Il confronto a cinque sugli schermi di Sky ha avuto qualche grande merito. Il primo e’ quello di aver mostrato che la politica in televisione puo’ apparire uno spettacolo decoroso a condizione che non si tratti della Rai o di Mediaset: non dunque di territorio controllato dai, o subordinato ai, partiti (che si tratti di Vespa o di Ballaro’, di orbite Pd o di orbite berlusconiane). La cornice padronale, che sia la proprieta’, che sia la quota politica di riferimento, introduce logiche di “dipendenza” che danno luogo a cortesie untuose, malevolenze sospette, risse preordinate e ogni genere di degradazione del discorso pubblico a cui gli italiani sono abituati come aria di casa.
Che l’aria di casa sia improvvisamente rinfrescata e’ dunque fenomeno miracoloso. Che i conduttori siano immuni da servitu’ e convenienze, come e’ accaduto in questo confronto (e anche nel dibattito che ne e’ seguito: due ottime prestazioni), e’ la condizione che rende possibile lo spettacolo di un naturale disincanto e di innocenza, persino negli errori e nei lapsus. Qualcosa di mai visto da tempi immemorabili. Un futuro diverso e’ dunque possibile, per l’Italia, anche sugli schermi televisivi, l’ultimo luogo dove ce lo saremmo aspettati.
Il Pd con le sue primarie ha il merito di aver reso possibile qualcosa di molto desiderato. Se l’ok di Bersani, in quanto segretario, e’ stato determinante per questa uscita dai territori contaminati della tv nostrana, sia reso omaggio alla saggia e inconsueta decisione. Se il pregio di avere pensato il confronto e’ di Sky, dobbiamo ringraziare non solo la professionalita’ di chi lo ha proposto, ma anche alle circostanze fortuite che hanno fatto si’ che la creatura di Murdoch, trovatasi in Italia di fronte alla mostruosita’ del mono-duopolio e all’orrore di una politica-rissa che vive di talk-show addomesticati e di “pastoni” cruenti e incomprensibili nei tg, abbia scelto l’unico spazio rimasto disponibile, quello della riflessione pacata, dell’equilibrio, dello stile deliberativo che impone regole severe di tempo, cadenza precisa delle domande e dei temi.
Il secondo grande merito del confronto e’ quello di avere costretto i leader del Pd, e soprattutto il segretario in carica, a rendere esplicito quel che sarebbe costato loro molta fatica in assenza di una tale situazione diretta, di contemporaneita’, rapidita’, l’uno di fronte all’altro: e cioe’ la complementarita’ degli sfidanti per la guida del centrosinistra in una prospettiva di governo. Indipendentemente da quanto accadra’ con la legge elettorale, che potrebbe anche vanificare (in caso di adozione di un sistema proporzionale), la scelta preliminare di un candidato premier, e’ apparso chiaro che i due principali sfidanti, che finiranno con ogni probabilita’ al ballottaggio, Renzi e Bersani, hanno assolutamente bisogno l’uno dell’altro. Ed e’ soprattutto il secondo – in quanto probabile vincitore della competizione – a non poter fare a meno del potenziale di allargamento della base elettorale di cui dispone il primo. Senza il sindaco di Firenze, il segretario del Pd non appare in condizione di andare oltre il pur rispettabile bacino elettorale che il partito porta in eredita’. E senza questo bacino “storico” il sindaco di Firenze non potrebbe operare alcuno sfondamento. La presenza di Tabacci, apparsa unanimemente utile a ravvivare l’idea che il Pd non e’ la terza o quarta reincarnazione del Pci, ma una forza di centrosinistra che incorpora altre ambizioni e altre risorse politiche, ha rafforzato un profilo del centrosinistra che aspira a funzione di governo. Il che spiega la condizione sofferente di Vendola, in quanto ala sinistra al seguito: l’entendance suivra.
D’accordo con Bosetti, solo se Bersani allarga a Renzi si potrà attuare una strategia elettorale vincente nonostante le resistenze dell’altra ala della sinistra, che alle strette cederà per mancanza di soluzioni diverse. Solo una convergenza di forze nello stesso ambito politico-operativo, e in collaborazione, potrà affrontare in modo concreto e realistico la crisi. Alla fine, la gente vuole ancora sperare di aver intrapreso un cammino di risanamento sia pure difficile -e giustamente contestato- a causa dei sacrifici enormi imposti allo strato sociale più debole, oltre all’ulteriore e progressivo impoverimento del ceto medio.
Raccolgo le vostre differenti valutazioni. Credo che nessuno dei due, tra Renzi e Bersani, abbia tutta la dotazione necessaria per conquistare il pieno dei consensi. Per accettare la loro complementarità avranno bisogno entrambi di una certo dose di coraggio. Da una fase di trincea (guerra di posizione) si dovrebbe passare a una fase di maggiore creatività, diciamo così, elettorale (guerra di movimento). Toccherà soprattutto a Bersani, se vince il duello (e sarà comunque una vittoria di misura) spostare decisamente la barra del partito in direzione di Renzi (rinnovamento, realismo economico, Europa, continuità con il governo Monti, sì). Costerà sofferenze a sinistra e nella vecchia guardia sindacale, ma solo così il PD potrà occupare vaste plaghe del territorio elettorale di un centrodestra in rotta, per un periodo abbastanza lungo. Ma tutto questo solo se Bersani mostrerà dosi di coraggio molto elevate. E’ nelle condizioni di cambiare la scena italiana. Senza Renzi (e quel che rappresenta) non ce la farebbe. L’ala sinistra seguirà. Anche per loro questa via rappresenterà comunque il meno peggio, rispetto a una catastrofe economica senza fine.
Sulla complementarietà: credo sia asimmetrica. E’ vero che, Renzi – se vincesse le primarie – avrebbe probabilmente bisogno anche del “bacino storico” di Bersani per sfondare. Ma se le primarie le vince Bersani non è affatto detto che gli riesca di usufruire del potenziale bacino elettorale di Renzi. Proprio perché uno è Bersani e l’altro è Renzi. La narrazione prosastica di Bersani, a cui si è aggiunta a ridosso delle elezioni (perché?) quella più lirica di Vendola, non sono state in questi anni – di opposizione / maggioranza – l’altra faccia – al netto di scandali, ruberie, ecc. – di ciò che oggi registriamo come assenteismo elettorale e populismo grillino? O rispetto a quelle narrazioni si registra una effettiva discontinuità, o perché oggi, chi sino ad oggi si è astenuto o ha votato Grillo, o è stato deluso dal berlusconismo, dovrebbe votare Bersani? Non è solo una questione di immagine, stile, ecc. Si dia un occhio ai programmi: sul mercato del lavoro, Renzi, con Ichino, parla all’intero mercato del lavoro, non solo – con lingua biforcuta – all’area dell’art. 18. Su scuola, amministrazione pubblica, ecc. non parla ai 3,5 milioni di addetti, ma ai 57 milioni di italiani. O almeno questo è il tentativo. Se lo si annacqua con dei bla bla generici, prosastici o lirici, passa Grillo o l’astensionismo. E si ridà tempo alla destra per riorganizzarsi. Se Bersani vuol davvero vincere, bisogna che s’inventi un modo per perdere le primarie.
Sono completamente d’accordo con quanto dice Bosetti a proposito del buon esito del confronto su Sky e delle condizioni – Bersani e Sky – che l’hanno reso possibile. Dubito invece della accoppiata che propone, non perché Bersani non abbia bisogno di certi aspetti innovativi di cui Renzi è portatore, ma perché il giovane va troppo per conto suo per accettare una cosa del genere, come è risultato dalla stessa incredibile proposta che ha fatto di 10 ministri (come i collaboratori di un ceo).
Caro Giancarlo sono molto d’accordo con il tuo articolo di oggi.
Sono d’accordo con l’interpretazione di Giancarlo Bosetti. Aggiungerei altri due effetti positivi del confronto: (i) aver mostrato l’inconsistenza della “sinistra radicale” (a parte il tono accorato cosa si ricorda delle proposte politiche di Vendola?) e (ii) aver indirizzato i contendenti verso un “common ground”, un esercizio meno banale che limitarsi a enfatizzare le differenze. Dopo aver passato settimane a punzecchiarsi e a fare battute improvvisamente i nostri si sono resi conto che insieme si può vincere meglio, purché si abbia il coraggio di abbandonare l’insensata pantomima (il “socialdemocratico” contro il “liberista”, il “segretario” contro il “rottamatore”) e si cominci a far politica sul serio, col cervello e con il cuore.
Visto e apprezzato il confronto a 5 della Coalizione di sinistra,( non di centro sinistracome vorrebbe Bosetti). Ecco perche’ il finale del pezzo e’ dedicato a Vendola come fosse un intruso. E’ vero, e’ parso il piu’ imbarazzato dei 5 perche’ non e’ tagliato per un’argomentazione politica basata sugli sms, ma oggi in piazza a Torino per lo sciopero di adesione al Ces europeo non ho sentito un discorso che avesse il tono di “centrosinistra”e a quelle domande forse solo Vendola avrebbe potuto dare risposte convincenti, anche sulla base di cio’ che ha fatto in Puglia in questi anni. Renzi e Bersani sono complementari…ma che scoperta e’ ?!
Sono d’accordo con Bosetti sull’ottimo esito del confronto su Sky, e sulle condizioni – Bersani e Sky – che l’hanno reso possibile. Dubito invece della ipotesi dell’accoppiata, non perché Bersani non abbia bisogno di alcuni aspetti innovativi di cui Renzi è portatore, ma perché il giovane va troppo per conto suo per accettare, come dimostra la fantastica proposta che ha fatto di un governo di 10 membri, come se fossero i collaboratori di un ceo.