Diritti umani, assenza di libertà individuale e corruzione. Una riflessione filosofica e sociologica sulla “strada”, popolata da movimenti spontanei nati dal basso. Dalla penna di una delle più acclamate studiose di genere, un’opera sulle dinamiche del “popolo”, il protagonista principale della strada e della rivendicazione dei propri diritti di fronte alle istituzioni.
A pochi passi da piazza Triunfalnaya, a Mosca, centinaia e centinaia di persone manifestano a favore di Alexey Navalny, blogger, attivista e principale oppositore del premier russo Vladimir Putin, arrestato di recente dalla polizia russa. Mosca è solo l’epicentro di una manifestazione che ha avuto un’eco anche in altre città della Federazione Russa, come San Pietroburgo, Vladivostok, Novosibirsk e Krasnoyarsk. La posta in gioco: manifestare contro la corruzione per rivendicare la libertà di pensiero e l’operato di un governo responsabile. Questo è solo uno degli ultimi episodi che ha visto in prima linea l’esigenza di affermare i diritti fondamentali al di là della retorica individualista di stampo liberale. L’episodio di Mosca benché sia innanzitutto una manifestazione di politica interna, presenta le caratteristiche del popolo come entità non astratta, ma incarnata, e che è il denominatore comune di altri episodi che lo hanno visto protagonista assoluto: le piazze portavoce della primavera araba, Gezi Park, Occupy Wall Street. Tutti luoghi che hanno invitato a riformulare una riflessione ponderata sul popolo e sulle sue dinamiche interne e che negli ultimi anni hanno visto movimenti che sorgono spontaneamente dal basso e che non rispondono a una forma di sovranità popolare che è tutt’altro strumentalizzata o controllata dallo Stato.
L’ultimo libro della filosofa di genere Judith Butler, L’alleanza dei corpi (edito da Nottetempo), prende le mosse da una riflessione relativa ai movimenti che nascono dal basso e che si autoalimentano in nome dei diritti e di un’ideale di giustizia sociale che molto spesso si scontra con le istituzioni che trascurano i bisogni di minoranze, migranti e di coloro che conducono una vita precaria, appunto non facilmente contestualizzabile nelle maglie della società attuale. Il senso di precarietà, non come condizione economica, ma come cifra esistenziale e sociale è da rintracciare nel concetto stesso di corpo. Noi siamo in quanto corpi, vulnerabili in relazione ad altri corpi e pertanto anche alle istituzioni, questo è il presupposto della riflessione di Judith Butler. Attraverso la loro alleanza, i corpi – loro malgrado precari, perché vulnerabili – mettono in luce come ognuno di essi sia strettamente legato ad ogni altro e questo legame riesce a imporsi nello spazio pubblico, ovvero in quello spazio in cui c’è l’urgenza di un’affermazione di diritti e di identità collettiva. La vulnerabilità è quella caratteristica che permette al corpo di essere esposto al cambiamento e pertanto di non essere protetto. La vulnerabilità – o meglio la mancanza di protezione – è il presupposto biologico di un’esposizione politica.
Le manifestazioni popolari sono una modalità di fare politica, di esporre nello spazio pubblico la vulnerabilità e le sofferenze del corpo con la volontà di affermare un’azione collettiva e di rimettere in discussione il confine fra pubblico e privato.
Judith Butler ci invita a ridefinire l’attualità politica da una prospettiva transnazionale, attraverso categorie concettuali che operano a 360 gradi. Un’attenta analisi sulla filosofia di genere, infatti, induce a riconsiderare la categoria del corpo, prima di tutto come organo bio-politico e in seconda istanza come il fondamento del popolo che si fa portavoce di un atto performativo. Quest’ultimo non è altro che un’azione concertata dei corpi, come le singole parti (i singoli corpi) si armonizzano nel tutto (in un’alleanza). Il popolo è l’alleanza dei corpi che lotta contro la precarietà delle istituzioni ma che usa la vulnerabilità del corpo stesso come il presupposto per l’azione.
I movimenti dal basso definiscono una domanda sulla contraddizione fra la democrazia, intesa come forma politica, e il principio di sovranità popolare. Un’indagine, quella della filosofa statunitense, posteriore di alcuni anni rispetto alle vicende che hanno visto i popoli protagonisti nei paesi arabi e non solo, che tuttavia fornisce gli strumenti politici necessari per ridefinire individui e spazio pubblico, a partire da un’alleanza corporea propria della sovranità popolare.
Titolo: L'alleanza dei corpi
Autore: Judith Butler
Editore: Nottetempo
Pagine: 352
Prezzo: 17 euro €
Anno di pubblicazione: 2017