Da Reset-Dialogues on Civilizations
La “geografia umana” dell’Italia sta cambiando. Per accorgersene basta fare una passeggiata per le strade di uno dei tanti quartieri multietnici delle nostre città, oppure scorrere l’elenco dei nomi degli alunni di una scuola. Non sono solo i “colori” della popolazione residente in Italia a cambiare, ma è anche il tessuto sociale che si è arricchito di una nuova pluralità di culture e religioni. Ovviamente, tutto ciò pone anche delle questioni relative alla convivenza e al rispetto reciproco, che purtroppo spesso possono sfociare in scontri e polemiche.
In questi ultimi tempi i contrasti più accesi si sono innescati proprio nei confronti della comunità musulmana, come conseguenza dell’esacerbazione e dell’inasprimento delle tensioni sociali che purtroppo stanno crescendo in tutta Europa, in un contesto politico che si nutre della crisi migratoria lungo i confini europei e della minaccia terroristica lanciata all’Occidente dal sedicente “Stato Islamico”.
In Italia sono presenti oltre 1.600.000 musulmani, secondo dati riportati dal Dossier Statistico Immigrazione 2015. Ma qual è la storia di queste donne e uomini di fede musulmana che vivono in Italia? Come coniugano le proprie differenti identità le seconde generazioni nate e cresciute in Italia? Come agiscono nella sfera privata e in quella pubblica?
A queste domande cerca di rispondere il libro Giovani musulmane in Italia. Percorsi biografici e pratiche quotidiane, a cura delle ricercatrici, rispettivamente alle Università di Firenze e alla LUISS di Roma, Ivana Acocella e Renata Pepicelli (già curatrice del volume Le donne nei media arabi. Tra aspettative tradite e nuove opportunità Carocci, 2014). In questo libro vengono riportati i risultati delle indagini condotte dalle due ricercatrici, che hanno deciso di raccontare le comunità musulmane presenti in Italia attraverso un approccio di genere e uno studio generazionale che racconta i percorsi migratori delle vecchie e delle nuove generazioni e analizza i conseguenti processi di configurazione identitaria di queste ultime.
Ciò che è emerso dalle ricerche sul campo effettuate in varie comunità musulmane di Roma, Firenze e Padova, è che le “figlie delle migrazioni”, cioè le seconde generazioni di donne musulmane in Italia, possiedono identità inclusive, fluide e dinamiche, poiché sentono di avere appartenenze sociali, comunitarie e geografiche multiple.
Inoltre, la maggior parte delle giovani e dei giovani musulmani afferma di declinare l’Islam nei termini di “Islam europeo”. A questo proposito abbiamo intervistato Renata Pepicelli, nell’ambito dell’incontro “Giovani e Islam in Europa. Identità e percorsi plurali” tenutosi l’11 marzo 2016 presso l’Università La Sapienza di Roma, e le abbiamo posto alcune domande proprio inerenti il concetto di Islam europeo:
Che cosa si intende con “Islam europeo”?
L’Islam ovviamente è uno solo, da nord a sud, da est a ovest. I pilastri dell’Islam sono gli stessi, in tutto il mondo e per tutti i musulmani. Tuttavia, l’Islam è una religione che si è largamente estesa, dal momento in cui è stata rivelata dal profeta Mohammed, in diverse parti del mondo e la sua grande capacità di estendersi era legata al fatto che riusciva facilmente a innestarsi nei paesi in cui si diffondeva e quindi anche ad assumerne usi, costumi, tradizioni. Noi vediamo che il modo in cui i turchi vivono l’Islam è molto diverso dal modo in cui possono viverlo alcuni africani subsahariani, o come possono viverlo i pakistani, e questo perché appunto la religione negli anni e nei secoli si è fortemente commista a quelli che erano le tradizioni, gli usi locali, le storie nazionali. Quindi, come dire, l’Islam turco ha una storia che passa attraverso tutta la storia ottomana, ma poi passa anche per un percorso di laicizzazione imposto dall’alto, voluto da Mustafa Kemal Atatürk a partire dagli anni venti del Novecento, e poi per un fenomeno di reazione e quindi di ritorno dell’Islam nella sfera pubblica, da cui era stato bandito. Quindi l’Islam, come tutte le religioni, è legato alle storie nazionali, al contesto in cui si è sviluppato e al contesto in cui i suoi fedeli vivono. Ancora, dobbiamo anche pensare che il modo di vivere l’Islam può cambiare dalle campagne alle città di uno stesso paese. Dunque, quando arrivano dei migranti nei nostri paesi europei, o in Italia, provenienti da un qualunque paese musulmano prima di tutto dobbiamo capire qual è questo paese musulmano e qual è la sua specifica storia e rapporto con l’Islam, successivamente dobbiamo capire anche queste comunità da che zone vengono, perché diverso è il modo in cui si vive l’Islam in una zona rurale o in una zona di città, a seconda della classe sociale e del livello culturale. Inoltre, l’Islam si trasforma ancora in diaspora: non è che l’Islam dei marocchini è lo stesso se questo gruppo vive in Marocco o se vive in Italia, o se vive in Francia. Esso cambia, perché all’interno di un Islam diasporico le dinamiche cambiano: si può vivere l’Islam in maniera forse ancora più osservante di come lo si vive nei paesi di origine, oppure si può andare perdendo la relazione con la religione, all’interno di un contesto plurale dal punto di vista religioso e più secolare, così com’è lo sono i contesti occidentali.
C’è differenza tra le comunità musulmane italiane e quelle francesi o inglesi? Esiste una differenza di culture, pratiche, comportamenti tra i musulmani di paesi europei diversi?
Quando pensiamo all’Islam in Europa dobbiamo tenere presente le storie dei singoli Stati europei. Il modo in cui la religione è vissuta in Italia è diverso dal modo in cui la religione è vissuta in Francia: il concetto di laïcité così com’è articolato e declinato in Francia è molto diverso da come è declinato in Italia. Non possiamo trasferire il dibattito francese sulla religione e sulla laicità in Italia, e quindi inevitabilmente l’Islam italiano diventa differente dall’Islam francese. Inoltre, per capire le differenze bisogna tenere a mente che in alcuni paesi come la Francia, la Germania, l’Inghilterra, si hanno delle grandi comunità musulmane: per esempio, gli algerini e i marocchini in Francia, i turchi in Germania, i pakistani e i bengalesi in Inghilterra. In Italia invece abbiamo piuttosto un mosaico multietnico, non abbiamo delle grandi comunità, ma abbiamo una pluralità di comunità che sono quella marocchina, tunisina, egiziana, pakistana e bengalese, solo per citare i primi cinque gruppi più numerosi presenti in Italia. Quindi, anche il non avere delle grandi comunità che in qualche modo determinano la principale visibilità di un certo tipo di Islam crea delle differenze. Un altro elemento rilevante è il fatto che in paesi come la Francia, la Germania, l’Inghilterra, ci si trova già alla terza o quarta generazione di persone musulmane i cui genitori, i cui nonni, i cui bisnonni erano dei migranti. Dunque, parliamo di una larga parte della popolazione musulmana che non è più migrante.
Per le Seconde Generazioni di immigrati in Italia il processo di acquisizione della cittadinanza è ancora tortuoso. Anche questo aspetto va incidere sulla formazione dell’identità di una persona?
Assolutamente. È molto più difficile essere pienamente musulmani italiani, quando non ci si vede riconoscere la propria italianità.
Possiamo dire che esiste un “arcipelago” di Islam all’interno dell’Europa?
Ovviamente! Tuttavia, possiamo notare come ci siano dei tratti comuni, per cui possiamo parlare di un Islam europeo, così come possiamo parlare di un Islam arabo, però con delle declinazioni che sono nazionali. Quindi abbiamo dei tratti comuni di un Islam che non è più solo radicato nei paesi a maggioranza islamica, come i paesi arabi o come i paesi del subcontinente indiano, come ad esempio Pakistan o Bangladesh, ma abbiamo un Islam che va a vivere in contesti di minoranza, in Europa, e quindi si confronta con delle caratteristiche che sono prettamente europee. Come conseguenza di ciò, vediamo, quindi, anche l’emergere di figure che sono significative nella costruzione di questo pensiero, come Tariq Ramadan che scrive libri come Essere musulmano europeo, che parlano ai giovani musulmani di Francia, di Italia, di Spagna o di Germania.
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Titolo: Giovani musulmane in Italia. Percorsi biografici e pratiche quotidiane
Autore: Ivana Acocella e Renata Pepicelli (a cura di)
Editore: Il Mulino
Pagine: 211
Prezzo: 18 €
Anno di pubblicazione: 2015