Che fatica cercare di autogiustificarsi per poter guardare le partite del campionato del mondo senza sentirsi in colpa per la situazione economica del Brasile, per la repressione dei movimenti di protesta, per la corruzione nel mondo del pallone, per la logica del panem et circenses. Ma in fondo il mondo va così e sedersi davanti al monitor per guardare 22 uomini che rincorrono un pallone sarà pur meglio che andare al Colosseo a guardare i leoni che mangiano i cristiani. O no?
E però si vedono cose che noi umani neppure avevamo immaginato: un giocatore olandese, dopo aver superato di poco la linea di metà campo, osa lanciare verso la lontanissima area avversaria una palla che scende dolcemente invitante a mezza strada fra il portiere spagnolo e l’olandese Robin van Persie; l’olandese volante – così lo hanno subito ribattezzato i giornali sportivi – supera l’avversario che corre al suo fianco verso quella palla cadente, ma non farebbe più a tempo a fermarla per controllarla con i piedi, e allora si alza in volo puntando dritto davanti a lui, con le gambe tese all’indietro e le braccia aperte come ali, arriva all’appuntamento con perfezione assoluta, accarezza la palla con la testa e ne modifica la traiettoria facendola finire nella rete. Cose mai viste!
Non importa sapere cosa c’è prima e cosa ci sarà dopo quel volo meraviglioso. Bisogna solo guardarlo, stamparselo nella memoria, sognarlo. Fuori, nel mondo reale, infuria la tempesta della vita, ma nella sala dove un sovrano sta cenando con la sua corte arde un bellissimo fuoco. Improvvisamente si vede un passero entrare da una porta, attraversare la sala e uscire da un’altra porta – per unum ostium ingrediens, mox per aliud exierit – senza fermarsi per ripararsi dal freddo dell’inverno. Così – scrive il Venerabile Beda nell’VIII secolo, nella Historia ecclesiastica gentis Anglorum 2.13 – è la vita degli uomini della quale ignoriamo che cosa venga prima e che cosa venga dopo – quid autem sequatur, quidue praecesserit, prorsus ignoramus -. Attraversiamo qualche momento di serenità, ma subito, come il passero – mox de hieme in hiemem regrediens – torniamo all’inverno da cui siamo venuti.
Sappiamo che prima di quel gol c’è inverno e che dopo quel gol c’è ancora inverno, ma l’olandese volante ci ha regalato un momento di calore, un fuoco che ci ha riscaldato come fossimo stati per un attimo nella sala di quel sovrano.
L'ASINO DI BURIDANO
Deliziosa, godibilissima storia. E però, rileggendo (a fatica) in questi giorni Solo l’amore è credibile di Urs von Balthasar credo che quel calore, quel fuoco da cui siamo venuti, sarà proprio quello in cui ritorneremo.
Sarebbe bello, ma personalmente mi sento più de hieme in hiemem regrediens.