Perché manifestare per il sogno europeo

Gli inviti di Draghi, “do something”, e di Michele Serra a “dire qualcosa di europeo” ci interpellano, ovunque siamo collocati nella società civile. Parteciperò alla manifestazione per sostenere l’Europa, quella che amiamo. Se avremo il coraggio di sostenere l’Ucraina fino in fondo e contenere Putin, l’enormità di quanto affermato da Trump si ritorcerà contro di lui. Tocca all’America più sana, bipartisan, trovare un modo di frenarlo.

Dire qualcosa di europeo significa esprimersi in positivo. Per troppo tempo abbiamo lasciato che una ipertrofia regolativa oscurasse il vero punto, quello politico, della costruzione europea, la sua finalité, che si discutesse su come ampliare, regolare, integrare l’Unione, senza discutere il suo scopo politico, una volta conseguito il fine pacificatorio iniziale. A cosa serve l’Europa? È venuto il momento di dire che l’Europa che vogliamo non è solo normative, pesi e contrappesi. La sua costituzione mai scritta, ma operante, sepolta nelle illeggibili pagine del Trattato di Lisbona, contiene un sogno che può affascinare l’umanità. Chi ha detto che esiste un solo dream?

C’è anche uno European dream in quelle pagine, che va tirato fuori adesso, per non parlare soltanto di armamenti, pur necessari. Ne fanno parte sette punti, specificati nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, resa vincolante dal Trattato di Lisbona: 1) il divieto esplicito di inserire la pena di morte nel diritto penale, diversamente da America e Cina (art. 2.2) e di estradare chiunque, non solo i cittadini, verso giurisdizioni che la ammettono; 2) il divieto di pratiche eugenetiche (art. 3.2b), della clonazione riproduttiva (art. 3.2d) e, nell’ambito delle scienze medico-biologiche, di “fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro” (art. 3.2c);  3) il diritto alla privacy come “rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle proprie comunicazioni” (art. 7); 4) una declinazione della “libertà di informazione” non solo come “libertà di espressione”, ma anche come obbligo di rispettare “la libertà dei media e il loro pluralismo” (art. 11, § 2): 5) la costituzionalizzazione dell’uguaglianza tra uomini e donne “in tutti i campi” (art. 23); 6) il diritto a “un livello elevato di protezione dei consumatori” (art. 38), che importa il principio di eguaglianza nella sfera delle relazioni economiche, ben oltre l’idea di una legislazione antitrust, per colmare il divario tra l’influenza dei mega-attori economici e il singolo consumatore atomizzato; 7) infine, il “diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale” (art. 25).

Questo è lo European Dream: uno spazio politico in cui la dignità umana è protetta nel modo più completo disponibile su questo pianeta. “Più completo” significa che, da Helsinki a Lisbona, sono sottratte all’alea elettorale: l’idea che in nessuna condizione lo Stato possa togliere la vita a chi si trova a qualunque titolo nei suoi confini; l’idea che l’infrastruttura genetica dell’essere umano non possa essere fonte di profitto; l’idea che nessuno possa essere lasciato solo ad affrontare la malattia senza essere curato; l’idea che nessuno possa essere lasciato solo a patire, oltre l’inevitabile declino delle ultime fasi della vita, anche forme di esclusione o emarginazione; l’idea che nessuno sia lasciato solo a difendersi come singolo, atomo di umanità, dagli interessi delle imprese economiche che producono i beni che consumiamo e le informazioni di cui abbiamo bisogno per le nostre scelte politiche e private.

Non c’è motivo per cui questa nozione ampia di dignità umana non debba uscire dal gergo legalistico del Trattato di Lisbona e ispirare centinaia di milioni di cittadini. Non c’è motivo per cui non possa diventare la finalité dell’Unione nel XXI secolo, consegnando alla storia l’ideale del prevenire la guerra interna.

Questi valori politici, propri di ogni europeo, e non solo le considerazioni geopolitiche, possono motivarci ad accettare i sacrifici necessari per rilanciare economicamente l’Europa e difenderla con maggiore capacità di deterrenza. Affermiamoli insieme.

 

 

Immagine di copertina: l’emiciclo del Parlamento europeo durante il discorso di Jean-Claude Juncker sullo Stato dell’Unione 2016 © EU

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