Come tutti quelli che non hanno certezze provo una punta di invidia per chi sa sostenere tesi impegnative con tono sicuro e accento perentorio. Figuriamoci se poi si tratta della esistenza di Dio: studio da decenni autori che non ne dubitano affatto, o almeno non lo danno a vedere, per cui lo considero un amico – virtualmente -, non so se ci sia veramente ma credo non sia la questione decisiva, perché l’umanità ha vissuto, vive e con ogni probabilità vivrà ancora a lungo considerandolo uno dei protagonisti del grande teatro della vita, della storia e della natura. A volte affettuosamente lo definisco il mio datore di lavoro, perché se tutti fossero stati sempre certi del fatto che non esiste avrei dovuto fare un altro mestiere e devo ammettere che quello che ho fatto mi è piaciuto molto, anche se non ho alcuna resistenza a dubitare del fatto che sia stato utile ad altro oltre che a farmi vivere serenamente.
Certo non mi definirei mai ateo, ma per una questione di principio: mi sembra triste definirsi con un termine negativo, con un’alfa privativa. Anche se mi disturba assai, ho sempre preferito quelli che mi giudicano grasso a quelli che ammettono sorridendo che non sono magro. Lo so che è solo questione di punti di vista, ma proprio per questo occorre stare attenti a quale si adotta; la storia della scuola sarebbe stata sicuramente diversa se, anziché classificare il personale in docente e non docente, lo si fosse qualificato come pulente e non pulente. Forse tutto sarebbe stato più lindo ma certo sarebbe stato diverso.
Tutto questo per dire che provo una certa invidia per chi, come l’ex vicepresidente del CNR – de Mattei – sa che i terremoti sono un castigo di Dio inviato a punire gli uomini per il male commesso, o per chi, come Odifreddi, sa che questa convinzione è condivisa da tutti i sacerdoti, vescovi ed ecclesiastici vari. Scrive infatti, a proposito della sentenza che ha recentemente condannato i membri della commissione Grandi Rischi per la vicenda del terremoto a l’Aquila:
Ma se proprio vogliamo prendercela con qualcuno, perché non condannare per il mancato avvertimento del terremoto il vescovo e i parroci della città? In fondo, essi pretendono di essere alle dipendenza di qualcuno che del terremoto, secondo la loro visione del mondo, dovrebbe essere il primo responsabile. Invece di preoccuparsi di restaurare le chiese, perché non maledire il perverso principale, arrestarne gli inutili accoliti, e smettere di molestare la povera gente che fa onestamente il suo umano, e dunque imperfetto, lavoro?
Se davvero fosse tutto così semplice, saremmo nei guai, perché potremmo trovare anche una serie infinita di argomenti contra, come direbbero i miei amici dottori medievali. Come non ricordare ad esempio i funerali di papa Wojtyla, con quel libro sfogliato dal vento che ha fatto venire i brividi a molti telespettatori, a me sicuramente:
“Arriva lo Spirito Santo”, amava dire Giovanni Paolo II quando, durante una cerimonia, si levava il vento. E il giorno dei suoi funerali, l’8 aprile 2005, il vento si alzò forte, quando la bara di cipresso col corpo del Papa uscì, portata a spalla, su piazza San Pietro, facendo svolazzare le vesti rosse del lutto papale dei cardinali e sfogliando le pagine del Vangelo posato sul feretro, fino a chiuderlo.
Forse sarebbe meglio volare più basso e ammettere che tra la povera gente che fa onestamente il proprio lavoro, umano e dunque imperfetto, ci sono scienziati, professori, bidelli e forse persino sacerdoti.
Non mi sembra che l’opposizione de Mattei – Odifreddi consenta equidistanza, quantomeno perché il signor de Mattei ci crede davvero alla punizione divina, mentre Odifreddi usa il sarcasmo. O no?
Non intendevo affatto proporre una equidistanza, ma solo esprimere la mia (ironica) invidia per chi ha certezze così nette, in un caso su chi sia il maligno promotore dei terremoti e, nell’altro, sul fatto che i propri avversari ideologici debbano tutti condividere tale convinzione.
Nessuna equidistanza; solo la speranza di riuscire a frequentare regioni diverse.
Il problema, caro Massimo, sono le competenze – e mi sembra proprio che abbiamo toccato il fondo – il bello è che nessuno più delle genti di legge è geloso delle proprie competenze, ma loro giudicano quelle degli altri! d’altro canto il diritto ha (sempre, fin dalle origini) una propria sacralità … Naturalmente, bisogna vedere anche di quali consulenti si avvalgono, e di chi giudica le competenze dei consulenti: non so, magari l’anvur? Quando si parla di competenze bisognerebbe toccare anche il tema di quali e quante ne abbiano quelli che in anni ormai lontani hanno promosso nomine in enti prestigiosi … ma, se non fosse per il prestigioso stipendio che potrebbe giovare, es. ai cosiddetti salvaguardati (forse perché “esodati” faceva troppo Popolo Eletto?), qui sarebbe come sparare sul pianista … Comunque, da terre terremotate e fiere, suggerirei al signore in questione di non evocare i castighi di Dio, perché come diceva san Bernardo la volontà di Dio è imperscrutabile, è superbia la pretesa umana di conoscerla (radice del peccato originale), e non si sa mai quello che può capitare a chi si ostina a non volerlo vedere!