Tutti i femminicidi hanno la stessa gravità, lo stesso peso per la tragedia di una morte innaturale, lo stesso dolore per chi resta. Tutte le morti ci interrogano, soprattutto quelle che lambiscono il nostro spazio di vita e di lavoro e ci pongono domande su cosa avremmo potuto fare.
Sofia aveva vent’anni. Frequentava il primo anno di sociologia all’Università di Milano Bicocca. Voleva godere della libertà di cui ha diritto ogni giovane contro ogni forma di controllo e oppressione, sperimentare nuove vie, studiare per avere un futuro davanti a sé.
I femminicidi nascono sempre dalla paura, dalla propria fragilità, dal non saper accettare la libertà altrui. Si fondano su un odio che toglie la vita a chi non ti ubbidisce, a chi fa emergere le tue frustrazioni, a chi rifiuta il tuo possesso.
Nonostante lo sgomento che ci assale di fronte al costante aumento di abusi, molestie e femminicidi, perpetrati con sempre maggiore crudeltà e cruenza, nonostante un senso di impotenza che ci pervade ogni volta che veniamo a conoscenza di tali orrori, il nostro impegno non può che rafforzarsi ulteriormente, così come la nostra determinazione, a partire dai luoghi in cui operiamo, nelle università, nelle scuole, nella società civile.
Da ormai un decennio ci occupiamo di prevenzione della violenza contro le donne attraverso il centro di ricerca dipartimentale ADV – Against Domestic Violence e da alcuni anni abbiamo costituito UNIRE, una rete di università italiane impegnate a promuovere la Convenzione di Istanbul.
Qualcosa possiamo cambiare, insieme, formando professionisti/e e sensibilizzando la popolazione. Nuove alleanze fra generi e generazioni sono però necessarie se vogliamo cambiare la cultura della violenza.
Le nostre condoglianze sentite alla famiglia di Sofia, ai suoi amici e a tutti coloro che le hanno voluto bene. Sofia, non ti dimenticheremo.
Il centro di ricerca dipartimentale ADV – Against Domestic Violence
L’academic network UNIRE