Nell’ottobre 2009, ad un anno esatto dalla sua elezione e a meno di quattro mesi di distanza dallo storico discorso del Cairo al mondo musulmano, Barack Obama veniva insignito del premio Nobel per la Pace «per il suo straordinario impegno al rafforzamento della diplomazia internazionale e alla collaborazione tra i popoli». L’assegnazione del simbolico riconoscimento svedese al «Commander in chief» di una grande potenza militare allora impegnata contemporaneamente in due discussi conflitti in medioriente sollevò, come era lecito, un vasto coro di polemiche tra gli intellettuali di tutte le fedi, ma trovò in gran parte dell’opinione pubblica occidentale – ancora galvanizzata dalla grande ubriacatura mediatica che aveva circondato l’elezione del primo presidente nero della storia americana – un giudizio favorevole e fiducioso.
A distanza di tre anni e a fronti geopolitici in parte mutati è tempo di bilanci. Il mondo mussulmano-magrebino, che all’alba della prima decade del XXI secolo sembrava ancora sopito nel suo retaggio postcoloniale è insorto, destabilizzando la regione e aprendo nuovi complessi scenari. Il grande medioriente da cui gli USA manifestano la volontà di ritirare definitivamente le truppe per il 2014, sperimenta il dinamico protagonismo iraniano e i minacciosi ultimatum israeliani. La Cina, che al principio della grande crisi economica del 2008 poteva parere ancora un isolato gigante in rapida espansione, è divenuta la prima fonte di credito degli Stati Uniti e si candida ad assumere de facto il ruolo di suo principale competitor nell’immediato futuro. E la Cuba di Raul? Lo straripante Brasile della Rousseff? È forse tempo per gli Stati Uniti di rispolverare la vecchia dottrina Monroe? E l’Europa dei debiti sovrani? Ad un quarto di secolo dal crollo del Muro che ruolo gioca il vecchio continente negli interessi geostrategici statunitensi? Qual’è stato in tutti questi scenari l’operato dell’amministrazione Obama?
Dopo il primo speciale sulla politica interna USA, Maestri&Compagni si interroga sulla sua politica estera con l’aiuto di Lucio Caracciolo, direttore di “Limes. Rivista di geopolitica”.
Buona visione!
N.B. La prima parte del nostro speciale sulle elezioni americane è visionabile al seguente link: https://www.reset.it/blog/verso-le-presidenziali-americane-part-1-domestic-policy