Articolo uscito sul Corriere della sera il 24 gennaio 2014
Il nodo delle preferenze, come era prevedibile, agita la maggioranza. E agita lo stesso governo. Dopo che giovedì sera il premier Enrico Letta ha preso le distanze dalle liste bloccate, chiedendo che sia invece data ai cittadini la possibilità di indicare il proprio candidato preferito, è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, a schierarsi a favore dell’Italicum, il progetto di nuova legge elettorale concordato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Franceschini ha bocciato nettamente l’ipotesi che le preferenze siano reintrodotte. «Vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime – ha sottolineato parlando con i cronisti alla Camera – ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent’anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle».
Il ministro spiega con convinzione il suo no sottolineando che «farebbero quasi certamente saltare l’intesa raggiunta» ma anche «per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza». E questo perché, a suo parre, «farebbero aumentare a dismisura i costi delle campagne elettorali dei singoli candidati, con tutti i rischi connessi, e non sempre porterebbero in Parlamento i migliori e comunque lo priverebbero della presenza di competenze e professionalità indispensabili. Io da capogruppo ho conosciuto deputati indispensabili per competenze e lavoro che non riuscirebbero mai a essere eletti».
«Non è un caso – conclude Franceschini – se in nessun Paese di Europa sono utilizzate le preferenze per il Parlamento nazionale, ma soltanto o collegi uninominali, da sempre la proposta del Pd, o liste corte, perché dappertutto cercano intelligentemente di avere gruppi parlamentari che siano un mix di radicamento territoriale e competenze».
Sulle preferenze si gioca però il futuro della legge elettorale e di conseguenza del governo, visto che anche Alfano ha fatto sapere che la questione delle regole del gioco dovrà essere chiusa prima di affrontare la nuova agenda dell’esecutivo. Contro il mancato ritorno delle preferenze c’è un ampio fronte trasversale che va dalla minoranza Pd a Scelta Civica , passando per i centristi di Casini e Futuro e Libertà.
Per le preferenze è da sempre schierato anche il Movimento 5 Stelle che ne ha fatto una battaglia in passato e che le vorrebbe anche nella nuova legge elettorale che, per il M5S, dovrà essere non maggioritaria ma proporzionale come stabilito dai suoi stessi iscritti con la consultazione online.
Parlare di preferenze o liste bloccate, è come chiedere se un bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto- io sono per le pimarie obbligatorie per tutti i partiti.