Per i cultori del “come eravamo”, il libro di Anna Tonelli Falce e Tortello, Storia politica e sociale delle Feste dell’Unità, 1945-2011(Laterza, 2012) è, e rimarrà a lungo, il testo fondamentale.
Qui c’è proprio tutto: fotografie, emozioni, numeri, descrizione della specifica natura dell’appuntamento nel corso del tempo, dibattiti e polemiche, parole d’ordine, partecipazioni esterne, continuità e novità e soprattutto percezioni se non emozioni individuali e collettive.
Per chi voglia, invece, “capirne di più”non mancano, invece, gli interrogativi. Sulla festa come modello di manifestazione ( in questo caso, sostantivo del verbo manifestare, nel suo significato generale…). Sulle ragioni che hanno portato il Pci ad adottarla e a rimodularla nel corso del tempo. Sulla sua natura di “risorsa”e sulle sue specifiche caratteristiche. E sul peso di questi elementi nel corso del tempo.
E qui invitiamo tutti a fare a meno di Moravia, pur omaggiato nell’introduzione come “interprete più calzante”. Il Nostro vede la festa come sintesi felice delle feste cattoliche, dei soviet e del mercato. Siamo nel 1976; in una fase in cui il Partito vittorioso appare a molti, comuni mortali e intellettuali, come la “sintesi di tutto”: Lenin e Turati, compromesso storico e socialismo, conservazione e rivoluzione. La sbandata del “fine scrittore” è dunque comprensibile; ma rimane priva di senso ( a meno di confondere, come fa il foglio di copertina, San Gennaro e Togliatti, i soviet con le gigantografie di Stalin e il mercato con gli stand e i ristoranti); tanto che la stessa autrice si guarda bene dal riproporla.
Il suo, e il nostro punto di partenza non è dunque Moravia; ma Mariano Comense. Il piccolo centro della Brianza dove diecine di migliaia di militanti si incontrano, nel settembre del 1945, per una specie di festa campestre. Balli, passeggiate, amori; niente sfilate e manifestazioni oceaniche; dirigenti in visita ma senza comizio finale.
E’ la scelta, esplicita e motivata, dell’”identità rassicurante”. E, con ciò, la proposta di un modello oggettivamente senza precedenti. Siamo, insomma, lontani anni-luce dai grandi raduni collettivi in cui i movimenti totalitari e salvifici sfilavano sotto i palchi e negli spazi adibiti alla bisogna per ascoltare il Verbo del Capo e per esibire la potenza e la disciplina del Partito. Dopo il 1945 torneranno certo il comizio conclusivo, le parole d’ordine e le iconografie; rimane però intatta la sostanza; quella di un incontro disteso in cui il fare festa, insieme e tra uguali fa tutt’uno con l’identificazione con il vertice e con le sue parole d’ordine.
Al dunque, la prima dimensione farà premio sulla seconda: la Tonelli dedica il suo libro allo zio “compagno vero”; mentre il giudizio finale spetterà ad un altro compagno vero, Ugo Sposetti: “il partito deve alle sue feste molto più di quanto le feste devono al partito”. Un giudizio confermato dai sondaggi: la gente ricorda e apprezza molto gli spettacoli e la ristorazione (ebbene sì; mangiare le salsicce insieme è di sinistra; la puzza al naso, no) e assai poco, invece, i dibattiti e, in genere, gli appuntamenti politici.
Cosa rimarrà di tutto questo? Assai poco, temiamo. Già mancano le forze; da anni a questa parte l’organizzazione dell’evento nazionale ( che, in precedenza aveva praticamente ignorato il sud) si è ristretta al ridotto emiliano-romagnolo. E poi, tra partito democratico e feste comunque denominate c’è una sostanziale incompatibilità. Nel su lodato partito si fa a gara nel cancellare il passato e nello sputare sulla militanza in genere e sugli iscritti in particolare. E, allora, diventerà sempre più difficile fare appello all’una e agli altri; anche per montare tubi o cucinare tagliatelle.
Titolo: Falce e Tortello, Storia politica e sociale delle Feste dell’Unità, 1945-2011
Autore: Anna Tonelli
Editore: Laterza
Pagine: 219
Prezzo: 15 €
Anno di pubblicazione: 2012