Il più cliccato dei santi, il più santo dei cliccati. I dati resi noti di recente dalla rivista «San Francesco patrono d’Italia» sembrano suggerire un riadattamento dell’orecchiabile appellativo che al poverello d’Assisi aveva riservato Gabriele D’Annunzio nell’orazione funebre tenuta nel 1919 in Campidoglio: «il più italiano dei santi, il più santo degli italiani», per quanto Piero Misciattelli, membro della Società di Studi Francescani, fosse convinto che la paternità dell’espressione andasse attribuita a Cesare Cantù.
Le cifre di questi giorni sono impressionanti: negli ultimi tre mesi la webcam che dal 2011 rimanda ventiquattr’ore al giorno l’immagine in diretta della tomba di san Francesco nella Basilica inferiore di Assisi ha registrato 18 milioni di accessi, con 123 paesi collegati, 16.000 ore di connessioni: in media circa duecentomila accessi al giorno e quasi 3 al secondo. Il fenomeno è globale: meno della metà dei contatti viene dall’Italia, a seguire Stati Uniti, Germania, Canada, Spagna. Ma anche Pakistan, Bangladesh, Indonesia, Arabia Saudita. Oltre, naturalmente, al Paese della «fine del mondo», l’Argentina. A ragione padre Enzo Fortunato, direttore della rivista, può affermare che «Francesco ha bucato il web».
Sulle pagine di Repubblica e di Avvenire il boom di accessi è stato giustamente messo in relazione al fenomeno Bergoglio, a partire da alcuni dati evidenti: nei tre mesi precedenti l’elezione del papa che del santo ha preso il nome, la webcam sulla cripta aveva ricevuto “soltanto” un milione di visite; il giorno con maggior numero di accessi è stato il 3 maggio scorso, quando il pontefice, durante l’udienza concessa al ministro generale dei frati minori conventuali padre Marco Tasca, ha mandato, via tablet, al sito sanfrancesco.org il testo della sua preghiera: «O Francesco d’Assisi, intercedi per la pace dei nostri cuori».
L’effetto Bergoglio sull’esplosione della devozione on line al santo di Assisi, insomma, è indubbio. Così come è innegabile la forza propria di cui gode san Francesco, alla cui figura, per restare al campo dei media, sono state dedicate decine di film, musical, fiction televisive. Anzi, nel gioco di specchi e rimandi tra il papa e il santo, l’annuncio, lanciato dal Catholic Link, della produzione e traduzione in 15 lingue del primo cartoon su Bergoglio fa tornare alla mente il passato successo di Francesco d’Assisi in un campo contiguo: primo, tra i santi, per numero di riletture a fumetti, il poverello è arrivato in passato ad attirare l’attenzione dei giganti del fumetto mondiale tanto da indurre l’editrice americana di supereroi Marvel Comics a pubblicare, nel 1980, un albo a lui dedicato: St. Francis, brother of universe, affidato a John Buscema, una delle firme maggiormente in vista del panorama supereroistico.
Le dimensioni imponenti assunte dalla devozione francescana nelle acque in continuo mutamento di fratello mare-web suggeriscono di tornare su alcune questioni aperte dalla presenza delle religioni nella rete, su cui ha già attirato l’attenzione Alessandra Vitullo nell’articolo Religione e web: simpatia per il diavolo? , apparso su «Reset» il 25 giugno (link). Nell’ambito delle religion on line, il culto dei santi presenta infatti caratteristiche proprie, in parte diverse, ad esempio, dalla devozione mariana. Quest’ultima si contraddistingue, come ha dimostrato Paolo Apolito nel volume Internet e la Madonna, per il potenziamento del fenomeno delle apparizioni citate, accolte, “documentate” in una dinamica di rinvii interni alla rete che tenderebbe ad occupare tutto lo spazio dell’attenzione collettiva finendo per rendere superflua la Madonna «celeste», assieme a quella «storica». Nel caso di Medjugorje, per riferirsi a una situazione specifica, è in funzione un affollato sistema di incroci tra visioni off line e siti web, veggenti maggiori e minori della Vergine: da Brindisi a Lourdes, da Civitavecchia a El Escorial, dall’Egitto al Brasile. Va da sé che tutto ciò comporta una marginalizzazione del ruolo delle autorità istituzionali: l’alto numero dei veggenti, la quantità dei siti ad essi collegati, l’enorme conversazione tra navigatori sono fenomeni che sfuggono alle possibilità di controllo della gerarchia cattolica. «Cosa pensate delle apparizioni di Malta?» chiede Erm nel forum di Medjugorje aprendo una discussione con un criterio democratico senza mancare di indicare il sito internet in cui si testimoniano le apocalittiche visioni maltesi.
Ragionevolmente, dopo alcuni interventi, si arriva alla conclusione che «è meglio seguire solo Medjugorie» e che «il resto va preso con le pinze: potrebbe essere un inganno del demonio». Su questa e altre apparizioni si arriva quindi a un punto di verità o quantomeno a una opinione condivisa nel thread, che si muove in modo autonomo rispetto a ogni forma di controllo dell’ortodossia, tradizionale ed essenziale prerogativa – si sa – della gerarchia ecclesiastica.
Al contrario della Madonna, i santi nella rete non vantano numerosi né famosi casi di epifanie. I rimandi all’interno dei loro siti web non ruotano attorno a visioni e a visionari. Le tipologie di devozione, in questo caso, sono essenzialmente due. Una di impronta tradizionale, che richiama biografie devote e fonti canoniche, con un implicito controllo gerarchico derivante dal carattere istituzionale dei riferimenti agiografici. Nel secondo caso, che passa attraverso i forum, le conversazioni in rete, le intercessioni richieste per posta elettronica, il rapporto dei fedeli con l’universo della santità si sposta su frontiere nuove. Tradizionalmente, gli artigiani che plasmano le forme di un santo per la devozione collettiva ne fissano i caratteri in un tempo, in un territorio precisi. La stessa organizzazione calendariale inserisce il santo nel grembo di una organizzazione disciplinata, mentre una geometria di lungo periodo definisce appartenenze e pratiche devozionali: a ogni città il suo patrono, a ogni professione il suo protettore, per ogni malattia un taumaturgo, per ogni infelicità un consolatore.
Off line, se santa Lucia è a Siracusa, che non è il mio paese, e dispone di una qualità taumaturgica specifica di cui ho bisogno per me o per altri, posso sempre inoltrarmi in una devozione che oltrepassa i confini territoriali. Ma la trans-localizzazione non coincide con la de-localizzazione del santo, come attesta la pratica del pellegrinaggio: alla fine io dovrò andare direttamente a Siracusa se voglio incontrare la santa. Nella rete il religionauta si muove invece in un contesto deterritorializzato, in uno spazio senza centro in cui si può immaginare di rintracciare, come ha scritto nel suo Blog Massimo Rosati, la topografia eliadiana dell’axis mundi. Certo nel labirinto infinito della cybersantità, cui si può accedere a partire da un semplice smartphone, ci si imbatte sovente in forme di religiosità per molti versi tradizionale.
La guarigione dalla depressione è tra le richieste più gettonate negli ormai numerosi siti italiani di intercessioni on line, affollati, nelle ultime settimane, di preghiere per il successo di figli o nipoti in esami scolastici e universitari. A tali richieste si aggiungono le tante invocazioni per interventi chirurgici, malattie, problemi familiari, sterilità, lutti, perdita del lavoro. Il navigatore si trova improvvisamente davanti un’umanità sofferente, spesso disperata, per niente virtuale. È allora che scopro di aver voglia di tornare con lo sguardo sulla cripta di San Francesco. Anche attraverso la webcam. Magari quando non c’è tanta gente.