Da quando ho l’età della ragione non ricordo estate che non fosse, secondo la vox populi, la più calda degli ultimi 30 anni o inverno che non fosse di gran lunga al di sotto delle temperature medie stagionali. E io che spiegavo al tabaccaio o al fruttivendolo che temperatura media è appunto temperatura media, per cui è possibile persino che mai si dia nella realtà effettiva. E il tabaccaio o il fruttivendolo a spiegarmi che ai loro tempi la temperatura media sì che veniva rispettata ed era una sorta di idea platonica del bene estivo o di quello invernale.
Ma quest’anno come la mettiamo? Se mi si fosse rotto il boiler come nello scorso anno, non credo sarebbe stato sempre così facile accontentarsi di una doccia gelata, ma per fortuna questa volta a rompersi è stata la lavatrice. Se andiamo avanti così c’è il rischio che non venga nemmeno la nostalgia dell’autunno e che il fresco – e con il fresco, il lavoro – riprenda senza che si sia fatto a tempo a boccheggiare nell’afa e a stancarsi delle ferie.
Sarà la glaciazione prossima ventura? Sarà il buco dell’ozono? Ma no, non occorre scomodare la scienza; la causa è più vicina ed è psicologica, perché anche la natura ha una sua psiche – l’anima del mondo – e il macrocosmo, come è noto, si comporta in modo analogico al microcosmo, all’uomo cioè e alle sue reazioni a volte impulsive e talvolta dispettose. La causa è la superbia dell’uomo tecnologico che, con i nuovi strumenti informatici, ha preteso di essere sempre al corrente del tempo che farà stamattina, oggi pomeriggio, domani alle tre e dopodomani quando devo uscire per cena.
La natura si è stufata e ha deciso di prendersi gioco delle nostre pretese orgogliose: promette bel tempo e ci riversa addosso acquazzoni torrenziali, promette qualche temporale in giornata e rimane bello fino a sera. Gli albergatori della costa adriatica hanno promesso azioni giudiziarie contro i previsori che hanno rovinato loro una serie di fine settimana. Siamo persino oltre al classico piove, governo ladro che pure ha una tradizione millenaria, se già Agostino ricorda il proverbio popolare Non piove, la colpa è dei cristiani (De civitate dei 2.3.).
Se non altro, l’estate del 14 ha messo buone premesse per rimanere nel ricordo come la mitica nevicata dell’85 e speriamo aiuti a non prendere più troppo sul serio quelle indicazioni che stanno sulla pagina iniziale dei nostri smartphone, dove si pretende non solo di informare sulle previsioni, sull’umidità, sulla temperatura, ma anche sulla temperatura percepita, abbattendo secoli di dibattiti sulla soggettività delle percezioni sensibili. Speriamo che questo agosto autunnale ci aiuti a uscire dal cerchio magico e vizioso delle astrazioni e ci riconsegni a quel mondo volubile di relativi, in cui in fondo è più divertente muoversi.
L'ASINO DI BURIDANO