La Repubblica: “Spese pazze, via dal governo la pd Barracciu”, “Il sottosegretario a giudizio in Sardegna”, “Napoli, De Magistris assolto resta sindaco”. E il “retroscena” sul caso Barracciu di Goffredo de Marchis: “Lo stop di Palazzo Chigi, ‘Francesca, fatti da parte’”.
La grande foto in prima è per Papa Francesco: “’Non è vero che il Papa è malato’. L’ombra del complotto in Vaticano”, “Smentito il tumore. L’Osservatore: una manipolazione”.
Con un commento di Vito Mancuso: “Gli avvoltoi”.
A centro pagina, intervista alla presidente Rai: “Maggioni: uomini e talk show, alla Rai cambierà tutto”.
Sulla manovra: “Renzi: 3 mila euro, pronto alla fiducia. Comuni, alt alle tasse”.
Sulla colonna a destra: “L’orrore di Hitler e l’amnesia di Netanyahu”, “’Fu il Muftì a ispirare lo sterminio degli ebrei’. Anche Merkel lo attacca”. Ne scrive Adriano Sofri.
La Stampa, in apertura a sinistra: “’Il Papa sta bene’. Francesco, l’ombra del complotto”, “’Vogliono screditare il Sinodo’. Ma il giornale Qn conferma”, “E’ giallo sul tumore. Il Vaticano: ‘Manipolazione’”.
Ne scrivono Andrea Tornielli (“Un solo filo a unire troppi veleni”) e Gianni Riotta (“La calunnia per fermare il cambiamento”.
La grande foto in prima è per la Ferrari: “Ferrari, esordio boom a Wall Street”, “Marchionne: quotazione a Milano a inizio 2016. Elkann: grande orgoglio”.
In basso: “Renzi: le tasse locali non aumenteranno”, “L’Authority dà ragione ai pendolari dei treni Tav: tutti gli abbonati hanno diritto a sedersi”.
Sul caso della sottosegretaria Francesca Barracciu: “Barracciu a giudizio, ‘Mi dimetto dal governo’”, “’Spese pazze’ in Sardegna”.
Sul caso del pensionato che ha sparato ad un ladro nel milanese: “Smentito il pensionato, ‘Il ladro colpito dall’alto’”.
Di Europa si occupa l’editoriale di Vladimiro Zagrebelsky sulla colonna a destra: “Le differenze sono quel che ci unisce”.
Infine, sul caso di Silvana Saguto, giudice per le misure di prevenzione, un’analisi di Francesco La Licata: “Se il denaro inquina l’anticrimine”.
L’Avvenire: “L’informazione è malata. Il Papa invece sta bene”, “La Santa Sede: ‘Infondata e irresponsabile’ la notizia ‘sparata’ dal ‘Qn’ che Francesco abbia un ‘tumore benigno al cervello’. Smentito anche il medico coinvolto”.
E a commentare questa vicenda è il direttore Marco Tarquinio: “Il discredito è mortale”.
A centro pagina: “Renzi: le tasse? Meno per tutti. E non si cambia”, “’Verdini in maggioranza? Nel 2018…’”.
In prima anche la foto su Ferrari: “Ferrari col turbo a Wall Street, +6% al debutto”, “Marchionne: quotazione sogno realizzato”.
Sul Ttip: “Su regole e scambi Europa e Stati Uniti divisi da un Oceano”.
E la polemica scatenata ieri dalle dichiarazioni del premier israeliano: “’Shoah non colpa di Hitler’”, “Così Netanyahu sacrifica la memoria contro i palestinesi”, di Anna Foa.
Il Corriere della sera: “Il Papa: falsità sulla mia salute”. “Il Vaticano parla di caso manipolato. Per Kasper ‘un’azione contro il Sinodo’. Padre Lombardi: Francesco mai visitato da un medico giapponese per un tumore”. “La trappola per delegittimare il Pontefice” è il titolo di un commento di Massimo Franco.
A centro pagina, con foto: “Assad sulla strada di Mosca. Così Putin si mette al centro”.
A fondo pagina, a pochi giorni dalla chiusura di Expo: “L’albero della vita resterà al suo posto. Nuovi spettacoli del simbolo dell’Expo in primavera. Ma c’è per Capodanno”.
L’editoriale è firmato dagli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: “Manovra con poca crescita”.
Il Sole 24 ore: “Ferrari corre a Wall Street. Fca riapre il dossier alleanze”. “Il Cavallino vale 10,4 miliardi di dollari. Elkann: forte emozione. Marchionne: ora il consolidamento”. “Balzo oltre 60 dollari, poi chiusura a 55 con un aumento del 5,8 per cento”.
Di spalla: “Giallo sul tumore del Papa. La Santa Sede: notizie infondate e irresponsabili”.
In alto: “La Ue a Fiat e Starbucks: restituire gli aiuti di Stato”.
A centro pagina: “Tasse locali, stop a tutti gli aumenti”. “Renzi: sul contante non si cambia, pronti alla fiducia. Polemiche sui ritardi del testo. Ma i Comuni potranno applicare la super Tasi sulle seconde case”.
“Chi vuole morto il Papa” titola Il Giornale, soffermandosi sulla notizia data ieri dal Quotidiano Nazionale e smentita più volte dal Vaticano. “Chiesa nel caos”. “‘Il Papa ha un tumore al cervello’. La notizia, lanciata da QN, scuote il Vaticano. Fioccano le smentite, ma c’è un sospetto: voci per destabilizzare il Sinodo”.
Il titolo di apertura è per il pensionato di Vaprio D’Adda: “Il ladro? Rapinatore già espulso. Ma i Pm si accaniscono sul pensionato che ha sparato. E il premier attacca il 65enne”. Si legge che il rapinatore era un albanese già espulso e che i pm “mettono nel mirino il pensionato” perché il proiettile “sarebbe stato sparato dall’alto e il rapinatore colpito fuori dalla casa, sul pianerottolo”. “Difendiamo chi si difende. Meglio un bandito al cimitero” è il titolo dell’editoriale di Vittorio Feltri.
A centro pagina: “Scontrini facili, tocca al governo”, sul rinvio a giudizio e successive dimissioni della sottosegretaria Francesca Barracciu, ex consigliera regionale della Sardegna. E ancora: “Adesso Alfano vuole affossare Ncd per andare con Verdini”.
Papa, i fatti
Su L’Avvenire, a pagina 3, si riferiscono le parole di Padre Lombardi, responsabile dell’ufficio stampa della Santa Sede: “’ Il Papa sta benissimo, altre notizie sono infondate e irresponsabili”, “Padre Lombardi e il medico Fukushima smentiscono il presunto scoop”. E sulla stessa pagina compare un riquadro con foto del medico giapponese che avrebbe visitato il Papa riscontrando un tumore. Si legge che una manciata di fotografie confermano le parole della Santa Sede e smentiscono la ‘”notizia” della malattia del Papa diffusa dal Quotidiano Nazionale. Sono le immagini pubblicate sul blog del neochirurgo Takanori Fukushima, fin dallo scorso aprile. Da una delle foto (ritoccata per escludere altri fedeli) si evince che il professore ha incontrato il papa lo scorso 1 ottobre all’udienza generale. Ma, come ha dichiarato ieri all’agenzia AdnKronos una sua collaboratrice, Lori Radcliffe, “non ha mai valutato medicalmente né trattato Papa Francesco”. Altre immagini documentano una visita in Vaticano il 29 gennaio di quest’anno. La sera prima il luminare (che risulterebbe coinvolto in un’inchiesta della Procura di Salerno su un presunto giro di mazzette e liste d’attesa modificate) era giunto a Roma con un elicottero della clinica San Rossore, presso la quale è consulente e che ha usato in diverse occasioni, come conferma il presidente della clinica, Non ha visto il papa, ha incontrato alcuni prelati e poi ha effettuato all’ospedale San Filippo Neri un’operazione dimostrativa. Dunque, scrive il quotidiano, nella sua visita a gennaio non ha incontrato il Pontefice, ma solo alcuni ecclesiastici, tra i quali, come mostrato da alcune foto, il cardinale Angelo Comastri. L’Avvenire smentisce anche le notizie sull’elicottero con le insegne giallo-bianche sulla fiancata che sarebbe partito dal Vaticano per prelevare il professore giapponese da Pisa e fare ritorno a Roma: è noto -scrive il quotidiano- che il Papa non dispone di un elicottero e che per gli spostamenti per visite pastorali usa quello che gli viene messo a disposizione dall’Aeronautica militare. Il particolare, infatti, verrà smontato dallo stesso Fukushima sul suo blog. Nonostante le evidenze, scrive ancora L’Avvenire, il direttore di Qn Franco Cangini confermava: “E’ una notizia che avevamo da mesi”, “La cosa ci è stata confermata da fonti diversissime tra loro, tutte con diretto accesso alla notizia”. E Padre Lombardi ha smentito ancora: “mi hanno confermato che non vi sono stati voli di elicotteri arrivati in Vaticano dall’esterno neppure nel mese di gennaio”.
Su La Stampa, pagina 3, un articolo di Guido Ruotolo da Salerno (è la Procura che indaga il medico): “Il luminare finito sotto inchiesta. Mazzette per interventi-lampo”, “Indagato dalla Procura di Salerno per concussione”. Il figlio di una paziente ha raccontato che il primario di neurochirugia degli Ospedali riuniti di Salerno aveva chiesto tremila euro per scavalcare la lista d’attesa. E Salerno è al centro di un’inchiesta che arriva anche a Pisa, alla clinica privata di San Rossore, cui si appoggiavano il medico giapponese e il suo collaboratore, il chirurgo Gaetano Liberti. A Fukushima viene contestata la concussione: non avrebbe potuto operare nell’ospedale salernitano a quelle condizioni, la sua Fondazione avrebbe fatturato 100 mila euro per il fitto della sala operatoria per quattro interventi. Quattro pazienti hanno confermato di aver dovuto pagare mazzette per entrare in tempi rapidi in sala operatoria.
Il Corriere scrive che Il professore giapponese Kukushima, come “certificato” dal fisiatra della Università La Sapienza di Roma Santilli, che ha in cura il Papa per una sciatica, è effettivamente stato una volta a piazza San Pietro, il primo ottobre 2014, e dopo l’udienza generale chiese di poter incontrare il Papa da solo. Ma quell’udienza privata saltò, c’era stata da poco la strage di Parigi contro il settimanale Charlie Hebdo.
Papa, il complotto
Su La Stampa, a pagina 3, l’articolo del vaticanista Andrea Tornielli sottolinea come “un filo” leghi la falsa malattia del Papa, l’outing di Monsignor Charamsa (che in conferenza stampa, alla vigilia dell’inizio del Sinodo lo scorso 3 ottobre, dichiarava la propria omosessualità e annunciava la pubblicazione di un suo libro) e la lettera dei 13 cardinali (in cui si avanzava il sospetto che il Sinodo potesse essere manipolato in senso aperturista, ma che poi si è rivelata non autentica) . Il momento, scrive Tornielli, è “cruciale”, perché proprio ieri sono state rese note le relazioni dei tredici circoli linguistici dei padri del Sinodo relativi ai temi più controversi, come quello dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti.
Di fianco, un’intervista al direttore di Qn Andrea Cangini, che dice: “Solo uno scoop, non c’è nessun secondo fine. E’ il nostro lavoro”, “Abbiamo incrociato una pluralità di fonti trovando conferme da più parti. Senza dubbio”.
In prima su L’Avvenire il direttore Marco Tarquinio scrive, tra l’altro, che tra le cose di cui siamo certi c’è che se il papa fosse malato -e non di un’influenza di stagione- lo sapremmo da lui stesso e non attraverso un’acre e fumosa fuga di notizie: “non è stata violata la sfera personale di un uomo famoso, ma la verità”, questo triste caso conferma che nel nostro Paese l’informazione è “malata”, “malata di pressapochismo”, di “presunzione”, di “sensazionalismo manipolatorio”. A proposito della presunzione: “proprio la pubblicazione ‘a orologeria’ di una storia mal verificata e condita da malevolenze anonime su un’uscita di scena dell’attuale Papa, dossier che di dichiara di aver tenuto nel cassetto per diverso tempo , rende palese l’intenzione di voler ‘pesare’ in vicende importanti della vita della Chiesa, come il Sinodo che si sta per concludere”.
Su La Repubblica: “Il giallo della malattia di Francesco: ‘Tutto falso, vogliono manipolarci’”, “L’ira della Santa Sede sulle voci di un tumore benigno. Smentita la visita del neochirurgo giapponese”. E il “retroscena” di Marco Ansaldo: “Dal monsignore gay alla lettera dei cardinali, ‘Complotto diabolico per colpire il Papa’”, “Gli uomini di Bergoglio allarmati per l’escalation di scandali e fughe di notizie nelle settimane del Sinodo: ‘Qui c’è l’ombra di una nuova Vatileaks’”. E il quotidiano intervista l’arcivescovo Victor Manuel Fernandez (“Questa è strategia dell’Apocalisse, per fermare il Papa provano a screditarlo”) e il cardinale Walter Kasper (“Lo vedo tutti i giorni e sta benissimo, basta con i tentativi di bloccare il Sinodo”). A pagina 33, una lunga analisi di Vito Mancuso dal titolo “Gli avvoltoi” (“Non è un caso -scrive Mancuso- che la notizia sulla salute del Papa sia uscita a poche ore dalla chiusura dello strategico Sinodo sulla famiglia”).
Massimo Franco sul Corriere parla di “ultima ‘polpetta’ servita durante il sinodo”, e precisa che la notizia si è rivelata falsa “anche se offerta al Quotidiano Nazionale di Bologna da fonti verosimilmente così autorevoli da indurre in errore il giornale”. Le “ben tre” smentite vaticane fanno “pensare che sia stata pensata nel sottosuolo più torbido del Vaticano; e mirata a delegittimare il pontefice”. Franco ricorda la “tempistica della confessione del teologo polacco Charamsa” e il “‘giallo’ della lettera dei cardinali conservatori contro Francesco. Ma quelle erano notizie vere, non assimilabili all’episodio di ieri, nel quale si è andati molto oltre”. Insomma: “Questa storiaccia sembra costruita ad arte dai nemici di Jorge Mario Bergoglio per fargli sapere che è nel loro mirino, bersaglio di pallottole impastate con menzogne fangose. Probabilmente, chi l’ha architettata non sperava che la notizia potesse resistere a lungo a una verifica dei fatti”. Franco aggiunge anche che “bisogna stare attenti a non farsi prendere dalla sindrome del complotto. Eppure, gli indizi porterebbero a questa tesi, al di là dello scivolone giornalistico. D’altronde, sia il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, sia l’Osservatore Romano , sia persone vicine al pontefice come Antonio Spadaro, al vertice del quindicinale dei gesuiti Civiltà cattolica, evocano una manovra orchestrata”.
Sul Corriere della sera Walter Kasper, intervistato, dice: “Una cosa la posso dire con certezza: condizionare il Sinodo non è possibile. Se qualcuno vuol fare questo gioco, non ci riuscirà: è un gioco che noi non facciamo”. Si ricorda che a parlare di “intento manipolatorio del polverone sollevato” sulla salute del papa è stato L’Osservatore Romano. Kasper parla di operazione di disturbo, “n po’ come la storia di quel prete polacco, all’inizio del Sinodo, come si chiama…”. Il tentativo di condizionare dipende dal fatto che “certe persone sono nervose ed ora guardano con apprensione all’esito del Sinodo, fuori e dentro. Del resto ad alcuni non piace questo Papa, mi pare evidente”. Su divorziati e i “casi dificili” infine Kasper dice: “Nessuno vuole toccare la dottrina. È una cosa pastorale, disciplinare. Per l’ammissione ai sacramenti si guarda alla coscienza della persona, al ‘foro interno’, si indica l’autorità del vescovo. Bisogna distinguere le singole situazioni, è chiaro, nessuno vuole un soluzione generalizzata, per tutti”.
Manovra
Francesco Giavazzi ed Alberto Alesina si chiedono sul Corriere se la legge di Stabilità 2016 sia “espansiva, restrittiva o neutrale”. Rispondono che è espansiva “se si guarda alle cifre del deficit” perché “in assenza di interventi” sarebbe sceso all’1,8 per cento”. La legge alza l’obiettivo al 2,2, “mantenendolo sostanzialmente al livello del 2015 (2,6%)” e dunque “sembrerebbe neutrale”. Se poi si guardano le previsioni dell’economia la legge torna ad essere “espansiva” perché “il deficit corretto per il ciclo sale dallo 0,4% del Pil quest’anno allo 0,7 nel 2016: una spinta alla domanda pari allo 0,3%. Renzi e Padoan quindi hanno ragione: i numeri sono modesti, ma il segno è quello giusto e probabilmente, dati i vincoli europei, è il massimo che si potesse fare (i numeri si basano su quanto scritto nel Draft budgetary plan che il governo ha inviato a Bruxelles)”. Il problema, dicono i due, è che questa “spinta alla domanda” viene dalla eliminazione della Tasi (3,7 miliardi) e che tutti gli altri sgravi, dal lavoro all’abolizione dell’Imu agricola, valgono 1,7 miliardi. Poi ci sono 3 miliardi che vengono dai giochi e dal rimpatrio dei capitali. Per arrivare a 20 milioni si deve considerare la cancellazione degli aumenti Iva che precedenti governi avevano previsto, rimandandoli agli anni futuri. Qui sta il punto. Se i cittadini si ricordavano di quei vecchi impegni e si aspettavano un aumento dell’Iva nella prossima primavera, il governo ha ragione. Le tasse sono state ridotte rispetto a quanto ci si aspettava di dover pagare”.
Berlusconi
“Ricucire con la Merkel senza strappare con Salvini. Sembra questa la strategia del Cavaliere, oggi attesissimo a Madrid al congresso del Ppe”, scrive Il Giornale. Doe si legge che sono passati sei anni dall’ultimo vertice cui il leader di FI partecipò. Parlerò davanti a 749 delegati del Ppe, compresi 14 tra capi di Stato e di governo. E poi dovrebbe avere un contro con la cancelliera Merkel. “’Non c’è alcun rancore personale per quanto accaduto nel 2011′, giura Antonio Tajani, instancabile mediatore e vicepresidente del Ppe che oggi verrà riconfermato alla carica. Probabile che Berlusconi vorrà ribadire alla Cancelliera, vis-à-vis , che i grevi commenti a lui attribuiti nel passato su di lei erano frutto di una macchinazione”. Il quotidiano scrive anche che Berlusconi sta anche pensando se partecipare, il prossimo 8 novembre, alla manifestazione organizzata dalla Lega a Bologna per “sigillare” l’allenza con Salvini.
Sul Corriere: “Oggi previsto l’intervento del leader di FI che troverà anche Alfano”. Su Merkel si legge che “la certezza del disgelo si avrà soltanto oggi, quando i due si troveranno faccia a faccia” e che l’incontro è stato “tanto auspicato” da Berlusconi “per distrarre i moderati dall’abbraccio con il leader leghista Matteo Salvini”.
Roma, Napoli
Da segnalare sul Sole una intervista a Francesco Rutelli: “’Roma, catastrofe tecnico-amministrativa. E’ il problema principale e su questo conta la criminalità’. Giubileo, c’è spazio solo per manutenzioni”. “Di candidarsi lo esclude” scrive il quotidiano ma il 28 novembre “uscirà allo scoperto” in una assemblea pubblica in cui chiamerà a raccolta esponenti della società civile ed esponenti politici per “lanciare le proposte per la Capitale”. Da questa assemblea “vedrà che verranno fuori 20 personalità competenti pronte al servizio della città”. “Il problema di Roma non sono gli scontrini ma che è una città non amministrata”, “fuori controllo”.
Su Il Messaggero: “Caso scontrini, la procura sentirà i dipendenti del Comune”. Sarebbero tre le persone che verranno sentite: l’ex capo della Ragioneria “defenestrato nell’autunno del 2013”, che sarebbe tra quelli “decisi a dire che non solo il sindaco accettò la carta di credito ma la chiedeva con insistenza”. Poi Claudia Cirillo, collaboratrice che sarebbe stata a cena con lui e che un ristoratore avrebbe scambiato per la moglie. Infine, il capo del cerimoniale Piazza, proveniente dalla amministrazione Alemanno (un rapporto “buono ma freddo” con Marino) che è colui che gestisce l’agenda del sindaco, i suoi appuntamenti istituzionali e le trasferte.
Per tornare al Sole: “De Magistris assolto, resta sindaco”. Con lui è stato assolto anche il consulente Genchi. Il processo era relativo alla attività di De Magistris come sostituto procuratore a Catanzaro, quando – da titolare della inchiesta denominata Why not – dispose l’acquisizione di tabulati telefonici per molti esponenti politici, a partire da Romano Prodi, senza avere l’autorizzazione del Parlamento. L’edito del processo elimina i dubbi sulla permanenza di De Magistris sulla poltrona di sindaco di Napoli.
Il Giornale: “De Magistris salvato dai vecchi colleghi. Colpo di spugna in Appello per il sindaco di Napoli, che ora resterà al suo posto”.
Ferrari, Marchionne, Fiat
Sul Sole 24 ore Andrea Malan scrive che “il capolavoro della quotazione Ferrari, cui si aggiungerà lo scorporo del Cavallino da Fca, si aggiunge al maxi-indennizzo ricevuto per il divorzio da General Motors, alla conquista di Chrysler a prezzo da saldo, alla separazione tra Fiat e Fiat Industrial”, una serie di “operazioni straordinarie, ideate e gestite dal manager italo-canadese” che “hanno garantito incassi per miliardi di euro e altrettante plusvalenze, dando un contributo probabilmente decisivo a un gruppo che – giova ricordarlo – undici anni fa era in condizioni disastrose: l’abilità finanziaria del top manager, insomma, ha garantito finora la massimizzazione degli utili per gli azionisti ma anche la sopravvivenza industriale del gruppo”. Il Sole ricorda che ora c’è “l’obiettivo numero uno dell’anno prossimo”: quello di trovare un partner – GM – a Fiat-Chrysler. Una parte degli analisti ritiene il piano non realizzabile “perché Fiat Chrysler non dispone attualmente dei mezzi per finanziarlo: è l’unico grande costruttore indebitato” ed Exor non è disposto a fare sforzi straordinari. Ma “non va dimenticato che nell’auto intese e alleanze nascono soprattutto in tempi di crisi”.
Sempre sul Sole si parla dell’annuncio della Commissione europea, che ieri ha annunciato ufficialmente di ritenere illegali gli accordi fiscali che Olanda e Lussemburgo hanno concesso negli anni a due aziende: Starbucks e Fiat. “Considerando i cosiddetti tax rulings illegittimi aiuti di Stato, la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager ha ordinato ai due governi di recuperare le tasse non versate, vale a dire circa 20-30 milioni”, scrive Beda Romano.
Anche sul Corriere: “La Ue sanziona Fiat e Starbucks e si prepara per Apple ed Amazon”. “Prima condanna della Ue per i ‘tax ruling’. Risarcimenti da 20-30 milioni”. “Le società sanzionate avrebbero pagato solo un ventesimo delle tasse dovute”.
Siria, Russia
Sul Corriere Fabrizio Dragosei firma l’articolo da Mosca: “Assad vola da Putin, ipotesi transizione”. “Il Cremlino si pone al centro dei giochi: colloqui con i sauditi e i turchi, soluzione politica in Siria”. Si ricorda che Assad non lasciava il suo Paese dal 2011 e che Mosca ha chiamato i rappresentanti dei Paesi “forti” della regione per “accreditarsi come Grande Mediatore”. “Voci di corridoio già indicano quale potrebbe essere la soluzione” in Siria: un governo provvisorio con transizione di sei mesi e poi elezioni politiche e presidenziali. Il premier turco, rispondendo a Putin, avrebbe ribadito il punto di vista di Ankara: non c’è alcuna transizione possibile con Assad “ma solo una transizione per il dopo Assad”, che “’avrebbe fatto meglio a rimanere a Mosca’ in esilio come altri governanti rovesciati”.
Un altro articolo, firmato da Guido Olimpio, è dedicato ai “quattro anni nel bunker di Damasco” di Bashar Al Assad. “La famiglia si sarebbe sistemata in una villa a Latakia, cuore del contingente russo”.
Sul Giornale Gian Micalessin scrive che con la mossa di ieri innanzitutto Putin “fa capire che Bashar non è un tiranno assediato ma un Presidente ancora in grado di lasciare Damasco per raggiungere il Cremlino”
Netanyahu
Su La Stampa, la corrispondenza da Gerusalemme di Maurizio Molinari: “Netanyahu ‘assolve’ Hitler, ‘La Shoah idea dei palestinesi’”, “Il premier israeliano: voleva solo cacciare gli ebrei, il gran Muftì gli disse di bruciarli. Insorgono storici e politici: ‘Negazionista’. E oggi a Berlino vedrà Merkel e Kerry”. Scrive Molinari: “Sopravvissuti alla Shoah, storici del nazismo, leader dell’opposizione, ministri del governo e cittadini comuni: Israele è in rivolta contro il premier Beniamin Netanyahu, che ha attribuito al muftì di Gerusalemme la responsabilità di aver suggerito ad Adolf Hitler l’idea di sterminare gli ebrei”. Al Congresso sionista a Gerusalemme ha detto: “Hitler non voleva sterminare gli ebrei all’epoca, li voleva espellere”, ma nell’incontro a Berlino alla fine del 1941 “il muftì di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, obiettò “verranno tutti qui” e quando Hitler gli chiese “cosa devo fare con loro?”, il muftì ‘rispose di bruciarli’”. L’intento del premier, scrive Molinari, è indicare nel muftì di allora, padre storico del nazionalismo palestinese, la genesi dell’odio antiebraico, che incita i giovani arabi all’Intifada dei coltelli. Ma il maggiore storico della Shoah, Yehuda Bauer, gli risponde che “riscrivere la storia a fini politici è il più grave degli errori” e definisce “senza fondamento” le sue affermazioni: “abbiamo il documento su quell’incontro e spiega come fu Hitler a parlare, chiedendo al muftì di fare propaganda nazista in Medio Oriente”. Dina Porat, a capo degli storici dello Yad Vashem, dice: “Non si può dire che il muftì diede a Hitler l’idea di bruciare gli ebrei, è falso”; Meir Litvak, storico all’Università di Tel Aviv e germanista all’ateneo di Gerusalemme, sottolinea che “Netanyahu si è aggiunto alla lunga lista di coloro che definiamo negazionisti” per aver ridimensionato le responsabilità dei nazisti nella Shoah.
Su La Repubblica Adriano Sofri ricorda che già nel 2012 Netanyahu aveva fatto dichiarazioni simili: “allora si era accontentato di annoverare Haj Amin Al-Husseini (1895-1974) fra i ‘principali architetti’ del genocidio. Ora l’ha ripetuta addirittura al Congresso sionista mondiale. La cosa è insieme una una sciocchezza e un’enormità: decide il contesto. E’ una sciocchezza, perché trasforma una verità, il sincero e accanito filo-nazismo di Al-Husseini, in un aneddoto futile e infondato: il 28 novembre del 1941, i due si incontrano e Hitler, che finora non ci ha pensato, si sente dire dal suo amico e accolito che, se si limiterà a cacciare gli ebrei dalla Germania, saranno loro, i palestinesi, a trovarsene invasi, e l’ingenuo e cortese Hitler chiede: ‘Bé, e che cosa dovrei fare allora?’, ‘Bruciali!’, dice il muftì. Così benyamin Netanyahu ha voluto ridirlo: Hitler voleva solo cacciare gli ebrei, a dargli l’idea di bruciarli fu il Gran Muftì di Gerusalemme”.
A pagina 15, intervista a Elie Wiesel, premio Noble per la pace e sopravvissuto di Auschwitz, che dice: “Storia e Memoria sono ancora un dovere per i potenti di oggi”, “I politici pensano di poter dire quello che vogliono sull’onda delle emozioni del momento”.
Su L’Avvenire, a pagina 3, il commento di Anna Foa: “Contro i palestinesi, memoria sacrificata”, “Secondo il premier, i veri nemici sono quelli di oggi, cioè gli arabi. Anzi, sono loro che hanno ispirato lo sterminio”. Scrive Anna Foa che peraltro, “all’epoca dell’incontro tra Hitler e il gran Muftì, gli stermini nelle zone interessate dall’operazione Barbarossa, l’attacco all’Unione sovietica del 22 giugno 1941, erano già iniziati da mesi”, “le Einsatzgruppen, unità speciali costituite da SS e polizia, accompagnavano l’avanzata delle truppe naziste, svuotavano i villaggi e le città degli ebrei, li portavano nei boschi e li fucilavano sull’orlo delle grandi fosse che avevano fatto loro scavare. La sola menzione del massacro di Baby Yar, nel settembre 1941, quando oltre 33 mila ebrei, uomini, donne, vecchi e bambini, furono sterminati presso Kiev, basta a dimostrare che la Shoah era cominciata molto prima del famoso incontro tra al-Husseini e Hitler. Non solo: la costruzione dei campi di sterminio (si badi bene, di solo sterminio, non di concentramento) di Belzec e Chelmno, in Polonia, era già iniziata nell’ottobre del 1941”.
Sul Sole: “La Shoah riscritta da Netanyhau: fu ideata dal Muftì”. “L’affermazione al congresso sionista”. Ugo Tramballi scrive che Netanyahu “ha sempre fatto un uso politico dell’Olocausto” ma “mai un leader israeliano si era trasformato in negazionista riscrivendo quella storia fino a giustificare Hitler”, affermando che non voleva massacrare gli ebrei ma solo espellerli e che fu il Muftì di Gerusalemme a convincerlo della necessità della soluzione finale.
Sul Corriere si dà la parola allo storico Mauro Canali. Il Gran Mufti Haj Amin al Husseini incontrò effettivamente Hitler “dopo una rocambolesca fuga dall’Iraq, dove aveva tentato un golpe anti britannico, nel novembre del 1941, quando la politica si sterminio del popolo ebraico già avviata” ma Netanyahu “ha costruito una tesi fondata su dati veri e verosimili” nel senso che è vero che Hitler pensò anche di “confinare gli ebrei in una enclave lontana dall’Europa ma quando capì che così avrebe favorito la nascita di una nazione ebraica cambiò idea”. Quanto al Gran Mufti, era certamente antisemita, si opponeva alla realizzazione della dichiarazione Balfour che “favoriva la nascita di un focolaio ebraico in Palestina”, incontrò il governo italiano e fu anche finanziato dal fascismo italiano, durante la guerra organizzò dei reparti musulman nei balcani alleati ai nazifascisti. Ma più che un ispiratore di Hitler ne era un seguace.
Sul Messaggero una intervista di Marco Ventura a Gian Enrico Rusconi: “E’ qualcosa di più di una gaffe ma la ricostruzione è plausibile”. “Non si può pensare che Netanyahu abbia voluto aiutare i revisionisti”, il riferimento “è uscito male” ma è vero che “l’antisemitismo criminale è maturato poco a poco”, “duecentocinquantamila li lasciarono andar via” ed è “probabile” che il Gran Muftì abbia detto ad Hitler: “se non li fai fuori non risolvi il problema” ma “non per questo vengono meno le responsabilità di Hitler”.