Da Reset-Dialogues on Civilizations
Nel 1978, Edward Said scriveva nel suo Orientalismo che l’Oriente, così come presentato dal discorso orientalista, era frutto di un’immagine e di una rappresentazione distorte che l’Occidente, principalmente europeo, aveva elaborato nel corso dei secoli in funzione del colonialismo. L’orientalismo era stato “un sistema di rappresentazioni circoscritto da un insieme di forze che introdussero l’Oriente nella cultura occidentale, poi nella consapevolezza occidentale e, infine, negli imperi coloniali occidentali”. Per il compianto intellettuale palestinese, scomparso nel 2003, questo sistema di rappresentazioni si era cristallizzato in uno sguardo opaco, fisso e ammantato di stereotipi con cui in Occidente si guardava all’Altro orientale, al punto che la distanza tra i due mondi era diventata un abisso invalicabile, e che aveva trasformato l’Oriente in un mondo immutabile e incapace di auto-rappresentarsi. Il discorso orientalista negli anni ebbe molta fortuna anche perché, si sa, pregiudizi e stereotipi hanno vita lunga, soprattutto quando vengono ripresi e amplificati dai media e dalla politica.
Ma cosa potrebbe accadere se provassimo a toglierci le lenti orientaliste e cominciassimo a guardare, studiare e conoscere gli “Orienti” senza condizionamenti esterni? Potremmo innamorarcene. È quanto racconta in Trans-Iran. Cosa succede a chi si innamora della Persia? (Infinito edizioni, 2012), Antonello Sacchetti, giornalista, fondatore e direttore responsabile della rivista on line “Il cassetto-L’informazione che rimane”, che dal 2012 gestisce il blog “Diruz” interamente dedicato all’Iran.
Trans-Iran è un progetto ambizioso: l’obiettivo di questo libro, che è al contempo racconto di viaggio e diario personale, è quello di raccontare l’Iran oltre i soliti pregiudizi, che su questo Paese si sono andati rafforzando in particolare dal 1979, anno della rivoluzione islamica. Pregiudizi molto perniciosi in quanto hanno spesso inficiato l’analisi delle dinamiche interne al paese e delle sue evoluzioni e processi contemporanei. Attraverso la lente orientalista che viene proposta costantemente dai media e nella sfera politica, l’Iran infatti è stato ed è, di volta in volta, il nemico numero uno dell’Occidente, uno “Stato canaglia”, una terra di fondamentalisti islamici, un paese con pochi diritti e un territorio chiuso al resto del mondo.
Sacchetti ci presenta invece un “altro” Iran: un Paese ancora largamente inesplorato, molteplice, patria di una letteratura ricchissima, ma sconosciuta all’estero, dove i suoi abitanti intrattengono un rapporto strettissimo con la propria lingua e dove la narrazione e l’abilità del racconto sono il metro per comprendere perché la poesia riveste da sempre un’importanza fondamentale, nel patrimonio letterario e culturale iraniano. Accompagnato virtualmente dagli scritti dell’arabista e islamista Alessandro Bausani, mentore di questo viaggio nella lingua e nella cultura persiana, e dai bellissimi versi della indimenticata poetessa iraniana Forrough Farrokhzad, nei vari capitoli che compongono il libro, l’autore racconta con stile sincero, diretto e appassionato la nascita del suo amore per l’Iran. Una passione nata fin dal primo viaggio compiuto in Iran nel 2005, per cui Sacchetti si era preparato leggendo scrittori e poeti persiani, che tuttavia non lo avevano preparato ad un incontro da cui non sarebbe più tornato lo stesso di prima: “Quello che non immaginavo, ma che mi divenne chiarissimo dal giorno stesso della partenza da Teheran, era che l’Iran non avrebbe lasciato più nemmeno me”.
I tanti incontri avuti negli anni, in Italia e in Iran, con scrittori, studenti, poeti, cineasti e politici iraniani, diventano nel libro l’occasione per parlare di letteratura, poesia, cinema, cucina e calligrafia della Persia, conoscere nomi ancora poco conosciuti e sfatare qualche mito. Si scopre così che gli studenti iraniani conoscono Lucio Colletti (un nome forse dimenticato in Italia); che esiste un filo conduttore che lega i dervisci itineranti dell’Islam sciita delle origini ai giovani che usano oggi Facebook, ovvero l’amore e il talento per la narrazione; che il cinema in Iran non è solo sinonimo di Abbas Kiarostami e che Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi non può e non deve racchiudere tutta la ricchezza della letteratura persiana contemporanea.
Trans-Iran non vuole essere un manuale, non ha “velleità divulgative”, né vuole nascondere le tante contraddizioni dell’Iran, un paese che “può essere sublime ma che spesso sa essere crudele”. Trans-Iran è un invito a restituire all’Iran la sua complessità e a liberarlo da griglie interpretative rigide e ormai divenute quasi patologiche. Griglie che, lo sappiamo, imbrigliano ancora i molti “Orienti” contro cui Said si batté.
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Titolo: Trans-Iran. Cosa succede a chi si innamora della Persia?
Autore: Antonello Sacchetti, Prefazione di Babak Karimi; introduzione di Anna Vanzan
Editore: Infinito edizioni
Pagine: 75
Prezzo: 10 €
Anno di pubblicazione: 2012