Libri – Il sole splende tutto l’anno a Zarzis

Francesca Bellino

9 Luglio 2014

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Da Reset-Dialogues on Civilizations

I ragazzi tunisini che Marta Bellingreri racconta nel suo reportage Il sole splende tutto l’anno a Zarzis (Navarra Editore) non hanno partecipato alla rivoluzione in piazza, ma hanno fatto la loro rivoluzione partendo. Hanno interiorizzato il bisogno di cambiamento che si respirava nell’aria e sono partiti per l’Europa con l’obiettivo di migliorare e completare il loro percorso di formazione.

I protagonisti del libro di Marta Bellingreri sono minorenni (tra i 14 e i 17 anni) e, più che sognare un lavoro, mirano all’istruzione. Sognano di ampliare la loro visione del mondo. E in parte ci riescono perché sommano al proprio vissuto nuove esperienze, anche se s’imbattono subito nei limiti del sistema d’accoglienza italiano e dell’Europa frammentata e nella sofferenza dell’essere etichettato “un migrante”.

L’autrice segue i suoi protagonisti nel loro andare oltre Lampedusa, dove li incontra per la prima volta in qualità di mediatrice culturale, assiste al loro attraversare nuovi Paesi e decide di andare nei loro villaggi di provenienza, “al cuore, all’origine delle partenze”. “Il mio obiettivo era non perdere le loro tracce, così ho chiesto i loro numeri di telefono e ho costruito relazioni con loro e con le famiglie” spiega l’autrice specializzata in Storia dei Paesi arabo-islamici e del Mediterraneo che nel libro mescola il racconto dei viaggi compiuti da questi adolescenti con le storie, e spesso i silenzi, delle famiglie d’origine, povere, nostalgiche e desiderose di comprendere cosa succede in Italia ai loro figli.

“Come nel mio immaginario di adolescente c’era Damasco quando ero adolescente, così nel loro c’è Venezia – racconta Bellingreri – Così mi sono emozionata quando, un giorno, mi hanno telefonato dicendo: “Siamo a Venezia!”. Ero combattuta tra il dir loro di fare attenzione e l’augurargli di godersi quel momento speciale”.

Il reportage, introdotto dalla prefazione di Gabriele Del Grande, nasce proprio da questo senso di identificazione verso i giovani tunisini che Marta ha provato incontrandoli durante la primavera del 2011 quando ventisettemila persone provenienti dalla Tunisia sono arrivate sulle coste siciliane, dopo la cacciata del dittatore Ben Ali. Leggendo le loro storie si è portati a riflettere sulle contraddizioni in cui si sviluppano queste vite, ma anche su quanto spesso i viaggi di migrazione odierna siano vissuti come un gioco. Il libro evidenzia quanto i giovani che partono siano coraggiosi e fragili allo stesso tempo e anche quanto molti di loro, spesso, siano così poco consapevoli della loro scelta: attraversare illegalmente la frontiera e diventare harraga, “quelli che bruciano” documenti, passato, identità, confini e spesso anche la loro vita.

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