Enrico Morando e Giorgio Tonini, rappresentanti non pentiti dell’area liberale del Pd, sempre più in minoranza, hanno scritto un libro controcorrente sulle prospettive politiche italiane che va senza dubbio raccomandato a chi ancora si batte per un cambiamento vero e non di facciata del nostro Paese. Il libro, che si intitola L’Italia dei democratici: idee per un manifesto riformista, ha il merito in prima istanza di riproporre un termine-concetto a cui è arriso negli anni scorsi una certa fortuna ma che ora è di colpo divenuto fuori corso. Si tratta appunto del termine riformismo, che a dire il vero, fra pulsioni massimaliste prima e giustizialiste poi, è stato sempre indigesto a molta parte della sinistra italiana. Eppure: hic Rhodus, hic salta. Come Morando e Tonini dimostrano ampiamente, solo una politica riformista, cioè di accorti interventi strutturali sul motore della “macchina Italia”, può rimettere in moto una locomotiva che altrimenti è diretta di gran corsa verso il baratro. La vera radicalità non sta nei demagogismi e nei velleitarismi di certa sinistra, nel populismo della destra e della stessa sinistra, ma in un combinato disposto di concretezza e innovazione, di realistica lotta senza quartiere alle corporazioni e alle situazioni cristallizatesi negli anni e che sono la palla al piede dn un Paese che non sa più guardare al proprio futuro.
Ciò che invece per lo più alligna a sinistra in questo momento, purtroppo anche nel PD, che era nato su altri propositi, è il sofisma: ragionamenti formalmente corretti, ma sostanzialmente errati perché non applicati a una realtà che è cambiata. A un mondo, soprattutto, che non può più essere interpretato con le lenti del passato. Ecco allora la convincente critica del keynesismo dei due autori (immagino parto soprattutto di Morando che è uno dei politici italiani con più solida formazione economica). Certo, le politiche keynesiane hanno rappresentato storicamente un riuscito tentativo di politica economica che ha portato crescita e maggiore uguaglianza sociale, obiettivi che una sinistra (e non solo) degna di questo nome deve anche oggi proporsi. Ma se di quelle politiche, e più in generale del compromesso socialdemocratico dei trenta “anni d’oro” successivi alla seconda guerra mondiale, bisogna certamente riproporre lo spirito, ciò non significa affatto che se ne possano riproporre sic et simpliciter le soluzioni. L’aumento della spesa pubblica oggi non farebbe altro che accentuare quel circolo vizioso di debito, scarsa crescita e diseguaglianza sociale pronunciata in cui sempre più ci avvolgiamo. Il sofisma è nella deduzione, apparentemente corretta, che, poiché il mercato ha fallito nell’età del neoliberismo trionfante (gli ultimi trenta anni), ciò che bisogna fare è ridare un forte ruolo allo Stato.
Invece, come Morando e Tonini argomentano, non è il mercato ad aver fallito ma la politica che non ha creato le condizioni affinché esso potesse operare quelle profonde trasformazioni di cui è capace. Dietro l’ideologia del mercato si sono nascosti gli interessi di potenti lobby, sono nati monopoli, si sono creati cartelli. Il risultato è che oggi sui cittadini italiani grava non solo una tassazione esorbitante che castra ab origine ogni possibilità di investimento, ma anche un costo dei servizi che penalizza le nostre aziende nella concorrenza sui mercati mondiali. La lotta all’evasione fiscale deve servire ad abbassare le tasse, non ad alimentare i mille tentacoli di una macchina burocratico-amministrativa praticamente fuori controllo. Così come, più in generale, il fisco deve applicarsi alle rendite e non alla produzione; e inoltre deve essere più a misura di donne e giovani.
Anzi, proprio con la drammaticità della questione giovanile, il libro di Morando e Tonini si apre, tenendo sempre presente quella che è a mio avviso la vera “questione morale” dell’Italia di oggi. Ciò, ed altro ancora, significa che una forza politica responsabile non potrà che proporsi di continuare dopo le elezioni, con o senza l’attuale presidente del consiglio, di portare a compimento quell’ “agenda Monti” che è l’unica che può, in accordo con le altre democrazie occidentali, salvarci dalla crisi.
Ancora più radicale, vista con gli occhi di una sinistra antica e conservatrice, è la parte che i due autori dedicano alle riforme istituzionali. Individuando, fra l’altro, un “complesso del tiranno” (paura di governi forti) che, se ha comprensibilmente forgiato le culture politiche italiane all’uscita dalla guerra, oggi non ha più senso ed è solamente un freno alla messa in atto di politiche efficaci. “Davanti ai democratici italiani c’è insomma una sfida allo stesso tempo politica e culturale: liberare se stessi dal complesso del tiranno, anche attraverso una rilettura critica della nostra storia, che riaffermi e consolidi le radici morali e politiche della repubblica proprio emancipandole dai cascami di un passato dal quale è venuto il tempo di prendere le distanze in modo compiuto e maturo; e proporre una visione innovativa del rapporto tra leadership e democrazia, che prenda atto, come suggerisce Sergio Fabbrini, che i leader sono diventati sempre più importanti nel concreto funzionamento delle democrazie contemporanee e che si tratta i controllarli, di ‘addomesticarli’ alle imprescindibili regole liberaldemocratiche, non di contrastarne l’ascesa o di impedire loro di governare”.
In sostanza, è il progetto veltroniano di “un Pd a vocazione maggioritaria” quello che in queste pagine viene ripreso e riproposto. E sicuramente è quella la via da seguire. Vorremmo però che questa volta, se qualcuno come speriamo avrà la forza e il coraggio di farsi carico del progetto, non si creino inutili illusioni fra i cittadini e gli elettori consapevoli. I due autori non lo dicono, ma io lo penso: il fatto che Veltroni abbia contraddetto il suo stesso programma imbarcando Di Pietro come alleato è stato un errore grave di cui il riformismo italiano, e quindi l’Italia stessa, pagano ancora oggi il fio.
Titolo: L'Italia dei democratici
Autore: Enrico Morando, Giorgio Tonini
Editore: Marsilio
Pagine: 224
Prezzo: 16 €
Anno di pubblicazione: 2012
Buon giorno, ho trovato l’articolo molto convincente. Spero soltanto che si trovi nelle librerie che abbiamo vicino a casa o in quelle giuridiche. Credo che ci ha dato una visione abbastanza semplice del testo nei contenuti e nell’intento di leggerlo, con la consapevolezza che in questo momento e’ veramente difficile fare previsioni o visioni futuristiche. Grazie.