Tobias Rathien, l’autore della doppia strage di Hanau ha agito da solo ma non è un “lupo solitario”. Non lo è perché questo cittadino tedesco sostenitore di teorie di estrema destra e mosso dall’odio per gli stranieri è parte di un terrorismo non meno pericoloso di quello jihadista: il terrorismo del “white power”, quello dei suprematisti bianchi. Stando alla Bild online, in uno scritto ritrovato dagli inquirenti, lui stesso avrebbe rivendicato il massacro, affermando che alcuni popoli che non si possono più espellere dalla Germania vadano annientati. Tesi razziste e xenofobe sono inoltre contenute in una pagina web attribuita all’attentatore che ha 43 anni e diffondeva in internet le sue teorie di destra radicale.
Le teorie di Tobias Rathien riecheggiano quelle di Brenton Tarrant, il suprematista bianco dell’estrema destra militarizzata, di origine australiana, autore del duplice attacco contro due moschee nella città neozelandese Christchurch, il 15 marzo 2019 (49 morti e centinaia di feriti). Tarrant asseriva in un suo “manifesto”, pubblicato nella rete prima dell’attentato, l’esistenza di un processo di sostituzione della popolazione maghrebina/africana a quella bianca europea. Con il suo atto voleva “mostrare agli invasori che le nostre terre non saranno mai le loro; finché esisterà ancora un solo bianco non riusciranno a conquistare le nostre terre e rimpiazzare i nostri popoli”. Nel suo “manifesto” l’omicida considera «la crisi dell’immigrazione di massa e l’alto tasso di fecondità degli invasori un pericolo contro i popoli europei». Tarrant afferma di essersi ispirato al terrorista norvegese Anders Breivik che nel luglio 2011 sterminò 72 giovani socialisti a Utoya. E accusa la “sinistra” di favorire l’arrivo dei musulmani in Europa e la progressiva islamizzazione del continente.
Sul piano teorico/ideologico il boia di Christchurch era ossessionato dalla tesi della Eurabia – sostenuta da molti politici e intellettuali ultra conservatori europei – sviluppatasi una quindicina di anni fa e fortemente divulgata dalla scrittrice inglese Pat Ye’ Or. La tesi ipotizza il pericolo della colonizzazione dell’Europa da parte degli arabi. Tarrant durante un suo soggiorno in Francia fu colpito negativamente dalla presenza di tanti neri e arabi di terza e di quarta generazione. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e lo ha convinto a passare all’azione. In ciò un’altra tesi gli è stata di supporto: Le Grand Remplacement. Il titolo in copertina del suo manifesto razzista è in effetti The Great Replacement. Si tratta di una teoria elaborata da Renaud Camus, uno scrittore molto apprezzato dalla destra francese: sostiene che i non bianchi conoscono una forte crescita demografica e che perciò finiranno per imporre all’Europa le loro culture e le loro religioni. Gli attentatori agiscono rivolgendosi sempre a un’audience a un pubblico che credono ricettivo alle loro idee, hanno sempre contatti con gruppi più o meno radicali. Le loro idee, le loro parole d’ordine, non sono estranee alle destre sovraniste in crescita in tutto il globo. I suprematisti sono convinti di avere un chance con i vari Trump, Salvini e Bolsonaro al potere, di poter tornare indietro, di ristabilire uno status quo perduto o una nuova epoca d’oro per l’uomo bianco.
In Europa i suprematisti bianchi che si rifanno all’ideologia “ariana”, con idee e programmi islamofobi e in molti casi antisemiti, contano ormai su oltre un migliaio di siti web che incitano non solo alla “caccia all’islamico” ma anche alla battaglia contro l’aborto e alle politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. In Europa accanto ai movimenti razzisti legati al misticismo nazista o al cosiddetto “separatismo bianco”, è cresciuto negli anni’90 il movimento del “nazionalismo bianco”, distinto dai gruppi razzisti o neo-nazisti perché non afferma una superiorità della razza bianca ma enfatizza il timore che i cambiamenti demografici provocheranno la sostituzione della cultura bianca con altre culture ritenute inferiori.
In Germania è nato il movimento “Pegida” i “patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidentali” (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes), il movimento sta catalizzando l’attenzione di tutti i discorsi riguardanti l’islamismo e l’anti-islamismo in Germania. Nel febbraio 2015, “Pegida” ha reintegrato nel suo comitato di direzione il leader del gruppo Lutz Bachmann, che si era dimesso il 21 gennaio dello stesso anno dopo che il giornale tedesco Bild aveva pubblicato una sua foto in cui mostrava un taglio di capelli e di baffi che ricordava quello di Hitler. “Gli estremisti di destra – si legge nel rapporto – hanno scoperto come condurre la loro guerra via Internet, come usare la electronic warfare. Simili tattiche hanno indotto le autorità di alcuni Stati a mettere in guardia contro le derive terroristiche dello spettro dell’estrema destra. In più la potenziale violenza è coltivata dai peggior tipi di giochi elettronici, diventati arma politica vera e propria utilizzata abilmente dai neo-nazi. Questi siti hanno un pubblico fedele e ampio, costituito non di semplici curiosi, ma di persone che sull’odio hanno costruito il proprio rapporto col mondo e usano Internet per ritrovarsi, scambiarsi informazioni, infiammarsi reciprocamente, creare steccati, alzare barriere, scavare fossati. E assaltare moschee. E’ l’internazionale del separatismo. Internazionale del terrore bianco. “La guardia è stata pericolosamente abbassata, il Mein Kampf si vende liberamente in tante librerie europee o si può acquistare via internet. Partiti che si ispirano al nazifascismo vengono tollerati con la motivazione che rientrando nel gioco democratico possono essere contenuti”, afferma Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme. “In realtà – aggiunge – da una tale legittimazione questi movimenti traggono forza, si presentano come forze nazionali, estendono la loro propaganda, additando i diversi da sé come dei nemici contro cui fare fronte”. Per i servizi di sicurezza i neonazisti possono contare su circa 22 mila militanti, 7 mila dei quali appartengono a piccoli gruppi e cellule clandestine. “Stiamo assistendo a una recrudescenza evidente dei fenomeni di intolleranza, xenofobia e antisemitismo in tutta Europa e in particolare in Germania”, sottolinea Filippo Focardi. Lo storico ricorda che solo nel 2019 si sono verificati almeno due episodi molto gravi di violenza finiti in omicidio. Lo scorso giugno un estremista di destra ha ucciso Walter Lübcke, politico tedesco di centro-destra del partito Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), sostenitore della politica di apertura ai rifugiati della Merkel. A ottobre un giovane neonazista ventenne, dopo aver tentato di fare irruzione nella sinagoga di Halle, ha provocato la morte di due persone. L’obiettivo era di mettere in atto una strage nel giorno di Yom Kippur, la maggiore festività ebraica.
Dalla Germania alla Gran Bretagna. Nel Regno Unito, l’estrema destra (suprematista, razzista, isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente. Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come National Action, quello che è nato per “celebrare” la morte della deputata laburista Jo Cox, conta su un centinaio di militanti, ma i suoi video su YouTube hanno quasi 2800 adepti.
Proclamano una “White Jihad”, una guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente “ai valori tradizionali inglesi” questa terra che oggi invece ospita persone provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture. “I rifugiati non sono i benvenuti” si legge in uno dei loro proclami che va di pari passo alla proclamazione che “Hitler aveva ragione, i rifugiati devono tornare a casa”. Thomas Mair, 54 anni, l’assassino (16 luglio 2016) di Cox, era legato al gruppo suprematista bianco Springbok Club, visceralmente ostile all’Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Le prove emerse al processo, conclusosi con la condanna all’ergastolo dell’assassino della quarantunenne deputata laburista, hanno dimostrato che Mair ha ucciso Jo Cox sulla spinta di un’ideologia neonazista, razzista e suprematista bianca. La polizia aveva trovato nella sua abitazione simboli e libri sul Terzo Reich, sul Sudafrica dell’apartheid e su movimenti razzisti di altri Paesi. Prima di Mair, ad entrare in azione (nel 2013) era stato Pavlo Lapshin, neonazista ucraino trapiantato a Birmingham, che uccise un anziano musulmano. e si preparava a piazzare esplosivi in varie moschee. Lapshin era un suprematista, così come David Copeland, l’uomo che ha ucciso tre persone in una serie di attacchi dinamitardi e voleva dare inizio ad una guerra civile nel Paese.
Un altro dinamitardo – Ryan McGee – era un estimatore del Ku Klux Klan. McGee è stato fermato in tempo per evitare una strage. Come Ian Forman, che stava pianificando di attaccare una moschea, e passava ore nella sua camera da letto indossando cimeli nazisti e postando messaggi razzisti sul web. Il ministero dell’Interno britannico ha dichiaro fuori legge un gruppo dell’ultradestra inglese denominato “National Action”, accusato di progettare e istigare atti di violenza razzisti.
Gruppi che hanno come centro propulsivo gli Stati Uniti. I suprematisti bianchi sono cresciuti di numero dopo le presidenziali del 2016. Alcuni appartengono al gruppo Vanguard America, usano slogan razzisti, iconografie connesse a simboli del passato e ora sulla loro divisa, polo bianca e pantaloni khaki, molti hanno aggiunto il cappellino rosso con la scritta “Make America Great Again”, motto della campagna elettorale di Trump. Un’immagine che ha creato imbarazzo per la Casa Bianca. Attualmente sono 1124 i gruppi razzisti che sostengono idee come la supremazia bianca basata sulla teorica superiorità di questa razza su afro-americani, ispanici, arabi o ebrei. Queste credenze, basate sull’odio hanno fondamenta politiche e sociali, che a volte partono da una base religiosa spesso legata al cristianesimo fondamentalista.
Nel 2017, secondo i dati americani, il 60-70% degli omicidi di stampo politico, ideologico o religioso, sono stati messi in atto da suprematisti bianchi o da gruppi di estrema destra, neonazisti. E sono largamente superiori a quelli commessi dagli estremisti islamici. È stato stimato che un numero tra 150mila e 200mila persone si iscrivono a pubblicazioni razziste, partecipano alle loro marce e manifestazioni e donano denaro. Circa 150 programmi radiofonici e televisivi indipendenti vengono trasmessi settimanalmente e raggiungono centinaia di migliaia di simpatizzanti. All’interno del movimento bianco suprematista, i gruppi neonazisti hanno registrato la crescita maggiore, aumentando del 22 per cento. I gruppi anti-musulmani sono saliti per un terzo anno consecutivo. Nel South Carolina, ad esempio, secondo il Southern Poverty Law Center, operano almeno 19 “hate groups”, cioè i gruppi che fanno dell’odio la propria cifra. Tra i gruppi che operano attivamente si includono: neonazisti, miliziani del Ku Klux Klan, nazionalisti bianchi, neoconfederati, teste rasate di taglio razzista, vigilanti frontalieri. I gruppi neonazi nel 2008 erano 159, otto anni dopo sono saliti a 1384. Tra i più attivi: American front, American guard, Hammerskins, National alliance, National socialist American labor party, National socialist vanguard, Nsdap/Ao, White aryan resistance. Il suprematismo bianco Usa corre anche sul web. Un recente studio del Simon Wiesenthal Center ha identificato più di 12mila gruppi di odio xenofobo e antisemita sul web. La League of the South sul proprio sito avverte: “Se ci chiamerete razzisti, la nostra risposta sarà: e allora?”. L’amministrazione Trump ha tagliato i fondi per 10 milioni di dollari a diversi gruppi che combattono l’estremismo di destra negli Stati Uniti per un programma mirato alla de-radicalizzazione dei neonazisti.