L’uscita della crisi economica? È politica e in fondo a sinistra

La crisi morde. Lo si ripete dal 2007 nei libri, nelle televisioni come nei giornali: una pletora di fonti hanno trattato la virata recessiva dell’economia europea e occidentale. Così potrebbe anche capitare che di fronte a un titolo quale Ripensando il Capitalismo, il lettore abbia la sensazione di un deja vu . Ci sono invece un paio di motivi fondamentali per cui vale la pena leggere tutto di un fiato il nuovo testo di Salvatore Biasco.

Pochi saggi negli ultimi anni hanno saputo mettere sulla scrivania del lettore un parco di interpretazioni che aiutino ad affrontare la crisi economica e trarne forza. Piuttosto è avvenuto il contrario: ciò che si potrebbe descrivere come il dilagare di esercizi interpretativi sulle cause a monte del crollo economico-finanziario. È per questo che non si esagererebbe se si definisse il libro dell’economista un Manifesto programmatico per la politica dell’avvenire. Certo, si tratta di un manifesto per la sinistra: una lettura partigiana quindi; del resto il sottotitolo lo ribadisce a chiare lettere (La crisi economica e il futuro della sinistra). Ma lungi dall’appesantire il testo, la chiara posizione di partenza dell’autore facilita il quadro di lettura a fronte di una scrittura, va detto, non sempre di semplice interpretazione.

Tornando ai punti di forza. L’analisi di Biasco è un’inchiesta che tocca non solo i meriti degli indirizzi di politica economica della sinistra, ma anche gli aspetti più sociologici della sua capacità di analizzare la società passata, presente e futura. Il testo parte da un’analisi dell’insediamento del discorso e paradigma neo-liberale nella comunità accademica e politica mondiale e da una sua decostruzione in componenti essenziali: un insieme succinto, ma preciso di caratteristiche fondamentali. Un ragionamento funzionale in primo luogo all’individuazione di questi elementi nell’area politica europea di sinistra. Non è un caso che Thatcher e Reagan vengano citati giusto un paio di volte. In altri termini, non si tratta di una già sentita retorica anti globalizzazione, quanto piuttosto di una critica al modo in cui la sinistra europea è rimasta succube della forza politica del discorso neo-liberale.

È in questo senso che l’analisi di Biasco può essere definita anche una teoria dell’egemonia. Come spiegare altrimenti il rafforzamento e la continuazione di politiche neo-liberali anche in un’Europa socialdemocratica come quella di fine secolo scorso?
Un’egemonia che va ricostruita e riconquistata sul piano culturale in primo luogo e poi declinata nell’ambito economico. Sebbene nella parte introduttiva l’autore opponga la logica democratica dell’eguaglianza alla logica capitalistica dell’accumulazione, il filo rosso che lega i diversi capitoli è riassumibile in una domanda: quanti e quali elementi di socialità possono essere introdotti nell’economia capitalistica di mercato? Un interrogativo che ribadisce quanto le proposte di Biasco non siano quelle di una voce estrema che chiama alla disaffezione totale verso il sistema economico, quanto quelle che una sinistra di governo dovrebbe far sue. Il tutto in un’ottica rigorosamente europea. Da questa impostazione discendono una serie di proposte pratiche che aggrediscono da un lato la struttura istituzionale europea, dall’altro le risorse cognitive e ideative della sinistra. Risorse che, così come si sono palesate negli ultimi trent’anni, hanno invece rappresentato un terreno fertile per il rafforzamento dell’egemonia liberista e non la base di partenza per la costruzione di un paradigma alternativo di sinistra.

Biasco spinge per una riappropriazione da parte della socialdemocrazia di termini come uguaglianza, Stato e regole accanto a un cambio di prospettiva che veda non il lavoro come punto di partenza, bensì: i lavori. Una distinzione esemplificativa del fatto che il terreno sociale per un azione politica convincente non si può più basare sull’interpretazione di una classe soltanto, ma deve dapprima ricostruire una condivisione di interessi e quindi tenere conto della nuova struttura produttiva dell’economia europea. Allo stesso tempo, sebbene il settore finanziario venga attaccato senza compromesso, il tema centrale del riformismo di sinistra in campo economico deve essere quello di una democratizzazione dell’attività imprenditoriale e bancaria. Un’ottica secondo la quale i privati dovranno prima di tutto essere consci della responsabilità che hanno verso tutti gli strati della società: una società produttiva appunto, ma anche coesa. È qui che il ruolo dello Stato e delle regole riacquistano una valenza normativa. Da un punto di vista macroeconomico invece, la priorità dovrebbe essere la riappropriazione da parte della sinistra di una idea di politica economica che veda il proprio volano nella domanda aggregata e non nell’offerta. Il tutto, finalizzato a un obiettivo: il pieno impiego.

Una sinistra orfana di acume intellettuale e forza propositiva. È questa, in ultima analisi, la ragione per cui politiche economiche dell’offerta, liberalizzazioni e un atomizzazione della vita pubblica presero piede negli anni ottanta e si consolidarono in un’Europa socialdemocratica poi. La mancata capacità di opporre un paradigma alternativo all’affascinante ed elegante costruzione neo-liberale (di cui Milton Friedman fu uno degli interpreti maggiori), fu un difetto della socialdemocrazia europea tutta. Lungi dall’essere un semplice constatazione descrittiva, tra le righe, sembra che l’autore voglia ammonire la sinistra di non ripetere lo stesso errore proprio oggi, momento in cui una crisi economico-finanziaria lascerebbe spazio per nuove forme di organizzazione economico-sociale. Il saggio di Salvatore Biasco vuole dare un contributo costruttivo in questa direzione, prima che la crisi del debito e l’uso che se ne sta facendo nasconda nuovamente questo potenziale spazio di manovra. Una lettura adatta per capire quali sono i nodi che dovranno essere inevitabilmente al centro di una nuova politica socialdemocratica europea. In questo senso: un pozzo di idee.

Titolo: Ripensando il capitalismo

Autore: Salvatore Biasco

Editore: Luiss University Press

Pagine: 128

Prezzo: 11 €

Anno di pubblicazione: 2012



  1. In fondo a sinistra? In fondo a destra, vorrete dire. Molto a destra. Estrema destra, direi. In un articolo che circola in rete Biasco ipotizza, in caso di uscita dall’euro, una perdita di valore della nuova moneta del 30% che può arrivare tranquillamente al 50%. E pare che nell’articolo che apparirà sulla rivista del Mulino preconizzi un prezzo della benzina doppio dell’attuale. Non vi rendete conto di quanto sia comico tutto questo?

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