60 anni fa la dichiarazione di Schuman

 

Il Corriere della Sera apre con le parole del vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura Giovanni Legnini: ‘”Magistrati, niente campagne'”, “Legnini (Csm): cautela sulle dichiarazioni. Le toghe di Md: giusto impegnarsi”, “Renzi: Calenda allo Sviluppo economico. L’annuncio: unioni civili, giovedì la legge”.

“Referendum, la risposta che manca”, è il titolo dell’editoriale di Antonio Polito.

A centro pagina: “Escluse le liste di Fassina. Scossone sul voto a Roma”, ” E a Milano restano fuori i candidati di Fratelli d’Italia”. E su questo tema un commento di Pierluigi Battista: “L’insostenibile leggerezza dei nuovi (piccoli) partiti”.

In grande evidenza la foto che correda il reportage di Marta Serafini dall’Iraq: “Mosul, voci dall’inferno dell’Isis”.

Di fianco: “La Ue nei centri migranti per scovare terroristi”, “I dubbi del Quirinale”. Di Fiorenza Sarzanini.

A fondo pagina: “Il Btp matusalemme, durerà 50 anni”, “Il piano del Tesoro per offrire il titolo super longevo. ‘Con questi tassi conviene'”. Di Federico Fubini.

Sul tema “Europa&Integrazione”: “Il vincolo dell’equità vale anche per Berlino”, di Maurizio Ferrera.

Sulla colonna a destra: “Le distrazioni (colpevoli) che agevolano i gioco d’azzardo”, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.

La Repubblica: “Il Csm avverte i giudici: ‘Toghe via dalla politica’”, “Il premier: non temo i pm. Nogarin (M5S) si difende. Caos liste a Roma e Milano”.

Più in basso un reportage da Platì di Fabio Tonacci: “Nel deserto di Platì senza democrazia”.

In apertura a sinistra: “L’Europa-fortezza, solo i giovani contro le frontiere”. A commentare questi dati dell’Osservatorio europeo sulla Sicurezza è Ilvo Diamanti.

A centro pagina: “Sviluppo, dietrofront di Renzi, al ministero torna Calenda”.

Dalla Grecia: “Altri taglia. Juncker in aiuto: ‘Basta sacrifici'”.

A fondo pagina il colloquio tra il presidente Obama e l’attore Bryan Cranston: “‘Io, leader digitale stufo della celebrità'”.

La Stampa: “L’autocritica di Renzi: ‘Nel Pd abbiamo una questione morale'”, “‘I magistrati non mi fanno paura. Facciano il loro lavoro, io faccio il mio'”, “E dopo 47 giorni da ambasciatore a Bruxelles richiamato Calenda: sarà ministro dello Sviluppo”.

Alle parole di Renzi sulla esistenza di una questione morale nel Pd è dedicato un commento di Ugo Magri: “Così rottama la ‘diversità’ della sinistra”.

Sul tema giustizia e politica: “Appello del Csm: ‘Basta giudici anti referendum'”.

Di fianco, il richiamo alle interviste a Luciano Violante (“Matteo scelga, governo o partito”) e allo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio (“Aree del Paese senza democrazia”).

Più in basso: “Gli 007 europei negli hotspot in Italia”, “Bruxelles invia 150 agenti dell’antiterrorismo nei centri di accoglienza. Isis colpisce al Cairo: uccisi 8 poliziotti”.

Di fianco, un reportage di Rolla Scolari dalla Libia: “Misurata, dove la Libia è divisa in due”.

Poi le anticipazioni del nuovo libro di Domenico Quirico “Esodo” (“Dio non abita sul Gourougou”, il monte che si trova in Marocco, da cui i migranti tentano di raggiungere l’enclave spagnola di Melilla).

Il Fatto, con foto di Renzi ieri intervistato da Fabio Fazio e, di fianco, il pm Spataro, il giudice Morosini e il giornalista Giannini, imbavagliati: “Tutti zitti. Può parlare solo lui”, “Mordacchia. Legnini (Csm) contro Morosini e Spataro per il No al referendum”, “Renzi dilaga e racconta bugie da Fazio. Giannini (Ballarò): ‘Vuole una Rai come l’Eiar'”.

“Legnini&Legnate” è il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio.

A centro pagina: “Milano, Sala e Parisi in finale. Ma l’arbitro saranno i 5Stelle”, “I sondaggi del ‘Fatto’. I candidati Pd e Fi divisi solo dal 2% dei milanesi”.

Su Roma la “storia di copertina”: “I Casamonica continuano a comandare sull Capitale”.

Sotto la testata: “Roma-Calabria, fuori Fassina e Gentile. E i Dem ringraziano”, “Caos liste. Esclusi per vizi di forma”.

Di fianco: “Tunisia alla fame: l’Isis è l’unica vera chance di lavoro”, “Daesh recluta lì la maggior parte dei combattenti”.

Libero: “In pensione prima: ecco come andarci”, “L’addio anticipato può costare anche l’8% dell’assegno e il taglio può durare fino a vent’anni. Attenti alla beffa: meno si guadagna, più tardi ci si potrà ritirare”.

A centro pagina, intervista al presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone: “Sono un pm ma i giudici non mi perdonano di lavorare per il governo”. Di Giancarlo Perna.

Ancora a questo tema è dedicato l’editoriale del direttore Maurizio Belpietro: “Il caso Morosini”, “Le toghe fanno politica ma il Csm punisce solo chi la fa contro Renzi”.

Più in basso, sulle elezioni comunali: “Assist al premier: fuori la lista anti-dem”, “Rifiutata a Roma la candidatura di Fassina e compagni”.

Sulla colonna a destra, intervista di Luca Telese al candidato sindaco del Pd Roberto Giachetti: “Gli scandali del Pd e mezzo partito mi remano contro'”.

Più in basso, intervista a Giovanni Maria Flick di Pietro Senaldi: “L’Europ afa paura ma anche l’expo e Prodi da giovane'”.

Sul centrodestra: “Silvio tenta un predellino 2.0. Città e governo: ecco il patto”. Ne scrive Fabrizio Melis.

Poi un commento di Mario Giordano: “Oggi la Ue festeggia il suo fallimento”.

Giustizia & Politica

Ieri Matteo Renzi è stato ospite di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio ed ha affrontato anche il tema dei rapporti tra giustizia e politica, tornano sulle polemiche sollevate dalle dichiarazioni del membro togato del Csm Piergiorgio Morosini, esponente di Magistratura democratica.. Ieri queste vicende sono state anche oggetto di un’intervista di Skytg24 al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. E ieri, infine, su La Repubblica, il procuratore di Torino Armando Spataro ha rivendicato per la magistratura il diritto ad esprimersi sulle riforme costituzionali.

Su La Repubblica: “Renzi: i pm non mi fanno paura. Legnini: toghe fuori dalla politica”, “Il premier: nel Pd c’è una questione morale. Vado via se perdo il referendum. Il numero due del Csm: i giudici evitino campagne

Il Corriere: “Referndum, il Csm frena le toghe: sono vietate le campagne politiche”, “L’invito alla cautela di Legnini ai giudici. La replica di Md: intervenire nel dibattito è un diritto”.

A pagina 3 il “retroscena” del quirinalista Marzio Breda sulle parole del vicepresidente del Csm e sull’incontro che il presidente Mattarella potrebbe avere nei prossimi giorni con il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo: “L’intervento condiviso dal Quirinale e l’incontro con Davigo”.

E in basso, intervista di Giovanni Bianconi al consigliere del Csm Antonello Ardituro, del gruppo di sinistra Area: “Tutti i magistrati possono schierarsi. Il voto non è su Renzi”, “L’Anm può prendere posizione”. Secondo Ardituro il problema di opportunità a intervenire sul dibattito per le riforme si pone per i membri del Csm, poiché si tratta di “un organo collegiale di rilievo costituzionale” perché “la partecipazione attiva alla campagna ci accomunerebbe a posizioni estremiste o radicali, oltre che politicizzate”; “i magistrati invece sono liberi”.

Libero intervista il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Morosini nell’intervista a Il Foglio aveva criticato il suo impegno con il governo, sostenendo che si mette a rischio l’indipendenza della magistratura, ndr): “Non servono le manette per fermare la corruzione” è il titolo che il quotidiano dà all’intervista di Giancarlo Perna. Dice Cantone che è “meglio introdurre meccanismi di interdizione. Un imprenditore o un burocrate preso con le mani nel sacco deve sparire dagli appalti pubblici”. Sulla sua nomina i suoi ex colleghi magistrati hanno arricciato il naso, osserva Perna. Cantone: “la magistratura ha pregiudizi verso chi esce dai ranghi per assumere compiti amministrativi”, “Pensano che chi lascia la magistratura perda la purezza. Ma se sono stato puro con la toga, perché dovrei diventare diverso all’Anac?”. Si tratta, secondo Cantone, di “pura autoreferenzialità della magistratura”.

Su La Repubblica Carmelo Lopapa, dando conto della presa di posizione del vicepresidente del Csm Legnini, scrive che sulla questione della possibilità per la magistratura di esprimersi è in arrivo un codice deontologico.

Sulla pagina di fianco, interviste a Valerio Fracassi, capogruppo di “Area” al Csm (“Sulla Costituzione impossibile prevedere divieti di espressione”); ad Aldo Morgigni (consigliere togato che fa riferimento all’area di Davigo, dice “io non m’impegnerò, nei vari comitati valutare caso per caso”); a Pierantonio Zanettin, membro laico del centrodestra (“Sono per regole rigide, un magistrato non deve esporsi mai”) e a Paola Balducci, membro laico indicata dalla sinistra (“Ma impegnarsi è una questione di opportunità”, “il problema nasce nel momento in cui si ipotizza che una toga possa partecipare attivamente a un comitato per il no o per il sì”).

Su Il Fatto “Legnini&Legnate” è il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio. Cita le parole del vicepresidente del Csm Legnini (a proposito del quale ricorda che prima di “atterrare” a Palazzo dei Marescialli era stato senatore Pd e poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Letta e poi all’Economia con Renzi): i magistrati possono esprimere un’opinione su referendum o riforme “ma c’è un divieto a partecipare alle campagne politiche”; quindi chi, come Magistratura democratica e il procuratore di Torino Armando Spataro, aderisce ai Comtati per il No e interviene pubblicamente in loro sostegno, non può farlo “perché i partiti hanno approvato quella riforma” e i magistrati del No potrebbero “trovarsi nella competizione elettorale a fianco di partiti”. Insomma, secondo Travaglio “la parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: l’unico che può e deve parlare è Matteo Renzi”.

A pagina 2 de Il Fatto: “Voto sulla Costituzione, Legnini contro Spataro”, “Il vicepresidente del Csm imbavaglia le toghe per il No: ‘C’è un divieto’. Le correnti di sinistra: ‘Nessun divieto'”. Il quotidiano dà conto di una dichiarazione di Franco Ippolito, già leader di Magistratura Democratica e membro del Csm, insieme allo stesso Spataro: “Nel 2006 -scrivono- abbiamo partecipato a decine di iniziative per illustrare l’inaccettabilità delle modifiche costituzionali sottoposte a referendum, così concorrendo, grazie al voto informato di decine di milioni di cittadini, a rilegittimare la Costituzione della Repubblica. Può darsi che sia un nostro difetto di memoria, ma non ricordiamo interventi di esponenti del centrosinistra che, nel 2006, misero in discussione il diritto costituzionale dei magistrati a interloquire e partecipare”.

L’editoriale del direttore di Libero Maurizio Belpietro: “Giudici in politica puniti solo se contro Renzi”. “Mai avrei immaginato di dover difendere un tipo come Piergiorgio Morosini”, scrive il Belpietro, alludendo al fatto che lo considera una “toga rossa”. Al di là del titolo o del contenuto dell’intervista al Foglio che l’interessato ha smentito, “il senso del discorso” di Morosini era chiaro: il referendum costituzionale deve essere bocciato ed è pronto a mobilitarsi insieme a tanti suoi colleghi di Magistratura Democratica. Cosa ha detto di così sconvolgente? Ha dichiarato ciò che tutti fingono di non sapere, ovvero che una parte della magistratura fa politica. Poi cita Armando Spataro, procuratore a Torino che ieri, con una lettera a La Repubblica ha rivendicato il diritto di intervenire nel dibattito politico ed ha confessato di aver aderito al Comitato promotore per il No. Morosini ha poi parlato dei “maneggi” delle correnti al Csm. Insomma, conclude Belpietro, lo scandalo sta “negli atteggiamenti tartufeschi di chi si indigna ora e avrebbe dovuto indignarsi vent’anni fa”.

Politica

Su La Stampa, pagina 2: “Dopo le inchieste Renzi ammette: ‘Una questione morale nel Pd'”, “Niente attacchi ai pm per ricongiungersi all’elettorato progressista. Ma la mossa ha anche l’obiettivo di fermare l’offensiva dei Cinque Stelle”, scrive Fabio Martini a pagina 2.

A pagina 3, intervista a Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera, di Jacopo Jacoboni: “Il partito è a un bivio, rischia di diventare strumento di potere”, “O premier o segretario, Matteo deve scegliere”.

E in basso, intervista all’ex magistrato ed ex parlamentare Gianrico Carofiglio: “In molte zone del Paese c’è un problema di democrazia malata”. Sull’intreccio tra affari e politica nel Sud dice: “Degrado e vergogna non sono un destino, come insegna Riace”.

Su La Repubblica il racconto dell’inviato Fabio Tonacci, inviato a Platì, dove la candidata del Pd Annarita Leonardi ha rinunciato a presentare la sua lista per mancanza di firme e candidati, come ha spiegato lei stessa: “Il caso Platì, il paese dove la democrazia è sospesa”, “Da tredici anni non c’è un sindaco. ‘Colpa dei cognomi che portiamo, la legge sugli scioglimenti è troppo rigida. La sinistra torni in questi luoghi'”.

Sul Corriere: “Fassina a Roma e FdI a Milano. Sulle urne il caso delle liste respinte”, “Errori formali e date mancanti. A Cosenza Ncd resta fuori. Tutti annunciano ricorso”. E’ Virginia Piccolillo a raccontare come la più clamorosa candidatura in bilico sia quella del leader di Sinistra Italiana Stefano Fassina, candidato a Roma. Aveva due liste a sostegno, ma nessuna ha raccolto il numero di firme sufficiente: ne mancavano circa 500 ad entrambe. Alla pagina di fianco, sulla corsa al Campidoglio: “Quell’uno-due per cento che per Giachetti può fare la differenza”.

E sul caso Milano, dove è stata eliminata la lista di Fratelli d’Italia: “Lega pronta a corteggiare gli orfani della destra (con un occhio al futuro)”.

Su La Repubblica: “Caos liste a Roma, escluso Fassina. ‘Vizi non sanabili’. ‘Ma farò ricorso'”, “Cambia la corsa per il Campidoglio. Via anche le liste di Fratelli d’Italia a Milano e Ncd a Cosenza”.

Il Corriere intervista Stefano Parisi, candidato del centrodestra a Milano: “Il mio partito liberalpopolare per la vittoria a Milano. Si può contaminare l’Italia”, “Parlo anche ai moderati che votano a sinistra”. Sulla stessa pagina, le parole di Silvio Berlusconi, ieri a Milano a sostegno dello stesso Parisi: “‘Le riforme porteranno un regime’. Berlusconi rilancia l’asse del centrodestra”, “E immagina i posti del futuro governo. Ma Salvini: non parli di poltrone. E Meloni: nessuna intesa”.

Su La Stampa: “Liste, a Roma fuori la sinistra. Fassina: faremo subito ricorso”, “‘Così avvantaggiano Giachetti’. A Milano guai per Fdi”.

Su Il Fatto: “Milano, tra Sala e Parisi sarà testa a testa al ballottaggio”, “Da Quorum/Youtrend ci dicono che la corsa è apertissima: al secondo turno fra i due favoriti ballano tra i 18 e i 21mila voti, il 2 per cento degli elettori in città. Decisivi l’affluenza e le scelte dei 5Stelle”.

Europa

Si festeggiano oggi i 60 anni dalla dichiarazione di Robert Schuman.

All’Europa e all’Ue sono dedicate le pagine delle Analisi&Commenti del Corriere della Sera. Dove i lettori troveranno un’analisi di Maurizio Ferera (“L’equità che Merkel chiede vale anche per la Germania”, “I Paesi del Nord non possono scaricare su quelli del Sud il problema (comune) dell’immigrazione. Ma anche Berlino deve ‘fare i compiti’: attuare l’innovazione del metodo proposto dalla Cancelliera”; “Bundesbank attacca l’Italia per il debito, Schaeuble la Grecia sul risanamento”, “Non va usata la tecnica della ‘demobilitazione selettiva’, cioè fingere di essere d’accordo”). E un intervento congiunto di Sandro Gozi, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, insieme a Margarida Marques, segretario di Stato portoghese agli Affari europei: “Diritto d’asilo e lotta al terrorismo sono le priorità dell’Europa”, “Oltre Roma e Lisbona. La festa per l’anniversario dell’Ue può trasformare la crisi di identità politica e istituzionale in una occasione di rilancio”, “”Il Portogallo ricorda con dibattiti in tutto il Paese i trent’anni del suo ingresso”, “Il populismo, la paura, la miopia, l’egoismo, non devono e non possono bloccarci”. Alle stesse pagina, un intervento di Fabio Rugge, Ordinario di Storia delle Istituzioni politiche e Rettore dell’Università degli studi di Pavia, delegato Crui per le relazioni internazionali: “Perché è conveniente per tutti far studiare da noi i rifugiati”, “Molti stranieri che fuggono dai loro Paesi sono una risorsa da mettere a frutto”, “Anche se poi tornassero nelle loro terre d’origine ci guarderebbero con riconoscenza”.

La Repubblica dedica all’Europa le prime tre pagine, con i dati contenuti nell’Osservatorio europeo sulla Sicurezza e quelli del sondaggio Demos, che vengono commentati da Ilvo Diamanti: “L’Europa si chiude, cresce la voglia di confini, solo i giovani dicono no”, “L’Italia è il Paese più vecchio del continente: nel 2015 la popolazione è scesa di 100 mila unità, nel 2013 sono partite 95 mila persone, per lo più sotto i 30 anni. Anche per questo da noi, come in altre nazioni, cresce il numero di quelli che vorrebbero alzare i muri: i risultati dell’ultimo sondaggio Demos”.

A pagina 3, intervista al politologo francese Marc Lazar, che dice: “Troppe paure e individualismi, il futuro della Ue è a rischio”, “L’Unione è oramai una sorta di capro espiatorio su cui tutti sparano a zero. Per evitare che si disgreghi occorre una vera battaglia culturale”, “Serve una riforma delle istituzioni. Per capire dove stiamo andando, il referendum sulla Brexit sarà decisivo”.

Sul Corriere: “L’Europa invia agenti antiterrorismo nei centri profughi in Italia e Grecia”, “il Viminale teme sovrapposizioni e ‘interferenze'”.

Su La Repubblica: “Ue a caccia di terroristi negli hotspot”, “Decine di agenti nei centri di Italia e Grecia per scoprire jihadisti. Arrestato foreign fighters reclutatore sloveno. Renzi: il muro del Brennero è solo squallida propaganda elettorale e anche la Merkel è d’accordo con noi”, “L’annuncio dei controlli poco gradito a Roma: rischia di far passare il nostro Paese come incapace di garantire la sicurezza”.

Ancora su La Repubblica un articolo di Ettore Livini su quanto accade in Grecia: “Pensioni, Iva, esenzioni e nuovi sacrifici in Grecia e Juncker apre a Tsipras”, “Proteste per le misure di austerità votate dal Parlamento. Oggi l’eurogruppo dirà se sono considerate sufficienti”, “il presidente della Commissione cerca una soluzione per superare l’intransigenza dell’Fmi”. E sul tema un’intervista all’economista Lucrezia Reichlin, che coordina un pool di suoi colleghi per una proposta per uscire dalla crisi: “Ecco il progetto europeo per tagliare i debiti pubblici”, “Ci vuole un fondo che compri una parte del debito e finanzi i costi per gli interessi”.

Usa

Sul Corriere la corrispondenza di Giuseppe Sarcna da New York: “Trump: Hillary complice di Bill, grande abusatore delle donne”, “Offensiva del magnate che suggerisce anche di alzare le tasse ai ricchi”.

La Stampa riproduce l’intervista realizzata da Abc News con Donald Trump: “Hillary mi attacca sulle donne. Guardate come le tratta Bill”.

Turchia

Su La Repubblica un articolo di Marco Ansaldo: “Turchia, la Neolingua di Erdogan”, “L’istituto che si occupa del linguaggio è sotto accusa per aver attribuito definizioni imbarazzanti e sessiste a termini di uso comune nel vocabolario ufficiale. Protesta delle ong e dei gruppi femministi”. Si tratta, secondo Ansaldo, di un esperimento di imposizione delle parole in senso conservatore e patriarcale: il dizionario ufficiale della lingua turca definisce per esempio le donne nel loro periodo mestruale come “sporche”. Sulla stessa pagina, intervista dello stesso Ansaldo alla scrittrice turca Elif Shafak, che dice: “Quel dizionario deve essere cambiato, così un potere arcaico maltratta la cultura”, “E’ un testo che va in mano ai giovani nelle scuole”.

E poi

La Repubblica recensisce il saggio di Nadia Urbinati “La vera seconda Repubblica”. “La Costituzione e la vera nascita della Seconda repubblica”, “Nel saggio di Nadia Urbinati dubbi e rischi della riforma della nostra Carta”.

Sul Corriere un articolo di Viviana Mazza sull’Arabia saudita all’indomani del maxirimpasto di governo voluto da Re Salman e della sostituzione del ministro del Petrolio Ali Al Naimi, che era stato scelto per quell’incarico da re Fahd nel lontano 1995: “Il principe e il petrolio saudita. La dinastia guarda oltre l’oro nero”, “La caduta di Al Naimi è la fine della relativa indipendenza dei tecnocrati”. Il ministro Al Naimi, ricorda Mazza, aveva umili origini, era un pastorello che aveva iniziato a lavorare per la Aramco come tuttofare a 12 anni.

Sul Fatto, due intere pagine dedicate alla Tunisia e firmate da Francesca Borri: “Ma quale primavera”, “L’Isis è un’opportunità di lavoro (in Tunisia)”, “Armi in mano. Sono circa 6 mila i tunisini passati a Daesh arruolati soprattutto nelle periferie della capitale. ‘Non è solo una questione di povertà, ma di frustrazione'”, “Nel Paese il 90% dei cittadini possiede solo il 20% della ricchezza totale. E il turismo è crollato dell’85%”.

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