“La sfida che il liberalismo ha di fronte è conciliare in modo nuovo e forte la difesa della libertà individuale e la giustizia sociale ed economica, sviluppando questa prospettiva in una dimensione sovra nazionale”.
Così Hans Vorländer, professore ordinario di Storia delle teorie politiche all’Università di Dresda e studioso del liberalismo europeo e americano, autore di un testo ormai classico in Germania Hegemonialer Liberalismus: politisches Denken und politiche Kultur in den Usa 1776-1929, e, tra le altre pubblicazioni, di uno studio dedicato al social liberalismo europeo, traccia alcune linee per ripensare la tradizione liberale, affinché possa offrire uno spunto per costruire una prospettiva culturale e politica a livello sovranazionale.
La crisi economica e finanziaria non è anche una crisi del modello liberale?
Direi che si tratta di una crisi del neoliberalismo, con cui il liberalismo viene, a torto, identificato. Credo che la liberalizzazione selvaggia dei mercati finanziari sia un problema specifico. Lo stesso concetto di liberalismo è molto ampio e sfaccettato. Per questo non credo sia giustificato identificare la crisi del neoliberalismo con quella liberalismo tout court.
In un suo articolo individua come sintomo della crisi del liberalismo il proliferare dei “liberalismi con il trattino”: non sta facendo anche lei uso di queste distinzioni e soprattutto esiste un liberalismo senza trattino?
Da una parte credo che il pluralismo sia un tratto costitutivo del liberalismo, che è in sé molto sfaccettato. Quando si individua però la causa della crisi degli ultimi dieci anni nel liberalismo, bisogna riferirsi a una certa accezione di liberismo economico e finanziario. Contemporaneamente si tratta di ripensare il liberalismo come movimento culturale e ideale unitario.
Franz Schirrmacher su “Frankfurter Allgemeine” ha scritto che siamo di fronte a un conflitto di potere tra il primato del politico e quello dell’economico. O si tratta invece di una tensione che appartiene al rapporto tra liberalismo e democrazia? Qual è la peculiarità della situazione attuale?
Storicamente vige un rapporto conflittuale tra liberalismo e democrazia. La democrazia implica un interrotto potere del popolo unito alla richiesta di autogoverno dei cittadini stessi, mentre Il liberalismo ha storicamente sollecitato l’affermazione dei diritti degli individui e delle minoranze, promuovendo le libertà fondamentali, limitando i poteri e la volontà della maggioranza. Nonostante questa tensione, dal punto di vista storico, la strada del liberalismo e quella democrazia hanno proceduto spesso parallelamente, poiché la borghesia è stata la forza trainante di istanze comuni ad entrambi.
Questo conflitto in un certo senso produttivo tra liberalismo e democrazia è venuto meno?
Quando il liberalismo – come nella situazione attuale – si identifica unicamente con l’affermazione degli interessi del capitalismo finanziario è evidente che liberalismo e democrazia entrano in una vera e propria contraddizione, determinando, insieme ad altri fattori, il primato dell’economia sulla politica.
Quale tradizione all’interno del liberalismo può contribuire a costruire una piattaforma culturale e politica per l’Europa?
Credo si possa ripartire dal social liberalismo. Dal punto di vista storico, esso ha rappresentato il tentativo di conciliare le istanze della borghesia con quelle del movimento dei lavoratori, difendendo i diritti individuali in un contesto economico di libero mercato e sviluppando parallelamente una serie di riforme politiche volte a garantire giustizia sociale attraverso la creazione di un sistema di welfare.
Com’è nata questa tradizione e quali referenti ha oggi?
Le posizioni social liberali sono apparse alla fine del XIX secolo e hanno svolto un ruolo importante in Europa. In Italia, ad esempio, nell’era Giolitti, in Germania hanno avuto una grossa influenza fino alla fine della prima guerra mondiale e all’inizio della Repubblica di Weimar; le ritroviamo in Francia con il solidarismo di Léon Bourgeois. Ci sono elementi di social liberalismo anche nel movimento americano progressista di cui facevano parte intellettuali come John Dewey e William James. Inoltre, non bisogna misconoscere il fatto che una teoria della giustizia come quella di John Rawls è, nella sua ispirazione di fondo, social liberale, poiché tenta di conciliare libertà e uguaglianza.
In che modo?
Mentre il primo principio di giustizia ha il compito di garantire la maggiore libertà per tutti – si tratta cioè di un principio liberale classico – il principio della differenza – il secondo principio di giustizia – va in direzione della giustizia sociale, della uguaglianza nella distribuzione delle opportunità, tenta di conciliare cioè libertà ed equità entro una concezione della giustizia.
Napolitano in un lettera scritta al direttore di Reset ha sottolineato il difficile cammino del liberalismo italiano, riferendosi in particolare al pensiero di Luigi Einaudi e alle resistenze che esso ha incontrato sia da parte dei partiti della sinistra di derivazione marxista, sia nelle pratiche politiche della democrazia cristiana. Qual è stata in Germania l’influenza del liberalismo?
In Germania la prospettiva liberale è stata storicamente debole, lo statalismo ha sempre avuto un primato. Le grosse rivoluzioni portate avanti dai movimenti liberali sono fallite. L’unificazione tedesca ad esempio non è stato un processo dal basso bensì il frutto della politica del ferro e sangue di Bismarck, una politica dall’alto. I liberali hanno avuto un ruolo di rilievo all’inizio della Repubblica di Weimar insieme al Partito democratico tedesco (DDP). Se il partito liberale tedesco è stato relativamente esiguo, tuttavia le istanze del liberalismo, come corrente di pensiero, sono state accolte all’interno di altri partiti.
In particolare, quale influenza ha avuto il social liberalismo tedesco?
In Germania, ha introdotto nella cultura politica il concetto di economia sociale di mercato. Ludwig Erhardt ad esempio, uno degli esponenti di questa tradizione, ha contribuito a portare l’economia sociale di mercato all’interno di altri partiti, facendo parte anche della CDU. Anche Wilhelm Roepke ha avuto il merito di pensare il social liberalismo come movimento ideale e culturale.
Crede che il social liberalismo sia una tradizione utile per disegnare una prospettiva politica a livello europeo, ripensando anche nello stesso tempo il liberalismo stesso?
E’ necessario in primo luogo recuperare la tradizione del liberalismo, che è esattamente l’opposto dell’unilateralità del neoliberismo. La sfida del liberalismo è conciliare in modo nuovo e forte libertà e giustizia sociale ed economica, sviluppando una dimensione politica nel mutato contesto sovra nazionale. La tradizione social liberale può essere un punto di partenza.