Regali della Provvidenza. Ho trovato, grazie alla “soffiata” di un amico, un piccolo libro, quasi clandestino. Si intitola “Lo sciacallo. La vera storia di Carlos”. Lo ha scritto lui stesso, Ilic Ramirez Sanchez, il terrorista più famigerato, insieme al suo amico Abu Nidal, scomparso però da anni. Carlos, dal penitenziario francese dove sconta la condanna all’ergastolo, si è preso la briga di aprirci gli occhi. E chi decidesse di leggerlo potrà spalancarli anche lui, basta che sappia leggere “bene” quello che un terrorista gli dice.
La lettura per me, ad esempio, è risultata troppo “criptata”, troppo “tra le righe”, fino al capitolo finale, quando Carlos si decide a parlare abbastanza chiaramente. Parla dell’invasione bushiana dell’Iraq nel 2003, il suo libro è di poco successivo. E si dice estasiato dal fatto che “per la prima volta sul breve cammino dell’avventura umana, cento popoli manifestavano contemporaneamente in tutto il pianeta, mostravano il disgusto e il rifiuto dell’imperialismo e della guerra di aggressione”. C’è qui un primo elemento, importantissimo, che Carlos evidenzia: nel mondo globale il bivio è tra imperialismo e antimperialisti. E l’imperialismo ovviamente è uno solo, quello americano. Carlos capisce la forza dell’antiamericanismo e aggiunge: “Islam e marxismo-leninismo sono le due scuole da cui ho tratto le mie migliori analisi.” Perché? Perché la lotta, chiarisce, è “tra bene e male”. La grande saldatura di estrema destra e di estrema sinistra trova nell’uso sapiente dell’antiamericanismo, del comunismo e della religione gli strumenti con cui una regia sapiente può tentare la grande impresa?
Carlos, che si presenta come un rivoluzionario marxista-leninista convertitosi da anni all’Islam, vede così il futuro post-Iraq: “verrà il tempo dell’ingerenza umanitaria a 360 gradi e dei cambi di regime spontanei, per il trionfo della democrazia… Le tessere del domino cadranno da sole.” I protagonisti del suo futuro sono citati per nome e cognome: sauditi, Iran, Siria. I primi non si salveranno nonostante l’aiuto americano, gli altri due saranno travolti dall’impero del male americano. Ovviamente prefigura per “gli antimperialisti” alauti (inutile chiedergli perchè gli alauiti siano anti-imperialisti, loro per lui sono il clan Assad) e khomeinisti un futuro gramo: sono loro gli eroi della lotta del bene contro il male. L’imperialismo americano, per Carlos, tollererà, guarda caso, una sola potenza, Israele: “quindi bisogna distruggere definitivamente questa nazione, proprio in quanto Stato nazionale dove la parola patriottismo ha ancora senso.” Il vero patriottismo da difendere, dice il musulmano rivoluzionario Carlos, è quello baathista, il patriottismo socialista di Saddam Hussein e degli Assad. Sono i soli “statisti” arabi, i veri custodi della resistenza all’impero del male, insieme a Bin Laden, lodato in un altro passaggio di questo importantissimo saggio, finalizzato a costruire un nuovo soggetto “rivoluzionario”, cioè terroristico, globale. E puntuale arriva il passaggio illuminante: “Cosa dobbiamo contrapporre alla democrazia liberale? Il terzomondismo oggi non risponde più ai bisogni, come invece accadeva in un determinato periodo storico, quando si trattato di smantellare gli imperi coloniali, proprio come il comunismo quando si trattò di emancipare il proletariato (oggi, nei paesi del nord, scomparso). Al giorno d’oggi agli uomini serve un nuovo internazionalismo, un potente elemento unificatore che fondi l’idea morale e la dimensione sacra all’architettura concettuale e teorica del movimento sociale e rivoluzionario. L’Islam, con il messaggio di universalità di cui è depositario, mi pare l’unica contro cultura in grado controbilanciare la capillare diffusione dei totalitarismi cui assistiamo oggi a livello planetario.”
Capito? Il terrorista che, con profitto, ha studiato a Mosca e poi è stato assoldato da siriani e sudanesi ci dice, molto tempo prima che nasca l’Isis, che il regime siriano è nel mirino, ma insieme ai resti baathisti iracheni e sotto la guida di Hezbollah potrà, insieme ai terroristi di al-Qaida, mettere in moto un meccanismo “neo-nichilista” globale, che usando l’Islam come fattore unificante possa scatenare un’azione terroristica in nome di categorie ribellistiche che il terzomondismo e il comunismo non sanno più esprimere. E lo scontro tra Iran, Assad e Isis? E la loro guerra senza frontiere tra i primi e l’ultimo? Carlos ci dice tutta un’altra storia!
L’obiettivo minimo è salvare se stessi, ovviamente, ma c’è anche altro: c’è la convinzione, non esplicitata, che questo moto “rivoluzionario” possa favorire la separazione dei popoli, la nascita di un nuovo termidoro globale, il solo in cui questi regimi criminali avrebbero garantita la loro impunità. Il terrorismo globale di cui ci parla Carlos, in questo libro scritto anni fa, sembra proprio parlare d’islamizzazione del radicalismo, di uso sapiente d’ideologie e schematismi “elementari” per piegarci a disegni tanto efferati quanto raffinati, capaci di metterci contro milioni di vittime, pensando di tutelare i nostri “interessi”, ma facendo in realtà quello dei loro carnefici.