In Italia si fondono/confondono due questioni: la rivolta contro l’antica anomalia “familistico-tribale” (cooptazione, clientelismo, trasformismo, caste e mafie); l’attuale rabbia di fronte ad una crisi sociale che viene da lontano ma è vissuta come il risultato della terapia economia imposta dalle attuali autorità europee.
Non deve stupire, in questo quadro, l’emergere di un fenomeno populista come quello di Beppe Grillo, ricco di potenzialità positive ma anche di non pochi interrogativi sulla sua possibile evoluzione. Il populismo italiano, d’altronde, tende periodicamente a riproporre la figura del leader carismatico a cui si affida la soluzione miracolistica dei problemi. Come in certi paesi latinoamericani. Vedi l’Argentina, dove il peronismo è sempre in agguato. Con una novità: oggi in Italia i leader carismatici sono due, Berlusconi e Grillo, schierati su posizioni opposte. In mezzo, un partito di sinistra che non riesce a convincere una percentuale molto alta di potenziali elettori, specie giovani, e rischia così di essere schiacciato. La democrazia italiana appare dunque fragile, minacciata da un virus (diffusa sfiducia) contro il quale i partiti appaiono privi di cure adeguate.
Alcuni aspetti della protesta italiana stanno emergendo in altri paesi europei colpiti anch’essi dalla crisi economica. Guardiamo a quanto sta avvenendo in Spagna. Anche qui il fenomeno ha delle evidenti specificità, legate alla storia del paese. L’enorme tensione sociale indotta dalle misure di austerità (Rajoy in Spagna sta facendo le stesse cose di Monti) volute da Bruxelles e dalla Banca centrale europea, sta allontanando un’intera generazione dal modo tradizionale di fare politica. Le frasi dissacranti contenute nei blog degli indignados sono incredibilmente simili a quelli dei grillini in Italia. Anche se la Spagna sembra da molto tempo vaccinata contro il pericolo populista. Lo stesso Franco è stato un dittatore spietato, ma austero e schivo. Non ha mai cercato, come Mussolini, di trascinare le masse in prima persona. Ed è sintomatico che gli indignados non abbiano espresso un leader visibile come Grillo.
Grillo alla Puerta del Sol nel 2011
Eppure le somiglianze tra grillini e indignados ci sono, eccome. Tre sembrano di particolare rilievo.
Il primo è la ricerca della democrazia diretta, che oscilla tra il rifiuto di partecipare alla vita delle istituzioni rappresentative e la consapevolezza che senza alleanze più ampie la protesta rischia di avvitarsi in sé stessa, trasformandosi in un fenomeno autoreferenziale e alla lunga impotente. Da questo punto di vista ciò che farà il Movimento Cinque Stelle in Italia avrà sicuramente una forte influenza in Spagna e in altri paesi come il Portogallo, la Grecia e, forse, la Francia.
Il secondo è l’enorme impatto delle tecnologie digitali in entrambi i movimenti. E’ come se la nuova generazione, cresciuta con i cellulari e la rete, si fosse impadronita di un modo di fare politica che le generazioni più anziane, quelle dei partiti, non sono in grado di utilizzare se non in modo marginale, cercando di adattare la potenza comunicativa di Internet alle vecchie modalità dell’informazione e la comunicazione dall’alto. Qui è in gioco una sfida culturale radicale, La “piazza digitale” sovverte i metodi tradizionali e i vecchi apparati della politica.
Il terzo concerne direttamente la sinistra. Colpisce, in Italia e in Spagna, il muro d’incomprensione e diffidenza che divide i partiti dai movimenti di protesta malgrado le evidenti potenzialità di accordi reciproci su concreti obiettivi. Anche se va detto che in Italia la scelta postelettorale di Bersani, l’apertura a Cinque Stelle, è stata ampiamente apprezzata dagli indignados e da molti militanti del partito socialista spagnolo che non si rassegnano all’attuale crisi d’identità del Psoe.
¡Non assomigliano per niente! per una ragione molto evidente: in Spagna questi indignados non vanno a votare, dando cosí il trionfo a la destra che sempre motiva i suoi votanti a farlo. I grillini italiani capiscono che bisogna attuare e votano, mentre i spagnoli danno le spalle al sistema e lo lasciano attuare…peggio per loro se non sono capaci di organizzarsi e presentare alternative elettorali. La realtá è evidente, in Italia 5 Stelle è alle porte del potere, mentre in Spagna il potere è in mano a una destra con maggioranza assoluta…
Le tecnologie digitali stanno dimostrando da un lato di essere “l’altra piazza” rispetto a quella televisiva, ma dall’altro di non consentire che la medesima povertà di contenuti. Il malessere di una generazione si allarga alle fasce sociali in bilico verso il decadimento o addirittura verso la povertà, ma le motivazioni della protesta non trovano coesione in un progetto comune che vada molto aldilà della vendetta nei confronti di chi si ritiene responsabile del disagio. Da qui, la spinta verso la sua sostituzione mediante la democrazia diretta, senza però che nessuno ne abbia pensato le strutture ed il ruolo ma lasciando quasi che esse si manifestino attraverso la sperimentazione sul campo. Grillo e Casaleggio a questo punto diventano indispensabili, perchè essa non abbandoni troppo i binari del programma di M5S. Ma a questo punto non si comprende più come lo stesso M5S possa ancora dichiararsi movimento, cioè un insieme di cittadini che volontariamente, sollecitati da urgenze convergenti, si uniscono per risolvere il problema comune mantenendo la parità di ruolo. Grillo e Casaleggio infatti diventano i sostenitori di una “linea”, caratteristica questa tipica dei partiti. Il mio commento però non può trasformarsi in un articolo, quindi non mi dilungo oltre.