Che gran scuola, la strada. Mi fermo, di ritorno dal supermercato, sul muretto del giardino sotto casa, per fumare una sigaretta. Si avvicina una coppia sulla quarantina; lei abbastanza salda sulle gambe e ben vestita; lui in divisa da metadone, cuffia di lana blu, giacca mimetica, barba incolta, occhiali scuri, cavallo dei pantaloni all’altezza delle ginocchia, e soprattutto incerto sulle gambe, barcollante con la voce impastata. Scusa, mi daresti una sigaretta per favore? e, vedendomi tirare fuori il pacchetto, Lei è davvero una brava persona, sapesse quanti mandano al diavolo, se chiedi una sigaretta. Non so cosa rispondere e mi limito a sorridere. Sono sicuro che lei ha sempre votato per il PCI, continuo a sorridere ormai imbarazzato; O forse anche più in là. Scambiando probabilmente il mio sorriso per una specie di dichiarazione di complicità, Non avrà mica frequentato “Prima linea”?, e, cogliendo il mio cenno di diniego, Scherzo naturalmente!.
Ma da dove sarà uscito questo cultore di storia italiana? Quale sarà la vicenda della sua vita, prima e dopo il metadone? Mi è rimasta grande commozione e tristezza; vorrei sapere chi fosse e chi sia questo Alessandro – perché si è anche presentato, dandomi la mano – e da dove arrivi tutta quella sua conoscenza, che cosa lo abbia portato all’esperienza di oggi, conservandogli modi gentili e quasi raffinati.
Forse è l’età o forse – per illudermi di essere meno soggettivo – è il momento storico un po’ incerto e confuso, ma mi viene da pensare che era questa la cultura che avrei voluto conoscere e frequentare, non quella, spesso fine a se stessa, delle aule universitarie. Ma ormai è andata e non si può tornare indietro, ed è un motivo in più per sentire – nel giorno dei suoi funerali – la mancanza di Umberto Eco che sicuramente avrebbe saputo spiegare come le due cose possano stare insieme, anche se viene il dubbio che possano stare insieme solo in persone rare come lui.
un piccolo commento: poetico e commovente