La Stampa: “Europa, dubbi sulla manovra”, “Oggi richiesta di chiarimenti. Slittano le pensioni, pagamento il 10”, “Il testo al Quirinale: attento esame sui numeri. Poi un lungo vertice con il premier: forse in giornata il via libera”.
Nella colonna a destra la condanna di Pistorius, “dieci mesi di carcere. Giustizia senza rabbia”, di Gianni Riotta. E la morte del Ceo di Total Christophe de Margerie: “incidente aereo, Putin perde l’amico europeo”, di Anna Zafesova.
A centro pagina la foto di Oscar de la Renta, scomparso ieri: “Addio allo stilista che vestiva le First lady”.
Il Corriere della Sera: “La Ue avverte l’Italia sul bilancio”. “Bruxelles chiederà chiarimenti. “Renzi da Napolitano”. “Proteste per l’ipotesi di pensioni pagate il 10”.
“Legge di Stabilità all’esame del Quirinale, attesa per il via libera della Ragioneria dello Stato”.
In alto una inchiesta del quotidiano milanese: “La corsa dei prezzi per i farmaci. Troppo cari per il sistema sanitario”.
A centro pagina, con foto, la notizia della morte di Cristophe de Margerie, amministratore delegato di Total, vittima di un incidente ieri all’aeroporto di Mosca: “Il petroliere francese amico di Mosca si schianta con il suo jet”.
A fondo pagina, un articolo di Aldo Cazzullo con conversazione di Camillo Ruini: “Ruini, io dico no alle unioni civili”. “Il cardinale parla di gay, chiesa e divorziati: questa ondata libertaria potrebbe defluire”.
La Repubblica riassume nel titolo di apertura l’orientamento del presidente del Consiglio sulla mancata elezione dei due giudici della Corte costituzionale dopo la bocciatura di Luciano Violante e sul difficile percorso della manovra. “Renzi, offerta a Grillo. E sulla manovra dubbi di Colle e Ue”, “Il premier: M5S scelga il nome per il Csm e voti per la Consulta”, “Napolitano: attento esame in attesa del sì della Ragioneria”, “Berlusconi: Matteo con una mano dà, con l’altra alza le tasse”.
In taglio basso, le proteste in strada a Genova dopo l’alluvione: “La rabbia di Genova: via il sindaco”, “Uova e monetine contro Comune e Regione, nel corteo anche De Ané”.
La storia raccontata dalla “copertina” dell’inserto R2 riguarda Liu Xiaobo, “Il Nobel prigioniero del Dragone”, “Pechino lo ha chiuso in cella, gli ha tolto persino l’inchiostro, lui scrive poesie con l’acqua”.
La foto a centro pagina è per il volto di Sweetie, “la bimba virtuale che dà la caccia ai pedofili”.
Il Sole 24 Ore: “Caos Imu: regole riviste nell’85 per cento dei Comuni”. “Alt allo sconto Iva: per i bonus casa torna al 10 per cento. Pensioni il 10 del mese: è scontro”. “Napolitano-Renzi, focus sulla manovra. Slitta la bollinatura”. Di spalla una intervista al Ministro Lupi: “‘Alle infrastrutture altri 6,4 miliardi’”.
A centro pagina la notizia della “assurda morte” di de Margerie, “Big Moustache” secondo l’articolo di Marco Moussanet, o “il Mattei francese” secondo quello di Alberto Negri.
A centro pagina: “La Bce spinge le Borse al rialzo. Piazza affari sale del 2,79 per cento, lo spread scende da 180 a 164”. “Le voci (smentite) su acquisto dei bond da parte dell’Eurotower aiutano il rimbalzo dei listini”.
Il Fatto: “Senato, firme falsificate per salvare il governo”, “Oggi il premier a Palazzo Madama per parlare del Consiglio europeo. Ma teme brutte sorprese. Così i 5 capigruppo della maggioranza, già il 15 ottobre, hanno presentato una risoluzione per dargli il via libera per Bruxelles. Peccato che gli autografi in calce siano fasulli”.
A centro pagina, il ministro della Giustizia Andrea Orlando che, secondo il quotidiano, “ne fa una giusta”: “Responsabilità dei giudici: litigano Pd e Forza Italia”.
In taglio basso: “Renzi, manovra virtuale al Colle. E l’Ue non si fida dei numeri”, “Il capo dello Stato non gradisce affatto l’arrivo di un testo in cui manca la certificazione delle coperture e promette un ‘attento esame’. Intanto la Commissione europea non è convinta del rinvio del pareggio di bilancio al 2017”.
Il Giornale: “Renzi si arrende ai Pm. La (non) riforma della giustizia. Altro che pugno duro, le toghe fanno paura: il governo limita la responsabilità civile dei magistrati”. E poi: “La manovra senza firma, lo sblocca Italia stoppato, il caos pensioni: tre pasticci sui conti”. “Berlusconi: l’Italicum non si tocca. Il premier? Populista”.
Legge di Stabilità ed Ue
Scrive Il Fatto che il parto della Legge di Stabilità è ogni giorno più travagliato: a quasi sei giorni dal Consiglio dei ministri che ha definito la manovra da 36 miliardi, il governo ha mandato ieri al Quirinale un testo ancora grezzo, mancava un dettaglio non irrilevante come la bollinatura della Ragioneria dello Stato. Cioè la certificazione che le coperture siano a posto. Il Colle ha diramato un comunicato in cui il capo dello Stato ha sottolineato che la legge di Stabilità sarà ‘oggetto di un attento esame’, così attento che non è bastata un’ora e mezza con il premier Renz a chiarire i dubbi. Si replica oggi con una colazione tra i due. Oggetto del confronto: la reazione della Commissione europea alla legge di Stabilità e la riunione del Consiglio (europeo, ndr.) cui parteciperà Renzi domani”. Per quel che riguarda la Commissione europea, secondo Il Fatto, posto che l’obiettivo per il governo è evitare la bocciatura esplicita, il punto sensibile è il rinvio del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017. L’Italia sostiene che ci sono le “circostanze eccezionali” che giustificano il mancato rispetto del cosiddetto “obiettivo di medio termine”, ma due giorni fa il presidente uscente Barroso ha detto che al nostro Paese sarà comunque chiesto un aggiustamento da 0,5 punti di Pil (circa 7,5 miliardi) nel 2015 invece che lo 0,1 offerto dal nostro governo. A Bruxelles, secondo il quotidiano, ci sarebbe una soluzione di compromesso pronta: un aggiustamento di 0,2-0,3 punti. Ma è un’ipotesi “tecnica” che ha bisogno di un via libera politico che ancora manca.
Su La Repubblica: “Tarda la Finanziaria, dubbi di Napolitano e la Ragioneria chiede garanzie di copertura”, “Freddo comunicato del Quirinale. ‘Non è bollinata, attento esame’. E Renzi sale al Colle, oggi il via libera. Pensioni pagate in ritardo, è rivolta”. E il “retroscena” di Francesco Bei e Umberto Rosso: “Ora si teme il giudizio Ue. ‘Sul deficit faranno richieste eccessive’, voto a rischio al Senato”, “Calderoli chiederà lo scrutinio segreto a Palazzo Madama. Premier ottimista sull’esito della trattativa con Bruxelles”. Anche qui si sottolinea che la manovra è arrivata senza la bollinatura della Ragioneria dello Stato, ovvero la certificazione che le cifre sono esatte e che le coperture ci sono tutte: “e a Giorgio Napolitano non è piaciuto granché ritrovarsi sul tavolo -dopo che domenica in tv il ministro Padoan aveva inopinatamente dato il testo come già all’esame del Colle- una finanziaria ancora ballerina, senza le garanzie del Tesoro”. La sfida, scrive La repubblica, si gioca sui decimali del deficit, visto che il governo ha scritto che nel 2015 sarà solo dello 0,1 per cento (pari a 1,6 miliardi) mentre Barroso ha chiesto molto di più: anche qui si ipotizza che il negoziato venga chiuso sulla cifra intermedia (0,30-0,35 per cento) “che non faccia perdere la faccia a nessuno, né al governo, né alla Commissione”.
La Stampa: “Manovra al Colle, chiarimento con Renzi”, “Il testo al Quirinale senza bollinatura della Ragioneria. Il premier deve vedere Napolitano per chiarire”. E Marcello Sorgi, in un commento pubblicato in prima scrive che “per qualche ora ieri s’è temuto un conflitto istituzionale tra Quirinale e Palazzo Chigi sulla legge di Stabilità”.
Il Giornale: “Finanziaria al Quirinale, ma con figuraccia: non c’era l’ok finale”. Il quotidiano scrive che nella comunicazione in cui annunciava di aver ricevuto la Finanziaria il Quirinale spiegava anche che “la legge è in attesa della bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato”, circostanza che “non si è mai verificata per una legge di bilancio”, a cui si sarebbe arrivati per uno “scontro ai vertici della Ragioneria” tra Daniele Franco, ragioniere generale e Alessandra Del Verme, alto funzionario della stessa Ragioneria e “terminale della Rgs a Palazzo Chigi”, visto che partecipa anche alle riunioni del Cdm. Vanterebbe – dice l’articolo – una “parentela con Paolo Gentiloni, renziano della prima ora”. Franco si sarebbe trovato una legge di Stabilità lievitata da 23 a 36 miliardi, ed averebbe deciso di non bollinarla.
Su La Stampa, “il caso” descritto da Paolo Baroni: “Spunta un aumento retroattivo delle aliquote su Irap e fondi pensione”, “Stop allo sconto del 10% varato a maggio. Violato lo statuto del contribuente”.
Ancora su La Stampa: “I dubbi dell’Ue: chiarire su evasione e tagli”. E il quotidiano descrive un premier “pronto al braccio di ferro per difendere i suoi conti” con l’Europa: “Un ‘tesoretto’ di 3,4 miliardi per trattare, ma senza andare oltre”. Ne parla anche La Repubblica, scrivendo che Palazzo Chigi non vuole utilizzare l’intera riserva da 3,4 miliardi per soddisfare l’Europa.
Il Sole 24 Ore: “Pronta la lettera Ue, ultima trattativa. La Commissione sta valutando se e come inviare all’Italia una comunicazione formale. Roma prevede un aggiustamento dello 0,1 per cento del Pil, la regola europea richiede una riduzione dello 0,5”.
Secondo il quotidiano “Bruxelles sta facendo pressione perché Roma riveda l’aggiustamento strutturale previsto”. E si legge che ieri Katainen ha fatto sapere di essere “in contatto con le autorità italiane” per “avere chiarimenti su alcuni dati”. Secondo il quotidiano oggi dovrebbe arrivare una risposta da Bruxelles anche su altri Paesi: Francia, Austria, Slovenia e Malta.
Sullo stesso quotidiano l’editoriale, firmato da Adriana Cerretelli, si sofferma sull’imminente passaggio di consegne tra la Commissione Barroso e quella Juncker e si chiede se “sarà vera svolta” alla luce della “plateale cacofonia programmatica” tra popolari e socialisti, tra francesi e tedeschi, della “ignavia di Francia e Italia” che “non brillano per coerenza e serietà nel rispetto di regole e impegni europei eppure non esitano a contestarli in nome della causa giusta della crescita, che però diventa inevitabilmente meno giusta alla luce delle rispettive e incontestabili inadempienze”, del “testardo rifiuto” tedesco, “autolesionista”, “di una politica espansiva che altro non sia che il meritato premio di sacrifici”.
La Repubblica intervista l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, che commenta così la decisione del governo di far pagare le pensioni il 10 del mese e non più il primo giorno. Il posticipo previsto dalla Legge di Stabilità, dicono, potrebbe garantire risparmi quantificati dall’Inps in sei milioni. Fornero: “Ecco, se la cifra è questa, si poteva evitare lo scompiglio che l’operazione porterà nella vita de pensionati. C’erano alternative migliori”. Per esempio? “Tornare al contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, misura che la Corte costituzionale bocciò e che invece secondo me era giusta”.
Italicum, Berlusconi
Sul Corriere: “Berlusconi in tv critica il premier ma non chiude al nuovo Italicum”. Si dà conto di una intervista del leader di Fi al Tg5 . Ha detto che le scelte economiche del governo stanno andando nella direzione sbagliata , ma anche che la scelta di Renzi sulla legge elettorale è anche quella di Forza Italia: “Anche noi vogliamo aggregare i moderati, ci confrontiamo nella ricerca di una legge che favorisca la governabilià e che naturalmente vada bene a tutti e due”. Secondo il quotidiano l’ipotesi di un premio di maggioranza alla lista invece che alla coalizione spaccherebbe il partito azzurro.
Secondo Il Sole 24 Ore “Berlusconi sposa il bipartitismo”, anche se “i sondaggi attuali sono sfavorevolissimi: Fi risulta terza dopo il M5s e sarebbe quindi esclusa dall’eventuale ballottaggio previsto dall’Italicum”. Berlusconi in realtà – secondo il quotidiano – andrebbe al voto con il “Consultellum”, la legge elettorale proporzionale scaturita dalla sentenza della Corte Costituzionale, unica che gli consentirebbe di mantenere una centralità
Su Il Giornale: “Il piano di Renzi: un premio per governare senza alleati. Il premier studia sondaggi e simulazioni ed è sempre più tentato dal voto anticipato. La legge elettorale più adatta? L’Italicum nell’ultima versione”. Quanto a Berlusconi: “‘L’Italicum non si tocca’. Nuovo incontro con il premier”, che sarebbe previsto questa settimana.
Pd
La Repubblica dedica due intere pagine al Partito Democratico: “Scontro minoranza-renziani. ‘Si discute di più nella Chiesa’, ‘Ma ora gli operai ci votano’”, “Bersani :’Bene allargarci, ma senza Berlusconi e Verdini’. Pannella chiede di iscriversi al Pd. Guerini: se è leale perché no”. E si riferiscono le parole di Bersani sintetizzate nel titolo: “Ormai l’unico posto dove si discute è il Sinodo, nel Pd non c’è più l’occasione di farlo’”, Un partito che va da Romano (Andrea, ex Scelta civica, ndr. ) a Migliore (Gennaro, ora in Led, ex Sel, ndr.)? Va bene, basta che non ci siano Berlusconi e Verdini”. E si riferiscono anche le parole del senatore Pd Giorgio Tonini: “Eravamo il terzo partito tra gli operai nel 2013, mentre adesso siamo il primo”.
“Il progetto di Matteo è vecchio e se lui alimenta un partito parallelo io rest per rilanciare la sinistra”, dice, in un’intervista a La Repubblica, il leader della minoranza Dem Gianni Cuperlo, “Renzi ha definito la sua una sinistra delle opportunità. In questo è blairiano. Ma per me Blair oggi è l’Old Labour”.
Alla pagina seguente, attenzione per la prossima convention della Leopolda, giunta alla sua quinta edizione. Ma è la prima con Renzi premier: “La Leopolda dei veleni. ‘Contro di noi accuse assurde, non siamo una corrente’” (Cuperlo aveva parlato di “partito parallelo” legato al premier).
Il Fatto: “Il Pd di lotta e di governo diviso tra Cgil e Leopolda”, “Sabato il doppio appuntamento :la manifestazione del sindacato a Roma e la kermesse renziana a Firenze. E un grande dubbio: ‘Mi si nota di più se vado o no?’”. Il quotidiano intervista il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre: Matteo vuol fare l’amerikano, ma il suo è un soviet”. E Fabrizio D’Esposito si occupa in un’analisi dell’idea del Partito della Nazione: “Lo scout e quell’idea di destra del Country Party”. Dove si ricorda che fu “una fissazione” di un dimenticato “colonnello di An”, ovvero Adolfo Urso (insieme a Domenico Fisichella, nel 2005).
Consulta
La Repubblica riferisce in prima le parole che il presidente del Consiglio avrebbe pronunciato a proposito dell’impasse sulla nomina di due giudici costituzionali e di un membro del Csm: “Dobbiamo prendere atto che la candidatura di Violante ormai va messa in archivio, e dobbiamo guardare avanti. Ai grillini”. E due pagine all’interno del quotidiano sono dedicate al tema. Pagina 6: “Consulta, mossa di Renzi un posto del Csm al M5S e nuovi candidati ‘tecnici’”. L’ideale sarebbero “due donne” per la Consulta. A pagina 7: “Grillini spiazzati. ‘Ma se ci fanno un nome valido siamo pronti’”.
Responsabilità civile
Sul Sole 24 Ore si spiega che ieri il ministro Orlando si è “precipitato in Senato” dove si discuteva il ddl parlamentare sulla sulla responsabilità civile dei magistrati, per presentare una serie di eendamenti dove “in sostanza si ridefinisce l’area di responsabilità delle toghe, si cancella la necessità dell’udienza filtro, si allarga la rivalsa da parte dello Stato sino alla metà dello stipendio annuale del magistrato”. Un “blitz” che “nasce dall’urgenza di scongiurare il voto della commissione sulla versione del testo che stava prendendo corpo” con le modifiche proposte dal relatore Enrico Buemi, tra cui l’introduzione, sia pure per ipotesi limitate, di una responsabilità da attività di interpretazione di norme di diritto”.
Le proposte dei Guardasigilli sono state considerate veri e propri emendamenti dalla Commissione, che ha quindi dato tempo fino a giovedì per presentare subemendamenti. E non sono piaciute a Ncd, Fi, oltre che al relatore Buemi, come scrive Il Giornale, che dà conto della voce dell’azzurro Malan: “Forza Italia annuncia battaglia. ‘Il governo vuole che i magistrati possano fare ciò che vogliono e ovviamente noi non siamo d’accordo'”.
Chiesa
Su Il Corriere Aldo Cazzullo intervista Camillo Ruini, che smentisce che un gruppo di cardinali – durante il Sinodo – sia andato da Ratzinger a chieder il suo intervento, ricevendone un rifiuto. “Non ne ho mai sentito parlare. Sarei un po’ sorpreso se si fosse verificato, senza che prima o poi qualche voce mi giungesse alle orecchie”. Sulle questioni di cu si è discusso: “Se il matrimonio rimane indissolubile, e quindi continua a esistere, contrarre un nuovo matrimonio sarebbe un caso di bigamia; e avere rapporti sessuali con altre persone sarebbe un adulterio. Non si può pretendere che il matrimonio sia indissolubile e che ci si possa comportare come se non lo fosse”. Su Francesco e la Chiesa che sarebbe passata “dal conservatorismo al progressismo”: “L’ottica non è appropriata, ma se si vogliono usare categorie mondane si può dire anche questo”. Lo stile di Francesco lo ha “colpito molto, ma in maniera decisamente favorevole. Credo siano state una vera benedizione per la Chiesa”. Ruini racconta anche che “quando da giovane sacerdote venivano a parlarmi e talora a confessarsi vari omosessuali, dicevano di trovare nella Chiesa un ambiente rispettoso e comprensivo. Di alcuni divenni amico”. Sulle unioni civili: “è giusto tutelare i diritti di tutti; ma i veri diritti, non i diritti immaginari”, e dunque “non c’è bisogno di riconoscere le coppie come tali; basta affermare i diritti dei singoli. Mi pare l’unico modo per non imboccare la strada che porta al matrimonio tra coppie dello stesso sesso”.
Big Moustache
Sul Corriere Stefano Montefiori traccia un ritratto di Cristophe de Margerie, “petroliere francese amico di Mosca”. Il carrello del suo jet poco prima della mezzanotte dell’altroieri, in fase di decollo dall’aeroporto di Vnukovo, ha urtato un automezzo spazzaneve che – si è detto subito – sarebbe stato guidato da un “ubriaco”. Il jet ha preso fuoco, uccidendo con l’Ad di Total anche tre uomini dell’equipaggio. L’uomo incolpato si dichiara innocente e il suo avvocato sostiene che è cardiopatico e non beve. Gli investigatori seguono anche la pista di un errore della torre di controllo. Montefiori racconta che a Mosca de Margerie aveva parlato ad un incontro del Foreign Invesment Advisory Council di Mosca per ribadire il suo no alle sanzioni nei confronti della Russia.
Anche La Repubblica dedica ampio spazio alla morte del Ceo della Tot Christophe de Margerie, ricordando che era l’unico magnate del petrolio contro le sanzioni nei confronti della Russia ( si parla di “giallo” e c’è persino una foto dell’incidente aereo in cui morì il fondatore dell’ Eni Enrico Mattei).
Alberto Negri scrive che de Margerie era “una sorta di ‘Mattei alla francese’, forse ancora più spericolato e cinico”, che piaceva ad Arabi, agli iraniani, ai nigeriani, processato più volte per ipotesi di corruzione (anche all’Iran) e per la vicenda Oil for food. Scrive Negri che è “troppo presto per affermare” che dietro la morte ci sia un complotto o se sia, “come sembra, soltanto una fatalità”.
Anna Zafesova su La Stampa scrive che era “un alleato chiave del Cremlino”. Le cause dell’incidente (uno spazzaneve sulla pista guidato da un addetto che si è detto fosse ubriaco) restano da chiarire.
Internazionale
Sul Corriere Massimo Gaggi parla di Obama, della sua popolarità in calo e delle elezioni di medio termine, perché in molti collegi di confine i Democratici rischiano la sconfitta e la presenza eventuale del Presidente nei comizi non li aiuta e anzi rischia di danneggiarli. Si racconta che il Washington Post ha scritto di “Presidente paria”, “invisibile e intoccabile”, mentre accanto ai candidati a rischio ci sono la moglie Michelle, Bill Clinton, Joe Biden. Obama si è presentato accanto a candidati con “almeno dieci punti di vantaggio”. In un comizio in Maryland “la gente comincia a defluire quando Barack non è ancora a metà del suo intervento. Un clima da sconfitta annunciata”.
Sul SOle un articolo è dedicato al voto britannico, nel 2015, e alla “deriva antieuropeista” di David Cameron, che deve “tenere a freno l’avanzata dell’Ukip di Nigel Farage”. Cameron ha intrapreso una lotta contro la libera circolazione dei cittadini nella Ue. “Londra vagheggia di quote per l’immigrazione intraeuropea”, scrive Il Sole, e Farage ha avuto buon gioco a schierarsi tatticamente con la Commissione, sostenendo che “la libera circolazione non è materia negoziabile a Bruxelles”, e ribadendo che l’unica via è l’uscita dalle istituzioni comuni.
Su La Stampa Maurizio Molinari si occupa della visita del nuovo premier iracheno sciita Al-Abadi in Iran: “L’Iran in aiuto dell’Iraq, ‘Più armi e istruttori per la guerra al Califfo’”.
Gian Micalessin, inviato de Il Giornale ad Aleppo, intervista il Governatore della città, Mohamed Wahed Akkad, che conduce il giornalista in un “giro turistico spettrale” nella città devastata dalla guerra, senza informare i servizi segreti “altrimenti ci bloccavano”. Una città un tempo molto frequentata dai turisti, i cui monumenti storici – dal minareto della moschea degli Omayadi al Caravanserraglio di Al Ahir – sono quasi completamenti distruti.