Da Reset Dialogues on Civilizations
È scomparso lo scorso 27 settembre, Alfred Stepan, “uno dei più grandi intellettuali del comparativismo politico”, come lo ricorda la filosofa Seyla Behabib. Il lavoro di Stepan ha, infatti, apportato un rilevante contributo alle teorie comparative sullo studio delle relazioni tra religioni e democrazia, stabilendo un punto di rottura con quelle teorie sulla secolarizzazione e sulla modernizzazione, che intendevano la religione come qualcosa di tradizionale e irrazionale, una forza per l’autoritarismo e un ostacolo per la conquista della “modernità e della razionalità” . Nel 2000, con l’articolo Religion, Democracy, and the ‘Twin Tolerations’, Stepan – sostenendo che l’islam, il confucianesimo e le ortodossie dell’est Europa, non fossero intrinsecamente più autoritarie del cristianesimo occidentale – introduceva un concetto chiave del suo pensiero, che influenzerà inevitabilmente il dibattito sulla secolarizzazione, quello delle “twin tolerations”.
Le “tolleranze gemelle” per Stepan sono il punto nodale per risolvere il conflitto, all’interno delle democrazie, tra religione e politica. Il filosofo sosteneva, infatti, che le democrazie dovessero reggersi sul “mutual respect” tra la sfera politica e quella religiosa; ovvero i credenti devono riconoscere allo stato la libertà di governare, senza che la sua autorità venga messa in discussione da rivendicazioni religiose; e viceversa, lo stato deve riconoscere ai suoi cittadini credenti il diritto di esprimere pubblicamente – e non solo privatamente – i loro valori all’interno della società civile, nel rispetto delle leggi e dei diritti costituzionali
Il concetto di twin tolerations, utilizzato da Stepan, supera la problematica dell’utilizzo del termine secularism, denso di una forte connotazione europea, e dimostra come realtà diverse da quelle europee siano state in grado di raggiungere, attraverso percorsi alternativi, il rispetto reciproco tra religione e politica. Uno degli studi più recenti che l’autore portava a sostegno di questa teoria, era quello della Tunisia e il suo tentativo di trasformarsi in un “civic state”. Secondo il filosofo, infatti, la Tunisia ha sempre avuto un’inclinazione verso le “tolleranze gemelle”, un percorso iniziato fin dal secolo scorso e che ha contribuito a costruire l’attuale situazione politica del paese. Nel 2003, ad esempio, i quattro partiti di opposizione al regime di Ben Ali (Ennahda, il CPR, Ettakatol, e il PDP) avevano redatto un documento, la “Call from Tunis”, che rifletteva e articolava chiaramente i principi fondamentali delle twin tolerations: “Ogni futuro governo, eletto in Tunisia, deve essere fondato sulla sovranità del popolo, come unica fonte di legittimità e 2. Lo stato nel rispetto delle identità delle persone e dei loro principi arabo-musulmani, deve garantire la libertà di credo a tutti e la neutralità politica nei luoghi di culto.”[2]
Da questa prospettiva, Stepan ha osservato, nel corso della sua carriera, le più diverse società e culture: quella brasiliana, cilena, indonesiana, senegalese, spagnola, turca e in particolare quella indiana. Proprio in relazione a quest’ultima, il filosofo indiano Rajeev Bhargava ricorda il suo incontro con Stepan: “Durante il nostro primo incontro, avvenuto circa venti anni fa, Al era un po’ sospettoso di chi intendeva il secolarismo come una forzata esclusione della religione dal processo democratico. Quando qualche anno dopo, quando capì che il secolarismo indiano non richiedeva tale divisione, diventò uno dei suoi principali sostenitori. Successivamente ci incontravamo praticamente ogni anno, eravamo coinvolti in numerosi progetti accademici, e diventammo così ottimi amici. L’energia di Al la sua curiosità la sua passione accademica erano contagiose. Un uomo con esemplari qualità personali, la sua profonda conoscenza del sistema politico lasciava semplicemente senza respiro. Il suo impegno politico e accademico è stato ineguagliabile. Una persona che – anche se non completamente in forma e alla fine dei suoi settant’anni – riusciva a viaggerei diversi giorni nel caldo sconvolgente dell’Uttar Pradesh orientale, per seguire le lezioni del 2014 di Modi, doveva essere qualcuno davvero qualcuno di molto speciale. Ci mancherà tantissimo.”
Analizzando l’India di Nehru, Stepan sosteneva che senza un’apertura del paese verso la religione l’India non sarebbe mai potuta diventare la democrazia di oggi. Contrapponeva paradossalmente la democrazia indiana alle democrazie scandinave, o a quella inglese, sottolineando che mentre in questi paesi europei esistono più di settanta festività religiose, nessuna delle quali è dedicata a una minoranza religiosa, in India sono riconosciute solo sei festività Indù, mentre dieci vengono destinate alle minoranze religiose
Insieme a Bhargava, anche la politologa Nadia Urbinati ricorda come l’impegno intellettuale di Stepan sia stato sempre accompagnato da un forte coinvolgimento umano e personale: “ricordo di Al la sua straordinaria generosità intellettuale e morale – metteva a disposizione il suo tempo, il suo impegno (e la sua casa) per progettare e attuare un’impresa di ricerca, che voleva collettiva. La sua tolleranza e, anzi, la sua sincera volontà di comprendere la diversità rendevano i suoi studi una ricerca aperta. La sua presenza nel nostro Dipartimento è stata molto importante e la sua scomparsa un impoverimento per tutti. Al era un sincero democratico, nella vita e nella ricerca. Un abbraccio a Nancy alla quale Al mancherà più che a tutti noi.”
La sociologa Karen Barkey, che ha lungamente collaborato con il filosofo, sottolinea, infatti, proprio come la perdita di questa sua forte umanità renderà ancora più grande il vuoto lasciato dalla sua scomparsa: “Stepan ha rappresentato per molti di noi che abbiamo lavorato con lui, il perseguimento della conoscenza, non solo per il bene della conoscenza di per sé, ma anche per il miglioramento dell’umanità. Lui credeva profondamente nel potenziale delle persone ad essere buone. Era implacabile nella ricerca di ciò che rende le società più democratiche, più uguali ed inclusive. La sua passione per questa ricerca era magnetica per tutti quelli che lo circondavano”
[1] Stepan, S., “Tunisia’s Transition and the Twin Tolerations”, in Journal of Democracy, Vol. 23 n.2, April 2012
[2] Ibidem
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