Ultima chiamata dalla Palestina. Prima che si compia un disastro irreparabile. 675 personalità: intellettuali, politici, giovani della società civile palestinese lanciano un appello al mondo contro la progettata annessione Tra loro: Salam Fayyad, Mustafa Barghouthi, Yaser Abed Rabbo, Nasser AlQidwa, scrittori come Raja Shehadeh, Suad Amiry, Zaqtan e tanti altri. Grazie ad Assopace Palestina, è arrivata in Italia.
“Da molti anni Israele continua ad essere una potenza occupante, ha occupato il territorio di un altro Stato mettendone i residenti sotto il suo controllo. È uno stato colonialista che applica un colonialismo di insediamento che include la confisca di terre, il trasferimento della sua popolazione nel territorio occupato e l’attuazione di un sistema di vita separato. È uno Stato che commette gravi violazioni del diritto internazionale, inclusi il Diritto Internazionale Umanitario e la legge sui diritti umani. È uno Stato che nega al popolo palestinese il suo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza nazionale e nega i diritti dei rifugiati palestinesi, compreso il diritto al ritorno, alla proprietà e al risarcimento. È uno Stato che ignora la volontà internazionale, rigetta e viola tutte le pertinenti risoluzioni e convenzioni delle Nazioni Unite.
Recentemente la situazione è notevolmente peggiorata. Abbiamo visto un crescente spostamento di Israele verso l’estremismo, il fondamentalismo e finanche il fascismo. Abbiamo anche visto un totale capovolgimento degli accordi conclusi e il tentativo di portare il colonialismo di insediamento a un più alto livello. I funzionari israeliani hanno pubblicamente espresso posizioni che disconoscono l’esistenza stessa del popolo palestinese e i suoi diritti nazionali, mentre confermano il desiderio di impadronirsi di tutto il territorio palestinese.
Inoltre, recentemente Trump ha reso nota la sua Vision for Peace, Prosperity and a Brighter Future for Israel and the Palestinian People” [Visione per la pace, la prosperità e un futuro più luminoso per Israele e il popolo palestinese], che in realtà non è un piano di pace, ma piuttosto l’adesione a oltraggiose ideologie a favore della Grande Israele, che negano l’esistenza nazionale palestinese e cercano di trovare possibili soluzioni per gli “abitanti palestinesi” in un’entità scollegata che chiamano Stato, ma che lo sarebbe solo se si realizzassero molte altre e impossibili condizioni. Il piano apre la strada all’annessione da parte di Israele di ampie zone della Cisgiordania, comprese le aree delle colonie illegali, la Valle del Giordano e il Mar Morto settentrionale, nonché territori a ovest del Muro – una recinzione di cui la Corte Internazionale di Giustizia ha affermato l’illegalità e la necessità di smantellarlo e porre riparo ai danni causati dalla sua costruzione nel 2004. In molte occasioni il Primo Ministro israeliano ha dichiarato la sua intenzione di annettere queste aree, una posizione espressamente dichiarata nell’accordo di coalizione dell’attuale governo israeliano –ciò che la rende parte integrale della politica ufficiale di Israele– insieme all’annessione di Gerusalemme Est occupata, che la comunità internazionale ha unanimemente respinto e considerato nulla. Tali politiche e procedure israeliane costituiscono una grave violazione dei principi e delle disposizioni del diritto internazionale –fino ad contestare il diritto internazionale e il comportamento dei vari Stati, su cui si basa il sistema internazionale nel suo complesso–, annullano la possibilità di una soluzione negoziata tra le due parti, provocando così inevitabilmente un lungo scontro con risultati catastrofici.
È dovere della comunità internazionale, dei suoi Stati, popoli e organizzazioni della società civile affrontare questa eventualità, impedirla e, in caso contrario, adottare misure punitive e deterrenti. La riluttanza ad affrontare seriamente tutto questo sarebbe una vergognosa rinuncia e creerebbe ripercussioni nella regione così come nel sistema internazionale. L’inazione sarebbe un tradimento di valori e di principi, un ritiro da una soluzione negoziata che potrebbe instaurare nella regione una pace basata sulla partizione in due Stati..”.
Ogni silenzio è complice
“Per quanto detto, noi, leader palestinesi di ogni estrazione sociale, inclusi accademici, ex funzionari e rappresentanti della società civile, ci appelliamo alla comunità internazionale affinché prenda le necessarie posizioni e le necessarie misure per affrontare e fermare questa ingiustizia, per preservare l’obiettivo di stabilire pace e un futuro sicuro e sostenibile per le genti della regione, compresi i Palestinesi e gli Israeliani, ognuno in un proprio Stato indipendente. Nello specifico, chiediamo che siano intraprese azioni immediate per affermare:
- Con tutti i mezzi, la posizione contro qualsiasi annessione da parte di Israele dei Territori Palestinesi Occupati, come una grave violazione dei principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, nonché una flagrante violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
- La necessità che tutti gli Stati del mondo si attengano alle risoluzioni in materia del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, compresa la risoluzione 2334 (2016), e in particolare di non riconoscere alcun cambiamento ai confini del 1967. Inoltre, che tutti gli Stati con relazioni o accordi di cooperazione con Israele si impegnino a rispettare il principio di distinzione tra Israele e i Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e respingano qualsiasi tentativo di Israele di screditare tale principio.
- La necessità che tutti gli Stati adottino specifiche misure contro le colonie, i coloni e i prodotti delle colonie, incluso il divieto all’ingresso di tali prodotti nei loro mercati, in attuazione degli obblighi contrattuali degli Stati (terzi) in conformità con la Quarta Convenzione di Ginevra, 1949.
- La necessità per le entità politiche e le organizzazioni della società civile di opporsi al tentativo di alcuni governi di criminalizzare le misure sopra esposte poiché tale criminalizzazione costituirebbe una violazione del diritto internazionale, o di criminalizzare il sostegno al boicottaggio di Israele sulla base di considerazioni politiche e morali poiché tale criminalizzazione costituirebbe una violazione dei valori della democrazia e dei diritti fondamentali dei cittadini negli Stati interessati.
- La necessità che tutti gli Stati che hanno relazioni o accordi di cooperazione con Israele adottino misure punitive relativamente a questi accordi nel caso in cui Israele muovesse qualsiasi passo per attuare l’annessione.
- La necessità, per tutti gli Stati che non l’abbiano ancora fatto, di estendere il riconoscimento dello Stato di Palestina sui confini del 1967, con Gerusalemme Est quale sua capitale, in accordo con il principio di divisione in due Stati, riconoscendo che già esistono due Stati e sostenendo una soluzione a due Stati negoziata politicamente; un passo che garantirà quanto sopra.
- Sostenere i passi intrapresi dallo Stato di Palestina e altri Paesi di fronte alla Corte Penale Internazionale e ai tribunali nazionali di tutto il mondo che consentono tali ricorsi legali contro i funzionari israeliani responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusa l’annessione.
- Sostenere gli sforzi palestinesi, arabi e internazionali al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, all’Assemblea Generale e in altre istituzioni internazionali, contro qualsiasi azione israeliana verso l’annessione, nel caso questa sia intrapresa. Inoltre, condannare e dichiarare illegale, nulla e non valida qualsiasi azione in tal senso; chiedere a tutti gli Stati del mondo di rifiutare il riconoscimento dell’annessione e di ritenere Israele uno stato fuorilegge.
- Riaffermare l’opposizione alla cosiddetta visione di Trump e rigettare tutte le posizioni degli estremisti di destra e dei coloni in Israele e dell’estrema destra religiosa in America, che mirano tutti a realizzare la Grande Israele, negare i diritti nazionali e finanche l’esistenza nazionale del popolo palestinese.
- Sostenere il popolo palestinese, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e l’Autorità Palestinese nella loro continua lotta per fronteggiare l’annessione a dispetto della visione di Trump e raggiungere i loro obiettivi nazionali, la libertà e l’indipendenza. Consapevoli delle grandi responsabilità che incombono su di noi e sul popolo palestinese per rafforzare le nostre potenzialità, innanzitutto l’unità del popolo palestinese e delle sue istituzioni di fronte a quanto sopra detto, noi firmatari rivolgiamo questo appello a tutte le parti della comunità internazionale affinché confermino le loro responsabilità e prendano in questo momento storico le necessarie posizioni e le necessarie misure”.
Non ascoltarli, è un crimine. Non esserne complici, significa anche non smettere di chiedere al Governo italiano, e alle forze progressisti e di sinistra che ne fanno parte o lo sostengono: cosa intendete fare per contrastare il piano di annessione Trump-Netanyahu e per sostenere una pace giusta, duratura, tra pari. La pace “a due Stati”?
L’1 luglio si avvicina. Diversi Paesi europei hanno sollecitato sanzioni verso Israele se avvierà, come annunciato dal premier Netanyahu, il piano di annessione. Ad oggi, né il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, né il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si sono pronunciati in proposito. Cosa aspettano?