Fino a ieri sera, chi scrive, per quanto ciò possa valere, non aveva molta simpatia per Matteo Renzi. La retorica dell’uomo nuovo, o dell’“uomo della provvidenza”, come qualcuno ha voluto chiamarlo, spingevano il pensiero ad altri uomini nuovi, altri uomini del destino, più vicini alla farsa politica, sempre pronta a trasformarsi in tragedia, che alla poesia di un Corto Maltese. Il giovanilismo troppo facile mi spingeva a cogliere nella sua proposta politica solo aspetti populisti o, nella peggiore delle ipotesi, demagogici.
L’insistenza di Renzi su una rottamazione che sembrava fine a se stessa mi impediva di dargli piena fiducia. Chi, però, come me, ieri sera ha avuto l’occasione di assistere al comizio tenuto presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma non può non aver avuto la sensazione che ci sia qualcosa di più, che qualcosa sia cambiato, a partire dal lessico scelto. Messo da parte il giovanilismo e gli strali contro i vertici di partito, la battaglia tra nuova generazione e “dinosauri”, il giovane candidato non sembra più porre al centro della sua idea di rinnovamento la rottamazione, o un conflitto generazionale scevro da contenuti, ma la desacralizzazione di una politica afflitta da un’autoreferenzialità feudale. È un punto che, a un malato di cinema, ricorda il monito che il principe Torquato Terenzi (Vittorio Gassman) lanciava al giovane conte Tacchia: «ricordati, che il nonno del nonno del nonno di tutti i nobili, prima di essere nominato nobile, era solo uno […] come tutti gli altri».
Il cambio terminologico è sufficiente a far mutare idea sul programma del sindaco di Firenze? In buona parte si, ma non riesce comunque a esaurire il mutamento di prospettive e la maturazione politica di Matteo Renzi. Il suo programma politico diventa sempre più chiaro e gravido di contenuti. Ed è un programma europeo! Negli ottanta minuti in cui ha catturato l’attenzione del pubblico, Renzi ha parlato, con una concretezza degna della migliore fiducia, di merito, Università, pubblico impiego e impresa, famiglia, asili nido e scuole, giovani coppie e salari, infrastrutture e ambiente, non di leggi elettorali o alleanze ed è riuscito a dire, nella prospettiva liberal che lo caratterizza, quelle cose “di sinistra”, vicine al cuore dei cittadini, che ci si attenderebbe dal PD.
Nel discorso di ieri sera, Matteo Renzi ha consegnato alla mia generazione la speranza in un futuro che non sia più «la discarica dove accantonare i problemi irrisolti», il tutto condito da un’ironia toscana, ma di forte accento anglosassone.
Il paragone col Tony Blair del 1996 è probabilmente azzardato, ma non bisogna cedere alla tentazione di considerarlo un ragazzo: Matteo Renzi sembra avere tutte le carte in regola per fare il lavoro di un uomo!
Andrea Pinazzi
Tweet: @AndreaPinazzi1
(N.B. La responsabilità di quanto scritto è ascrivibile esclusivamente a chi firma. Le idee sostenute non coinvolgono gli altri autori del blog, né la rivista che lo ospita o il suo direttore.)