicazione di Giuliano Amato. Ma non è vero. Io ho tracciato un identikit. Ho sempre pensato e ancora penso che il presidente della Repubblica debba essere una persona equilibrata, seria, competente e che non stia da una parte sola”. Lei e il suo partito sarete della partita oppure no? “Ecco, di questo sono sicuro. Ossia, sono sicuro che dobbiamo concorrere all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Del resto, è una logica conseguenza”. Di cosa? “E’ una logica conseguenza del fatto che noi stiamo partecipando all’approvazione delle riforme. Noi non ci sottrarremo né sulle modifiche della Costituzione, né sulla nuova legge elettorale. Quindi pensiamo di poter contribuire anche sul capo dello Stato”. Fa parte del patto del Nazareno? “No, non ne fa parte. Dico solo che votando insieme la nuova Costituzione, si può votare insieme anche per il Quirinale”. Ne ha parlato con Renzi? “No. Ma vedo che il presidente del Consiglio continua a dire che il successore di Napolitano va scelto con il concorso di tutti. Con il concorso della lega, del M5s. E’ giusto così, siamo d’accordo”. Sarebbe un problema per lei se il candidato fosse espressione di quel partito o di quell’area? “Noi guardiamo alla persona. Non ha importanza se è di quella parte o di quell’altra. Si deve trattare di una persona seria, accettata da tutti. Deve essere un garante per tutti quanti. Che svolga il suo ruolo di garanzia nei confronti di ognuno e non di una sola parte. Solo questo, punto e basta”.

Anche su Il Giornale: “Quirinale, Berlusconi apre: ‘Niente veti a candidato Pd’. Il leader di Forza Italia: ‘Votando insieme per la riforma della Costituzione è giusto scegliere insieme anche il capo dello Stato'”.
Ancora su La Repubblica, le dichiarazioni del presidente del Consiglio su questo tema: “Il premier e la corsa al Colle: ‘Maggioranza ampia, ma nessuno ha potere di veto”. Per il presidente della Repubblica, dice Renzi, serve “la maggioranza più ampia possibile, dai grillini a Forza Italia a Sel, ma nessuno, nemmeno il Pd, ha diritto di veto, e figuriamoci gli altri”.
Alla pagina seguente, un’intervista del quotidiano al leader del Nuovo Centro Destra Alfano: “Il capo dello Stato non può essere eletto dal congresso del Pd, serve un patto a tre”. Il suo identikit prevede un laico o un cattolico? “In effetti – risponde Alfano – è un bel po’ che al Colle manca un cattolico e le aggiungo che durante la Prima Repubblica un partito grande e forte come la Dc ha avuto la generosità e la visione di votare presidenti esterni, un liberale come Einaudi, un socialdemocratico come Saragat e un socialista come Pertini”. Il presidente va individuato all’interno della maggioranza di governo o facendo partecipare anche Forza Italia? “Credo che occorra partire da quella di governo per estenderla a quella del cosiddetto Nazareno. Noi siamo molto favorevoli a che della partita faccia parte Fi”.
Da segnalare oggi l’editoriale del professor Sabino Cassese, che si sofferma sulle ragioni che hanno portato – nel nostro Paese – ad accentuare “il ruolo dei presidenti come perno intorno al quale gira l’intera politica italiana”, nonostante la modifica della legge elettorale in senso maggioritario che avrebbe “dovuto rendere meno rilevante la scelta presidenziale del capo del governo e, quindi, la gestione delle crisi”. Spiega che è accaduto anche per la “estinzione della Democrazia Cristiana, “il partito cardine, intorno al quale ruotava la vita politica italiana, che ne controllava gli sviluppi e condizionava la scelta dei governi”. E conclude prevedendo che – con la nuova legge elettorale – la figura del presidente “è destinata a trasformarsi nuovamente. Al presidente della Repubblica sarà richiesto soltanto di giocare il ruolo di equilibratore e regolatore dei tre poteri dello Stato e si ritornerà al modello presidenziale einaudiano”.

Segnaliamo peraltro da un’intervista de La Stampa al leader della Lega Nord alcuni passaggi dedicati a questo argomento. Chi voterebbe per il Quirinale? “Nessuno. Al Quirinale farei un museo. Non c’è bisogno di un presidente, tanto più che ormai fa tutto Renzi”. Ci sarà qualcuno che le piace. “Allora Franco Baresi. Sicuramente meglio di Prodi”, risponde Salvini. (Nel corso dell’intervista Salvini respinge le accuse piovute sulla Lega “del Sud” di essere piena di riciclati, dice che “sta aderendo una marea di gente nuova” e difende il fondatore di Eataly perché, pur essendo il “classico benpensante di sinistra radical chic”, è comunque “meglio Eataly che McDonald’s”).

Legge di Stabilità

Su Il Fatto: “Stabilità, le marchette della legge notturna”, “Dai giochi alle tv ai camion. Regalino per i politici: gli eletti che danno soldi al proprio partito avranno uno sconto fiscale”. Scrive il quotidiano che neppure i senatori sapevano bene cosa stavano votando giovedì notte, con il maxiemendamento del governo riscritto in fretta perché Matteo Renzi voleva l’approvazione immediata della legge di stabilità . Solo ora che la manovra è approdata alla Camera, grazie ai dossier della Commissione Bilancio guidata da Francesco Boccia (Pd) possiamo sapere davvero cosa ha approvato il Senato.

Su La Repubblica: “Manovra ormai blindata, critici i tecnici della Camera. Padoan: ‘Ridotte le tasse’”, “Tra oggi e domani il via libera definitivo di Montecitorio. Il servizio bilancio: sconti Irap agli autonomi a rischio infrazione Ue”. Si legge che il tema del “mercato” degli emendamenti ha scatenato i grillini, che ieri hanno messo in rete la ‘Diretta pirata’ dei lavori della Commissione Bilancio impegnata a votare gli emendamenti.

Il Sole 24 Ore si sofferma sul “chi vince e chi perde con la legge di stabilità”. Sono “premiate le famiglie” dei dipendenti che incassano gli 80 euro ma “anche le imprese” per la detassazione Irap. Penalizzati gli autonomi con “i nuovi minimi” e – scrive il quotidiani – anche le imprese fornitrici della PA. Da oggi in poi saranno pagate al netto dell’Iva, che sarà versata direttamente dagli enti pubblici. Questo, scrive Il Sole, ridurrà la disponibilità di liquidità per le imprese.

Sul Corriere “Il premier e le partite Iva sedotte ma deluse”. “Così monta la protesta per le stangate sui contributi Inps e sui minimi”.

Cantone

Il Corriere intervista il Presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Sulle critiche dell”Anm a Renzi per il ddl in arrivo sulla corruzione dice di essere iscritto all’Anm , di non aver mai pensato di stracciare la tessera e che difende la scelta dell’Anm di “far sentire la sua voce non solo sul piano strettamente sindacale ma su questioni politiche”. Ma la critica al ddl “non tiene conto” delle cose fatte dal governo, a partire dal reato di autoriciclaggio. Il ddl sulla corruzione “poteva essere qualcosa di meglio” ma è comunque “un passo avanti rispetto al passato”.

Zingaretti

Su La Repubblica, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dice in un’intervista: “Le nostre Regioni sono troppe, serve un piano per accorparle”, “In attesa di ridurne il numero possiamo cominciare a risparmiare mettendo in comune le attività. Chiamparino l’ha già proposto”, “Per alcune voci della Sanità si può collaborare, anche attraverso la specializzazione di centri di eccellenza”. “Le Regioni – dice – possono iniziare subito a mettere insieme alcune attività in modo da ridurre i costi e alzare la qualità dei servizi”.

Podemos e Civati

Due pagine de Il Fatto sono dedicate al movimento spagnolo “Podemos”. Ne scrive Salvatore Cannavò: “Gli spagnoli di Podemos, quando i grillini sono di sinistra”, “Storia di un successo”, “Nascita e sviluppo della formazione politica diretta da Pablo Iglesias, l’uomo che cita Gramsci e il populismo argentino”. Si tratta di citazioni che Iglesias, professore universitario e poi conduttore televisivo, fa del filosofo argentino Ernesto Laclau, “analista del peronismo e teorico del populismo di sinistra”. Alla pagina seguente, un contributo di Pippo Civati: “La terza via del Duemila: radicale e pronta a vincere”. Scrive che “tra Iglesias e Tsipras si sta creando una linea condivisa, molto più incisiva delle camicie in bianco dei leader socialisti, che dopo la kermesse non sono riusciti a delineare un progetto comune. In Italia è necessario collegarsi con loro al più presto, se si vuole indicare una strada tra il rigore prussiano e il populismo di tutti quanti gli altri”.

Internazionale

Il Corriere intervista Beji Caid Essebsi, in testa secondo gli exit poll alle presidenziali in Tunisia. “La Tunisia ha preso la sua strada, siamo musulmani moderati che accettano gli altri”. “Io voglio essere il presidente di tutti i tunisini. La primavera araba è un’altra cosa. Questo Paese ha fatto una rivoluzione tunisina, non araba. Ponevamo il problema della libertà”. Sui Fratelli Musulmani: “Hanno tentato di risolvere i problemi, ma una soluzione va accettata dalla volontà popolare e quella non era la soluzione che i tunisini cercavano”.
Alla accusa di aver riportato al potere i seguaci di Ben Ali risponde che “dentro Nidaa Tounes nessuno si è compromesso con Ben Ali”, che è già stato processato e condannato. E sul fatto che prima di rompere con Ben Ali ne sia stato portavoce risponde: “Non prendo posizioni di principio, devo governare il Paese con la nuova Costituzione. Mi smarco non dalle persone, perché non ha senso, ma dalle politiche terribili dell’epoca di Ben Ali”. Sulla Siria dice che farà tutto il possibile per riaprire il dialogo con Assad.

Due pagine de La Stampa sono dedicate alle ripercussioni dell’uccisione di due poliziotti del dipartimento di New York. “Agguato alla polizia di New York, ‘Per un nero morto, due dei loro’. Un afroamericano uccide a freddo una copia di agenti e twitta: ‘Vendetta per Garner’”. È la corrispondenza di Francesco Semprini. Mentre Maurizio Molinari, inviato a New York, racconta lo sfogo dei colleghi poliziotti e le critiche al sindaco: “’De Blasio ci ha tradito, ridateci Rudy Giuliani’. Al Café Gondola la rabbia dei colleghi contro il sindaco. ‘Non si fida di noi, con i criminali serve tolleranza zero’”.
Alla pagina seguente, Gianni Riotta: “L’America bianca e quella nera, un fossato tra odi e propaganda”, “La spaccatura ricorda l’Italia degli anni 70. E Obama non riesce a mediare”.

Anche su La Repubblica, grande attenzione per questa vicenda: “New York, agenti uccisi, la rabbia della polizia contro il sindaco De Blasio: ‘Mani sporche di sangue’”, “L’accusa di aver appoggiato le manifestazioni afroamericane dopo Ferguson. La protesta: gli voltano le spalle al suo arrivo. Obama: ‘Omicidi ingiustificabili’”. Ne scrive Alberto Flores D’Arcais.
Il quotidiano intervista lo scrittore Adam Gopnik, che dice: “Dal primo cittadino parole irresponsabili”, le sue critiche alla polizia “hanno solo esacerbato gli animi”, “De Blasio deve capire che governa una delle città più importanti del mondo, non è più solo un brillante politico di sinistra”, “Il problema resta sempre lo stesso: le armi libere. Le forze dell’ordine temono di essere colpite e reagiscono in modo impulsivo”.

Sul Corriere intervista ad André Aciman, nato in Egitto da una famiglia ebrea di origini turche, newyorkese di adozione. Dice che “la polizia non può continuare a fare ciò che ha fatto”, “ma è anche vero che la polizia è una forza necessaria”, e “gli agenti ora si vedono trattati come se fossero tutti dei violenti”.

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