Da Reset-Dialogues on Civilizations
“Esilio” della scrittrice turca Ciler Ilhan è un’ottima metafora dell’inferno che si prova quando ci si allontana dal proprio “Paese interiore”. È la sintesi dell’orrore possibile quando si è incapaci di raggiungere quella terra promessa ambita e temuta che è la propria umanità, quando si è costretti all’esilio da se stessi. Il libro, pubblicato in Italia da Del Vecchio editore (traduzione di Eda Özbakay) e presentato al Festival della Letteratura Mediterranea di Lucera, è un susseguirsi di racconti pieni di immagini sanguinanti e colpi di scena perturbanti che, nell’insieme, rappresentano un viaggio nel male nelle sue molteplici forme, in un abisso nero e profondo.
“Ho capito che mi trovavo in quel punto magico in cui è chiaro che è tempo per scrivere un nuovo libro quando ho cominciato a raccogliere ritagli di giornale: scene di tragedia quotidiana che non riuscivo a dimenticare – racconta l’autrice -. La prima notizia che conservai riguardava un raid di soldati americani in una casa in Iraq alla ricerca di terroristi immaginari. Mi sono sentita divisa a metà, straziata. La scena era davvero dura: una madre nascondeva i suoi due bambini terrorizzati dietro la schiena, mentre un terzo figlio era già stato portato via”.
Nel suo “Esilio”, Ciler Ilhan catapulta il lettore in un mondo di violenze su donne e omosessuali, di omicidi e infanticidi, di ingiustizie e incidenti atroci. Ci mostra vittime e carnefici mescolando cronaca giornalistica e monologo interiore, con una scrittura secca e precisa. Entra con naturalezza nella mente di bambini, cani, fantasmi, embrioni, trasferendo dolore e ripugnanza ma aprendo, a volte, anche spiragli di luce e di umanità. Ogni storia lascia senza fiato.
“Il 65% delle cose che racconto è ispirato a eventi reali, ma ho giocato così tanto con fatti e personaggi fatti da aver dimenticato cosa sia realmente accaduto – spiega Ciler Ilhan -. Ho scritto il libro mentre attraversavo un periodo personale molto duro, ma non mi sono resa conto di avergli trasferito tanta durezza se non quando ho riletto la traduzione in inglese. A quel punto ho cominciato a consigliare agli amici: “Non leggetelo in spiaggia o prima di andare a dormire”. Però non credo di disturbare i lettori. Ci sono tanti libri “rosa” in giro, quindi è possibile aver voglia di sceglierne uno più “scuro””.
Per “Esilio”, nel 2011, Ciler Ilhan ha ricevuto il premio letterario dell’Unione Europea come migliore scrittrice emergente. Ora sta scrivendo il suo terzo libro e avvisa i suoi lettori che “sarà più leggero”. “Ovviamente prometto ancora molte stranezze, spettralità e parti in cui non ci si sentirà a proprio agio”.
Ciler è nata in una città dell’Anatolia occidentale nella regione dell’Egeo, una delle regioni più moderne della Turchia, è cresciuta a Smirne, città liberale, nota come “infedele Smirne”, e ha studiato a Istanbul.
“Quando diciamo Turchia, parliamo di un grande territorio che ospita in sé almeno tre o quattro Paesi diversi” specifica l’autrice e sul recente divieto di piercing e tatuaggi imposto dal governo nel suo Paese, riflette: “Se fosse solo un semplice divieto di piercing e tatuaggi nessuno se ne preoccuperebbe, ma purtroppo è un divieto molto più profondo di quello che appare. Come molte altre donne moderne qui, mi preoccupo molto da vedere piercing vietati e veli ammessi all’età di 9 anni”.
“Nel 2013 in Turchia – ci fa sapere – sono state uccise 214 donne da mariti o amanti, un numero che non include altri reati come violenza domestica, stupro o incesto. Nella parte orientale della Turchia bambine di età compresa tra 10-12 anni sono viste come femmine! E abbiamo ancora tante “spose bambine”. La dominazione del maschio è molto chiara da noi, sia nei villaggi più primitivi, sia nella vita professionale a Istanbul, solo in forme diverse”.
E con rammarico Ciler aggiunge: “Credevo fossimo sulla buona strada nel discutere finalmente di questi problemi, dopo anni di silenzio e statistiche manipolate, e nel seguire il lavoro di molte ong che lavorano su questioni importanti, ma ora non sono più sicura che stiamo andando avanti. A volte penso che stiamo tornando indietro”.
“Ho studiato in buone scuole e ho sempre avuto abbastanza soldi in tasca. Ho avuto la possibilità e la fortuna di realizzare me stessa, liberandomi dalla gabbia interiore che mi ha imprigionato molti anni” aggiunge definendosi una privilegiata e conclude: “Ma né soldi, né istruzione porta la felicità se non ti è permesso di essere te stesso, se non ti è permesso di stare nel tuo Paese interiore…”.
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Titolo: Esilio
Autore: Ciler Ilhan, traduzione di Eda Özbakay
Editore: Del Vecchio
Pagine: 168
Prezzo: 13 €
Anno di pubblicazione: 2014