L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Surfing the manuscript

Sto studiando un breve testo medievale che presenta, a livello di manoscritti, una situazione assai confusa. Si trova in molte versioni diverse, in codici disordinatamente compositi, a volte con attribuzioni avventurose. L’altra sera cercavo di capire che senso potesse avere l’accostamento, in un manoscritto del XIV secolo, con un testo parziale di un autore di quasi mille anni prima, con un breve anonimo trattato matematico del XIII e con due quaestiones forse di un Commento alle sentenze universitario di pochi anni prima. Difficile capire quali possano essere state le vicende che hanno portato qualche bottega libraria ad assemblare testi così eterogenei e senza un filo conduttore che li colleghi. Mi domandavo quale potesse essere l’effetto prodotto dall’avere tra le mani un codice di quel genere, con quale stato d’animo ci si potesse accostare a libri così confusi, che cosa si potesse veramente imparare.
Mi sono stancato di occuparmi di quel passato così lontano, nel tempo e nel modo di pensare, sono tornato agli strumenti contemporanei e mi sono dedicato alla ricerca di documenti da scaricare dalla rete. Ho trovato uno splendido articolo sul principio di parsimonia – rasoio di Ockham – che mi ha fatto deviare verso un intervento riguardante l’importanza di una programmazione elegante in ambito informatico, da cui sono arrivato a una specie di manuale del linguaggio Java e, successivamente, a un sito turistico citato come esempio per alcune procedure presenti nel manuale, ho guardato un bilocale con vista mare e mi sono ripromesso di farci un pensiero, per tornare poi a casa sulle mappe di Google e provare ad andare fino in piazza del Duomo guardando il percorso in immagini.
Forse ho capito un po’ di più quale potesse essere lo stato d’animo degli uomini che avevano in mano quei codici compositi e mi sono ulteriormente convinto che non sono poi così lontani.

  1. Forse i libri chiacchierano davvero tra loro, come scriveva anni fa Eco, e nel leggerli noi ficchiamo il naso in discorsi che siamo destinati a non capire mai fino in fondo.
    Forse, la nostra curiosità compulsiva di web-surfers, aperta a ogni possibile percorso del web, non è che una forma moderna e disillusa di quella antica indiscrezione.

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