Kamel Daoud sulle orme di Camus,
per liberare l’Algeria dal passato

Da Reset-Dialogues on Civilizations

“Oggi Mamma è ancora viva”, laconico quanto l’esordio “Stamane mia madre è morta” del testo cult di Albert Camus Lo Straniero del 1942, si presenta l’incipit dell’opera prima del quarantacinquenne algerino Kamel Daoud, che ha inteso in Mersault. Contre-enquête, apparso in Algeria nel 2013 e in Francia nell’anno successivo (ed. Actes Sud), proporre sorta di contraltare a Lo Straniero. L’opera ha vinto il 9 maggio il prestigiosissimo Premio Goncourt. Combattuto fra soddisfazione e rammarico, Daoud lo ha ritirato scortato da due guardie del corpo, per via della fatwa per “apostasia” formulata il 16 dicembre scorso contro di lui, ritenuto colpevole dall’imam salafita Hamadache, leader del Fronte popolare del risveglio islamico, di avere “dichiarato guerra al Corano e ai valori sacri dell’Islam”. Fatwa rafforzata dopo che a “France Culture” Daoud ha invitato i musulmani, a seguito dell’attentato del 7 gennaio alla redazione di “Charlie Hebdo”, a “smettere di sentirsi vittime e ad assumere una posizione ferma di fronte al terrorismo”.

ContrenqueteCinquant’anni e più dopo l’indipendenza del Paese, avvenuta nel 1962, un algerino sfida, in francese – lingua non più praticata ufficialmente -, l’autorità del regime attuale per contrastare il politichese e le frasi fatte. La voce del narratore è quella del fratello dell’‘arabo’, ucciso dal Mersault protagonista del romanzo di Camus. La storia, nell’opera di Daoud, si svolge sullo sfondo dei sussulti e delle controversie dell’Algeria contemporanea, della delusione degli algerini per la politicizzazione dell’Islam.

Ma non basta la fatwa: il libro, in Algeria, è oggetto di un ulteriore malinteso: “Senza averlo letto, più di una persona ha pensato che io intendessi sferrare un attacco a Lo Straniero, spiega l’autore. Ma io non sono un mujaheddin. Mi sono ispirato a Lo Straniero perché Camus interroga il mondo. Ho inteso proseguire sulla sua strada, e in particolare rendere un significativo omaggio a La caduta, emblema dell’uomo che vive nell’assurdo”.

Ogni giorno, da diciassette anni, nelle colonne di “Le Quotidien d’Alger”, Daoud redige la rubrica Raïna Raїkoum [la mia opinione, la vostra opinione], in cui prende di mira il potere, in particolare quello del Presidente Abdelaziz Bouteflika, impostosi nel 2014 per il quarto mandato. Criticando l’estremismo islamico così come il conformismo dei nazionalisti, rappresenta un’Algeria che cerca di liberarsi del proprio passato. Vive a Orano, e se “per nulla al mondo lascerei queste scarpate tiepide, quest’abisso di azzurro e questi rumori spagnoli”, la letteratura in lingua francese ha sempre significato, per lui, la via d’uscita da una mentalità tradizionale che gli era estranea. Scrive perciò in francese e non in arabo, perché “la lingua araba è vittima delle trappole del sacro, delle ideologie dominanti”.

È l’unico dei cinque figli di un gendarme – che lavorava lontano e gli inviava di tanto in tanto delle lettere scritte in francese – ad avere proseguito negli studi, seppure in arabo e non in francese, che nei programmi scolastici algerini viene ormai proposto nelle scuole come seconda lingua. Ha imparato a praticare la “lingua di Voltaire”, da solo a partire dall’età di nove anni in casa dei nonni. Sembra di riascoltare le parole di Albert Camus: “Pochissime persone intorno a me sapevano leggere”; e ricevendo il Premio Nobel nel 1958 tenne a ringraziare “il mio insegnante Louis Germain che ha creduto nelle mie capacità e convinto la famiglia del ragazzo povero quale ero a permettermi di proseguire negli studi…” E Daoud fa proprio non il francese dei coloni, ma un francese sognato, quello della letteratura, della libertà, della giustizia: “Questa lingua mi affascinava come un enigma aldilà del quale risiedeva la soluzione alle dissonanze del mio mondo”.

Mersault. Contre-enquête nasce dalla convinzione che “non si può leggere il capolavoro di Camus senza conoscere la vita dell’ “arabo” senza nome, sul quale il Mersault spara per ben cinque volte, che conta quasi nulla nell’atto di accusa dei giudici, per i quali la colpa principale dell’assassino è di non avere pianto al funerale della madre. Quindi Daoud riprende la storia dell’omicidio commesso dal polemico protagonista di Lo Straniero, narrata stavolta dal punto di vista del fratello della vittima, divenuta ormai Moussa e che funge da eco a Mersault. Per lui parla il fratello Haroun e dalla penna di Daoud scaturisce il racconto della morte di Moussa così come il proprio personale destino e quello della sua M’ma, entrambi sopravvissuti al crimine. La collera violenta di Haroun nei confronti di Mersault apre la narrazione; a Camus viene conferito il ruolo di ‘procuratore immaginario’ in un processo fatto da Daoud al suo Paese e alla maniera in cui ha usufruito della libertà e dell’indipendenza, conquistate a caro prezzo.

Photo credits: Claude Truong-Ngoc / Wikimedia Commons

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Titolo: Mersault. Contre-enquête

Autore: Kamel Daoud

Editore: Actes Sud

Pagine: 160

Prezzo: 19 €

Anno di pubblicazione: 2014



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