La Paz – 1860 circa
Il Presidente della Bolivia, un dittatore poco attento alle regole diplomatiche, punisce l’ambasciatore della Gran Bretagna per uno sgarbo formale al galateo locale. Il diplomatico viene obbligato a girare per le strade del centro, legato e seduto all’indietro, su un asino mentre la folla lo insulta. Quando la notizia raggiunge Londra, la Regina Vittoria riunisce d’urgenza il governo e chiede dove stia la Bolivia, un paese di cui lei forse non ha mai sentito parlare. Un funzionario le indica su una carta geografica il paese che ha osato sfidare la Gran Bretagna. La Regina si fa dare un gesso, mette una croce sul paese sudamericano e dichiara: “Gentlemen, la Bolivia non esiste più”
Vienna – luglio 2013
Un aereo ufficiale, proveniente da Mosca e diretto a La Paz, fa scalo a Vienna in attesa dell’autorizzazione per sorvolare l’Europa occidentale. A bordo c’è il Presidente Evo Morales, il primo leader indio eletto democraticamente in Bolivia cinque secoli dopo la conquista spagnola. Ma i quattro paesi più direttamente coinvolti nella rotta prevista – Francia, Spagna, Italia e Portogallo – pongono una condizione: l’autorizzazione è condizionata a un controllo che dimostri che a bordo non si nasconda Snowden, il funzionario americano che ha rivelato pochi giorni prima le intercettazioni digitali dello spionaggio Usa, e che dall’aeroporto di Mosca sta chiedendo asilo politico a diversi paesi. Qui la storia si fa confusa. Fatto sta che il Presidente Morales resta bloccato a Vienna sull’aereo per tredici ore. Un incidente diplomatico senza precedenti.
Morale della storia
Una grave ferita è stata così inferta, ancora una volta, alla dignità del continente latinoamericano. Importanti paesi europei, tra l’altro di lingua latina, si sono allineati supinamente, alla politica di Washington in una vasta regione del mondo. E’ prevedibile che le reazioni non mancheranno. E non saranno certo positive per gli interessi geopolitici ed economici, che sono tanti, di un’Europa in piena crisi d’identità, incapace di una politica estera propria, sorda alle rivendicazioni di tanti paesi che hanno subito le umiliazioni di un approccio culturale che resta tuttora autoreferenziale e neocoloniale. A tutto vantaggio di grandi economie emergenti, come quella cinese, sempre più attive in America latina.