Loqman Slim era un giovane intellettuale libanese, di famiglia sciita, residente del sud del Libano. Ma aveva il defetto di voler pensare con la sua testa e di non accettare che essere sciiti oggi voglia dire accendere la televisione, sintonizzarsi su al-Manar e ascoltare per ore Nasrallah. No, lui rifiutava l’identificazione della sua comunità con un partito confessionale e teocratico, con la sua milizia e i suoi diktat. Per questo è stato ucciso con un colpo alla schiena e quattro colpi alla testa. Molto probabilmente dopo ore di feroce tortura. Così muore un libero pensatore nel mondo di Hezbollah, dove la fede sarebbe il culto del capo, il terrore la legge divina, l’odio la sola regola di vita. Leggo sul Corriere della Sera che il figlio del leader di Hezbollah poco dopo il ritrovamento della salma sfigurata ha scritto su Twitter: “ciò che per alcuni è una perdita per altri è un guadagno benedetto”.
Il mondo ha accettato il delitto Hariri, l’assassinio dell’intellettuale cristiano Samir Kassir, l’assassinio dell’editore cristiano Gebran Tuèni, dell’ex segretario comunista e cristiano George Hawi, il ministro cristiano Pierre Gemayel, tutti da un’ombra molto simile al vero volto di Hezbollah, perché dovrebbe preoccuparsi di Loqman Slim? Perché lui è il Matteotti sciita che può aprirci gli occhi, e avvertirci che, se molti intellettuali arabi sunniti sono stati o sarebbero stati uccisi nello stesso modo dall’Isis, nessun cristiano ha mai pensato di governare con gli uomini del fu al-Baghdadi. In Libano invece le sorti di quello sventurato Paese dipendono proprio da un Presidente cristiano che accetta e difende la “resistenza” di Hezbollah.
È ora dunque di vedere in faccia l’errore tremendo che è stato commesso e nel quale molti cristiani e osservatori cattolici europei sono caduti: questo errore si chiama “alleanza delle minoranze”.
Un racconto profondamente sbagliato vuole il mondo arabo attanagliato da una maggioranza liberticida, i sunniti. Così quando è esplosa la guerra siriana molti cristiani e osservatori cattolici sono caduti nelle trappola: i cristiani, minoranza araba, si possono salvare solo con un’alleanza con la minoranza islamica, gli sciiti. Questa forzatura che trasferisce sui sunniti in quanto tali i difetti o le colpe del salafismo sunnita assolve o finisce con il sostenere le analoghe colpe del khomeinismo sciita. Totalitari e teocratici non sono i sunniti o gli sciiti, ma i salafiti e i khomeinisti. Occorre dunque sostenere i “moderati” di entrambi i campi, i liberali, il loro “islam popolare”, sunnita o sciita che sia. I cristiani schieratisi con Assad hanno invece avallato un racconto perverso, che ha incolpato i sunniti di quello che molti di loro hanno subito, l’Isis, esaltando Hezbollah e quel che infliggeva a tanti sciiti come Loqman Slim. È questo discorso che totalitarizza sia gli uni sia gli altri, non lasciando scampo agli spiriti liberi e rendendo impossibile il futuro anche per gli arabi cristiani, che finiranno cancellati dal loro mondo dalla scelta faziosa e irresponsabile di alcuni loro capi e leader politici.
Il sangue di Loqman Slim ci dimostra che Hezbollah non rappresenta “gli sciiti”, ma i khomeinisti, che vogliono imporsi con la forza e la barbarie alle loro comunità come l’Isis ha tentato e torna a tentare di fare con i sunniti. Hanno sostegni, certo. A Riad e dintorni come a Tehran e dintorni. Ma per uscire dal gorgo e costruire un futuro migliore di questo i cristiani se scelgono o l’Isis o Hezbollah non fanno che scavarsi la fossa per sé e per il loro mondo. Occorre dirlo ora, e con chiarezza, adesso.